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Autore: Rosebud_secret    30/12/2011    17 recensioni
Vide Sherlock riverso a terra ai piedi del letto.
Non si fece prendere dal panico, anche perché quella scena si ripeteva da settimane, ormai.
Si chinò su di lui, afferrandolo sotto le ascelle e lo sollevò sul letto.
Gli scostò i capelli dalla fronte sudata e vi posò sopra la mano.
Era gelida.

Primo tentativo di una storia su Sherlock, una serie che riesce a trascinarmi fuori dai problemi di questo periodo, spero vi piaccia e che mi lascerete un commentino.
Nota: è ambientata dopo gli eventi del "Grande Gioco".
Nota 2: so che nelle note avevo messo l'indicazione "slash" ma, proseguendo con la storia, mi sono resa conto che si tratterà per lo più di una bromance, quindi ho deciso di togliere l'avvertimento "slash".
Ros.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The blog of Dr. John H. Watson'
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The blog of Dr. John H. Watson

 

 

24 Novembre 14.20

 

Particolari in più:

 

Ti guardai, ma tu non sembrasti vedermi, mi lanciasti solo una debole occhiata, tutto preso come eri da... ehm, credo di non aver nemmeno capito che cosa stessi facendo, dietro a quel microscopio.

Chiedesti a Mike di darti il suo cellulare, perché il tuo non prendeva, quindi ti offrii il mio.

Il tuo ringraziamento arrivò flebile come il battito d'ali di una farfalla.

Ti avvicinasti, mentre lui ci presentava.

Per prendere il telefono mi sfiorasti le dita ed io provai un brivido, come se mi fossi trovato di fronte a qualcosa di estremamente raro, pericoloso forse, ma senza dubbio affascinante.

 

-Iraq o Afghanistan?-

 

La domanda mi lasciò perplesso ed anche un po' infastidito.

Allora notasti anche me, non solo il mio telefono! Ciò non toglie che non fui affatto felice che ti facessi gli affari miei con una tale impudenza.

Mi arrischiai con un diplomatico:

 

-Come scusi?-

 

Tu ti limitasti a ripetere la domanda e fui costretto a rispondere.

Molly ci interruppe e tu sorseggiasti il tuo caffè, poi mi facesti una domanda davvero inaspettata:

 

-Le piace il violino?-

 

Il... violino?

 

Quale fu la mia prima impressione di te?

Non mi so rispondere, ti ascoltai, rapito, mentre un fiume di parole pronunciate troppo in fretta mi travolgeva.

Dove stavi correndo, misterioso sconosciuto?

Ancora mi chiedo come si faccia a dimenticare UN FRUSTINO DA FANTINO in un obitorio... Ma da te, ormai, mi aspetto ogni cosa.

Nemmeno mi avevi detto il tuo nome e già volevi abitare con me.

 

-Non sappiamo nulla l'uno dell'altro.- obbiettai.

 

Mi riassumesti in due parole la storia dell'ultimo periodo della mia vita ed io rimasi sconvolto.

 

-Io mi chiamo Sherlock Holmes.-

 

E così tutto è iniziato...

 

Lo ricordo come se fosse successo ieri, non avrei mai voluto staccarmi da te, ma, adesso che siedo nel tuo disordinato studio, rifletto e non riesco a non sentirmi in colpa per le volte in cui ho pensato di non sopportarti più, ma come potevo?

Ti eri preso tutto: la mia attenzione, il mio tempo, il mio affetto e non ti bastava.

Eri avvolgente, soffocante, mi spaventavi, ma ora mi spaventi ben di più.

Quel tuo travolgente bisogno di attenzioni mi stava schiacciando e stavo davvero finendo con l'odiarti, Sherlock, persino quando non c'eri, non pensavo che sarei stato peggio, ma mi sbagliavo.

Ora non mi vuoi intorno, sei cocciuto, testardo e benché la mia assistenza ti sia indispensabile, ti ostini a voler fare tutto da solo, compromettendo la tua salute e la mia pazienza.

Ti sei forse scordato di essere gravemente malato?

Penso che proverò un'altra volta ad entrare nella tua camera, per controllare le tue condizioni e portarti il pranzo.

Ovviamente mi rivolgo a te come se ti stessi parlando a voce perché LO SO che mi leggi, anche se tutti i dottori che ti hanno visitato, (quindi non solo io), ti hanno sconsigliato di farlo per tempo prolungato.

Attendo una tua risposta affermativa.

 

9 Commenti:

 

Non avrai la mia risposta “affermativa”, avanzati di salire, non ho appetito. Le virgole non sono necessarie quando si pone un inciso tra parentesi e i tuoi periodi sono pesanti come macigni.

 

Sherlock Holmes 24 Novembre 14.23

 

 

 

Possibile che questo sia diventato l'unico modo di comunicare?! Vuoi davvero che il mondo si faccia gli affari tuoi???

 

John Watson 24 Novembre 14.24

 

 

 

La punteggiatura non ti ha fatto niente, lasciala fuori dalle nostre questioni.

 

Sherlock Holmes 24 Novembre 14.24

 

 

 

Smettila di pensare alle dannate virgole e apri quella porta, o la sfondo, sei avvertito.

 

John Watson 24 Novembre 14.46

 

 

 

Sherlock?

 

John Watson 24 Novembre 14.47

 

 

 

Ok, te la sei voluta.

 

John Watson 24 Novembre 15.00

 

 

Brutti momenti, ragazzi?

 

Anonimo 24 Novembre 16.17

 

 

Ma cosa succede? Sherlock sta male? E' per questo che non vi fate vedere da due settimane? Perché non rispondete al telefono?

 

Molly Hooper 24 Novembre 17.03

 

 

Dottor Watson dubito che i lettori capiranno nulla se continuerà a raccontare i fatti in modo così criptico. Coraggio, ci sveli che cos'è successo e come mai non scrive più nulla sulle sue “avventure”.

 

Anonimo 24 Novembre 22.32

 

 

***

 

John si alzò dalla poltrona, abbandonando frettolosamente il computer sul tavolinetto.

Salì al piano di sopra, reggendo il vassoio con fare impacciato.

La porta, come prevedibile, era chiusa.

Bussò, senza ottenere alcuna risposta.

 

-Sherlock!- berciò. -Oh, maledizione! Sherlock!-

 

Tutto quello che ottenne fu un lungo, spettrale silenzio.

Posò il vassoio sul mobiletto del corridoio, poi con un calcio sfondò la serratura. Rifletté sul fatto che Mrs. Hudson non avrebbe apprezzato per niente la cosa, ma il pensiero passò in secondo piano, quando vide Sherlock riverso a terra ai piedi del letto.

Non si fece prendere dal panico, anche perché quella scena si ripeteva da settimane, ormai.

Si chinò su di lui, afferrandolo sotto le ascelle e lo sollevò sul letto.

Gli scostò i capelli dalla fronte sudata e vi posò sopra la mano.

Era gelida.

Anche questa non era una novità.

Afferrò il termometro elettronico dal comodino e gli misurò la temperatura. Il responso fu di 34.6 C°, di nuovo in ipotermia.

Chiuse gli occhi, scuotendo la testa rassegnato.

Lo coprì e si rialzò.

Cercare di farlo mangiare era inutile, non si sarebbe svegliato per ore.

 

***

 

-J-John!-

 

Sherlock precipitò in salotto, crollando in ginocchio oltre la soglia.

Strinse la moquette tra le dita, mentre una fitta di dolore gli rendeva impossibile l'uso delle gambe.

Emise un lugubre gemito gutturale.

 

-John!- gridò di nuovo.

 

Il dottore, ancora addormentato sul divano, si svegliò di soprassalto.

Accorse da lui in un lampo, sollevandolo in piedi.

Il suo urlo straziante lo spaventò al punto che si affrettò a farlo stendere sul divano.

 

-Non avresti dovuto alzarti.- gli disse, misurandogli i battiti con una rapida stretta del polso.

 

Sherlock sbatté le palpebre un paio di volte, come se non avesse ben compreso le parole dell'altro.

Deglutì, elaborandole.

Il pallore del suo volto brillava alla luce dell'abat-jour.

 

-Ricordo di essermi alzato per aprirti la porta...- mormorò in modo sconnesso.

 

Gli occhi scuri di John si accesero per la preoccupazione.

 

-Questo è successo ore fa...- commentò.

 

-Cosa?-

 

Sherlock si afferrò le tempie con una mano, stringendole tra il pollice e l'indice. Il mal di testa improvviso lo stava facendo impazzire, tanto da fargli scordare il dolore alle gambe.

L'altro salì al piano di sopra e gli portò una coperta.

 

-Cerca di dormire.-

 

-SAI BENISSIMO CHE NON CI RIESCO!-

 

John sospirò di fronte al suo repentino cambio d'umore e lo spinse di nuovo giù, puntellandogli una mano sul petto.

 

-Provaci!- digrignò tra i denti.

 

Sherlock si abbandonò con la testa sul cuscino, gli occhi aperti e lo sguardo perso nel vuoto.

 

-Devi scrivere tutto.-

 

-Scrivere tutto? Che diavolo significa “scrivere tutto”?- chiese John, allibito.

 

Sherlock gli scoccò un'occhiata malevola. -Inizi ad avere anche tu dei sintomi, o sei solo tardo di natura?!- ringhiò, stringendosi maggiormente le tempie.

 

Il dottore si zittì e chinò il capo.

 

-Dove?- chiese semplicemente.

 

-Sul tuo blog.-

 

***

   
 
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