Nothing.

Buttò la cicca a terra, premette con la punta della scarpa muovendola a sinistra e a destra un paio di volte, schiacciando la sigaretta a dovere. Si allargò il nodo della cravatta.
“Ohi, marimo!”.
Zoro abbassò il capo, sporgendosi dalla vedetta.
“Che vuoi, ricciolo?”.
Sanji indicò il ponte con il dito.
“Vieni giù, razza di cretino!”.
Lo spadaccino saltò giù, si portò una mano al fianco per la fitta che lo colse, sfiorò l'elsa della spada bianca nascondendo così il gesto di dolore. Inarcò un sopracciglio guardando il cuoco.
“Beh, pervertito? Che volevi?”.
Sanji infilò le mani in tasca. Estrasse il pacchetto e da lì una sigaretta. Se la portò tra le labbra, prese l'accendino, ripose la scatola, fece scattare la fiamma, accese e rimise in tasca anche l'oggetto metallico.
Prese una boccata profonda di fumo, espirò.
“Cos'era successo?” domandò.
Zoro storse la bocca in una smorfia aggrottò, le sopracciglia, incrociò le braccia poggiandosi all'albero maestro.
“Quando cuocastro?” chiese.
Il biondo strusciò i denti tra loro, tenendo la sigaretta con le labbra in modo che non si rovinasse. La prese tra le dita, sbuffò una nuvoletta di fumo, guardò serio l'altro pirata.
“Con quell'Orso bastardo, spadaccino di quint'ordine”.
Zoro abbandonò l'espressione perplessa, gli occhi si dilatarono leggermente, le spalle si rilassarono e aprì leggermente la bocca. Indurì lo sguardo, strinse maggiormente le braccia tra loro, assottigliò le labbra.
“Niente”.
Scandì, la parola parve graffiare la gola.
“Te l'ho detto. Non è successo niente”.
Sanji batté due volte la punta della scarpa nera a terra, sbuffò un'altra nuvoletta di fumo, aspirò lasciando cadere a terra la cenere.
“L'hai fatto per Luffy, non è vero?”.
Lo spadaccino spostò una mano sull'elsa della spada bianca, l'altra abbandonata al fianco, incassò appena il capo tra le spalle tendendosi.
“Era l'unica cosa da fare. Cos'è? Dispiaciuto di non aver fatto l'eroe, cuocastro?”.
Il biondo spalancò la bocca, la sigaretta rimase a penzoloni sul labbro inferiore. Si sporse in avanti, la cicca cadde, Sanji afferrò la maglia bianca di Zoro. Prima che lo spadaccino tirasse fuori le lame, il cuoco aveva poggiato le labbra sulle sue. Strinse più forse la maglia bianca del maggiore, la lasciò di scatto e gli diede le spalle. Girò appena il capo.
“Sei un cretino, marimo”.
Zoro batté gli occhi una volta sola, allungò la mano per afferrare la giacca nera di Sanji, ma la lasciò cadere.
“Cosa?” sussurrò.
Il biondo ghignò.
“Non è successo niente, spadaccino”.
Buttò a terra la cicca, la schiacciò con il piede.
“Niente, marimo” ripeté.
Si allontanò lasciando Zoro da solo sotto l'albero maestro.

Marimo: Il modo in cui Sanji chiama Zoro in giapponese.

Dedicata a Vegeta per Natale ^^

La sesta shot. Allor's, come forse sapete, o forse no, io sono fermamente dell'idea che Zoro e Sanji siano due adorabili fratellini che si vogliono tanto bene, collaborano insieme che è una meraviglia, l'uno senza l'altro non potrebbero stare, si preoccupano dell'altro e si affiderebbero vicendevolmente la vita ad occhi chiusi, ma di romanticherie nemmeno a parlarne per finta. Quindi, perché una ZoSan? Perché a Vegeta piacciono. Quindi, per Natale le volevo regalare una ZoSan. E magari potevo pure evitare, però spero le piaccia e che sia anche di vostro gradimento. Se non vi è piaciuta, tranquille: Per un anno mie ZoSan non ne vedrete più xD