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Autore: Asterion    26/12/2011    4 recensioni
“Ehi, calmati, metti giù quella pistola, non è come sembra!” proferì Kain, cercando di giustificare l'azione del cugino e calmare la giovane ispettrice.
“CALMA UN CORNO! TU, BIONDINO, LASCIA STARE QUEL RAGAZZO E TU DAI CAPELLI ARANCIONI SMETTILA DI DARMI ORDINI; L'UNICA CHE PUÒ IMPARTIRE ORDINI QUI SONO IO, INTESI??!! ORA ALZATE LE MANI E VENITE AVANTI!”
Avviso Autrice: I riferimenti a cose e persone sono puramente casuali. I personaggi Hanabusa; Kaname; Akatsuki; Ruka; Takuma sono di proprietà di Matsuri Hino. Questa storia non è stata scritta per nessun scopo di lucro.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hanabusa Aido, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno aveva davvero un gran bel daffare Charlotte Dester, ispettrice del distretto di polizia di Covington, Kentucky, USA. Come sempre (ormai era diventata una consuetudine) le pratiche giudiziarie e le denunce affollavano la sua piccola scrivania di legno e la colonizzavano per mesi. I casi che si presentavano alla sua attenzione quotidianamente erano infatti tutt'altro che semplici e spesso potevano passare lunghi periodi di tempo prima potessero essere risolti con successo.

Nonostante la sua giovane età (venticinque anni da poco compiuti) Charlotte era davvero in gamba: aveva conseguito la laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti ed aveva da poco vinto un concorso per entrare in polizia, assumendo immediatamente il ruolo dell'ispettore . Il rapporto con i poliziotti più anziani di lei era ambiguo: appena entrata nel distretto,infatti, Charlotte aveva destato in alcuni stupore , in altri timore reverenziale e in altri ancora entrambi i sentimenti.

Charlotte era davvero una bella ragazza ed aveva tutti i requisiti per poter lavorare come modella, anche se, a detta sua, quelle “frivolezze” non facevano per lei. Alta, taglia 44, forme ben levigate come quelle di una statua della grecità, capelli ricci e dorati lunghi fino alle spalle, viso dai lineamenti dolci, labbra carnose e un paio di occhi grandi e azzurri come il cielo.

Il suo più grande difetto era sicuramente il suo carattere . Generalmente scostante e poco incline agli scherzi ,sapeva magistralmente alternare a queste inclinazioni una certa allegria e socialità. A lavoro, naturalmente, traspariva maggiormente il suo carattere intransigente e autoritario ed è per questo che molti suoi colleghi la dipingevano come una “lunatica intrattabile” e, addirittura, molti la temevano per le sfuriate che rivolgeva a coloro che secondo lei “non svolgevano a dovere il proprio lavoro”.

Quel piovoso lunedì di novembre Charlotte era particolarmente nervosa perché c'era ancora più lavoro del solito e perché qualcuno aveva osato disturbarla con un sonoro toc toc alla porta mentre sorseggiava il suo caffè mattutino delle dieci.

“Salv-” ebbe appena il tempo di proferire l'audace poliziotto in divisa fermo sulla soglia.

“ Sto bevendo il caffè, John. E' l'unico momento di relax dell'intera mattinata; pensaci. Tu non vuoi rovinarmi questo momento vero John?” sibilò con un sarcasmo mal celato la giovane “lunatica intrattabile”.

“Scusi signorina Dester...è..in arrivo ..un'altra d-denuncia”. Il giovane poliziotto deglutì e abbozzò un sorrisetto stentato che rivelava tutto il suo timore.

Charlotte lo guardò male come se fosse indecisa tra il gettargli addosso il caffè bollente o scacciarlo a pedate dal suo ufficio e poi, dopo aver inarcato le sopracciglia e aver posato la “pericolosa” tazzina sul piatto posato sulla scrivania, si alzò dalla poltrona girevole e si avvicinò al timoroso John accompagnata dal leggero svolazzare del suo cardigan blu, messo in movimento dal venticello che riusciva a penetrare dalla finestra aperta.

Su avanti. Di che si tratta?” domandò quasi con un sospiro

John, dopo un momento di iniziale confusione indotto probabilmente sia dal timore nei confronti dell'ispettrice sia dalla contemplazione della sua naturale e semplice bellezza, riprese il controllo di sé e, dopo aver dato una rapida occhiata ai fogli, osservò la ragazza con gravità per poi proferire:

Ehm..beh..una donna è venuta a sporgere denuncia stamane e ha raccontato un fatto alquanto strano. Stava passeggiando con il cane in periferia e, mentre camminava, ha intravisto di sfuggita in Twin Street un giovane che stava aggredendo un uomo. Si è allontanata per la paura, ma dopo cinque minuti ha chiamato la polizia. La squadra , intervenuta sul luogo, non ha trovato né l'aggressore né l'aggredito..”

“E...l'aspetto strano del caso in cosa dovrebbe consistere?”

“ I poliziotti hanno rinvenuto per terra delle macchie di sangue fresco e la scientifica è riuscita a risalire al Dna dell'uomo però..”

“Però..?”

Beh questa persona, anche di fronte alla stessa testimone oculare, ha negato di essere stata aggredita da qualcuno, ed anzi ha sostenuto di non essere mai neanche passata da Twin Street fino ad un'ora prima. Ciò è molto strano.. che sia stato minacciato?”

“Mh...” la ragazza iniziò a camminare in tondo per la stanza per riuscire a pensare e a concentrarsi meglio “ può darsi ..Ma, la donna ha fornito qualche indicazione in più sul fantomatico aggressore?”

Ha detto che era alto, capelli corti, biondi e scompigliati, con un giacchetto grigiastro lungo. Però considera che lei è passata di sfuggita vicino, per cui non ha avuto una visione chiara e definita dell'evento”

Charlotte si soffermò davanti a John, osservando con aria riflessiva le decorazioni delle ordinate piastrelle che formavano il pavimento dello studio.

Beh con queste scarse informazioni non possiamo fare niente; comunque tu lascia la pratica sulla scrivania; dopo ci studio su, può darsi che ritenga necessario interrogare io stessa il testimone e l'aggredito”.

Il poliziotto poggiò il materiale cartaceo sulla scrivania di legno e, dopo aver salutato l'ispettrice secondo la norma, uscì dallo studio lasciandola  in una profonda confusione.

Charlotte lavorò con zelo ininterrottamente per tutta la mattina e, non appena vide che le lancette dell'orologio attaccato in cima alla parete di fronte segnavano le 13:00, mise a posto tutti i fogli volanti  che vagavano per la stanza disordinata e , dopo aver messo nella sua comoda borsa beige la pratica relativa ai fatti di quel giorno, uscì dalla stanza chiudendola a chiave. Mentre avanzava nel corridoio accompagnata dal sonoro "tac" del suo nuovo paio di decolletè rosse vernice, salutava con cenni del capo tutti i poliziotti del distretto e tutti i collaboratori , colorando di rosso vivo i volti dei più.

  
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