AMEN
- Eve! Attenta!
La ragazza, all’urlo di
Sven, scartò prontamente a destra, evitando così un colpo della spada
invisibile di Creed.
- Ah ah ah! Non potrai
sopravvivere a lungo, se continui ad evitare i miei colpi a caso!
La ragazza, gli occhi
vitrei fissi nel vuoto, strinse i denti. Sven, Train, River e Shaolee erano
intrappolati e legati alle colonne di pietra dei sotterranei bui, e l’unica
speranza di vittoria era nelle sue mani. Purtroppo, però, con gli occhi
annebbiati dal gas allucinogeno lanciatole dal nemico, non era semplice evitare
i colpi e allo stesso tempo contrattaccare.
- Che c’è ragazzina, hai
paura?- chiese Creed, con una risata sadica in faccia e con la spada
pericolosamente vicina al corpo di Eve.
La ragazza, basandosi sulla
voce, trasformò la sua mano in una falce, e sferrò un potente colpo in
direzione di Creed, che si scansò, evitando di essere colpito.
Train, preoccupato per la
sorte di Eve, si guardò intorno. Non c’era possibilità di vittoria.
Shaolee era più morto che
vivo, con il sangue che sgorgava a fiotti dalle ferite, River aveva uno
squarcio nel torace, e faceva anche fatica a respirare, figuriamoci a tentare
di fuggire! Le ossa delle sue mani erano completamente rotte, ed era
impossibile quindi sperare che potesse usare il Gabel Command. Sven… Sven era
sano, più vivo e attivo che mai, ma era legato e impedito nei movimenti dalle
corde di ki, create da Creed.
“E io? Io cosa posso fare?
Cosa posso fare per salvare tutti e togliere Eve da quel guaio?” pensò Train
“Io e Sven non siamo feriti, ma siamo costretti a stare qui, immobili, a
guardare Eve che si fa ammazzare da quel bastardo! Non posso ignorare il dolore
che lei sta provando. La certezza della morte, la paura di fallire, le
responsabilità…. Eve…”
- EVE!!!!!!!!!!!!!
Creed aveva allungato la
sua spada, colpendo Eve e aprendole una profonda ferita nella pancia.
-nh… “non ce la faccio… non
ce la posso fare… non lo vedo, le forze mi stanno abbandonando… perdonatemi,
ragazzi, ma non ce la posso… fa…re….”
Eve cadde in ginocchio, il sangue
che le scorreva per tutto il vestito e finiva a terra, formando macabri disegni
nella polvere del freddo pavimento di pietra.
- Ah ah ah ah!!! Ah ah ah!!
Te l’avevo detto che non avevi speranze contro di me! Nessuno può battermi!
Nessuno!
- Crepa, bastardo!!
Erano le prime parole che
Train aveva pronunciato, da quando tutti gli sweeper erano entrati nella
fortezza degli Apostoli delle Stelle.
Sven lo guardò,
preoccupato. Sperava che si liberasse dalle corde per magia e andasse a salvare
Eve, ma sapeva che ciò non era possibile. La Hades di Train era lontana, e
nemmeno con quella avrebbe potuto liberarsi.
- Crepa… bastardo…
Prenditela con me, invece che con Eve! Non lo vedi che è solo una ragazzina?
- Ah…. Quanto mi piace
vedere quell’espressione sul tuo viso, Black Cat… mi fa ricordare i vecchi
tempi… vedo l’odio, la rabbia, il dolore… mi piaci tanto… ah ah ah ah ah ah!
Voglio che rimanga così per sempre…. Quindi… RAGAZZINA! Dì le tue ultime
preghiere….
Detto ciò, Creed si
avvicinò a Eve, creando la sua spada.
“no!”
Il ragazzo alzò la spada,
prese Eve per i capelli e si apprestò a colpirla nel collo.
Creed calò la spada.
-NO!
-EVE!!
Ci fù un’esplosione di
rosso, il sangue che schizzava da tutte le parti, anche le mani di Creed erano
completamente sporcate dal sangue… di Sven.
Creed spalancò gli occhi,
sorpreso.
- Ma che diavolo… no… Non è
possibile! Come hai fatto a liberarti dalle mie corde! E come hai fatto a…. non
avevi tempo… non avevi abbastanza tempo…
- grasp eye….
- beh, poco male… vorrà
dire che finirò con te e poi ucciderò la bambina…
Sven, con un taglio nel
petto, si alzò e si voltò verso Eve, agonizzante.
- Non preoccuparti, ci
penso io, tu pensa a riposarti, che Sven ti protegge.
- Sven!!! Sven! Liberami!
Potremo combattere insieme! – urlò Train
- NON CI PROVARE! – il
volto di Creed era alterato dalla rabbia – Non lo fare, brutto verme! Train è
MIO! Solo io posso combattere fianco a fianco con lui, tu non vali!
Detto ciò, sguainò la sua
spada invisibile e cominciò a sferrare colpi in direzione di Sven.
- E… inoltre… Train… non
deve morire… perché Train… vivrà… sempre… con me!
E un colpo raggiunse Sven,
ferendogli la gamba destra.
- No! SVEN!!! Sven, vieni a
liberarmi, Sven!!
Il ragazzo evitò un altro
fendente e si mise a correre in direzione di Train, per liberarlo. Era quasi
arrivato, quando Creed, al colmo della rabbia, mise tutto il suo potere nella
spada, trasformandola nella Imagine Blade al secondo livello, e, con un solo
fendente, atterrò Sven.
- NO! SVEN!
- Train, io…. coff…io…
Salva Eve, ti prego…coff…
- Sven! Sven!
- Vi ho voluto bene,
ragazzi….
E il corpo del ragazzo si
accasciò a terra, in una pozza di sangue.
- N-NO… Sven… Sven… Creed
sei un lurido bastardo!! Creed! Fermo! Vieni qui! Non osare! Creeeed!!!
Ma il ragazzo non poteva sentire
quelle parole… a grandi passi si stava avvicinando al corpo agonizzante di Eve.
- Ciao…
E con un colpo le squarciò
il petto.
- E-eve… no….
- Ah ah ah ah ah
ah ah ah ah….! Ah ah ah ah!
- …
- Vieni Train, adesso che
non ci sono più quei due scocciatori noi possiamo tornare ad essere
l’invincibile coppia!
- …
Creed si versò del vino, e
lo annusò, rilassato e calmo come se nei sotterranei non fosse accaduto nulla.
Ogni tanto alzava lo sguardo, per osservare Train, immobile e silenzioso, una
marionetta priva di vita, e si perdeva nell’ammirarlo.
- Bene, Train, adesso siamo
solo noi due, io e te, mio Black Cat… perché non mangi? Non bevi? Eppure non
sei ferito… non stai male…
- …
- Dai, non mi dire che te
la sei presa per la morte di quei due bambocci!?
- …
Creed si alzò, si diresse
verso Train, seduto immobile e con lo sguardo perso nel vuoto, e lo abbracciò.
- Mio Black Cat… perché non
parli?
Il ragazzo stette un po’ in
quella posizione, con gli occhi chiusi, traendo piacere dal contatto con il
caldo corpo di Train, poi si sollevò e lo fece alzare.
Come un automa, Train si
mise a sedere sul divano nero che era nella stanza. Creed si fermò a prendere
un altro bicchiere di vino, poi lo raggiunse.
- Vedi, Black Cat, io e te
siamo uguali, entrambi fortissimi, detestiamo i deboli, uccidiamo senza paura,
desideriamo il potere…ed è per questo che noi siamo destinati a stare insieme…
per sempre…
Il ragazzo passò una mano
fra i capelli di Train e avvicinò il suo volto al proprio. Le loro labbra si
sfioravano.
- Ed è per questo….
Creed avvicinò ancora a sé
Train e lo baciò con passione. Train, passivo, rispose al bacio. Le loro lingue
si intrecciarono in una danza di fuoco, guidata da Creed, che, in quel momento,
vedeva coronato il sogno di una vita. E intanto Train stava lì, a farsi
baciare, chiedendosi perché non era arrabbiato con l’uomo che aveva ucciso i
suoi amici. Perché non lo odiava? Perché non provava neanche un po’ di ribrezzo
nello stargli vicino? Anzi… gli piaceva stare lì, fra le sue braccia… aveva una
strana sensazione allo stomaco… provava piacere a stare lì… no,no e poi no. Lui
doveva odiarlo, DOVEVA. Doveva farlo per Eve e per Sven… ma non ci riusciva…
era troppo… bello…
Creed spinse dolcemente Train e lo fece sdraiare
sul divano, continuando a baciarlo con foga. Già le sue mani stavano per
togliergli la maglietta, quando il ragazzo, come risvegliandosi da un lungo
sogno, lo spinse via e si alzò improvvisamente a sedere.
- Ma… Train… cosa?
- NO!
- Che c’è?
- NO! SVEN! EVE!
- ANCORA LORO?
- Tu… TU LI HAI UCCISI!
- Si, ma io e te adesso
siamo insieme! Noi….
- Non c’è nessun noi!
E uscì dalla stanza
sbattendo la porta. Aveva fatto bene. Sapeva che doveva andarsene, Creed aveva
ucciso le persone a lui più care… ma allora perché stava così male? Perché aveva
voglia di tornare indietro, chiedergli scusa, e lasciare che lo baciasse di
nuovo? No, non doveva pensarci. Non era più come una volta, ora era tutto
diverso. Uscì dalla villa, ma capì subito che era impossibile abbandonare
l’edificio. L’unico cancello che interrompesse l’imponente muro di pietra era
strettamente sorvegliato da diversi Apostoli delle Stelle, e c’era da
immaginarsi che non fossero lì tanto per non fare entrare anima viva, quanto
per non far uscire lui. Decise allora di fare una passeggiata nell’immenso
parco che circondava la residenza.
Train era seduto su una
panchina di pietra di fronte ad un laghetto, pensando ad un modo per togliersi
da quell’assurda situazione. Era talmente assorto nei suoi pensieri che nemmeno
si accorse dell’arrivo di Creed.
- Train, io volevo…
- Non ho voglia di parlare
con te.
Rientrò in casa e si buttò
su un divano del soggiorno, guardano gli uccellini fuori dalla finestra. Creed
lo seguì e gli si sedette accanto.
- Ti prego, devi
ascoltarmi! Mi sento terribilmente in colpa! Io… forse uccidere quei due è
stato esagerato, capisco che tu ne abbia sofferto ma era necessario! Altrimenti
io e te non saremmo mai potuti tornare insieme… o forse preferivi la loro
compagnia alla mia?
“NO!”
-Io… io… non lo so…
E di nuovo provò quella
morsa allo stomaco, quel desiderio represso da tanti anni, rinnegato e nascosto
negli angoli più remoti del cuore, ma ancora così dolorosamente presente, in
tutta la sua forza e in tutta la sua crudeltà. Abbassò lo sguardo e rimase in silenzio,
aspettando una qualsiasi reazione di Creed. Ma lui sembrava come pietrificato,
non muoveva un muscolo, sentiva il suo respiro lento, avvertiva i suoi occhi
fissi su di lui, ma nessun movimento.
“Accidenti Creed, fai
qualcosa! Smettila di torturarmi così”
Creed sembrò leggergli
nella mente, e posò la sua mano su quella del ragazzo. Avvicinò lentamente il
suo volto a quello di Train, gli annusò i capelli, gli baciò il collo,
risalendo lentamente fino al lobo dell’orecchio. Train sentì il suo respiro farsi
più profondo, e provò l’irresistibile desiderio di baciarlo, di dirgli che lo
amava… perché lui lo amava… o almeno lo desiderava. E di nuovo Creed gli lesse
nel pensiero, e appoggiò le sue labbra su quelle del ragazzo, lasciandolo però
libero di scegliere se approfondire il bacio o no. E Train non ci pensò due
volte. Gettando le braccia dietro il collo dell’altro, si sdraiò trascinando su
di sé l’amante. Creed cominciò a togliergli la maglia, gli baciò il tatuaggio
con il tredici, e cominciò a scendere piano piano, facendo impazzire di piacere
Train. Ma quando arrivò all’altezza dell’ombelico, Train ebbe come un sussulto.
- NO!
- Come no…? Ma…
Train lo guardò negli occhi
intensamente, e Creed vide che stava piangendo.
- Tu… tu hai ucciso le
persone più importanti della mia vita, io non posso, NON POSSO, perdonarti!
Prima Saya… poi River, Sven… persino la piccola Eve… io vorrei perdonarti, ma
proprio non posso!
Detto ciò si lanciò su
Creed, ancora sdraiato nello stesso punto in cui era caduto per la sorpresa.
I due cominciarono a
lottare, rotolando nel pavimento e combattendo corpo a corpo.
- Eppure… tu, prima….
- Hai ucciso Sven!- disse
Train sferrando un potente cazzotto
- Ma io l’ho fatto per NOI!
I due ragazzi continuarono
a combattere, Train colpendo e Creed limitandosi a ricevere i suoi colpi.
- E reagisci, lurido figlio
di puttana!- urlò Train, sempre piangendo, vedendo che Creed non si muoveva.
- No. Io non potrei mai
ucciderti, Black Cat. Non adesso che ero quasi riuscito a…
- E NON CHIAMARMI BLACK
CAT!
Creed afferrò saldamente
Train per le spalle e lo sbattè contro il muro.
- Tu non hai ancora capito
nulla? Come puoi essere così cieco! Ti limiti a vedere Sven e Eve, ma non
capisci…
- Io ho capito, so cosa
provi… dalla prima volta in cui ci siamo incontrati io ho capito… ti capisco.
- E allora perché non vuoi…?
- Se potessimo tornare
indietro, forse le cose andrebbero diversamente… se tu non avessi ucciso Eve e
Sven… e Saya… probabilmente io…
Creed alzò lo sguardo e lo
fissò intensamente negli occhi.
- Ma Creed, non posso
dimenticare quello che hai fatto. E non potrò farlo MAI!
E, detto questo, estrasse
dalla cintura un pugnale, gettandosi contro Creed, che, colto di sorpresa,
riuscì a malapena a schivare il colpo, rimanendo ferito ad una spalla, poi si
limitò a sgranare gli occhi, continuando a tenere Train schiacciato al muro.
- Tu…. Come…. Black Cat!
- Te l’ho detto, non posso
dimenticare. Devo mantenere la promessa di vendetta fatta a Saya. Mi dispiace.
- Maledetto! Ancora con
quella strega!
In un impeto di rabbia,
Creed estrasse la sua spada, e la piantò nel petto di Train, che cadde a terra.
Solo dopo qualche secondo, il ragazzo si rese conto di quello che aveva fatto.
- No… Black Cat, scusa...
scusa… no… scusa…
Creed si inginocchiò
accanto a Train e lo abbracciò piangendo.
- Scusami… scusami… io… non
volevo… io…
- Non importa… io…
Il ragazzo tossì, vomitando
sangue.
- No, Black Cat, non
parlare, aspetta, forse Doctor ti potrà curare…
- No… è… troppo tardi….
io…. morirò… è giusto così…però… sappi che… io… ti…
La testa gli cadde sulla
spalla, con i suoi meravigliosi capelli che gli incorniciavano il viso pallido
e ormai inerme. La stanza si riempì di un silenzio innaturale. Un silenzio di
morte.
-NO. NO! NOOOOO!
Creed, il volto vicino a
quello di Train, provava un dolore muto, impronunciabile. Aveva ucciso con le
sue stesse mani, lui, Black Cat.
Piangendo lacrime amare,
gli pulì un rivolo di sangue all’angolo della bocca e poggiò le sue labbra
sulle sue, ancora calde.
- … Train…
Poi tirò fuori la spada
macchiata di sangue , e con un colpo si trafisse il cuore.
I corpi dei due ragazzi
caddero, uno a fianco dell’altro,
insieme, entrambi i volti bagnati da lacrime tristi.
Tre mesi dopo
La pioggia batteva
incessante nel vialetto, come aveva fatto per un’intera settimana. D’un tratto,
le pozze d’acqua che si erano formate, vibrarono all’arrivo di un gruppo di
persone, dei passi pesanti e dei passi più leggeri.
Davanti alle tombe di Train
e di Creed, due figure.
- Mi manca tanto.
- Già.
- Sai, Eve, secondo me
Creed ha voluto provocare di proposito Train, cercando di ucciderci.
- Mhm.
- Però le cose non sono
andate come lui aveva previsto. Noi due siamo vivi e Train è…
- …
- Che il cielo possa unire
coloro che sono stati separati dalle tristezze della vita.
-Amen.
Fine
EBBENE?che ve ne pare? Siamo
state all’altezza di altre fanfic molto migliori di questa? Beh, noi speriamo di si. se non vi spiace,
lasciate un commentuccio, anche piccolo piccolo, perché ci farebbe molto
piacere…!!! Bye!