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Autore: Val__    22/12/2011    0 recensioni
Quando uscì dall’edificio sospirò profondamente, tirò fuori dallo zaino l’mp3, si infilò le grandi cuffie argento e blu e ascoltando i suoi adorati Three Days Grace e, proprio quando si stava per incamminare verso casa lo vide ancora, solo che questa volta insieme a lui ce n’erano altri due. Sgranò gli occhi, non riusciva a muoversi, era paralizzato dal terrore. Lo stavano fissando, non c’era nessuno per quella via, quindi era ovvio che stessero fissando lui, pertanto non poteva chiedere aiuto a nessuno. Aveva ormai imparato che anche se scappava gli sarebbero corsi dietro, agire d’istinto era l’unica cosa che non doveva mai fare quando aveva paura, ed il suo istinto diceva “corri bello e porta a casa la pelle!” pensandoci bene.. è sensato, ma lui invece decise di improvvisarsi stupido e gli camminò incontro.
[...]
Hearth continuava a guardare negli occhi uno dei lupi, quello bianco, sembrava essere quello più imponente, stava davanti agli altri due che non osavano passargli avanti neanche per sbaglio. Si seguivano con gli occhi il Bianco ed Hearth, ogni passo che egli faceva, il lupo non lo perdeva d’occhio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Simple Wolf's Story

Capitolo 5: Un Bel Posto

(l'immagine non è mia, l'ho presa da Deviantart, se dovesse causare problemi contattatemi e la tolgo subito <3)



Erano già passate un paio di ore da quando Hearth, con gli occhi inondati dalle lacrime, era entrato in camera trovandosi davanti Royce, il quale, dopo un momento di panico, era corso ad abbracciare il povero scricciolo che, anch’esso preso alla sprovvista, una volta avvolto dalle braccia di Royce, vi si appolipò continuando a piagnucolare e a singhiozzare sommessamente.

< Royce… > lo chiamò piano il piccolo Hearth, chiuso ad ovetto sul proprio letto con una miriade di fazzolettini sparsi attorno. Royce, seduto accanto a lui, con una mano poggiata sul suo capo nell’intento di tranquillizzarlo con la sua presenza, volse il capo dedicandogli un sorriso accennato e prestandogli tutta la sua attenzione, < …com’è che hai fatto ad entrare? > riprese squadrandolo per qualche secondo, Royce rise piano, < la finestra era praticamente spalancata, allora sono entrato perché avevi un atteggiamento sospetto, prima intendo… e avevi anche ragione a non voler farmi ficcare il naso, a proposito… scusa,… ora stai meglio? > chiese infine guardandolo preoccupato, < tranquillo, non sono arrabbiato,… grazie per avere ficcanasato > sorrise < come sapevi quale casa era la mia? > chiese poi curioso, < dal tagliaerba sul tetto, ovvio! > esclamò convinto l’altro, Hearth rise di cuore, < però Hearth… non dirmi più nemmeno una bugia! Nemmeno se fosse una cosa che dovesse farmi arrabbiare, nemmeno se la verità dovesse ferirmi e farmi frignare come una femminuccia… non che piangere sia da femmine, ma c’è modo e modo di piangere! …ma sto divagando!... comunque tu hai capito vero? > disse Royce con una serietà che Hearth gli aveva visto poche volte negli occhi, la quale, sembrava non calzargli affatto, < d’accordo… allora anche tu dovrai essere sincero con me! Quindi… ora mi spiegherai perché tu e Ria siete così sospetti e che cosa mi state nascondendo! Scommetto che non era una coincidenza il fatto che lei sia scappata via prima che tu mi raggiungessi! > disse deciso con un tono di voce che non ammetteva “se” o “ma”, Royce sospirò < d’accordo tanto prima o poi… > il viso di Hearth si rilasso, la sua bocca si distese in un sorriso luminoso di chi ha appena ottenuto esattamente quello che voleva, < però…! > ecco fatto la fregatura doveva proprio esserci… andava troppo bene per essere normale, < però > ripeté < dammi tempo… domani sera tornerò qui e ti spiegherò tutto, promesso! Se avrai pazienza di farò un regalo meraviglioso… riesci a sopravvivere ancora un po’ qui… con questi mostri? Perché sappi che faccio in un lampo ad andare di sotto e fare una strage se mi accorgo che domani sera hai anche solo un piccolo graffio in più sul tuo corpicino… anzi potrei anche fare un salto a salutarli ora che ne dici? > disse Royce con fare pensoso, Hearth sorrise dolce < si posso aspettare… fai in fretta però! …Il regalo… deve restare segreto? Non puoi darmi un indizio? > chiese sbattendo le ciglia e congiungendo le mano a mo’ di preghiera, l’altro gli sorrise lieto che la sua spensieratezza l’avesse fatto ritornare lo stesso Hearth di sempre, averlo visto piangere gli aveva fatto intuire che era ora di accelerare i tempi, “appena sono fuori di qui chiamo Xerxes e…” ma non fece in tempo a formulare il pensiero e a rispondere al più piccolo che il suo cellulare vibrò nella tasca dei suoi jeans, < perdonami Hearth non posso dire nulla, sappi solo che ti renderà davvero felice! Ne sono certo!... Scusa devo rispondere… Xes? Perché mi chiami? > disse Royce dopo essersi portato il cellulare all’orecchio. Dall’altra parte dell’apparecchio soggiunse una voce che pareva parecchio irritata:
< Come sarebbe a dire perché mi chiami?! Lo sai che non si può fare nulla qui senza di te, e finché non torni sarà Lei a comandare! Quindi, se non vuoi che stressi Rai ed Eve fino a spingerli a compiere un omicidio, datti una mossa, prima che la tua adorata fidanzatina ci tiranneggi tutti! >, Royce scoppiò in una sonora risata, si sedette sul letto di Hearth facendo cenno a quest’ultimo di sedersi accanto a lui
< non sono andato a farmi un giro in Scandinavia Xes! Sto facendo una cosa di vitale importanza! E se non ci credi, stai ad ascoltare! …Hearth tesoro, di al mio amico di non rompere > ordinò quasi Royce al Rosso, che, con fare sospetto e cauto, afferrò il cellulare dell’amico ed una volta avvicinatoselo parlò:
< ehi? Sei un amico di Royce? Non ti devi arrabbiare con lui sai! Voleva solo farmi compagnia! > lo rassicurò Hearth, chiunque esse fosse, dopo un attimo di silenzio, il ragazzo sentì sorridere contro l’apparecchio l’interlocutore,
< d’accordo allora è perdonato! Sta facendo il bravo? O è addirittura entrato dalla finestra? >, questa volta a ridere di una risata cristallina fu Hearth,
< beh… è entrato dalla finestra… però poi si è comportato da bravo bambino… anche se è un ficcanaso, e gli avevo pure detto che a casa ci andavo da solo, ma lui dice che ha riconosciuto casa mia dal tagliaerba sul tetto… io non ho un tagliaerba sul tetto… penso mi abbia pedinato, però, è stato gentile anche se è invadente! > concluse sicuro Hearth, probabilmente l’altro ragazzo non è che aveva capito molto, infatti l’unica cosa che disse fu:
< mi spiace… Royce è una persona complicata, però se si è reso utile invece di gironzolare tutto il giorno meglio così, ti dispiace se gli chiedo di tornare a casa? …La sua fidanzata sta cominciando a darci sui nervi! >
< …d’accordo te lo concedo! Domani però me lo ripresti! > rise Hearth, ripassò il cellulare a Royce che lo guardava sorridente
< a dopo amico > concluse alla svelta e riattacco < bene Hearth, a domani, a scuola non so se vengo, ho qualche impegno, domani sera però… ti aspetta la sorpresa! Ora vado… >, Hearth sorrise ed annuì guardandolo aprire la finestra, aspettava solo che si calasse giù, poi gli venne il dubbio < aspetta ma non ti fai male?... e come hai fatto a salire così in alto prima!? >, Royce sorrise, si girò verso di lui avvicinandovisi < Facile! Con quello li! > esclamò indicando l’alto albero accanto alla finestra, < ora vado Scricciolo,… resisti! > detto ciò lo abbracciò stretto, Hearth ricambiò l’abbraccio sorridente < ricordati! Me lo hai promesso! Devi fare in fretta! > si raccomandò < certo! Penserò io a tutto, così sarai felice! >, una volta sciolto l’abbraccio Royce posò un affettuoso bacio sulla fronte del più piccolo, e salutandolo, saltò sul ramo più vicino per poi scendere con i piedi sul terreno, poco dopo Hearth chiuse la finestra, prese la cartella e ne estrasse i compiti che in poche ore avrebbe dovuto finire, sempre se non voleva finire pestato e umiliato, domani soprattutto sarebbe dovuto stare attento, Royce non sarebbe andato a scuola e non avrebbe potuto difenderlo nel caso ce ne fosse stato bisogno.

L’indomani mattina la sveglia di Hearth suonò prima della solita chiamata di Ria, cosa che lo stranì fortemente, non era mai capitato che l’amica non lo chiamasse di prima mattina per dargli il buon giorno, afferrò il cellulare incerto, e con un po’ di stupore vi trovò un nuovo messaggio:

Ciao Cuoricino, oh luce dei miei occhi, mio tesoro zuccheroso… ok si la finisco! Volevo chiederti scusa ma oggi non posso farti la mia solita miriade di chiamate, rompendoti le palle, perché ho un impegno strasuperultramega importante. Mi dispiace tanto mio dolce tesoro, ci sentiamo domani… se non prima!
Tanti baci la tua dolce migliorissima amica Ria <3

Messaggi… già non erano proprio il forte di Ria ogni volta ci metteva una vita a scriverlo, non perché fosse impedita, sia chiaro, ma perché scriveva sempre una marea di vezzeggiativi…

inutili e imbarazzanti! Pensò.

Se qualcuno avesse mai letto tutti i messaggi di Ria nel cellulare di Hearth… vabbè meglio non pensarci! Digitò una breve risposta, le diede il buon giorno e mandò il messaggio.

E rieccoci qui, mia cara vecchia nemica… la scuola!

Quel giorno l’orario non era impegnativo, la tragedia erano le ultime due ore di educazione fisica… MICIDIALI!
Hearth non era un tipo atletico, sapeva correre molto velocemente (per via di tutte quelle fughe dai suoi lupi immaginari), ma non sapeva saltare la corda, non sapeva giocare a calcio, a basket o a pallavolo, nell’arrampicata se la cavava, ma per il resto,… era quella che si può definire una FRANA TOTALE!

< Ehi marmocchio… PALLA! > già… ecco fatto come se fosse una novità, l’ennesima palla in testa, l’ennesimo trauma celebrale sfiorato, l’ennesima volta in cui il Rosso era costretto a fermarsi per via dell’ennesimo bernoccolo.
Si diresse verso l’uscita, sul retro della palestra che portava al giardino, borsa del ghiaccio annessa, si sedette sul terreno accarezzando con le dita l’accenno della verde erba in fase di crescita e cominciò a respirare profondamente, < senza la mia Ria qui a scuola è una noia… non c’è nemmeno Royce… ogni tanto è fastidioso, ma preferisco che mi tiri le guance fino a farle staccare che morire di noia! E poi voglio bene ad entrambi… avrò una predilezione per le persone fastidiose! …Odio stare da solo! > si disse.
Chiuse gli occhi, si rilassò e… Fruscio. Quello che riuscì a sentire fu un fruscio ed un respiro, molto vicino al suo viso. Fu a causa di quest’ultimo che aprì gli occhi di scatto, trovandosi davanti un grosso, grossissimo muso.
Trasalì e si attacco al muro alle sue spalle, il respiro accelerato e la vicinanza dell’enorme lupo non gli permettevano di pensare a qualcosa da fare alla svelta.
< N-Non farmi male per favore… l’ho promesso a Royce > sussurrò, il lupo nero che aveva davanti era il più grande che avesse mai visto nei suoi momenti poco lucidi in cui le allucinazioni cominciavano a farlo delirare, < Non è davvero qui, è tutto nella mia testa… nella mia testa, nella mia testa, nella mia testa > continuava a ripeterselo come fosse un mantra, per auto convincersi, aveva rannicchiato le gambe portandosele al metto, il viso rivolto verso il basso, gli occhi serrati < … nella mia testa, nella mia testa > tentò ancora, sentiva il respiro dell’animale farsi sempre più vicino al suo viso, poi qualcosa di ruvido ed umido, soprattutto umido, sulla fronte, prima uno, due poi tre volte, fino a quando si costrinse ad aprire lentamente i grandi occhini ambrati, e stavolta vide distintamente il grande lupo avvicinarsi, ora con più cautela, a lui, poggiare prima l’enorme naso anch’esso umidiccio, per poi passargli ancora una volta rapidamente la lingua sulla guancia.
Proprio come la volta precedente, con gli altri tre lupi, anche questa volta un lupo che ancora non aveva visto, a cui apparentemente stava simpatico, l’aveva sorpreso mostrandogli che non doveva avere paura… o qualcosa di simile.
Guardò il lupo con aria un po’ spaesata, questo era uno dei momenti in cui era convintissimo che non poteva essere un’allucinazione, allungò la mano tremante con timore verso l’animale, ora seduto davanti a lui, riuscì a sentire distintamente il pelo quasi morbido tra le dita, le orecchie soffici, il naso umido… no, non poteva essere un’allucinazione, sembrava troppo reale, e il sentimento di paura mista a curiosità di saperne di più era troppo forte.
Al lupo non sembravano dispiacere poi tanto tutte queste attenzioni e questa sua curiosità, poiché dopo qualche minuto si stese pancia in giù a terra, al fianco del ragazzo, con il muso poggiato sulle sue gambe, ora distese, mentre Hearth continuava a passare le dita sottili tra le grandi orecchie. Anche per Hearth era rilassante, aveva quasi dimenticato tutto il panico provato poco tempo prima, d’un tratto poi un suono sgradevole lo sorprese:
DRIIIIN!
La maledetta campanella che dettava legge, gli impose la fine di quel momento così tanto gradito. Il lupo, come se sapesse il significato del trillo, si alzò dalla comoda posizione e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo verso il Rosso, sparì con la stessa velocità con cui era comparso.

< IO NON SONO PAZZO! > insistette Hearth dopo l’ennesima volta che l’ostinato dottor Albert, con la sua solita delicatezza e tatto, paragonabile a quella di un ippopotamo, gli ebbe spiegato che quello che vedeva era tutto nella sua testa, < basta! Lei ha rotto non voglio più venire qui! > aggiunse poi alzandosi dalla poltroncina pronto a dirigersi verso la porta, < Hearth Zane… lo sa vero che sarò costretto a comunicarlo ai suoi genitori? > Hearth lo guardò, con ira crescente < non importa a me… e so benissimo che non importa nemmeno a lei! > gli urlò contro < d’accordo Hearth ascoltami… non sarò proprio un fior di psicologo o un campione di deduzione logica… > < ma non mi dica! > lo interruppe il ragazzo < stavo dicendo! > riprese Albert con irritazione saliente e che quel giorno aveva un non so che di più… umano < stavo dicendo che anche un emerito imbecille si sarebbe accorto che ogni volta che vieni qui hai qualche pestone o qualche graffio nuovo… non vorrei essere la causa di altri maltrattamenti, a proposito, ne vuoi parlare? > domandò inaspettatamente gentile Albert passando da un formale “lei” ad un più confidenziale “tu”, Hearth sbarrò gli occhi < OH MIO DIO! Chi sei tu e cosa hai fatto al mio inutile e svogliato psicologo!? > domandò con finto spavento, Albert gli sorrise… si avete letto bene, gli sorrise proprio! Per la prima volta in tutta la terapia quel… Coso che superava per un soffio il confine tra mostro e umano, gli aveva sorriso e si interessava seriamente della sua salute < Hearth… sul serio sono così mostruoso? >, il Rosso finse di pensarci su per poi annuire con fare ovvio, Albert sbuffò < vabbè! Vieni qui… ce l’hai un cellulare, no? Dammi il numero, se ti fanno male mi chiami e ti porto all’ospedale… ok? E prima che tu possa dire qualcosa, non sono preoccupato per te! Figurati se uno della mia età deve fare da babysitter ad un marmocchio del genere! Semplicemente trovo poco umano quello che quei mostri ti stanno facendo, persino i tuoi lupi immaginari potrebbero essere più civilizzati di loro! > si affrettò a specificare il dottor Lance, Hearth sempre più stranito dal comportamento dello psicologo, si avvicinò circospetto per poi sedersi a terra, gambe incrociate, davanti a dottore che in quel momento stava armeggiando con un cellulare di quelli super moderni, per poi alzare il volto verso di lui e pronunciare < dai spara… poi ti accompagno a casa, vedo bene che ti girano! A meno che tu non sia in vena di confidenze… e mi dici qualcosa che non sia di lupi vogliosi di coccole >, Hearth si imbronciò, < loro sono VERI! > sbraitò, Albert sospirò < Hearth, ascoltami sul serio! È solo… è tutto nella nostra testa! > gridò serio, il tono non era il solito, duro e fermo, sembrava tradire molti sentimenti, quelle parole avevano un’emotività che Hearth non aveva mai scorto in nessuna altro momento in cui si erano parlati, sembrava mosso dalla paura, dal terrore e dalla disperazione, < Lance… hai… hai usato il plurale? P-perché? D-di cosa hai… paura? La tua voce è strana, anche tu lo sei oggi! >, il dottore sembrò riscuotersi in quel momento dai suoi pensieri, < non è nulla… errore di sintassi, è nella tua testa, non farti sovrastare… > la voce era stanca, un lieve sorriso che di felice non aveva proprio nulla si estese sul suo volto < …e non mi impazzire > aggiunse < allora questo numero? > cambiò discorso, Hearth allungò la mano verso il capo del dottore e gli diede una breve carezza, lasciando il dottore un po’ interdetto, poi, non prima di avergli regalato un sorriso, cominciò a dettare il numero di cellulare, risvegliando appena Lance dal momento di sorpresa.
Dopo lo scambio di numeri, Hearth sembrava non si fosse ancora tolto dalla testa quella strana frase detta con quelle emozioni così nuove da sentire, mentre erano in auto pensava ad un qualsiasi modo per ritirare fuori il discorso, ma non avendo modo di ritirarlo dentro alla conversazione, quando furono quasi arrivati se ne uscì con un richiamo che pareva quasi un grido < Lance! >, il dottore sobbalzò trattenendosi dallo sbandare, < c-cosa!? > chiese agitato < tu non sei vecchio! E io non sono un marmocchio! >, Lance che non capiva il senso di quel discorso volle arrivare al punto, quindi stette al gioco < in teoria ho ventiquattro anni, ma tu sei un marmocchio in confronto, ma dove vuoi arrivare? >, Hearth si distrasse un attimo < Ventotto? Wow! >, Lance sorrise < ho finito l’università presto e… ho degli agganci, quindi trovare lavoro non e stato diff- …Ti spiace arrivare a ‘sto punto? > chiese, cominciando ad intravedere una punta di irritazione, Hearth si affrettò a chiarire < io non sono un marmocchio! E se hai bisogno di parlare io sono qui! Anche se ogni tanto sei inutile, senza offesa eh, non hai fatto niente di male, un po’ ora mi stai simpatico! Quindi se hai qualcosa da dire, non lasciare indizi sparsi nelle frasi e sfogati! Me lo prometti? > sembrava quasi un ordine, in quel momento la macchina si fermò, Lance lo guardò con un sorriso rilassato < promesso! ora per stare sicuro che non ti facciano del male ti aspetto fuori dalla porta, lasciala socchiusa, se quando entri ti fanno del male urla, anche peggio di una ragazzina, non mi importa, solo… grida! > Hearth annuì con un sorriso incerto, ed entrambi uscirono dalla macchina.

Hearth Entrò, in casa il solito silenzio regnava, interrotto solo dal mormorio della televisione, perennemente accesa.
Salì le scale per arrivare il più veloce possibile in camera ad aspettare Royce, sempre in tensione, arrivato quasi alla fine si sentì chiamare < Hearth! >, sobbalzò < c-c-cosa? > chiese alzando il volto verso la cima delle scale dove il patrigno lo osservava nero in volto < è un po’ presto… non avevi una seduta oggi > non era una domanda, < s-si Il dottor Alber aveva fretta, abbiamo finito prima > disse continuando a salire le scale, arrivando difronte al patrigno < non dire cazzate! > sbraitò, il volto incattivito < l’hai saltata vero? Ammettilo! >.
Successe tutto in un istante, Hearth si sentì spingere via da lui, poi dolore, non riuscì aprire gli occhi, sentì solo un paio di voci gridare il suo nome < Hearth! > ed un forte ruggito alle sue spalle.
Altro che pallata in faccia, questo si che faceva male, la vista gli si oscurò e sentì un voce che lo richiamava, la riconobbe subito, come ne riconobbe la paura nel vederlo in quello stato < Tranquillo Scricciolo, ora ti porto in un bel posto! Resisti! >.



Territorio di Val-chan

Salve a tutti Lupetti!
In primo luogo, non odiatemi vi prego! Sopratutto le fan di Hearth... (scusa Gio-chin) non volevo accopparvelo in realtà, è un'idea malsana dell'ultimo minuto...
Poi che dire di Royce, non sono adorabili insieme? (Sappiate che lo saranno ancora di più... da diabete! XD)
E poi chi è e da dove è venuto fuori questo Xes? (non è il nome completo sappiatelo!) E la fidanzata di Royce?
Tranquilli cari scoprirete tutto a tempo debito!
Per ora vi saluto! Spero di aver corretto tutto per bene se ci sono errori fatemelo sapere, suggerimenti e critiche sono ben accette!
Tanti baci
Val_chan

P.S. : Buon Natale spero passiate delle buone feste! <3

  
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