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Autore: Phoenix_619    27/12/2011    4 recensioni
Ikki non vorrebbe festeggiare il Natale. Come potrebbe, dopo tutti gli atti che ha commesso? Qualcosa però gli farà cambiare idea...
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Phoenix Ikki, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ikki era seduto davanti a villa Kido. Quasi tutte le luci erano spente, tranne quelle della sala da pranzo. Il parco, inabissato in un silenzio assoluto, trasmetteva una sensazione di pace e tranquillità. Poche luci addobbavano l’ ingresso, ma ciò che veramente contava erano coloro che erano dentro casa. Sapeva perfettamente che là dentro quattro persone lo aspettavano scalpitando. in particolare una di esse era particolarmente felice. Scosse la testa, sorridendo dolcemente. Non sarebbe entrato. Non poteva. Non voleva. Con una mano accarezzò il box dell’ armatura, ora usato come sgabello. Si sentiva stanco, vecchio. Chissà quanti altri ragazzi dela sua età invece si divertivano, andavano a scuola, uscivano con gli amici. Di certo non avrebbero portato al colloquio di lavoro un curriculum con scritto: “Santo della Fenice, capace di resuscitare, eterno orso”.

- Chissà come mi sentirò a ottant’ anni – disse ad alta voce. Alzò lo sguardo al cielo annuvolato. Era il 24 dicembre, e Phoenix no Ikki era seduto sul suo box di fronte a Villa Kido, intenzionato a girare i tacchi e andarsene. Non tanto perché non volesse passare una serata con suo fratello e tre ragazzi che, doveva ammetterlo, erano diventati la sua nuova famiglia. Come poteva festeggiare una ricorrenza come quella, dopo che così tanto sangue lo aveva bagnato? Come poteva anche solo paragonarsi a quelle persone così pure, che mai avevano amati le battaglie, come invece era solito fare lui? Si alzò stiracchiandosi e si caricò il box sulle forti spalle. non fece in tempo ad allontanarsi di poche centinaia di metri che una vocetta squittì:

- Puoi disegnarmi una bambola?

- Come? – si girò stupito. Una bambina di circa sei anni era in piedi dietro di lui. Vestiva un leggero abito e delle scarpette rotte ai piedi. Aveva la pelle bianca come la neve, lunghi capelli biondi e occhi blu. Tremava visibilmente.

- Ho chiesto se potevi disegnarmi una bambola – ripeté pazientemente lei. “Non è possibile” si disse Ikki “una bambina che gira la notte di Natale con dei vestiti primaverili non può essere che un sogno”. Con questa convinzione rimase perfettamente immobile, incurante del freddo, a osservare la bambina, immaginando che da un momento all’altro sarebbe scomparsa. Invece lei era ancora lì, tremante ma determinata a farsi disegnare una bambola. Gli tese un taccuino e un mozzicone di penna. Allungò le mani e li prese, per avere conferma che non si trattava di un sogno. Abbozzò qualcosa che assomigliava vagamente a un giocattolo di parvenze umanoidi. La bambina riprese il taccuino, e dopo aver dato un ‘occhiata al disegno rise.

- Ma questa sembra più una polipo! – ok, Ikki non era bravo a disegnare, ma si offese un po’ anche se non era una questione d’orgoglio. Era pronto a ribattere, quando sentì le sue labbra distendersi in un sorriso. Lui, l’ eterno orso, sorrideva così, senza nemmeno un motivo? Un’ improvviso calore affiorò dal suo petto. La bambina tese nuovamente taccuino e matita, con una luce ingenua accesa negli occhi. Ikki lasciò che la matita scorresse sul foglio, sorprendendosi della facilità con cui la grafite lasciava un segno nero sul foglio. Non aveva mai avuto il tempo di dedicarsi a un hobby o a una passatempo particolare…

- Ma che bella! – la bambina gli strappò di mano il taccuino, contemplando con gli occhi luminosi il disegno.

- Senti – disse Ikki, riprendendo il ruolo del duro della situazione – è tardi, sarà mezzanotte, devi tornare a casa. – lei non sembrava ascoltarlo.

- Non è stato strano, quasi facile?

- Cosa?

- Disegnare. Con tutte quelle battaglie non hai mai pensato ad altro. – Ikki fece un passo indietro, preso alla sprovvista. - Le tue mani sono grandi e forti, ma hai impugnato quella matita come solo un pittore sa fare.

- Che importa? – balbettò lui, prendendo mano a mano sicurezza. – e poi su, è tardi, tornatene a casa! Devo accompagnarti? – credette di aver sentito male. Quella bambina poteva aver capito che era un cavaliere dal cloth posato a terra, ma le missioni e le guerre erano segrete ai civili… o no?

- Puoi accompagnarmi fin là? – disse lei, puntando un dito verso il cielo.

- Non prendermi in giro, ragazzina. – queste parole non erano dettate da rabbia come voleva far sembrare, ma dal suo disagio di fronte a quella creaturina.

- Se ti stessi prendendo in giro, ti direi che sei un peccatore. – Ikki considerò per un attimo quella frase. Non nascose un’ esclamazione di sorpresa. Forse quella bambina era una Dea? D’ altronde, Athena stessa non si era reincarnata in una neonata? Tutto poteva essere.

- Ma se volessi dirti la verità, ti direi che devi mantenere la tua promessa.

- Quale? – chiese debolmente lui, succube di quello che stava succedendo. Si convinse nuovamente che era solamente un sogno molto realistico.

- Hai promesso di dimenticare il passato, di slegarti completamente la lui. Fallo ora, ragazzo, e guarda avanti a te. – lei volse lo sguardo verso villa Kido. Le luci erano ancora accese.

- Quante persone ci sono là dentro?

- Quattro.

- Quattro in una villa così grande?

- Quattro che stanno strette nel mio cuore di pietra. – Ikki si lasciò cadere in ginocchio, in preda a un fortissimo capogiro, tenendosi la testa. Cosa stava succedendo? Non era possibile che una bambina di sei anni facesse quelle domande. Non era possibile che la vigilia una bambina chiedesse una bambola disegnata! Lei sospirò, prima di tornare a guardare il suo disegno.

- A volte ci si sente soli, non è vero?

- È per questo che mi hai chiesto una bambola? – disse lui, facendo scivolare le mani dai capelli e appoggiandole sulle ginocchia. Sentiva che sarebbe svenuto da un momento all’ altro. Forse si sarebbe svegliato.

- Una bambola può essere un tesoro speciale, anche se disegnata. Ma una persona vera sarebbe meglio, non trovi?

- Chi posso avere io? Non vedi come sto? – la voce calda del ragazzo era tremante. La bambina piegò il foglio e lo mise in tasca. Subito dopo si avvicinò al ragazzo. Si fissarono per pochi secondi. Due paia di occhi blu si persero incatenandosi nello sguardo dell’ altro, poi lei circondò il torace di Ikki con le sottili braccia, appoggiando l’ orecchio sul cuore. Chiuse gli occhi, ascoltando i battiti.

- Le pietre non possono battere. Il tuo cuore sì. Non hai più scuse. – Ikki si tolse la giacca, passandola sulle spalle della bambina. Un improvviso istinto paterno, lo stesso che per anni aveva riservato esclusivamente a Shun, lo avvolse.

- Vieni con me. Non ti lascio qua fuori al freddo.

- Con te vicino è impossibile. – si staccò dal suo petto, prendendogli le mani. Un’ aura bianca avvolse la bambina, calda, intima. Prese le sue grandi mani nelle sue piccole e fragili.

- Hai avuto centinaia di occasioni per riscattarti. Non ne hai sprecata nemmeno una. Non è facile redimersi completamente – disse mentre avvertiva un tremito dalle mani del ragazzo.

- C’è chi si pente, ma ricomincia a peccare una volta perdonato. Tu continui a tormentarti per nulla, cavaliere. Lo sento. Le mani dei peccatori sono fredde come il ghiaccio. Tu sei caldo come un sole di luglio. – il ragazzo ebbe un sussulto. La bambina gli sorrise dolcemente, prima di tornare a guardare le sue mani.

- Continui a odiarti per quel che hai fatto, e hai paura di “contaminare” anche chi ti sta vicino. Ma sei puro. Ti innalzi dalle tue ceneri più forte di prima. Ricorda che da solo non potrai mai assaporare la vita. - Alzò gli occhi al cielo, imitata subito dopo da Ikki. Nessuna nuvola copriva la volta celeste. Ogni stella era perfettamente visibile. Lentamente, la luminosità degli astri aumentò di dieci, cento, mille volte, creando un mosaico di luce che si specchiava negli occhi color mare di Ikki, rendendoli un unico punto luminoso. Ikki riconobbe la sua costellazione. L’ occhio della Fenice ammiccò da lassù, e un improvviso senso di pace e armonia lo pervase. Nessun pensiero turbava la sua mente. Scoprì quanto era meraviglioso sentirsi VERAMENTE libero. Libero dal passato, dalle preoccupazioni. Dal dolore. Così come erano divenute luminosissime, le stelle affievolirono fino a ridursi a fiammelle di candele. Si sentiva rinato. La bambina lasciò le sue mani, e si incamminò oltre il ragazzo, il quale rimase per un attimo immobile, prima di girarsi.

- Aspetta… ehi! – lei si fermò, girandosi.

- I tuoi peccati sono rimessi, Ikki.

- Come… come sai il mio nome?

- Torna nel tuo nido. – la bambina riprese a camminare. Ikki si alzò e prese a correrle dietro. Un altro capogiro lo prese, ma non mollò. La vista virò velocemente al nero. L’ ultima cosa che vide erano due ali bianche come quelle di un cigno, ma possenti come quelle di un’ aquila. Poi fu silenzio.

 

Dopo quella che sembrò un’ eternità, alcune voci ovattate giunsero alle sue orecchie.

- … ma dici che…!

- Shhhh! Così lo svegli!

- Sì ma insomma lo hai visto, no…?

- Non preoccuparti così, Shun, vedrai che… -Nonostante si sentisse debole, Ikki si alzò a sedere. Una voce acuta gli traforò i timpani.

- Ma non si può nemmeno dormire in pace qui…! - Una luce ferì i suoi occhi. Ci mise qualche attimo per mettere a fuoco. La prima cosa che riconobbe fu il volto di suo fratello, che lo osservava sorridendo gioiosamente. Era inginocchiato sul tappeto, a fianco del divano su cui Ikki era sdraiato. Dietro di lui, seduto sul basso tavolinetto c’era Seiya. Una mano si posò sulla sua spalla sinistra. Si voltò di scatto, riconoscendo il viso di Shiryu e quello di Crystal, entrambi in piedi dietro alla spalliera del divano.

- Ehi amico, tutto bene? – chiese il siberiano.

- Sì… credo…

- Nii-san! Mi hai fatto prendere un colpo! Ma come ti viene in mente di girare a dicembre per le strade senza giubbotto?! – Shun non si vergognava mai a mostrare i suoi sentimenti, e non risparmiò questo cazziatone al fratello. Ikki guardò la coperta di pile che gli copriva le gambe. La tolse e fece per alzarsi, quando un improvviso dolore alla testa lo fece ricadere sul divano. Shun lo sorresse, cercando di vedere la causa del malore sul volto pallido del fratello.

- Ikki-nii-san, cosa ti è successo?

- I-io… - Ikki guardò il fratello. Voleva dirgli tutto: della bambina, il disegno, le mani, il cielo, le ali… Shun vide soltanto le labbra bianche per il freddo balbettare qualcosa.

- … sono scivolato. Sì, ricordo: son scivolato sul marciapiede ghiacciato e ho battuto la testa. Mi fa un po’ male, tutto qui – disse rassicurando Shun, il quale si sgonfiò dalla tensione come un materassino bucato.

- Che spavento! Poteva esserti successo di tutto!

- Ma come sono finito qui? – i ragazzi si guardarono per decidere chi avrebbe preso la parola. Seiya si alzò e si schiarì la voce.

- Be’, erano le undici e non arrivavi ancora, così abbiamo pensato che magari stavi venendo, e abbiamo deciso di venirti incontro. Fatto sta che, a mezzo chilometro da qui, ti abbiamo trovato steso per terra, il cloth abbandonato da una parte e la giacca gettata dall’ altra. Abbiamo pensato che magari ti avevano attaccato, perciò ti abbiamo portato qui – anzi, fattelo dire, pesi anche troppo – e ci siamo preoccupati. Per poco non morivi assiderato.

- Dov’ è il box..?

- Tranquillo. È in una stanza dove abbiamo messo anche i nostri. – A Ikki non importava molto del cloth. Si sentiva in armonia con tutti, senza dover essere su un campo di battaglia.

- Senti, se hai fame, di là c’è un meraviglioso banchetto che sembra urlare “mangiatemi”. Certo, se ti senti debole… - un sorriso sincero si dipinse sul volto del santo della fenice.

- A dirla tutta ho un certo languorino… e il banchetto di cui mi hai parlato mi stuzzica molto.

La serata passò tra velocemente tra un boccone e una risata. Tutti, perfino Shiryu, si sentivano inclini alle battute e al riso. Ikki, una volta passato il malore, si sentiva bene come non era mai stato. Scompigliò scherzosamente i capelli del fratello, diede un paio di pacche sulle spalle a Seiya, discusse del meteo con Shiryu e arrivò perfino a ridere di gusto a una battuta di Crystal. Infine venne il momento più atteso: lo scambio dei regali. Ikki si ritrovò in poco tempo sommerso da carta da regalo colorata, decorata con agrifogli e babbi natali sorridenti. Si sentì avvampare le orecchie quando tutti lo guardarono.

- Ecco, io… non ho nessun regalo da darvi. – disse tutto d’un fiato. I ragazzi si guardarono.

- Ikki – disse Shiryu – per quel che ci riguarda il regalo più grande è vederti sorridere dopo così tanto tempo.

- Come? – disse lui, sinceramente sorpreso. Shun non potè far a meno di ridere per l’ espressione perplessa del fratello.

- Nii-san, non sei un fratello maggiore solo per me. Non te ne sei reso conto in tutti questi anni? – Seiya, Shiryu e Crystal arrossirono leggermente, prima di sorridere candidamente a Ikki.

- Sei d’esempio per tutti noi, anche se alcuni comportamenti non erano esattamente “cavallereschi”. Non finiremo mai di ringraziarti per tutte le volte che ci hai salvato la vita...

- Ah, piuttosto amico! – disse Seiya, frugando nella tasca dei pantaloni e interrompendo il profondo discorso di Shiryu– abbiamo qualcosa per te. Ma dove l’ ho messo…?

- Avevo ragione io a dire che non doveva tenerlo Seiya – brontolò Crystal – come minimo l’ha perso…

- Ecco qua! – esclamò il ridente ronzino, cavando dal nulla una scatola ricoperta da un elegante nastro di raso bianco. Lo mise fra le mani incredule della fenice, urlando un “buon Natale”. Tutti sarebbero scoppiati a ridere alla vista del ragazzo che osservava la scatola come se gli avessero messo fra le mani un disco volante. Ikki era infatti sorpreso e incredulo. Non si sarebbero stupiti se da un momento all’ altro si fosse preso a pizzicotti nel tentativo di svegliarsi da un possibile sogno. Ma per rispetto si limitarono a sorridere o, nel caso di Seiya, a infilare la testa nella scatola del panettone e ridere.

- Be’, non è mica una bomba – disse Crystal, alleviando l’ imbarazzo generale – aprilo, su! – Ikki osservò quei volti uno a uno, alla ricerca dei “vecchi” compagni che conosceva. Non erano certo in quella stanza, o meglio, non quelli che credeva di conoscere. Non un branco di ragazzini piagnucolosi e incapaci, ma quattro uomini, quattro fratelli. Con delicatezza sciolse il nastro, che scivolò senza un rumore sulle sue ginocchia incrociate. Aprì il cofanetto, e per poco il coperchio non gli cadde dalle mani. All’ interno uno splendido orologio nero brillava alla luce delle lampade, adagiato fra due morbidi cuscini.

- Così non farai più tardi, né alle battaglie né alle feste! – esclamò Seiya, cercando di rompere il ghiaccio. Ikki tirò fuori dalla scatola l’ orologio, incredulo. Sapeva che i ragazzi non avevano molti soldi a disposizione, e non osava immaginare quanto potesse essere costato quell’ oggetto.

- Io… no ragazzi, davvero, non posso accettare. Sarà costato una fortuna!

- Si vede che non sai proprio tenere da conto le persone – lo rimproverò Shun, prima di dire dolcemente:

- Per noi è un piccolo regalo che ti facciamo con piacere, Ikki-nii-san. È tutto l’anno che giriamo per cercarti un regalo adatto. Nemmeno io sapevo bene cosa regalarti, talmente eri schivo. Abbiamo pensato di farti un unico regalo, ma da parte di tutti noi. E – aggiunse, vedendo che il fratello stava per riprendere la parola – non azzardarti a rifiutare. – Ikki sospirò, poi allacciò l’ orologio intorno al polso sinistro.

- Mi sta alla perfezione. Davvero grazie.

 

La mattina dopo Ikki si svegliò sulla poltrona del soggiorno. Si stropicciò gli occhi, e guardò i suoi nuovi “fratelli”. Shun era arrampicato sulla poltrona davanti alla sua, e dormiva ancora profondamente. Crystal e Shiryu erano spaparanzati sul divano, mentre Seiya sonnecchiava sul tappeto. Si stiracchiò, notando l’ orologio ancora allacciato al suo polso. Si alzò dalla poltrona e andò nella sala d’ingresso. Uscì, e decise di fare una passeggiata nel parco della villa prima di rientrare. Indossò la giacca e aprì la porta lentamente, per non svegliare gli altri. Respirò a fondo l’ aria fredda della mattina. Osservò il giardino ricoperto di neve, caduta durante la notte. Al suo Otooto sarebbe piaciuto così tanto giocarci. Qualcosa catturò la sua attenzione. Delle orme fresche punteggiavano il candido manto, partivano dal muro di confine e continuavano fino a una finestra… la finestra che dava sul soggiorno dove Ikki e gli altri avevano dormito. Seguì le tracce, curioso di sapere chi poteva averle lasciate. Scavalcò il muro, scoprendo che le impronte continuavano anche oltre. Percorse qualche centinaio di metri, prima di ritrovarsi in un luogo che gli sembrava famigliare. Intravide una figura. Una piccola bambina, vestita troppo leggera per la stagione, con in mano un foglietto. Ikki stava per correrle nuovamente incontro, ma si bloccò. Rimase fermo sul posto, e sussurrò solo:

- Grazie.

 

 

Angolo Autrice:

Et Voilààààà!!! Phoenix si è rovinata la reputazione! No, ok, voglio subito dire che ho buttato sangue sulla tastiera, poiché, come molti di voi sapranno, scrivo quasi esclusivamente storielle leggere e divertenti. È stato anche difficile cercare di rimanere IC, ma ho la certezza che sono andata decisamente oltre l’ OOC. Be’, per intanto colgo l’ occasione per dire un “Grazie” a tutte le persone che hanno apprezzato la mia serie “School of Saint”, e un grazie speciale anche a ely natassia, che ha avuto la gentilezza estrema di dedicarmi una splendida poesia, che potete trovare nella fic “i Saints e le loro Muse”. Ehhhhhhh... so che è stata postata un pochino in ritardo dato che il Natale è passato, ma... oh, andiamo!

Phoenix

   
 
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