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Autore: Selene Silver    24/12/2011    4 recensioni
Giusto quel giorno, una fredda mattina che faceva capire quanto poco mancasse al Natale, Rick entrò nello studio di Santa. «Abbiamo un problema» esordì.
«Quando mai non abbiamo problemi, in questo fottuto periodo dell'anno?» ribatté Claus, accendendosi un sigaro.
«È piuttosto serio, stavolta. Non c'è abbastanza manovalanza, di questo passo non riusciremo a finire tutti i regali entro il 24.»

Preparatevi a una scrittura alquanto merdosa e a crack gratuito in questa piccola, stupida storia sul Natale.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciò che successe nella Fabbrica di Babbo Natale a poche ore dal Giorno X
 

C'era una volta Babbo Natale. No, non era un buon vecchietto con la barba bianca e il pancione… anche se, col peso, ci siamo. È su quel "buon" che c'è da ridire.
Quel Babbo Natale, infatti, non è che fosse proprio felice di starsene su al Polo Nord per far felice una massa di mocciosi col bavaglino - anche se, a dir il vero, nel profondo del suo cuore i bambini gli piacevano.
In realtà, non era al Polo Nord di sua volontà: era stato esiliato, insieme ad alcuni compagni, e condannato a far felici i bambini per supplire alla sua barbarie
Aveva avuto molti nomi, e Babbo Natale, Santa Claus, Father Christmas o come lo si vuol chiamare era solo l'ultimo. Per dire, era stato condannato come Principe Mario Alassio, famoso lottatore di street-wrestling, imprenditore - diciamo così -, giocatore di poker - e non solo - e… e tante altre cose che hanno a che fare col giro di denaro sporco della Gran Bretagna, e che non staremo qui a precisare per non far piangere i poveri piccoli che lo aspettano svegli la notte fra il 24 ed il 25 dicembre - ma anche questo strano Babbo Natale, un tempo era stato un bambino.
Era stato uno di quei mocciosi sporchi e duri dell'East End di Londra dopo l'ultima caduta delle bombe, e si chiamava Peter Grant: un nome che in pochi conoscevano e ancor meno si sentivano sicuri ad usare. 
Era cresciuto - fin troppo bene, secondo alcuni - sopravvivendo ostinatamente e sviluppando un fiuto quasi animalesco per il denaro - ciò che l'aveva portato a finire in esilio, per dirla tutta.
In realtà tutto il Villaggio Di Babbo Natale non era altro che un grande, felice penitenziario ghiaccia-culo, in cui si sopravviveva costruendo regali. E lui, che era il più bastardo e subdolo di tutti, era diventato il capo. Nel Villaggio c'era il pub che faceva anche da albergo per gli occasionali viaggiatori, la casa di Santa, una casa per ciascun esiliato - non erano molti, alla fin fine, una piazzetta con al centro la statua di Rudolph, una rimessa per la slitta ed una stalla per le renne, ed infine, ovviamente, la Fabbrica dei Regali.
Ed in quel clima di ghiaccio perenne, Peter era diventato il Re del Natale.
Con lui, dicevano, c'erano alcuni compagni che gli stavano più simpatici di altri: il primo era il suo braccio destro, il suo quasi-moglie - anche se, ohccerto, erano entrambi molto attratti dalle procaci ostesse tettone del pub La Renna Impagliata - e quasi-madre; un tizio alto e nerboruto chiamato Richard Cole. 
Giusto quel giorno, una fredda mattina che faceva capire quanto poco mancasse al Natale, Rick entrò nello studio di Santa. «Abbiamo un problema» esordì.
«Quando mai non abbiamo problemi, in questo fottuto periodo dell'anno?» ribatté Claus, accendendosi un sigaro.
«È piuttosto serio, stavolta. Non c'è abbastanza manovalanza, di questo passo non riusciremo a finire tutti i regali entro il 24.»
Era una cosa che accadeva tutti gli anni, perciò Peter ne fu sorpreso esattamente come lo sarebbe stato se, guardando fuori dalla finestra, si fosse accorto che c'era un fottuto strato di ghiaccio per terra.
Si alzò stancamente, soffiando il fumo in faccia al suo socio. «Fai strada, su.»
Grazie alle dimensioni del Villaggio, arrivarono alla Fabbrica pochi minuti dopo, e ciò che trovarono, pur essendo in perfetto clima vacanziero, non era esattamente una buona cosa.
I lavoratori correvano da tutte le parti mezzi nudi - lì dentro faceva davvero molto caldo - mentre i giocattoli scorrevano sui nastri trasportatori ancora funzionanti - non molti. Come al solito, non si riusciva a capire cosa li agitasse tanto.
Con uno sguardo attento, Peter e Richard trovarono subito i loro ragazzi preferiti. Il più facile da trovare fu un tizio che tutti chiamavano Jonesy: stava seduto al suo posto ed era l'unico che ancora lavorava, con i capelli a caschetto e la frangetta un po' spettinati, probabilmente dall'andirivieni intorno a lui. Nessuno aveva ancora capito cosa cazzo ci facesse in quel penitenziario; era comparso un giorno su una delle navi che portavano i prigionieri, e si era messo al servizio di Santa come se avesse qualcosa da espiare.
Sembrava quasi che non si accorgesse della mezza rivolta in corso.
Accanto a lui, accasciato sul rullo trasportatore, c'era un tizio con i capelli castani ed una pinta di birra stretta in mano; come al solito, ci aveva dato dentro con l'alcool ed era svenuto sul lavoro: la sua passione per la birra andava oltre quella per la vita, scherzava sempre, e tutti lo chiamavano Bonzo, perché anche se  da ubriaco faceva un po' paura, in realtà era infantile e buono come un cagnolino.
Una volta assicuratosi che quei due fossero ai soliti posti, Peter voltò lo sguardo verso un macchinario e, ecco, trovò anche gli altri due, anche se se ne vedeva poco perché erano nascosti - più che altro erano stati i gemiti ad attirarlo.
Uno dei due, Richard e Santa lo conoscevano fin da prima del loro esilio, perché era un loro complice: solo che, oltre alle loro accuse per aver infilato le mani nella marmellata di Stato, il tizio aveva a suo carico anche alcune condanne per pedofilia e sodomia - «Oh, be'» aveva detto «Oscar Wilde fece di peggio.» - e di sicuro non aveva abbandonato le sue abitudini a causa del freddo.
Non appena era arrivato al Polo Nord, aveva subito iniziato a circuire le povere elfiche ragazze del Villaggio, che, tratte in inganno dal suo aspetto fragile e dal suo viso dolce, gli si erano concesse una dopo l'altra… Finché un giorno nel villaggio non era arrivato, nel suo peregrinare solitario, un vichingo dal petto nudo nella tormenta, che entrando nel pub si era messo a chiedere una stanza, sorridendo accattivante al barista.
Sarebbe andato via neanche un giorno dopo se il piccolo ninfomane non avesse condotto una delle sue ultime vitt- ehm, ragazze proprio in quella stanza - forse credendola vuota, ma Richard giurava che avesse già messo gli occhi addosso al vichingo e cercasse solo una scusa per incontrarlo.
Comunque il guerriero era lì, mezzo nudo nella stanza eccezionalmente calda, i selvaggi ricci biondi splendenti come oro nella luce del caminetto acceso e, chissà cosa successe, chissà qual era stata l'alchimia fra di loro, lui ed il pedofilo barra ninfomane barra… insomma, lui ed il tizio si guardarono, ed entrambi si dimenticarono della ragazza, che venne sbattuta fuori protestando con un debole «Ma Jimmy…» prima che la porta le si chiudesse sul naso.
«Quindi ti chiami Jimmy?» chiese il vichingo, con un sorriso su quelle labbra sottili - anche se avrebbe potuto chiedergli piuttosto perché non si fosse tolto dalle palle insieme alla sua amichetta; ma non sembrava ansioso di liberarsi di lui, in realtà - ed il suddetto Jimmy, che aveva la testa piena di riccioli neri e gli occhi che erano uno strano, seducente misto fra verde e oro, annuì rabbrividendo come una ragazzina sotto la sua voce graffiante. 
«E tu chi sei?» replicò, e la sua voce invece era sottile e femminea esattamente come le sue mani dalle dita lunghissime su cui il biondo aveva posato gli occhi.
«Robert» rispose il vichingo, passandosi voluttuosamente la lingua sulle labbra. «Mi chiamo Robert.»
Dopo quell'incontro, il vichingo aveva deciso di rimanere, prima una settimana, poi un'altra, poi un mese, finché Jimmy non l'aveva persuaso ad andare a lavorare con lui nella Fabbrica di Santa Peter. E se prima Jimmy non faceva molto, ora ciò che faceva era trascinare Robert dietro ad un macchinario bello rumoroso per scopare, tornare ai loro posti e poi sparire di nuovo dopo alcuni minuti, stavolta sotto la spinta del biondo.
Nessuno si era sorpreso, perché in fondo Jimmy aveva sempre intinto il suo pennello un po' dove gli capitava, senza fare molta differenza fra uomini e donne - anche se si muoveva di più sulla sponda femminile. La cosa davvero strana era che aveva invitato il vichingo a vivere con lui, nella sua casa-palafitta con vista sull'iceberg, e anche se continuava ad avere delle donne, lui e Robert se le dividevano, e comunque era come se si fossero creati un piccolo reame incantato solo per loro due.
Il commento del tenero ninfomane, una sera che era al pub coi suoi amiconi Richard e Santa, fu che «È come se non avessi più bisogno di nient'altro» e loro avevano riso.
Ma lasciamo perdere questa tenera storia d'amore, e concentriamoci di nuovo sul fatto che, diamine, nella Fabbrica di Babbo Natale c'era una fottuta rivolta e che quei due stavano scopando dietro un macchinario che metteva i fiocchetti sulle scatole impacchettate, mentre attorno a loro tizi vestiti con scarpe e cappelli a punta stavano lanciando grida belluine e distruggendo i lampadari appendendovisi a mo' di Tarzan. 
Peter Claus si portò al centro della Fabbrica, mise le mani a imbuto attorno alla bocca e urlò: «Fermi tutti, cazzo!»
E, magicamente, la rivolta si fermò, perché Peter Claus faceva paura ai suoi operai quasi quanto il Grinch ne fa ai Nonsochi. Be', in verità da dietro la macchina dei fiocchi si sentirono un altro paio di grida e gemiti, seguiti da un lungo sospiro soddisfatto, ed infine Robert e Jimmy riemersero da dietro il congegno coi capelli arruffati, sistemandosi i pantaloni. «Ma proprio adesso doveva arrivare?» soffiò scocciato il moro, causando al biondo un risolino che gli soffiò dritto sul lobo prima di baciarglielo.
«A lavoro, merdacce!» strillò ancora Babbo Natale, guardandoli tutti con furia omicida. «Mancano ore al Giorno X e voi qui a fare le scimmie! Dite, volete essere chiusi in un iceberg, eh?»
Gli operai abbassarono la testa e tornarono ai propri posti, mentre Jonesy tirava una gomitata a Bonzo con una risatina. Il ragazzo si alzò di scatto, bofonchiò qualcosa d'insensato su qualcosa che avrebbe potuto suonare come "batteria" o "blatta mia", buttò giù ciò che rimaneva della sua birra ed iniziò a lavorare.
«E voi due» ringhiò Peter, girandosi di botto verso Robert e Jimmy, che stavano flemmaticamente tornando ai loro posti. «L'avete usato il preservativo, vero?»



Io vi avevo avvertito, nell'introduzione, non lamentatevi se vi ha fatto cagare v.v Il mio spirito natalizio è qualcosa che si può misurare con un righello di 2 centimetri.
E poi vorrei dedicare 'sta cosa a feeltherealmusic/gwencarter/amysterytrip/Marta, perché oggi è il suo compleanno - scusa se faceva schifo ç_ç
Anygay, vorrei dirvi che la parte sulla vita di Peter era vera, anche se ho esagerato i suoi misfatti: però veniva davvero dall'East End, nel periodo dopo la Seconda Guerra Mondiale, e davvero fu uno street-wrestler chiamato Principe Mario Alassio - o almeno, Stephen Davies giura ch'è tutto vero, prendetevela con lui in caso contrario u-u. In realtà, per il carattere da gangster di G mi sono ispirata abbastanza a Crowley - no, non l'amichetto di Jimmy, il demone di Supernatural xD
Poi scusate s'è un po' strana, ma già non ho spirito natalizio, in oltre l'ho scritta durante una conferenza a scuola, mentre due tizi facevano praticamente sesso sul sedile dietro al mio e avevo appena finito una verifica di matematica fondamentale per la conclusione del 1° quadrimestre che non sono sicura di aver fatto bene... oh, be', prendetela come volete, mi dispiace di aver descritto un Jimmy tanto... puttana, ma che volete farci, è davvero una puttana, e pure un ninfomane, guardate la sua pagina di whodatewho!
E niente, tanti auguri, vi auguro di ricevere regali figherrimi e di passare queste giornate "stante"/"felici" con delle persone a cui volete bene, come sta succedendo a me :D
  
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