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Autore: lady hawke    15/08/2006    11 recensioni
Non c'è giorno, non c'è notte che un cavaliere non passi sognando battaglie, imprese duelli. Noi li abbiamo sempre celebrati per questo, forse troppo. Ma mai abbastanza per ricordarli per quello che sono: uomini. Uomini che dimenticheremo in fretta. Breve one-shot tratta dal romanzo di Sir Walter Scott Ivanhoe.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come polvere sull’erba

Era impossibile non notarla, poichè si stagliava per la sua imponenza nel piccolo cimitero della chiesetta di campagna. Passando per il sentiero era lì, semi-nascosta e bellissima: la tomba del possente Campione. Mangiata dall’erba e dai rovi, la pietra consumata dalla pioggia e dal sole, l’iscrizione e l’effige ormai illeggibili. E sotto il corpo di un eroe, un cavaliere fautore di grandi imprese. Ecco. Questo è il destino in cui incorre chi insegue la Gloria.

Un destino uguale quello di ogni altro, anche del più umile. Solo la terra dei campi.

Chi fu?

Chi amò?

Per quale causa combattè?

Presto nessuno lo avrebbe ricordato.

Questi pensieri invasero la mente di Rebecca mentre accompagnava il vecchio padre verso la città, come sempre, ancora una volta. Aveva sempre sentito di essere irrimediabilmente diversa, eppure era nata e cresciuta in mezzo ai cristiani; malgrado ciò sapeva che non sarebbe mai riuscita a comprenderli.

La parola “Cavalleria”, per lei così vuota e sorda, bastava ad infiammare il cuore degli uomini di valore d’una passione insana. Ricordava bene le parole di Ivanhoe, il cavaliere a cui tanto doveva, sebbene fossero passati dieci anni ormai. Rivedeva con sorprendente precisione l’ardore dardeggiante di quegli occhi; quell’anima infiammata sembrava vivere solo per l’Onore. Avrebbe desiderato averlo lì accanto a lei in quel momento, per mostrargli quale fosse il fine ultimo che certamente ancora inseguiva.

Inconsapevolmente arrossì, sorpresa lei stessa per quel suo pensiero inadeguato, distogliendo solo per un attimo lo sguardo dalla pietra tombale. Ritornò a fissarsi su quel ricordo, alle parole che si erano rivolti.

Concitato, Ivanhoe le aveva detto che perfino lei stessa, un’ebrea, mossa dall’onore sarebbe potuta morire per esso. Certo, ma allora un turbine di eventi l’aveva costretta ad attaccarsi alla sua forza di volontà per sopravvivere. Ma una cosa era difendere se stessi, evitare di farsi calpestare come cani randagi, ben diverso era versare sangue in nome di un ideale inesistente ed effimero come l’aria. Il suo popolo lo sapeva bene.

Tutto questo ardimento porta alle fiamme dell’Inferno, e niente altro. Solo buio, sofferenza e tormenti, mentre l’antico guerriero giace dimenticato alle spalle.

Note: Non credo esistano molte storie ispirate a questo romanzo. Però il personaggio di Rebecca mi è rimasto nel cuore, così diverso dalla classica donzella medievale, da Rowena. Essendo ebrea è irrimediabilmente diversa, come se fosse marchiata. E per questo è vera, è viva. Lotta con tutte le sue forze in un mondo che è le perlopiù ostile. Per questo la amo per questo affascinerà Ivanhoe stesso più di quando egli non vorrà mai ammettere.

  
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