Corro su tetti sorvegliati da arcieri pronti a farmi fuori al minimo passo falso, effettuo salti acrobatici tra un edificio e l’altro a distanze spropositate, uccido guardie in modo talmente silenzioso da non lasciare loro il tempo nemmeno di rendersi conto che sono morte. Non lasciando a mestesso, il tempo di riflettere. Anche se nei momenti più cupi me lo sono chiesto chi fossero, se avessero qualcuno che li ama ad attenderli, se sapessero per chi o cosa lavorino. Ma in fondo per me sono solo cadaveri che camminano, solo che loro non riescono a rendersene conto. Ed io non ho tempo per i sentimentalismi.