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Autore: kymyit    23/12/2011    1 recensioni
Quando a salvarti la vita da due pazzi assatanati è un "cane" che ti fa le moine, devi proprio fare pena a qualcuno là in alto.
Certo non ai pazzi in questione.
E di sicuro non se hai i capelli blu e infrangi il regolamento rubacchiando targhette qua e là.
No, decisamente non fai pena a nessuno se d'ora in avanti il tuo nome sarà "Pochi".
[Esecutori/Takeru]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Gunji, Kiriwar, Takeru
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
- Questa storia fa parte della serie 'Executioners and the Blue Monkey'
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Si nascose dietro gli edifici.
Lo stavano cercando e sembravano anche parecchio su di giri.
Conosceva la loro fama.
Se c’erano dei momenti in cui era meglio non incontrare gli Esecutori, era quando erano o particolarmente su di giri o particolarmente girati di palle, il che era anche peggio.
Takeru rimase immobile, perché aveva rischiato tante volte di farsi beccare da quelli e sapeva per certo che quelle bestie avevano un udito formidabile e, peggio ancora, fiutavano la paura lontano un miglio.
Il vicolo in cui si trovava era angusto e non aveva molte possibilità di fuga se disgraziatamente se li fosse trovati davanti.
Attese che scomparissero dietro al grande palazzo in fondo alla strada e finalmente tirò un sospiro di sollievo.
Sollevò le targhette appena rubate e le guardò attentamente. Il miglior colpo di fortuna da quando aveva intrapreso l’attività.
“E’ già un buon punto di partenza…” pensò carezzando affettuosamente il crocefisso che portava appeso al collo.
Un rumore strascicato attirò la sua attenzione e quando si voltò, lo vide dall’altra parte del vicolo.
“E il cane di quel tipo!” pensò, spaventato.
Se c’era quel cane, c’erano anche i suoi baby sitter.
Takeru afferrò il coltello e si preparò al peggio, ma non si vedeva né sentiva nessuno, così fece per rilassarsi, ma ecco un vocio lontano.
-Tamaaaaaaaaaaaaaaa!-
Quello era Gunji, lo psicotico dei due. Non che Kiriwar fosse sano di mente, perché chiamare Mitsuko un tubo di ferro è una cosa piuttosto da psicopatici, ma certo in confronto al tizio con le lame dimostrava di avere anche un po’ di cervello. Le voci che giravano su quei due erano tante e lui, in quanto attuale bersaglio, era conscio di cosa lo aspettasse nel caso l’avessero preso.
Istintivamente si toccò il collo.
Se l’avessero trovato, avrebbero posto fine a tutte le sue sofferenze, ma nel modo più orrendo possibile.

Il cane era sempre più vicino e lo erano anche le urla isteriche di Gunji che lo chiamava. Alle sue urla s’aggiunsero anche quelle di Kiriwar la cui voce, purtroppo per lui, sembrava giungere proprio dall’altro capo del vicolo.
In pratica, era circondato.
Se si fosse mosso, l’avrebbero sentito e l’edificio che aveva di fronte aveva una sola entrata, sbarrata da un cassonetto ricolmo di rifiuti.
“Forse posso…”
Meglio puzzare per i secoli a venire che divenire concime e cibo per vermi.
Mosse un passo, lentamente.
Il cane parve fiutarlo e si diresse velocemente verso di lui.
Come un vero animale lo annusò ripetutamente, lasciandolo pressoché interdetto.
Se c’era una cosa di cui era sicuro, era che anche se ci avrebbe guadagnato, non avrebbe mai lavorato per quell’Arbitro. I tizi come lui gli davano il voltastomaco e non solo perché quel “gioco” era tutto una gran porcata. Takeru sapeva benissimo che quel tizio aveva una predilezione per i corpi maschili e certo non voleva rischiare di entrare nella sua collezione.
Con cautela, tentò di allontanarsi dal cane, ma quello gli stava addosso e si mise sulle ginocchia, appoggiandosi a lui come un cucciolo in festa. Gli pareva di vederlo sorridere. Se avesse avuto la coda, avrebbe scodinzolato.
Semplicemente disgustoso.
-Oh, eccoti, Tama!-
Il terrore lo attanagliò nella sua morsa gelida.
Gunji, l’Esecutore con gli artigli, era alla sua destra.
-Finalmente ti ho trovato, peste!- alla sua sinistra c’era Kiriwar che brandiva la sua Mitsuko.
Un bagliore di morte luccicò su quel tubo e anche sulle affilate lame dello psicotico col cappuccio.
-Uh? E tu chi sei?!- esclamò Gunji camminando rozzamente e con rapide falcate verso di lui –Lascia stare Tama, sai, eh!-
Takeru non poteva muoversi per il cane era sempre lì e “guardava” ora da una parte, ora dall’altra e poi si aggrappava a lui con più entusiasmo.
-Ma guarda… Ehi, vecchio!- esclamò agitando le braccia verso il suo compare –A Tama piace questo tizio con i capelli blu!-
Poi il biondo increspò le labbra.
-Aspetta, capelli blu? AAAAh!- gli urlò contro.
Un gesto fluido e veloce, Takeru non ebbe il tempo di fuggire, e se Gunji avesse voluto farla finita al volo, sarebbe già stato morto.
Invece le lame erano conficcate vicinissime al suo collo. Così vicine che al minimo movimento gli avrebbero tranciato la giugulare.
-Tu sei il tizio che stavamo cercando!- sibilò sadicamente il biondo.
Kiriwar arrivò a passo pesante accanto al compare.
-Arbitro mi ha fatto una lavata di testa per colpa sua.-
-Giaaaà…- continuò quello –Ci ha sgridato per ore e ore per colpa tua…-
Takeru non rispose. Sudava copiosamente, ma s’impose di mantenere i nervi saldi.
Kiriwar sbatté Mitsuko sul muro, anche lui con un colpo mirato, vicinissimo alla sua testa.
-In certi paesi ai ladri tagliano le mani, lo sai, ragazzino?-
Takeru tacque ancora.
E infine, ciliegina sulla torta, il cane si strusciò lungo il suo petto, in un bizzarro quanto non corrisposto gesto d’affetto.
-Che stai facendo?- chiese Kiriwar seccato quanto stupito.
-Te l’ho detto, vecchiaccio, a Tama piace questo qui!- disse Gunji carezzando la testa del cane –Vero che ti piace questo bruttone?- e quello annuì diverse volte.
Il biondo allora si grattò la testa.
-E adesso che si fa?-
Kiriwar ritirò il suo tubo –Non mi sembrano domande da fare, abbiamo un lavoro da portare a termine, no?-
Gunji incrociò le braccia al petto –Da quando obbedisci al paparino?-
Kiriwar restò interdetto.
Quando si trattava di animali quel pulcino psicotico cambiava dal giorno alla notte.
-Che cosa vuoi fare?- gli domandò allora e Gunji ci pensò su, per poi alzare l’indice –Idea!- esclamò –Potremmo prenderlo con noi e portarlo a spasso come Tama!-
-E’ l’idea più stupida che abbia mai sentito.-
-Se lo fa papà è intelligente, se lo faccio io è stupido, che problema hai, vecchio merdoso?!-
Kiriwar scosse la testa –Chi ha mai detto che Arbitro sia intelligente?-
E mentre i due discutevano, Takeru, di soppiatto, tentò di scivolare di lato per fuggire, ma non fu fortunato.
-Fermò lì, Pochi!- urlò Gunji, indirizzando le sue lame contro il ladro. Gli artigli metallici si conficcarono nella sua giacca di pelle e poi nel muro, immobilizzandolo, in balia dei due.
-Gli hai già datto il nome?!- sbottò irato Kiriwar –Non ho detto che potevamo tenercelo!-
Gunji increspò le labbra –Qualcuno qui obbedisce a papà…- lo canzonò e Kiriwar s’irrigidì furente.
-Io non… e va bene!- sbottò –Lo teniamo!-
Allungò le mani scure verso Takeru che si ritrasse, ma essendo spalle al muro, e bloccato dalle lame di Gunji, fallì miseramente. Kiriwar lo afferrò per il bavero del fazzoletto che teneva legato al collo e sogghignò maleficamente sollevandolo da terra.
-Ma sarà il caso di insegnargli chi sono i padroni.-
Lo sbatté al muro con forza tale da mozzargli il fiato, Takeru annaspò e il suo unico occhio si spalancò in un misto di sorpresa e dolore.
-Non romperlo troppo.- protestò Gunji, che aveva ritratto le lame e le stava usando per minacciare il suo vecchio, indicando ora lui, ora il ladro che giaceva al suolo in ginocchio, con le mani strette al petto, nel vano tentativo di riprendere a respirare normalmente.
-Devo romperlo, così impara cosa succede se si comporterà male, no?-
-In effetti…- il ragionamento del vecchio filava, perciò Gunji non si oppose più di tanto, anzi, diede delle pacche sulla testa al suo “Pochi”, sorridendo affabilmente.
-E’ per il tuo bene.- gli disse allegramente.
Forse fu la cieca disperazione a spingerlo a farlo e anche a dargli la forza, perché, con uno scatto inumano, il ladro coi capelli blu si alzò barcollando da terra e corse via, respingendo malamente la mano di Gunji che rimase a fissare la schiena scura del ragazzo che gli sfuggiva. Come stupito del gesto, ma in fondo era solo la sua abitudine di giocare con la preda che lo portò a concedere al disgraziato il tempo di allontanarsi qualche metro. Come voltò l’angolo, i due Esecutori si scambiarono occhiate divertite e si lanciarono all’inseguimento.
-Pochiiiiii!-


Imboccò la prima porta che trovò aperta, richiudendosela alle spalle. Era stupido, ma avrebbe avuto il tempo di cercarne un’altra? Forse no, per cui s’aggrappò alla flebile speranza di riuscire a sfuggire ai due attraversando quel vecchio edificio e sgattaiolando fuori dall’uscita secondaria o dalle scale antincendio o da una delle finestre. Si guardò intorno, spaesato. Al buio non vedeva poi molto, ma sentiva il cuore esplodergli nel petto e le grida di quei pazzi omicidi all’esterno che lo invocavano con così tanto sentimento.
Solo che lui non aveva affatto voglia di dar ascolto alle loro suppliche facendosi trovare e massacrare.
S’infilò in un vecchio stanzino, cercando qualcosa, un’arma, anche piccola. C’era un paio di forbici che era meglio di niente… doveva trattarsi di un complesso di vecchi uffici abbandonati e fu una fortuna trovare ancora qualcosa di lontanamente utilizzabile all’interno.
Non avendo tempo non bloccò la porta, anche perché avrebbe potuto significare il ficcarsi in trappola da solo. Salì una lunga scalinata e fu appena in cima alla rampa quando i due chiassosi individui fecero il loro trionfale ingresso sfondando l’entrata.
Takeru sudò copiosamente e strinse il pugno intorno alle forbici fino a far sbiancare le nocche.
S’inoltrò nel corridoio deserto, ma tutte le porte erano chiuse e aprirle significava rischiare di attirare l’attenzione. C’era però una finestra con la scala antincendio e lui ci si fiondò, salvo poi scoprire che era sigillata. Arrivati a quel punto, rischiare era l’unica carta che gli restava da giocare e così avvolse il pugno nel fazzoletto arancione e colpì con forza il vetro.

-Hai sentito?- domandò Gunji alzando il capo.
Kiriwar rimase in ascolto per qualche secondo, poi annuì, accennando con la testa all’ingresso.
-Quel bastardo è scappato da qualche finestra!- esclamò lanciandosi al seguito del suo scalcinato compare.

Li vide dalla finestrella alla sua destra mentre si allontanavano e tirò un sospiro di sollievo. Doveva soltanto aspettare un po’ prima di uscire e forse sarebbe riuscito a riportare “a casa” la pelle anche per quella sera. Legò stretto il fazzoletto attorno al pugno sanguinante e strinse fra le dita il crocefisso di Yukari, pregando, semmai qualcuno avesse deciso di ascoltarlo, di aver salva la vita. Riaprì gli occhi piano, una volta esaurite le poche preghiere che conosceva, e scorse un’ombra scura stagliarsi sul pavimento. Fu quando alzò lo sguardo che li vide sogghignare come demoni oltre il vetro. Come diavolo facessero a stare lì a quell’altezza era un mistero che non voleva risolvere.
Una risposta già ce l’aveva.
Demoni!
Erano due demoni!
Il vetro fu infranto da un pugno deciso di Kiriwar e contemporaneamente Takeru scattò, dandosi alla fuga, sperando di poter riguadagnare l’uscita. I corpi agili dei due Esecutori cozzarono l’un l’altro nel tentativo di gettarsi nello stretto corridoio dalla finestra.
Takeru si lanciò nella rampa delle scale saltandole a tre a tre, mentre Gunji si scagliò sul corrimano e corse verso di lui a raccapricciante velocità.
Commise l’errore di voltarsi e spalancò occhi e bocca nell’incontrare quello sguardo omicida e quelle fauci bianche e ghignanti brillare nel buio. Le fredde lame di Gunji s’infilarono nella pelle della giacca, strattonandolo e causandogli la perdita dell’equilibrio. E mentre tutto ciò accadeva, l’unico suono udibile alle sue orecchie fu lo straziante urlo di uno psicopatico sanguinario.
Kiriwar li osservava mentre ruzzolavano giù per la tromba delle scale, sogghignando e al tempo stesso sospirando rassegnato.
-Animali…- disse, scendendo le scale con invidiabile calma.
Sul pianerottolo, aggrovigliati in un disastroso intreccio, vi erano quella testa dura del suo compare e il ladruncolo. Il primo se la rideva, nonostante probabilmente non era uscito illeso da quella colluttazione assurda, mentre il secondo era dolente e agitato. Annaspava come un cane delirante e sudava copiosamente, tentando di liberarsi dal corpo di quella peste col cappuccio rosso che insisteva per tenerlo stretta a sé, ricoprendolo di attenzioni indesiderate.
-Pochi, non mi lasciareeee!- esclamò sfregando la propria guancia su quella del ladro.
-Io non mi chiamo Pochiiiii!- gemette esasperato e dolorante. Il freddo metallo di Mitsuko poggiò sulla sua guancia lesa facendolo sussultare e paralizzare dal terrore. Deglutì sonoramente alzando appena lo sguardo verso Kiriwar.
-Non fare i capricci, Pochi.- lo schernì.
E quel viso ferino e crudele, quelle zanne aguzze e bianchissime, quegli occhi penetranti. Non seppe chi temere di più. Se quello psicopatico che lo strangolava per abbracciarlo oppure l’unico dei due un po’ sano di mente. Per non parlare del cane che zampettava lì accanto, tutto contento. Volevano diventasse come lui, un destino peggiore della morte, nonostante di fatto non volesse morire. Era troppo terrorizzato per tentare di opporsi ancora. Non reagì neppure quando Kiriwar gli fracassò due costole con Mitsuko.
Non emise un fiato quando brutalmente se lo caricò in spalla.
Semplicemente subì, come sempre fino a quel momento.
Quando mai nella vita era riuscito a risollevarsi dal baratro senza affondare nuovamente nel fango?





Note:
Ehm.... è solo che io amo Takeru d'un amore contorto. Ma mi sa sono l'unica. Ho visto parecchie immagini e fan fic in giapponese di lui e Kiriwar, relativamente parecchie. Sono poche, ma quelle  che ho visto sono quasi tutte con quel cattivone *ç* E dato che Kiriwar gira sempre con Gunji... alla fine sarebbero un'ottima threesome, un po' come con Akira *ç*
Questa è una sorta di prologo per quando scriverò altre cose su di loro e magari vi chiederete: "ma come cavolo ha fatto quel poveraccio a finire nelle loro grinfie?"
Ecco: così U_U
E' la mia prima su TNC, quindi se avete consigli etc... ditemi pure **
Anzi, ehm... ma Yukari, la sorellina di Take, non ho ben capito se è viva e l'aspetta a casa oppure se è morta Q_Q
Ok, fatemi sapere che ne pensate, baciottiiii!!
   
 
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