Film > Planet 51
Ricorda la storia  |      
Autore: Noruwee    26/12/2011    2 recensioni
[Planet 51]
« Quante volte l'aveva cercata, sforzando i suoi occhi fino allo sfinimento per poter scorgere quel pianeta sconosciuto! Sperava, in questo modo, di sentirsi una tacca in più vicino ad esso, un quarto di millimetro guadagnato per poterlo toccare.
Ora mancavano solo tre milioni di chilometri... »

| Fanfiction basata sul film d'animazione 'Planet 51', Chuck x Lem |
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

. Thousands of Stars .

~~~



Dire che la minestra di semi di gullock scottasse era poco.
Fu troppo tardi quando Lem ne mise una prima dose sulla lingua: il cucchiaio volò a terra, mentre il ragazzo tentò di alleviare il dolore bevendo a sorsi ingenti un bicchiere d'acqua fredda.


« Per l'amor del cielo, tesoro! Non ti sei accorto che è bollente? »

La madre del giovane raccolse il cucchiaio e riempì nuovamente d'acqua il bicchiere del figlio, che subito riprese a bere. Quando ebbe terminato cacciò un lungo sospiro, osservando con aria di sfida la minestra che aveva attentato alla sua vita.

« Vedi di fare più attenzione, devo ricordartelo io di soffiarci sopra? »

Il ragazzo non rispose, continuò invece a studiare i bulbi volteggianti nella ciotola. Erano di un bel verde acceso, come la sua pelle. La loro forma rotonda e il loro ondeggiare leggero li facevano assomigliare a tanti piccoli corpi celesti. Li sfiorò col cucchiaio e quelli si mossero appena, urtandosi l'uno con l'altro.
Chissà cosa sarebbe accaduto se i pianeti vicini si fossero davvero scontrati così come quei semi di gullock... Sarebbe stato tutto distrutto? Sarebbero andati in mille pezzi? Ci sarebbero stati terremoti devastanti? O semplicemente sarebbero tornati immobili al loro posto, così come era accaduto alla sua minestra?


« FIGLIOLO! »

Lem sobbalzò, sbattendo sulla gamba del tavolo abbastanza forte da far quasi rovesciare il suo bicchiere.

« Ma insomma, si può sapere dove hai la testa? E' la terza volta che ti richiamo! »

« Scusa, papà... »

L'uomo poggiò i gomiti sul tavolo, sorreggendosi il mento con le mani. Osservò il figlio con aria enigmatica, accingendosi a porre nuovamente la domanda.

« Stavo dicendo... come procede la tua tesi per la domanda all'Accademia?»

« Oh... ah, già, la tesi. Ecco, ci sto lavorando. »

« E suppongo tu abbia finito, dato che avrai il colloquio tra meno di quattro giorni, vero? »

« Oh, per favore! Non starmi a stressare, so quello che faccio! »

« Lem! Come puoi rivolgerti così a tuo padre?! »

Non se ne era accorto, ma il ragazzo si stava stritolando un angolo della maglietta con la mano sinistra. Sapeva perfettamente che era una questione di ore al suo colloquio con i professori dell'Accademia, e che doveva concentrarsi al meglio.
Forse era lo stress, o forse semplicemente l'agitazione... Tuttavia, c'era qualcosa che lo metteva profondamente a disagio. Non poteva permettersi distrazioni, quell'incontro significava la sua ammissione all'Università della Scienza Astronomica Intergalattica. In poche parole, lo scopo della sua vita. Prese un respiro profondo e contò fino a tre.


« Scusa, papà. »

Non diede il tempo ai suoi genitori di replicare che già era sparito dietro alla porta della cucina, alla quale restò per qualche minuto con le spalle appoggiate e le mani sul volto. Decise per ciò che riteneva più opportuno, quindi salì le scale e si avviò verso la sua stanza per terminare quella stupida tesi.
Accadde che rientrando in camera e dirigendosi verso la sua alquanto disordinata scrivania, il ragazzo calpestò qualcosa che fece un rumore gracchiante e leggermente fastidioso. Quando Lem alzò il piede e raccolse l'oggetto smise involontariamente di respirare per qualche secondo, senza interrompere un istante il contatto visivo con l'involucro del Twix che aveva raccolto. L'odore dolcissimo di cioccolato e caramello era ancora ben percepibile, eppure quella carta dorata sapeva di ricordi così amari che Lem si ritrovò quasi costretto a gettarla nel cestino, che la polverizzò automaticamente. Il ragazzo la vide accartocciarsi e diventare prima un cumulo liquido e nero, poi polvere grigiastra e irriconoscibile. Terminato l'incenerimento, Lem diede un calcio all'anta del suo armadio tappezzato di poster e fogliettini. Si fece male, ma non lo volle dare a vedere. Guardò torvo la boccia dei suoi pesci, che lo stavano fissando con gli occhioni smarriti. L'alieno gli puntò contro un dito e alzò la voce.


« Che diavolo avete da guardare?! »

I tre pesciolini sobbalzarono spaventati e si ritirarono nel loro vaso d'argilla acquatico, tremando come bollicine. Il ragazzo si gettò a peso morto sulla sedia e si avvicinò alla scrivania, aiutandosi coi piedi. Buttò un primo occhio sul libro di astronomia e lo voltò a caso a pagina tre. Era davvero ridicolo che l'universo, un luogo così pieno di mistero e di magia, fosse composto solamente da trenta misere pagine, di cui le prime due addette all'indice e ai riconoscimenti, venti sul loro pianeta e sei di immagini.
C'era così tanto da dire! Lesse alcune righe del capitolo:

Accuratissimi studi scientifici e dati elargiti dall'USAI (Università della Scienza Astronomica Intergalattica → vedi pag. 15 ) hanno decretato con assoluta certezza che lo spazio si estende per quasi 500 miglia e racchiude un massimo di ben 1.500 stelle. Nonostante i numeri elevatissimi, tuttavia, le uniche forme di vita che esistono o che si conoscano si trovano esclusivamente sul nostro pianeta...


« Che mucchio di cavolate! »

Lem scaraventò quella specie di rivista da due soldi con cui avrebbe dovuto superare l'esame di una vita contro il muro. Aprì con rabbia la finestra rovesciando il suo telescopio e, con le lacrime violentemente compresse nella coda dell'occhio, si rivolse a quella maledetta volta celeste che piano aveva cominciato a decorarsi delle prime luci della sera.

« DOVE SEI?! PERCHE' NON SPIEGHI TU A QUESTO PIANETA DI IMBECILLI CHE... c-che...  »

L'alieno si abbandonò sulle ginocchia, facendo sì che gocce salate cadessero su un volantino del film di Humaniacs III, il nuovissimo successo in uscita. Che film idiota, pensava, così intriso di ignoranza che la gente tentava di mascherare rendendolo una pellicola per bambini.

« Che cosa ti prende, Lem? C'è qualcosa che non va? »

La prima cosa che fece il ragazzo fu asciugarsi le lacrime con una rapidità da illusionista. Accuratosi di non avere più gli occhi umidi, si rivolse adirato alla voce che aveva parlato.

« Non esiste più la moda di bussare prima di entrare?! »

« È quello che ho fatto, e per ben sei volte! »

Rimasto interdetto da quella risposta, Lem raccolse da terra il libro di astronomia e si risedette alla scrivania, fingendo di ricominciare a studiare un qualcosa che oramai conosceva come una filastrocca di Natale.

« C-Come vedi sono molto impegnato... se non ti dispiace... »

« Certo, naturalmente... »

Skiff fece per uscire, ma poi si ricredette. Osservò il suo amico strofinarsi il volto e poi stringersi i capelli, imitando molto vagamente una finta concentrazione.

« Beh, ecco, Lem... mi chiedev... C-Cioè io e Eckle ci chiedevamo se per caso t-tu avessi voglia, ecco, di venire con noi al cinema stasera a vedere Humaniacs III! Sai, stai troppo tempo davanti ai libri e crediamo che tu dovre– »

« Senti, grazie del pensiero, sul serio, ma io ho da fare, d’accordo? Tra settanquattro ore devo consegnare il progetto e... »

Si arrestò di nuovo.
Maledetta la sua mente, dannato il suo cervello, disgraziata la sua memoria netta e minuziosa.

“ C'è un modulo di comando in orbita che sta per finire il carburante. Parte fra... Settantaquattro ore. ”


« E poi ti prego, Skiff, una volta per tutte... basta parlare di alieni. »

Il ragazzo con l'apparecchio fissò un punto imprecisato del pavimento, profondamente dispiaciuto. Non era da Lem comportarsi in quel modo, era sempre stato una persona piacevolmente sarcastica alle battute che lui ed Eckle facevano sugli alieni e si sbellicava dalle risate quando andava con loro a vedere Humaniacs, nonostante fosse un film alquanto terrorizzante e sanguinolento. Era sveglio e studioso, forse troppo, ma anche un amico sincero e leale. Ora sembrava che Lem non esistesse più.
Forse... Forse adesso era davvero stato tramutato in uno zombie!


« Sai una cosa, amico mio? »

Skiff si avvicinò a Lem e gli poggiò una mano sulla spalla, osservando un cielo che ora lasciava chiaramente intravedere scie di stelle.
Miliardi di stelle.


« Manca anche a me. »

« N-Non so di cosa tu stia parlando...! »

Lem sobbalzò a quell'affermazione, tentando di sviare l'argomento o, in qualche modo, tentando di allontanarsi il più possibile da esso. Senza che potesse farci nulla le sue mani iniziarono a tremare vistosamente, rendendo vano ogni suo sforzo di riporre delle matite nell'apposito contenitore.

« Come sarebbe a dire? Non è per questo che stai così? »

Lem sbatté con violenza il portapenne sulla scrivania, facendo rovesciare metà del contenuto. Odiava quel modo di essere così dannatamente spontaneo di Skiff: qualcuno avrebbe dovuto dargli lezioni di tatto. La cosa che gli dava più fastidio? Che aveva ragione.

« Ah, scusa, Skiff. Chi diavolo voglio prendere in giro...? »

« Beh, pensa questo: come se ne è andato, potrebbe sempre ritornare, no? »

« ... Forse. »

Non c'era sincerità nelle parole di Lem. Sapeva che non sarebbe mai tornato.
Per niente, né tanto meno per nessuno.
Sentiva l'inesorabile bisogno di sfogarsi con qualcuno e lì c'era Skiff, suo amico da una vita. Il resto venne interamente da sé.


« Sai, io credo che... Chuck non abbia fatto altro che utilizzare tutti noi. »

« C-Come, scusa?! »

« Sì... mi sembra... tutto così dannatamente chiaro... »

Le parole di Lem ferivano l'aria mentre venivano ringhiate tra i denti con ferocia. I suoi occhi persero lucidità e così forse anche la sua mente, quando afferrò Skiff per le spalle e lo sbatté contro il muro.

« A Chuck non è mai importato assolutamente niente di nessuno! Aveva solamente bisogno di qualche idiota che lo aiutasse a tornare sul suo stupido pianeta, capisci? E' tutto così evidente...! »

« L-Lem... »

Il giovane alieno singhiozzava un pianto senza lacrime, nonostante gli occhi totalmente umidi e prossimi a quella che sembrava l'uscita di senno del secolo.

« Perché quell'idiota dovevo essere per forza io?! Perché non qualcun'altro, dannazione…! Ho rischiato di morire, ho messo a repentaglio la tua vita, quella di Eckle e persino quella di Neera! Tutto per... p-per... »

« ... Il tuo migliore amico. »

Lem non resistette.
Senza neanche pensarci un istante affondò la faccia nella camicia dell’amico, non riflettendo sull'assurdità della cosa. L'unica volta in cui i due erano riusciti a parlare di qualcosa di serio era stato a sei anni, riguardo a come nascessero le uova. Adesso Lem stava piangendo sul petto di Skiff che, impreparato, non sapeva come doveva comportarsi, e si limitava ad ascoltare il delirio del suo amico afflitto.


« Perché se ne è dovuto andare... N-Non ha finito di spiegarmi come è fatto lo spazio... »

« Beh, doveva tornare dai suoi simili, non credi? E' giusto così. »

« Io ne ho... Ne ho bisogno, Skiff… »

« Sì, tutti avremmo bisogno di sapere come è fatto davvero il nostro universo, sarebbe davv– »

« No, Skiff. Tu non capisci. »

Lem s'inginocchiò sul tappeto vicino al letto e ne alzò un lembo. Ne estrasse un volantino con sopra stampato il volto sorridente e sfacciato dell'astronauta e il suo autografo in inchiostro dorato che recitava “Chuck Baker, Astronauta Strafico”. Sfiorò la sua guancia stampata sulla carta, rendendosi conto di quanto veramente gli mancasse.

« Io ho… bisogno di lui... »

« Ma... perché? »

Lem non ne era molto sicuro. A dire la verità, al perché neanche aveva mai pensato. Non riteneva indispensabile conoscere il motivo, lo sapeva e basta. Lo sentiva.
Così come ebbe la sensazione di non possedere più uno stomaco quando l'uomo gli aveva stretto le braccia intorno alla vita, per insegnarli un alquanto bizzarro modo per conquistare Neera.
Così come aveva sentito il terreno mancargli sotto i piedi quando aveva fatto finta di liberarlo dalla schiavitù mentale, nel momento in cui gli aveva circondato le guancie con le mani e lo aveva ringraziato.
Quando, mentre baciava Neera, per la frazione di secondo più insana della sua vita, vide nel volto della fanciulla quello di lui.


« P-Perché... »

Avanti.

Dillo Lem.

Dillo che ti ha dato alla testa. Dillo che ti ha estorto la ragione.
Dillo che ha sbriciolato come un biscotto la tua facoltà di pensare in modo razionale. Vediamo se hai il coraggio, forza.

Ammettilo.


« ... N-Nulla. Ora... vado all'Osservatorio, è... quasi l'ora di apertura. »

« Capisco. »

Non ci furono ulteriori parole. Skiff uscì dalla stanza, lasciandosi sfuggire un sospiro di amarezza. Lem preparò in silenzio la borsa da portarsi dietro, accompagnato dallo sgorgare incessante di gocce di lacrime e sudore. Sentiva caldo, probabilmente per l'imbarazzo. Non si era mai vergognato così tanto da quando ne aveva memoria. Uscì e si incamminò verso la collina con l'edificio che doveva raggiungere. Ebbe naturalmente l'accortezza di sciacquarsi il volto, prima di mostrare la faccia in una città dove tutti conoscono tutti e dove le voci ronzano come mosche affamate: chissà cosa avrebbe potuto pensare la gente di lui, che lo avevano visto sempre così serio e spensierato.
In realtà non era vero che l'orario di apertura era quasi scattato, anzi. A dirla tutta quello era persino il suo giorno libero. Se andava all'Osservatorio clandestinamente, quello era soltanto per usufruire dell'enorme telescopio.

“ Vedi quella stella rossa? Lì da qualche parte c'è un pianeta chiamato Terra. ”

Quante volte l'aveva cercata, sforzando i suoi occhi fino allo sfinimento per poter scorgere quel pianeta sconosciuto! Sperava, in questo modo, di sentirsi una tacca in più vicino ad esso, un quarto di millimetro guadagnato per poterlo toccare.
Ora, mancavano solo tre milioni di chilometri.



~ E N D .








. A N G O L O   A U T R I C E .


... Piccola Fanfic scritta tanto, tanto tempo fa, quando m'innamorai di questo film.
Spero non vi abbia 'scandalizzato' troppo, è che io questi due li adoro davvero alla follia...
Spero vi sia piaciuta, recensite se leggete, mi fareste tanto tanto piacere! ♥

Un grande bacio,

N o r u w e e.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Planet 51 / Vai alla pagina dell'autore: Noruwee