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Autore: tikei_chan    03/01/2012    3 recensioni
È il giorno che cambierà la vita di Itachi, l'ultimo che potrà trascorrere al villaggio: da quella sera diventerà infatti un ricercato criminale e dovrà lasciarsi la sua vecchia vita, ormai distrutta, alle spalle. Ma non riesce a convincersi che allontanarsi dal suo fratellino senza una parola, un saluto, sia la cosa giusta da fare.
Per questo il suo ultimo pomeriggio è dedicato a lui, Sasuke. Per dargli delle spiegazioni, in parte, e per lasciargli un ricordo che, quando sarà ormai lontano, gli servirà per sapere chi era veramente suo fratello.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Raccontami di te, se hai voglia ancora di parlare;
un po' di verità stasera non può farmi male. Aiutami così almeno a non dimenticare la vita che cos'è, raccontami,
raccontami di te...”


“Che ci fai qui?” chiese.
“Diciamo che sono venuto per farti una sorpresa.”
Sasuke fissò per qualche secondo il viso di Itachi, poi fece spallucce e procedette lungo la strada che si allontanava dall'accademia.
Il maggiore, che in pochi passi gli si portò affianco, sorrise, non visto. Anche se era stato abile a nasconderla in fretta, non gli era infatti sfuggita quella scintilla negli occhi del fratellino.
“Non ti interessa sapere cosa facciamo?” disse quindi, una volta che ebbe superato l'altro, girandosi verso di lui.
Sasuke corrucciò la fronte, perplesso. Alzò lo sguardo al viso di Itachi e aprì la bocca, come se volesse dire qualcosa, poi cambiò idea.
Volgendo di nuovo gli occhi a terra chiese: “Allora? Cosa facciamo?”
“Non te lo dico!” Itachi rise, colpendo la nuca del fratello con una pacca e scuotendo la sua chioma scura, intrappolata fra le dita.
Ancora una volta lo sguardo iroso che il più piccolo gli rivolse fu macchiato da una luce diversa da quella della rabbia, dolce come il sorriso che nascondeva.


*


“Siamo arrivati!”
Sasuke si guardò intorno e seppe finalmente che i sospetti riguardanti la loro destinazione, che aveva nutrito per tutto il tragitto, erano esatti. In quel momento, in cuor suo, urlò di gioia.
“Beh, che ci fai ancora lì? Tira fuori i kunai.” Itachi gli sorrise, cominciando a togliersi di dosso tutto ciò che avrebbe potuto costituire un impiccio per l'allenamento.
Senza nascondere l'entusiasmo, l'altro obbedì immediatamente, imitando il fratello.
Iniziarono subito ad allenarsi, senza risparmiare fiato ed energie; senza fare pause – se non per dissetarsi – rimasero lì, circondati dagli alberi graffiati, fino a sera inoltrata.
Il primo a cedere fu Itachi, che sedendosi, la schiena appoggiata ad un fusto disteso, annunciò il proprio ritiro.
“Ma come? Abbiamo appena cominciato e tu sei già stanco.”
“Sasuke, è tardi. La mamma sarà preoccupatissima.” ribatté Itachi, la voce smorzata dalla stanchezza.
Il più piccolo sgranò gli occhi. “Non gliel'hai detto?”
“No, io... l'ho deciso all'improvviso.”
Sasuke si chinò, cedendo alla fatica, e si avvicinò al fratello per sedersi, sentendo che le forze l'avevano abbandonato.
Il silenzio, reso imperfetto inizialmente solo dal loro ansimare, li avvolse. Unito all'oscurità ebbe un effetto rilassante sulle loro menti e sui muscoli affaticati. O almeno, lo ebbe per Sasuke.
Senza muovere un arto, il corpo completamente abbandonato al tronco, osservava lo scorcio di foresta che aveva davanti. Non gli capitava di frequente di guardarsi attorno in quel modo e si ritrovò a pensare che forse avrebbe dovuto farlo più spesso; si sentiva infatti pervaso da una strana sensazione di benessere.
Sorrise istintivamente e sbirciò a lato il viso del fratello. Si sorprese nel vedere che a suo contrario, Itachi non sembrava per niente tranquillo. Anzi, pareva teso; il suo corpo era innaturalmente rigido e il suo sguardo era adombrato, rivolto verso il cielo.
Sasuke tornò a fissare gli alberi che si stagliavano di fronte a lui, senza riuscire a riacquistare la pace da poco guadagnata e persa altrettanto velocemente.
Dentro di lui era sgusciato un sentimento d'ansia, che sapeva non essere sua, a formare delle pieghe sulla sua fronte chiara. Avvertì nell'aria, divenuta pesante, un'atmosfera di attesa, come se di lì a poco avesse dovuto accadere qualcosa.
Dal canto suo, il maggiore stava cercando la serenità necessaria per parlare a Sasuke del vero motivo che l'aveva spinto ad organizzare quell'uscita improvvisata. Senza trovarla, si rassegnò infine a cominciare, pensando che era effettivamente troppo tardi per permettersi di indugiare oltre.
“Partirò. Questa stessa notte.”
Pensò che fosse il modo migliore per iniziare.
Sasuke si girò a guardarlo; avvertiva che non c'era niente di positivo in quell'affermazione, ma ancora non sapeva cosa aspettarsi. Non disse nulla. L'inquietudine si era ormai impadronita di lui e lo rendeva teso come una corda di violino, quasi tratteneva il fiato, non emetteva suono.
Qualcosa negli occhi di Itachi, che non aveva notato prima, insinuò un nuovo, peggiore sentimento nel suo cuore: paura.
“Una volta partito non tornerò più.” continuò il maggiore. Sentì il bisogno di distogliere lo sguardo dagli occhi di Sasuke, ma non lo fece: si costrinse ad essere forte, come per forza avrebbe dovuto essere da quel momento in avanti.
Udite quelle parole il timore nato poco prima nel petto del più piccolo, scoppiò violentemente. Si ritrovò stretto nella morsa di un folle terrore.
Un addio.
Doveva continuare a parlare, far parlare Itachi, allungare quel momento. Sapere.
“Perché?” chiese banalmente.
“Presto nessuno mi vorrà più qui al villaggio.”
Sasuke non ebbe bisogno di parlare, la domanda che avrebbe voluto porgergli fu colta da Itachi nel suo sguardo. “È per la missione che devo compiere stasera, prima di partire.”
“E tu non farla, qualsiasi cosa sia!” Urlò, stupendosi della propria velocità di reazione.
Quel grido squarciò l'atmosfera che, satura di tensione, era sembrata immobile fino a quel momento: fu come se il tempo ricominciasse a scorrere dopo un periodo di stallo.
Agli occhi di Sasuke – in quel momento totalmente aridi, incapaci di versare lacrime – la soluzione appariva semplice: qualunque cosa avesse portato suo fratello lontano da lui non andava fatta.
Un pianto sommesso cominciò a scuotere Itachi, colpito come da una frusta dalla reazione del più piccolo, mentre cercava le parole giuste per rispondere.
“Io non posso.” disse, sentendosi debole, impotente. “Non capisci, devo farlo. Devo proteggere la Foglia.” Sasuke non l'aveva mai visto così. Sembrava piccolo, costretto a sopportare un qualcosa troppo più grande di lui. Capì che le sue sterili opposizioni non sarebbero servite, non avrebbe potuto in alcun modo tenere vicino a sé Itachi. Doveva lasciarlo andare.
“Quindi... è un addio.” L'aveva solo pensato fino a quel momento e pronunciare quella parola provocò un'ulteriore rottura nel suo cuore. Scoppiò quindi anche lui in un pianto liberatorio, infantile, che contrastava con quello silenzioso e trattenuto del fratello più grande. Pianse cercando con le mani i fianchi di Itachi per accoccolarsi contro il suo petto, rifugiandosi nel calore del suo corpo.
Il maggiore non poteva fare a meno di pensare, sentendo le mani di Sasuke stringerlo, che non avrebbe più potuto vivere dei momenti simili.
Non avrebbe visto Sasuke diventare chunin, compiere le sue prime missioni.
Non avrebbe più festeggiato un suo compleanno. Si sarebbe perso le sue prime storie d'amore.
Vuoti che nessuno avrebbe mai potuto rendergli.
Alla fine tutto ciò che gli sarebbe rimasto di suo fratello sarebbe stata, forse, una foto sbiadita.
Non se n'era reso conto, ma mentre lui era immerso in simili pensieri il tempo era trascorso veloce; nel frattempo Sasuke aveva smesso di singhiozzare, solo qualche lacrima silenziosa continuava a solcare le sue guance.
“Sasuke” lo chiamò “qual'è il tuo sogno?” chiese, ricevendo in risposta un'occhiata perplessa.
“Io... voglio diventare un Anbu. Sarò capitano, come te.” Rispose l'altro dopo qualche attimo d'esitazione, asciugandosi una lacrima intrappolata nelle ciglia, quasi sorridendo. Poi tornò a guardare Itachi stranito, non comprendendo il motivo di una simile domanda.
Sentendo la risposta, il maggiore aveva a sua volta abbozzato un sorriso e annuendo aveva continuato a domandare, ad interessarsi.
“E dimmi, ce l'hai un'amica speciale?” chiese ancora, ammiccante.
“No, io... cosa sono adesso queste domande?” Sasuke era diventato lievemente rosso in viso, imbarazzato e confuso, non capendo davvero dove Itachi volesse andare a parare.
Quest'ultimo cinse le spalle del più piccolo con un braccio, avvicinando il suo capo alla propria guancia.
“Fra qualche anno, dopo molto che non ci vedremo, non vorrei che, pensando a te, non sapessi più come immaginare mio fratello. Tu sei l'unica cosa che mi permetterà di alzarmi ogni mattina, di continuare a vivere; quando sarò solo mi consolerò col pensiero che da qualche parte tu ci sarai ancora, che vivrai la tua vita serenamente. E se tu mi dai qualche dritta, saprò come pensarti, Capitano Uchiha.”
Sasuke non comprese a fondo questo discorso, ma capì cosa Itachi gli stesse chiedendo.
“Sappi allora che io sarò ricordato nella storia della Foglia come il più grande difensore che il villaggio abbia mai avuto; io dedicherò la mia vita a proteggerlo, come stai facendo tu.” Gonfiò il petto d'orgoglio, pronunciando questo discorso, per poi concludere a bassa voce, guardando di sottecchi la sua guida con affetto.
Itachi fu ancora una volta sull'orlo del pianto, commosso da quelle parole infervorate. Mise teneramente una mano sulla testa di Sasuke, porgendogli l'altra, come per sancire quanto detto con un patto solenne.
“Sasuke voglio che tu mi faccia ancora due promesse.” disse, sempre tenendo stretta la mano del fratello, che annuì con la testa.
“Io fra poco andrò, ma tu per favore rimani qua, dormi qua per stanotte.” si fermò aspettando che Sasuke gli desse la sua parola. Questi non sembrava convinto, ma prima che chiedesse spiegazioni Itachi ripeté “Promettilo” guardandolo intensamente negli occhi e ottenendo dopo poco un nuovo cenno d'assenso.
“Secondo: dubita di qualsiasi cosa che ti verrà detta su di me o che ti verrà da pensare su di me in futuro, per favore. Prima di credere a ciò che sentirai, ricordati di questo momento, ricordati di quanto ti ho detto.”
Sasuke si spaventò a queste parole, ma annuì ugualmente, convinto dallo sguardo quasi implorante di Itachi. In ogni caso gli sembrava di voler troppo bene al suo fratellone per poter mai credere a qualcosa di negativo che lo riguardasse.
Itachi sembrò finalmente soddisfatto e, lasciando la stretta alla mano di Sasuke, lo abbracciò.
Quando, dopo qualche minuto, sciolsero la presa, il maggiore si allontanò di qualche passo e guardò ancora Sasuke negli occhi, prima di scomparire nell'oscurità della foresta.
Sasuke, rimasto solo nella radura, lo salutò da lontano e lo seguì con lo sguardo, per quanto fosse possibile, poi si accucciò nuovamente accanto al tronco sdraiato e cercò di dormire.
Non gli riuscì; continuava a chiedersi cosa mai avesse da fare Itachi e perché non glielo avesse rivelato. Concluse che, qualunque cosa fosse, lui avrebbe mantenuto le promesse fatte quella sera, poiché suo fratello era il suo eroe e di lui non gli sarebbe rimasto altro che i suoi ricordi e le sue promesse.
















Note: La citazione all'inizio è tratta dalla canzone Raccontami di te di Marco Masini. Il titolo è tratto da November Rain, Guns 'n' Roses

   
 
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