- Io quella roba non la mangio!
Kanda sbuffò, stizzito, mettendo il solito broncio.
- Andiamo Yuu – lo provocò Lavi come al solito – Non fare i capricci!
- Sta’ zitto stupido coniglio! – fu l’infuriata e prevedibile risposta.
- Ma così offenderai i nostri ospiti! – rincarò la dose Bookman Junior, con una sfumatura di malizia nell’unico occhio verde brillante.
- Tsk!
 
Lavi sapeva benissimo che sarebbe stata una partita persa, continuava a parlare solo per amore di conversazione. Una cena all’ambasciata tedesca e dovevano mandarci proprio loro! Kanda avrebbe preferito di gran lunga una bella battaglia con un nutrito gruppo di akuma. Non le sopportava, le cene ufficiali. Intanto erano lunghissime, gli toccava stare seduto irrigidito per ore mentre le portate si alternavano con lentezza esasperante. Doveva usare coltello e forchetta per sminuzzare il cibo e già la cosa di per sé lo irritava. Non che non ne fosse capace eh! Uno che sa manovrare una katana come fosse un temperino non aveva certo problemi con un coltello da bistecca. Era il gesto in sé ad urtarlo: la violenza che doveva esercitare sul cibo, il gesto prettamente guerriero del tagliare non doveva trovare posto nel momento sacro in cui dovevano nutrirsi insieme il corpo e lo spirito. E poi la cane di animale, di un quadrupede per di più, di un essere di cui era stato versato il sangue, era forse adatta alle energie bestiali di tutti quei barbari impomatati, ma certo non alla pura aura di un guerriero come lui. Sì, Kanda era vegetariano e di un’arroganza che a volte rasentava la follia. Non si sarebbe mai piegato a certe convenzioni, nemmeno per evitare un incidente diplomatico (anzi, soprattutto per evitare un incidente diplomatico).
Così il filetto alla Strogonoff si era tristemente raffreddato nel suo  piatto e alla luce delle alte candele il suo sangue rappreso pareva quasi un osceno e primitivo sacrificio.
 
Fu solo molte ore dopo, al rientro, che Lavi ebbe pietà di un Kanda irritatissimo e digiuno che stava per infilare senza aggiungere una parola il corridoio che portava alla sua camera.
- Almeno la Sachertorte potevi assaggiarla Yuu!
- Che! Quella robaccia dolcissima!
- Vieni con me, dai! – cercò di rabbonirlo avviandosi invece verso la caffetteria, a quell’ora prevedibilmente deserta.
- Jerry! Ehi! Jerry? – chiamò Lavi, sicuro che il loro mitico cuoco fosse ancora in giro. Infatti, pur con un sonoro sbadiglio, Jerry emerse stiracchiandosi dalla cucina.
- Cosa c’è Lavi? E’ andata bene la cena?
- Oh, sì – rispose il rosso ammiccando. – Hanno servito zuppa di pollo, filetto alla Strogonoff e Sacher!
Jerry guardò il volto incupito di Kanda, che se ne stava un passo indietro nell’ombra, e capì al volo.
- Ci metto un attimo! – esclamò sparendo tra i suoi amati fornelli.
Ci mise davvero poco. Fu di ritorno dopo un po’ di sfrigolii e sbatacchiamenti di pentole con un superbo tenpura, caldissimo, spumoso e dorato al punto giusto.
- Ecco qui! – annunciò trionfante: - Radice di loto, zucca, alga nori, carota e peperone verde.
Lavi sorrise per tutti e due e l’espressione di Kanda si addolcì mentre, con la punta delle bacchette laccate, portava alla bocca, con  grande rispetto, il suo cibo più amato.
Jerry sospirò e sorrise anche lui. Non era per nulla irritato per essere stato costretto a cucinare tenpura alle due di notte.
 
In fondo, se gli esorcisti avevano la loro missione, lui aveva la sua.