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Autore: Satomi    30/12/2011    1 recensioni
[Il Corsaro Nero] [partecipante alla challenge "Diamo visibilità a chi non ne ha" di Nuvola barocca]
“Il vostro senso dell’onore è invidiabile, conte di Lerma, tanto quanto è deprecabile il vostro amor patrio."
Un confronto. Due nobili.
Due punti di vista.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~ Questa storia partecipa alla challenge Diamo visibilità a chi non ne ha di Nuvola Barocca ~

 

 

Per onor proprio
 

“E voi credete, cavaliere, che egli possa sospettare di me?... Il fiammingo è astuto, lo so, credo però che non oserà incolparmi. D’altronde la caravella è mia, l’equipaggio mi è devoto e se vorrà tentare qualche cosa contro di me, perderà il tempo ed il fiato.”

da “Il Corsaro Nero”, trentatreesimo capitolo

 

“Siete stato voi.”
Mi vedo opporre uno sguardo fermo e impassibile, non fosse per quella scintilla beffarda che lo tradisce: dinanzi a me non ho un innocente offeso da un’accusa infondata, bensì un altero nobile che sfida la mia autorità.
E chi sfida è sempre colpevole.
“E se così fosse?” Il conte si crede senz’altro sicuro sulla sua nave, altrimenti non si concederebbe un passo falso dopo l’ altro. “Avete peccato di prudenza e soprattutto di decenza” replico sprezzante, “non tentando neanche di nascondere la vostra colpa.”
“Così facendo avrei recato offesa alla vostra intelligenza, signor governatore.” La tranquillità di costui mi irrita; darei qualunque cosa per cancellare questo sprezzo che gronda dalle sue parole senza tuttavia curvargli le labbra. Non potete nulla, sembra dire.
Si sbaglia di grosso.
“La vostra caravella è requisita” decreto. “Debbo recarmi a Coro quanto prima.” Il conte di Lerma non fa una piega ma lo sprezzo non scompare.
“Non ritenete più Gibraltar una città sicura, eccellenza?” Anzi, aumenta.
“Grazie a voi, non più.” Il suo sguardo diviene più duro e tagliente quando afferma: “Non sarà un uomo in più a farla capitolare.”
“È un tentativo di giustifica al vostro operato?”
“Io sono un gentiluomo, signor governatore, che non dimentica chi gli ha salvata la vita.”
“E tradisce la sua patria.”
“Non l’ho tradita più di voi.”
Maledetto! Solo ora comprendo cosa di lui mi faccia ribollire d’odio: non che mi abbia rinfacciato i miei trascorsi senza il minimo pudore, né tanto che abbia trasgredito i miei ordini e rimesso in libertà il mio peggior nemico.
Lo odio perché, al contrario di me che ripenso ogni giorno a quelle porte che io ho fatte aprire e a quella pallottola sparata a tradimento, lui non mostra il benché minimo segno di pentimento per la sua scelta. Non perché lo nasconda - lo capirei -; è semplicemente convinto d’aver la coscienza immacolata.
A torto.
“Siamo in vista di Gibraltar, eccellenza.”
“Sbarcherete con gran parte dei soldati, esclusi quelli addetti alla sicurezza della mia persona.”
“Era già nelle mie intenzioni, eccellenza.”
Si burla di me, lo sciagurato, lo vedo dall’alterigia con cui mi volta le spalle e dal passo deciso, marziale con cui solca il ponte. Sa che non posso fargli nulla, non su una caravella di sua proprietà e con un equipaggio alle sue dipendenze.
“Il vostro senso dell’onore è invidiabile, conte di Lerma, tanto quanto è deprecabile il vostro amor patrio” sibilo tra i denti, e il legno della murata scricchiola lì ove la mia mano ha stretto. Lui, seduto nella scialuppa, si limita a porgermi i suoi omaggi. “Ci rivedremo, eccellenza, se i colpi filibustieri mi risparmieranno” dice, ma io mi auguro tutt’altro. E attendo che sia lontano per concedermi la mia, seppur infima, rivincita.
“Prendete il pilota e conducetelo sottocoperta” ordino a due dei miei ufficiali. “Sapete cosa farne.”
 Non ho nessuna intenzione di sporcarmi le mani personalmente.
L’ho già fatto una volta, e mi è bastato.  

[500 parole]

 

Note dell’autrice:  ammetto candidamente che, nei pensieri espressi da Wan Guld in questa flash-fic, c’è buona parte delle mie considerazioni circa il personaggio del conte di Lerma; naturalmente ho cercato di contestualizzare il tutto e di non sforare nell’OOC.
Il castigliano ricopre, nel romanzo, il ruolo di aiutante del protagonista, visto che per ben due volte aiuta il Corsaro a trarsi d’impaccio (la prima, dopo l’avventura nella casa del notaio, fa sì che lui e i suoi filibustieri passino tranquillamente per il giardino d’un marchese suo amico; la seconda permette al Corsaro, Carmaux e Wan Stiller di fuggire dalla caravella sotto il naso dello stesso Wan Guld). Però io sono sempre stata molto critica nei suoi confronti: sarà per la mia ottica di ragazza moderna o per i miei gusti personali, fatto sta che per me un uomo che lascia libero un nemico poco prima di una battaglia che sa avverrà, per pagare un debito e salvare il proprio onore di nobile, non è propriamente una persona che io stimerei.
Per quanto riguarda il “rimorso” che qui faccio provare a Wan Guld, non è un tentativo di rivalutare un personaggio che, ammetto, apprezzo - e molto più del conte di Lerma. È lo stesso Salgari che, nel capitolo, ci mostra un disagio e un’angoscia evidenti quando il duca discute del passato col Corsaro Nero.
Il pilota citato a fine flash-fic viene punito perché è stato diretto complice del conte, fingendo di non vedere i filibustieri che prendevano i largo colla scialuppa lasciata incustodita.

   
 
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