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Autore: TheGirlNextDoor    18/12/2011    2 recensioni
Se mi chiedessero perché lo amo, non credo saprei rispondere in modo preciso. Non è il suo viso, non sono i suoi occhi, né tanto meno il suo corpo. Se mi chiedessero perché lo amo direi probabilmente, perché lui è lui ed io sono io, né più né meno. Amare Takano -san è diventato infatti un’ abitudine, come bere, mangiare o dormire. Come bevo, mangio, dormo, così amo Takano-san....
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se mi chiedessero perché lo amo, non credo saprei rispondere in modo preciso. Non è il suo viso, non sono i suoi occhi, né tanto meno il suo corpo. Se mi chiedessero perché lo amo direi probabilmente, perché lui è lui ed io sono io, né più né meno.  Amare Takano -san è diventato infatti un’ abitudine, come bere, mangiare o dormire. Come bevo, mangio, dormo, così amo Takano-san e gli oltre dieci anni a partire dal liceo, non sono che la prova più tangibile della fedeltà incondizionata del mio cuore.  Quando nella biblioteca, con un occhio sul libro e l’ altro vagante, lo osservavo , mi chiedevo perché uno come me si fosse innamorato di una persona così fuori dalla sua portata. Il tempo, come da copione, ha insabbiato  questa sgradevole sensazione. Eppure ora eccomi qui, di fronte a mia madre e a mio padre che mi guardano con aria interrogativa. La sensazione di impotenza dettata da un amore più grande di me si fa risentire.                                               
 An è seduta accanto a me, tiene la testa bassa e non mi guarda.

“Allora, per quando avete intenzione di celebrare il matrimonio?” Richiedono i miei.

Dannati vecchiacci, un matrimonio combinato di questi tempi, è davvero incredibile.  Hanno deciso di programmarmi la vita fino alla morte?

“Non ci sarà nessun matrimonio.” Rispondo io con il tono più pacato e tranquillo che conosco, cercando di nascondere al meglio l’ira.

“Non dire stupidaggini, certo che ci sarà, tu e An formate una così bella coppia, e poi siete fidanzati da tanto tempo. Per la cerimonia vorrei che fosse una cosetta intima, poche persone giusto gli amici più stretti ma voglio tanti  fiori, oh io adoro i fiori… ”  vaneggia mia madre rivolgendosi al marito, come fosse il suo unico interlocutore, mentre questo con il sigaro in bocca, annuisce.

“An, anche a te piacciono i fiori vero? Che ne pensi di un bouquet di tulipani, sarebbero così originali o preferisci delle rose rosse, oh anche le rose mi piacciono molto…”

Bla, bla, bla. Stronzate!  Avete deciso tutto voi  fin da quando sono nato,  non vi stancate proprio mai di angosciarmi  l’ esistenza, eh?  Vi sembro un bambino? Vi sembro un moccioso che non sa prendere decisioni da solo? Lasciatemi in pace.

“Io mene vado” esordisco io, interrompendo il risolino di lei.
Ma proprio mentre sto facendo per alzarmi, An mi trattiene per la felpa.

Maledizione , anche lei ci si mette, le sono affezionato ma questo suo modo d’ essere così appiccicosa proprio non lo reggo.
“Dacci un taglio” sbraito.         

Inizia a singhiozzare e mia madre abbracciandola, mi guarda in cagnesco.  Un po’ mi pento del tono che le ho rivolto. Mia madre tira fuori la peggiore espressione che le riesce, mio padre stritola il sigaro fra i denti.                                                                                     
Ma che ho fatto di male?


A quest’ ora solo la zona dei Love Hotel è frequentata, che disgusto immane. Come si può portare la persona che si ama in un posto del genere? Così intriso di odori altrui, persino io dalla strada li sento quegli odori. E le risate, le risate delle gallinelle in minigonna. Che c’è da ridere? Si chiamano “Love Hotel” ma dell’ amore c’è poco e niente, solo meretricio gratuito. Allora perché persone così superficiali, hanno il diritto di amare chiunque? Cos’hanno più di me per potersi permettere questo diritto?
 

La metropolitana di sera è sempre piuttosto vuota e silenziosa, le poche persone che vi viaggiano sopra hanno tutte un velo di sonno sul volto e oggi anche io porto a casa i segni  più visibili di una giornata quantomai stancante. Il telefonino mi vibra tra le mani.                                                                                             
Il nome TAKANO MASAMUNE appare sulla schermata luminosa.

Oddio proprio ora doveva chiamarmi? Che faccio? Rispondo o non rispondo? Merda! E se si accorge che è successo qualcosa? Merda, merda, merda! Cosa vorrà? A quest’ora poi. Oddio!

Prima  di rendermene conto il mio dito ha autonomamente premuto il tasto verde.

“Dove ti sei cacciato?” urla la voce dall’ altro capo del telefono.
A metà tra il basito e lo sconvolto  farfuglio qualcosa di incomprensibile.

“Muoviti a tornare a casa, idiota” E la chiamata si chiude con un tonfo.

Idiota?  Idiota? Maledetto bastardo. Devo forse renderti conto di quando torno a casa? Non hai niente di meglio da fare che stare a controllarmi? Guardo l’ orario sul cellulare,è mezzanotte passata. E’ stato sveglio nonostante la stanchezza ad aspettare che tornassi? Arrossisco. Questo pensiero  viene scacciato immediatamente.

“E’ solo un maledetto bastardo che non si fa i fatti suoi” Decido.  

  
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