Notte Vergine
 

Conrad si affidava a lei e alla sua vettura che veloce gli mozzava il fiato in corsa. 

Sfrecciava tra le strade, passando con il rosso e niente era importante nella loro gioventù.

Lei guidava dove voleva, senza chiedere il permesso a nessun Dio;
le sue cosce scivolavano sul sedile di pelle e l'adrenalina cresceva con i chilometri. 

Lui così futile nel viaggio si lasciava sfuggire degli urli di gloria come se fosse in guerra;
sentiva la libertà sostituire il sangue nelle vene e avrebbe ceduto la vita

per divenire una delle ruote che marchiavano l'asfalto. 

Niente importava nella giovane notte, nella vergine pista che le vetture violavano. 

Conrad si consegnava nelle sue mani, pronto allo schianto che non sarebbe avvenuto.

Aveva lasciato a casa la sua pelle e dimenticato se stesso, per seguirla dietro al volante. 

Pregandola di tirare i suoi fili, di manovrare il burattino che era, solo per una notte composta

di stelle e pallide lune riflesse in finestrini e speccheitti retrovisori. 

Entrambi nelle mani del destino sfidavano la strada, preda della notte. 

Le risa s'introducevano nelle orecchie e i vestiti si alsavano calando insieme alla vergogna, 

ma niente fermava le mani che le marce cambiavano e che i freni evitavano. 

Conrad si affidava a lei che dietro al volante sfrecciava mozzandogli il fiato. 

Il vento tra i capelli e pungente tra le dita, gli donava la gioia che aveva ricercato 

nella vita, che da tanto cercava ossessivamente. 

La stringeva tra i palmi, una notte donna. 

 

 

 

La notte attende giovani sciocchi che la violino.