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Autore: Mendori    13/08/2006    9 recensioni
“Rin.”
La bambina sprofondò in quella parola che non capiva, sentendosi rassicurata e addolorata insieme.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Oggi come ieri

 

 

Oggi come ieri

 

*

 

 

 

Quel pensiero gli aveva solleticato la mente a lungo, piacevolmente.

L’aveva poi vista, e la sua andatura, seppur un po’ zoppicante e malconcia, aveva fatto riemergere in lui qualcosa.

L’immagine di una bambina gocciolante dai capelli impiastricciati, si fondeva d’un tratto nella sua mente con sorrisi e profumi di campo.

 

 

Il rumore della pioggia giungeva attenuato, continuo e familiare, diffondendosi nell’aria.

Forse era quella l’unica cosa a non essere cambiata nel tempo. Non era sempre la stessa acqua, quella che cadeva dal cielo, ma il suo odore non cambiava, il suo ticchettio rassicurante era sempre lo stesso.

Nella cucina fredda, priva di fronzoli, quel suono sembrava galleggiare piano, ammorbidendo i contorni duri dei mobili e fondendosi con il brusio indistinto della televisione accesa, nell’altra stanza.

Il latte, brontolando nel pentolino, mandava il suo profumo dolciastro e profondamente infantile, contribuendo a quella sinfonia.

Lui badava a queste cose, apprezzandole silenziosamente.

Evitava di gettare sguardi alla finestra e al suo cielo plumbeo e inquinato, inspirando piano l’aria piena di tenui sensazioni.

 

 

La bambina tese titubante le mani a lui, ricevendo il bicchiere colmo del liquido bianco e fumante.

Ne bevve un piccolo sorso, tastandone il sapore attenta. Assaporò poi avidamente il resto, mentre questo le  bruciava la gola, alzando alle stesso tempo gli occhi scuri alla figura ritta davanti a lei, impassibile.

Sentiva la pioggia picchiare e scivolare sulla casa e desiderò rimanere in quella stanza, sul divano che aveva inevitabilmente chiazzato di bagnato.

A quel pensiero contrasse le braccia, stingendo più forte il bicchiere bollente tra le mani, e tendendo il tessuto logoro del suo piccolo cappotto.

Lei rimaneva zitta. Anche lui.

La televisione ciarlava leggera, senza che nessuno le prestasse attenzione.

 

 

Lei stringeva ancora quel bicchiere tra le mani, anche se ormai vuoto e tristemente freddo.

Lo stringeva per potersi rifugiare nel suo fondo di vetro spesso quando lo sguardo insistente del suo osservatore la spossava.

Sentendosi esaminata così, ebbe improvvisamente voglia di piangere, ma gli occhi non le si bagnavano, per quanto ci provasse.

“Xie xie*” , ripeteva allora, con voce soffice e stanca, chinando il capo. No, non l’avrebbe capita, come lei non capiva il perché delle sue azioni. Tuttavia lo ripeteva comunque, mentre gli occhi le facevano male e la sua presenza l’assaliva lentamente. La lingua divideva un sottile confine tra lei e il mondo che la circondava, amplificando il suo disagio.

La televisione rideva stupida, senza che lei capisse il perché.

 

 

Sarebbe tornata volentieri sotto la pioggia, ora.

Aveva l’impressione che l’avrebbe guardata così in eterno.

I suoi occhi ambrati la attiravano e intimorivano al tempo stesso, come legati a qualcosa che non si riesce a ricordare abbastanza bene da stabilire se sia un sogno o un incubo.

La bambina preferì nascondersi, abbassando le palpebre, e avrebbe voluto dormire tanto quanto piangere.

Strinse più forte le gambe al petto, mentre il suo buio non le sembrava più così scuro, come se una luce calda e flebile le bruciasse davanti agli occhi chiusi.

Sentì il suo peso spostarsi sul divano, accanto a lei, ma non si mosse.

Una mano affondò nei suoi capelli sporchi e disordinati, attraendola a sé.

Lo avvertì posare il volto sulla sua testa e annusare forte.

Non aprì gli occhi.

 

 

Lei non si mosse. Non lo fece nemmeno lui, rimanendole appoggiato, pur non respirando il suo odore con la stessa insistenza. Lei, anzi, non avrebbe potuto dire se stesse effettivamente respirando.

Persa nel suo buio fece volentieri a meno di pensare, anche quando lui le parlò con la sua voce calma e vibrante.

Rin.”

La bambina sprofondò in quella parola che non capiva, sentendosi rassicurata e addolorata insieme.

 

 

Scoprì quanto era caldo e quanto fosse rassicurante abbracciarlo.

Se teneva gli occhi chiusi, il suo profumo era un odore conosciuto da sempre e le sue vesti morbide qualcosa dove cercare conforto. Il bisogno di parlare rimaneva in un angolo, dimenticato e inutile.

La bambina si sentì al sicuro e pianse in silenzio, mentre una mano le alzava il volto e una lingua calda lappava via la sua tristezza.

 

 

L'acqua continuò a scorrere. Scese da cielo, ancora e ancora.

Sesshomaru guardò dalla finestra, e pensò a Rin come alla pioggia.

 

 

 

 

…::::::…

 

*Nota:  “Xie xie” significa “grazie” in mandarino.

 

…::::::…

 

 

 

 

Posso dirlo? Ci sono sprofondata.

Nel senso che questa storia si è rubata deliberatamente più di tre ore della mia vita ( lo so, scrivo lentamente ^^’) , e non so quale sia il risultato.

So solo che avevo intenzione di riscrivere una vecchia storia che avevo buttato giù ai tempi, e ciò che ne è uscito è questo. L’unico particolare che è rimasto fedele alla vecchia storia è l’essere un AU. La prima doveva pure essere allegra. Evidentemente il mio pessimismo può tutto. o_o;

Posso dire sinceramente di non aver mai scritto una storia tutta d’un fiato come ho fatto con questa.

Posso dire sinceramente di essere un po’ stordita.

Manca di tante cose. Spiegazioni, soprattutto. Ma mi è uscita così, e non potevo fare a meno di scriverla. Mentre mandavo a rotoli i programmi della serata per finirla, avevo l’impressione che se mi fossi fermata non l’avrei mai terminata, e mi sarebbe rimasta sul groppo.

Ora ho pure l'impressione di non averla scritta io.

 

Riguardo al titolo, è preso dalla canzone omonima dei Gemelli Diversi, che ho ascoltato e riascoltato per tutta la scrittura. Mi piacciono le loro canzoni vecchie.

Comunque, ho iniziato ad ascoltare quella canzone solo perché mi faceva venire in mente la pioggia, ma neanche a farlo apposta il suo titolo si adatta bene alla storia, no?

 

   
 
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