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Autore: Yume Tsukino    29/12/2011    2 recensioni
Yume è una ragazza di sedici anni. Vive con i suoi zii paterni da quando aveva tre anni; non sa niente dei suoi genitori, loro le hanno lasciato solo un ciondolo a forma di luna che lei porta sempre al collo. Il giorno del suo sedicesimo compleanno viene portata nell'Accademia Cross, da quel momento la sua vita cambierà radicalmente!
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanabusa Aido, Nuovo Personaggio, Sorpresa, Zero Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO UNO: L’arrivo di una nuova studentessa.
Nessuno di noi sa cosa ci riservi il destino, siamo solamente dei burattini nelle mani della vita. All’improvviso, da un posto possiamo essere catapultati in un luogo assolutamente sconosciuto e lontano da quello che è il nostro posto, la nostra vita: come se, d’un tratto, il mondo si fosse stancato di noi e avesse deciso di movimentarsi un po’, mandando i nostri piani in fumo.
La mia vita era normale: amici perfetti, scuola un po’ meno, ma tanto, sai chi le ha mai dato tutta questa importanza!
Un giorno, però, anche il mondo deve essersi stancato di me e ha deciso di sconvolgere la mia esistenza girando a modo suo… Era successo così all'improvviso!
I miei mi avevano lasciata dagli zii paterni e loro, non appena compiuti i sedici anni, mi abbandonarono in un collegio. Era il giorno del mio sedicesimo compleanno, non sapevo ancora quanto la mia vita sarebbe cambiata.
Quando i miei genitori mi abbandonarono, insieme a me lasciarono solo un biglietto con su scritto: “Ti vogliamo bene, speriamo che crescendo tu possa capire il nostro gesto e non odiarci”.
Ricordo che accanto al biglietto c’era anche un ciondolo a forma di luna che porto sempre al collo, chissà poi perché… Ancora adesso non conosco le ragioni del loro gesto, ma non mi interessa conoscerle; d’altronde, cosa si aspettavano che potessi capire?! avevo tre anni quando mi hanno abbandonata…
- Favorisca i suoi dati - mi chiese lo strano tizio che stava alla segreteria.
- Yume, sedici anni, nata a – balbettai.
- Giri a sinistra e prenda il primo corridoio, in fondo c’è l’ufficio del preside, la sta aspettando -
Annuii e cominciai ad incamminarmi: era un istituto strano, buio, freddo e mi dava i brividi, quasi temevo che da un muro potesse uscire qualcosa e spaventarmi a morte!
Bussai alla porta:
- Posso entrare? -
-Prego prego, tu devi essere la nuova studentessa?– che strano! Il direttore sembrava più giovane di me e aveva i capelli sistemati meglio dei miei. Nonostante fosse il primo giorno di scuola in un istituto nuovo, portavo i capelli sciolti, infatti non avevo nemmeno avuto il tempo di sistemarli… patetico, no?
- Ehm si! Mi chiamo Yume – risposi.
- Accomodati pure, non stare in piedi! -
Mi sedetti sulla poltrona color cremisi che stava di fronte la scrivania…
- Allora Yume, parlami di te... -
- Eh? Vuole sapere di me? Che dire… sono un po’ sorpresa! Non credevo di poter mai essere sbattuta in quest’assurdo posto... -
Il direttore mi interruppe e cominciò a piagnucolare. “Che tipo strano” pensai.
- Perché pensi che la mia scuola sia assurda?-mi chiese quasi in lacrime.
- Be’, con tutto il rispetto, non è che fosse proprio mio desiderio quello di farmi spedire in un istituto a ventimila miglia da casa e per giunta il giorno del mio compleanno! - sentenziai.
- Ma quindi oggi è il tuo compleanno? -
Annuii imbarazzata mentre mi sistemavo meglio su quella scomodissima poltrona.
- Allora dobbiamo festeggiare! - esclamò cominciando a lanciare coriandoli per tutta la stanza.
“Questo è pazzo! Ma dove sono andata a capitare?!” pensai tra me e me.
- Questa sarà la tua stanza- mi disse il direttore Cross dopo avermi fatto fare il giro del dormitorio “Sole”. Chiesi al direttore il perché di questo nome: mi rispose che era una lunga storia che forse mi avrebbe raccontato, un giorno!
Okay, le mie teorie su quell’uomo si stavano consolidando ancora di più: era sicuramente fuori di testa!
- Spaziosa - commentai.
Era abbastanza grande, certamente più grande della mia precedente stanza, il letto era sotto la finestra e c’era un armadio vicino la porta d’entrata.
- Per qualsiasi cosa, puoi chiedere aiuto al sottoscritto -
- La ringrazio. Spero di ambientarmi il più in fretta possibile –
- Ne sono certo –
Mi lasciò sola in quella stanza così vuota e buia. Nonostante tutto, però, riuscivo a sentirmi a mio agio, come se fossi a casa. Non conoscevo nessuno in quella scuola e il pensiero che l’indomani mi sarei dovuta presentare a lezione mi terrorizzava da morire.
Disfeci le valigie, sistemai le mie cose nell’armadio e mi sdraiai sul letto.
Ero esausta, il viaggio era stato lungo e non avevo alcuna voglia di scendere a cenare con il direttore, dato che aveva insistito affinché potesse sdebitarsi in qualche maniera per il compleanno.
“Ma che bel regalo, zia Mai e zio Koga” pensai “ proprio un bellissimo regalo!”
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dai miei pensieri.
L’indomani…
- Stai zitta, razza di rompiscatole! - urlai alla sveglia.
Prima di accorgermi che era passata tutta una nottata e che adesso mi toccava andare a scuola, ci volle un po’!
- Dannazione, non posso arrivare in ritardo giusto il primo giorno di scuola! -esclamai precipitandomi  nel corridoio.
“Aula 44, aula 44! Ma dove diavolo si trova?”pensavo disperata correndo.
- Ti serve aiuto? - mi chiese una ragazza con i capelli lunghi, tendenti al color caramello.
- Ehm, veramente, sì grazie: cerco l’aula 44, sono nuova e non so bene come muovermi in questo istituto -
- Anche io stavo andando nell’aula 44, vieni, seguimi, possiamo andarci insieme-
- Grazie dell’aiuto! -
- Figurati! Mi chiamo Kaori- mi disse, porgendomi la mano.
- Yume! -
- Tu devi essere la nuova studentessa, allora? - mi chiese.
Annuii mentre sistemavo la divisa: non avevo avuto nemmeno il tempo di abbottonare la divisa!
Era una ragazza graziosa, portava dei lunghi capelli raccolti in un mezzo chignon e somigliava a quelle bambole di porcellana da collezione: inquietanti! Le ho sempre odiate, fin da bambina, ma lei non lo era, quindi non avevo motivo di odiarla.
Arrivate in aula ci sedemmo tra gli ultimi banchi. Kaori era intenta a leggere un libro vecchio e con le pagine giallognole mentre io cominciai a guardarmi intorno, per osservare meglio la gente che ci circondava.
- Buongiorno - il professore entrò in aula.
- E questo chi è? - chiesi a Kaori.
- Si chiama Toga Yagari, è il professore di etica -
- Ohh, interessante. Perché ha quella benda sull’occhio?- chiesi incuriosita.
- Non lo so di preciso, ricordo che il primo giorno di scuola ci disse che era stato il prezzo per la vita che aveva condotto -
“Ci risiamo! Ecco un altro esaurito, che blatera cose senza senso. Ma in che razza di scuola sono capitata?!” pensai sconvolta prendendo i libri dalla borsa.
- Tsukino Yume, tu saresti la nuova studentessa?- mi chiese il professore.
Scattai in piedi e mi presentai alla classe.
- Come vedo Kiryu è di nuovo assente -
- Chi è Kiryu? – chiesi a bassa voce a Kaori.
- Un nostro compagno, è da un po’ di giorni che non si fa vedere. Alcuni sostengono che se ne sia andato, ma io temo che gli sia accaduto qualcosa -
- Qualcosa? -
- Sì, oltre ad essere un alunno, è anche un cacciatore di vampiri -
“Perfetto, qui sono tutti pazzi! Adesso vorrebbero farmi credere che esistono i vampiri?!”
- E tu ci credi? -
- A cosa? - mi chiese.
- Ai vampiri - replicai.
- Personalmente parlando, non ne ho mai visto uno, e non mi piacerebbe incontrarlo! Però c’è chi sostiene che in paese, camminino per le vie sotto sembianze umane -
Un brivido mi attraversò la schiena, insomma! Non ci credevo ai vampiri, è ovvio, ma mi spaventava l’idea che potessero esistere e, ancora peggio, che stessero qui sotto al mio naso!
Fin da piccola, ricordo che gli zii mi raccomandavano di stare lontana dai tipi sospetti, sostenendo che poteva trattarsi di creature assetate di sangue; mi proibivano anche di uscire di casa, ripensandoci! Lo zio mi accompagnava a scuola e veniva a prendermi all’uscita, e se chiedevo loro di poter uscire con le amiche, trovavano sempre una scusa per farmi rimanere dentro, chiusa in casa.
Mi chiedevo il motivo del loro strano comportamento, ma, in fin dei conti, pensavo che fosse solo un modo morboso di dimostrarmi il loro affetto, il che, considerando lo stato in cui mi trovavo emotivamente, funzionava! E adesso, invece, avevano deciso di mandarmi in una scuola lontana miglia e miglia da casa e senza la possibilità di potermi sorvegliare notte e giorno…bah, chissà cosa gli è preso!
Concluse le lezioni ci incamminammo verso la biblioteca scolastica. Nel liceo che frequentavo prima eravamo un po’ indietro con i programmi quindi Kaori mi aveva proposto di studiare insieme, per potermi essere d’aiuto in caso di difficoltà, cosa molto plausibile.
- Wow, questa biblioteca è molto fornita! E’ immensa! La nostra consisteva in quattro scaffali pieni di libri vecchi e impolverati -commentai.
- Eh sì, puoi trovarci libri scritti, addirittura, più di sette secoli fa’-
- E quella porta? -
- Non so dove conduca. Ci è proibito entrare, inoltre è anche chiusa a chiave! – disse Kaori.
- Yume Tsukino! A rapporto in presidenza! -mi disse un tipo strano con gli occhiali.
- Scusami, ci vediamo più tardi! -
- Tranquilla, a dopo!-
- Mi ha chiamata?- chiesi entrando.
- Si, avrei bisogno che tu mi faccia una piccola commissione -
 - Mi dica - “Che seccatura”pensai “ non ha qualcun’ altro da importunare?”
- Dovresti andare a fare compere per me, ecco la lista - mi porse un foglietto. “ Latte, uova, farina…”
- Ma non sono mai stata in paese, non so nemmeno come arrivarci!-
“Cambia idea e manda qualcun’ altro, mi secca immensamente fare la spesa!”
- Per trovare il negozio segui le indicazioni che ci sono sul foglio, non potrai perderti, tranquilla! -
Mi rassegnai all’idea di dover fare la spesa per il direttore e cominciai ad incamminarmi...
Non ero mai stata in paese e avevo paura di sbagliare strada, perciò presi il foglietto dalla parte delle indicazioni e… “ Cosaaa? Che cos’è questo scarabocchio! Sarebbero queste le infallibili indicazioni del direttore!?! Lo sapevo che non mi sarei mai dovuta fidare di quel “tonto”! E adesso? Sarà meglio proseguire e chiedere indicazioni…”
Mentre camminavo mi venne in mente il discorso di Kaori, pensai alla possibilità di incontrare un vampiro proprio mentre tornavo in collegio: rabbrividii. Cominciai a guardarmi intorno sospetta e affrettai il passo…”Mannaggia a me e a quando mi sono andata a cacciare in questa situazione!”
“I vampiri non esistono, non avere paura!” mi ripetevo per farmi coraggio“ Non ne incontrerai uno, Kaori stava solo scherzando, in fin dei conti anche lei ha detto che non esistono!”.
Riconobbi l’insegna del negozio indicatomi dal direttore ed entrai. Comprai il necessario, mi incamminai di corsa verso la scuola, stava facendo buio. Nella fretta mi tagliai la mano sbattendo contro una vecchia ringhiera arrugginita.
­- Ahi, ci mancava solo questa! Non ho nemmeno un cerotto con me! -
- Ti serve aiuto?- mi chiese un uomo con uno strano cappotto.
- No no, grazie. Mi sono solo…-
- Che buon odore! -
- Ehh, scusi? -
- Il tuo sangue ha proprio un buon odore! Me ne faresti assaggiare un po’ ?-
- Che cosa?!- mi misi ad urlare.
“No, non dirmi che è vero! Non dirmi che quest’uomo è un vampiro! No, non può essere!”
Corsi via cercando di non farmi raggiungere da quello strano tizio che mi veniva dietro.
Per la fretta avevo dimenticato di prendere le borse che avevo poggiato sul marciapiede all’angolo.
“Che qualcuno mi aiuti, non voglio morire uccisa da un vampiro! Io nemmeno ci credevo ai vampiri! Dannazione!”
Andai a sbattere contro qualcuno. Sperando che non fosse il vampiro assetato di sangue, alzai lo sguardo: davanti a me c’era un ragazzo con i capelli color argento e con gli occhi di un malva intenso; nella mano destra teneva una pistola. “Una pi-pistola?!...oh mamma, forse era anche peggio!”.
- Ti prego non uccidermi - balbettai.
- Finalmente ti ho preso, bocconcino mio! - urlò il vampiro, che intanto mi aveva raggiunta.
“Sono morta, me lo sento!”
- Non ti azzardare ad avvicinarti! - Gli puntò la pistola contro.
- Non ti impicciare, ragazzo! Lei è la mia preda-
- Io cosa?- mi intromisi.
- Scappa, a lui ci penso io!- mi disse il ragazzo, afferrandomi per un braccio.
Mi nascosi dietro un muro mentre provavo a medicarmi la ferita con un lembo della camicia.
Sentii il rumore delle pallottole e l’uomo urlare: mi gelò il sangue!
- Ti avevo detto di scappare! - mi disse il ragazzo.
Rimasi in silenzio, tremante di paura.
- Sei… sei una studentessa dell’Accademia Cross?-
- Si- balbettai.
- Ti riporto indietro -
- Dovrei andare a recuperare le cose che ho lasciato per strada, prima-
- Lascia stare, si sta facendo buio! E non è il caso che resti ancora fuori. Tra un po’ qui comincerà a pullulare di quei vermi! -
Mi accompagnò fin dentro all’accademia. Però io avevo ancora paura, non credevo che i vampiri potessero esistere sul serio! Kaori aveva ragione: si aggirano per le vie del paese sotto mentite spoglie. Mi chiedo cosa mi sarebbe successo se non fosse arrivato quel ragazzo.
- Mi scusi se non le ho portato ciò che mi aveva chiesto, direttore, ma un vampiro…-
- Oh non preoccuparti! E’ tutta colpa mia, avrei dovuto informarti riguardo la storia dei vampiri, spero che non ti abbiano fatto nulla, povera cara -
“ Ah certo! Ci pensi ora! A quest’ora, se fosse stato per te, sarei già morta!”
- No, per fortuna è intervenuto…-
- E’ sempre il solito incosciente, lei! – m’interruppe lui, rivolgendosi al direttore.
- Ma Kiryu, io… -
“Allora lui deve essere il ragazzo di cui parlava il prof!” pensai tra me e me.
- Poteva benissimo andarci lei a fare compere! -
- Zero sei sempre così cattivo nei miei confronti! - il direttore cominciò nuovamente a piagnucolare.
- Non lo sopporto quando deve fare così - commentò Zero – Me ne vado! -
Si incamminò verso la porta ed io gli corsi dietro.
- Aspetta! -
Si girò e mi fissò in silenzio.
- Io… io ti volevo ringraziare per avermi salvata! Se non ci fossi stato tu, a quest’ora non sarei più a questo mondo -
- Non ringraziarmi, anche tu avresti fatto così al mio posto… o almeno credo -
- Ecco, credo che noi due siamo nella stessa classe. Kaori mi ha detto che non vieni da qualche giorno a scuola. I professori chiedono tutti di te e in classe pensano che ti sia successo qualcosa -
Continuò a fissarmi.
- So che non mi conosci, e lo stesso vale anche per me, però vorrei che tu tornassi a scuola, per mostrare ai professori che non c’è motivo di preoccuparsi -
Mi sentivo parecchio sciocca a chiedergli una cosa del genere, in fin dei conti nemmeno ci conoscevamo, ma in quel momento mi era sembrata una cosa così naturale.
Lui sorrise e si incamminò verso la città.
 
 
   
 
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