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Autore: SakuraFlower_dreams    04/01/2012    7 recensioni
[[YUME NIKKI - Seccom Masada x Madotsuki]] ------
E se il mio mondo fosse tenuto in vita solo dalla musica dei miei ricordi? Non voglio continuare a vivere in un sogno... Aiutami a rinascere...
"È vero… con quel coltello, quante “vite” avevo portato via? Vite per modo di dire, vite che trascorrevano in un mondo di sogni dentro alla mia testa, che ormai non riuscivo più a differenziare da quello che fino a poco tempo fa ritenevo “vero”."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Musica del Tuo Cuore...


Seccom Masada x Madotsuki

(Yume Nikki)




Vorrei restare qui per sempre…

 

Mi rigiravo nel comodo letto bianco della navicella spaziale in cui mi trovavo e pensavo questo, con gli occhi inondati di lacrime.

 

Il mondo là fuori mi fa paura… vorrei andare lontano, vorrei essere al sicuro…

 

Tirai su le coperte e mi nascosi sotto di esse, chiudendo gli occhi. Volevo addormentarmi. Volevo dimenticare.

Sentii dei passi provenire dall’altra stanza. La musica che aveva accompagnato i miei pensieri fino a quel istante aveva cessato di risuonare nell’astronave. Al momento, era solo il suono della camminata di Seccom Masada - l’uomo, o l’alieno, non so, che mi aveva ospitata su di essa, che riempivano l’ambiente.

 

Tenni gli occhi chiusi. Restai immobile finchè non mi accorsi che i passi si erano fermati a pochi centimetri da me. Tolsi la testa da sotto la coperta e osservai Seccom, immobile e in silenzio con un piatto in mano. Aveva cucinato per me. Come suo solito, però, non disse una parola.

 

Mi sedetti a gambe incrociate sul letto e presi in mano il piatto. Conteneva delle frittelle. Presi il coltello per tagliarle, al che il mio ospite fece un leggero passo indietro, scuotendo il capo perplesso, per poi avvicinarsi di nuovo a me e abbassare la mano che teneva l’arma. Si allontanò nella stanza accanto e tornò con delle posate in mano, che mi porse sempre senza dire una parola.

 

Capii comunque ciò che voleva farmi intendere…

 

Osservai il coltello che ora avevo abbandonato sulla coperta del letto in cui fino a poco prima ero distesa.

 

È vero… con quel coltello, quante “vite” avevo portato via? Vite per modo di dire, vite che trascorrevano in un mondo di sogni dentro alla mia testa, che ormai non riuscivo più a differenziare da quello che fino a poco tempo fa ritenevo “vero”.

 

Accennai un sorriso, per rassicurare e ringraziare Seccom, e iniziai a tagliare le frittelle, allungandone a lui un pezzo per capire se avesse fame. Scosse il capo. Mi osservava triste, talmente triste che provai una strana sensazione allo stomaco, che non riuscivo in alcun modo a spiegarmi.

 

Iniziai a mangiare, osservando il mio ospite guardarmi con aria malinconica. I suoi occhi, seppure direzionati in maniera opposta l’uno dall’altro, capivo che mi stavano scrutando. Quando finii di mangiare le mie frittelle sollevai il piatto verso Seccom e sorrisi ampiamente.

 

<< Grazie >> dissi, sentendo le mie guance avvampare quando questi toccò per un momento le mie mani, prendendo da esse il piatto. Sentii le gambe molli, era una cosa che non avevo mai sperimentato, nella mia vita.

 

Lo vidi allontanarsi, e poco dopo la musica tornò a risuonare per la nave. Il mio cuore batteva al suo stesso ritmo e ben presto mi addormentai, man mano che anche la melodia diventava più delicata, come se si perdesse in ricordi lontani e dolorosi, di un mondo perduto al di là del tempo, come quello in cui vivevo prima di allora…

 

Il mondo divenne nero.

 

Il mio sogno era ormai talmente vero, che anche dentro di esso ero capace di addormentarmi. La differenza è che in esso non potei sognare niente. Solo un mondo pieno di nulla, e una musica che risuonava in esso.

 

<< Portami via… Seccom, portami via… >> piagnucolai, prima che il mondo nero mi avvolgesse del tutto.

Quando mi risvegliai avvertii un caldo tepore attorno al mio corpo. Non sentivo più il freddo che avvolgeva l’astronave, oltretutto un suono orribile risuonava in essa, seguito da un’alternata luce rossa d’allarme.

 

Mi alzai in fretta e caddi a terra, sollevandomi di nuovo e correndo verso la stanza dove si trovava Seccom, apparentemente in preda al panico mentre cercava di far… si, di far atterrare l’astronave da qualche parte.

 

<< Che luogo è questo, Seccom?>> chiesi, col cuore in gola, mentre un leggero tonfo mi faceva capire che avevamo toccato terra. Seccom si tranquillizzò e restò ad osservare tristemente fuori dalla vetrata. Lo feci anch’io. << Questo è il tuo mondo? >> dissi dopo un po’, guardando il deserto che si estendeva fino all’orizzonte. Seccom annuì. Sentii tutto il dolore che conteneva quella semplice risposta non pronunciata.

 

Abbassai il capo.

 

<< Il tuo mondo ha molto in comune col mio… >> sussurrai, alla fine.

 

In quel momento capii la sensazione che stringeva il mio cuore: io ero come quell’uomo. Abbandonata all’idea di un mondo vuoto e arido, cercavo la fuga in un universo di sogni, celando a me stessa il ricordo del dolore, riempiendo la mia mente con il suono di antiche melodie che mi avrebbero fatto credere che tutto ciò che avevo perduto fosse ancora accanto a me, a tenermi compagnia, ad ascoltarmi, ad amarmi, a consolarmi.

 

A vivere, dentro di me, per convincere il mio corpo morto che anche io, in quel momento, ero ancora in vita.

 

La mano del mio ospite sfiorò di nuovo la mia, e alla fine la strinse. Voltai lo sguardo per poter vedere l’altra sua mano accarezzare la mia guancia e poi asciugare le mie lacrime. Continuava ad osservarmi come se i suoi occhi potessero vedere in me qualcosa lontano più del tempo, e mentre la sua mano continuava a carezzare la mia pelle, sentii le guance diventare di nuovo rosse. La presi con la mia e la strinsi forte contro la mia pelle. Volevo sentire, forte, chiaro, quel tocco. Chiusi gli occhi e li serrai forte, mentre le lacrime scorrevano copiose sul mio volto, sui miei vestiti, fino a toccare terra.

 

Seccom mi strinse in un abbraccio, poggiando la testa sulla mia, e restammo entrambi in silenzio, persi nel mondo dei nostri ricordi, che finalmente tornava in vita con il calore di quell’abbraccio.

 

<< Seccom… >> dissi, dopo un po’, mentre il mio volto poggiava sul suo petto, su quel vestito di stoffa nera che assorbiva le gocce della mia memoria. << Ora ho capito perché mi hai portata qui. Anche tu vuoi rivedere il tuo mondo, vero? Anche tu vuoi andare avanti e dire addio a questo deserto, vero? >>.

 

Sollevai la testa e lo guardai negli occhi, vedendo finalmente anche i suoi pieni di lacrime.

 

<< Anche tu… vuoi svegliarti da quest’incubo…>>.

 

Seccom… avvolgi il tuo mondo con la musica del tuo cuore, lascia andare il ricordo delle tue lacrime e abbandona la prigionia del tuo sogno.

 

Seccom… ti prego… non piangere più…

 

Accarezzai la sua guancia e avvicinai il suo volto al mio, unendo le nostre labbra in un bacio che fece congiungere anche lo scorrere delle nostre lacrime. I nostri ricordi si unirono e diventarono una cosa sola.

 

Seccom… ti aiuterò a rinascere. Te lo prometto, ti aiuterò a tornare in vita, ti aiuterò a volare via, ti aiuterò a sorridere, e avvolgerò il tuo mondo nella musica della nostra anima.

 

Avvertii un flebile lamento nella sua voce, mentre le sue labbra si staccavano dalle mie. Mi guardò con malinconia, quando a un certo punto accennò un sorriso leggero.  Capii che quello era il suo grazie.

 

<< Di niente, Seccom >> sorrisi, mentre il suo corpo cadeva a terra lentamente, tenendomi le mani e trascinandomi con se, abbracciandomi di nuovo e baciandomi per l’ultima volta. Le lacrime avevano cessato di scorrere. Al loro posto, le ultime gocce dei miei ricordi si congiungevano con quelle del dolore che Seccom aveva tenuto dentro di se per tutto questo tempo.

 

Mentre il suo sangue scorreva nel pavimento, tolsi il coltello dal suo petto. L’avevo direzionato nel suo cuore, per aprire la porta chiusa che nascondeva il dolore che lo teneva incatenato al passato.

 

Ho liberato il tuo cuore. Ora puoi volare via.

 

Sorrisi anch’io, come faceva lui senza smettere neanche per un secondo.

 

<< Di niente, Seccom >> ripetei, al suo ulteriore grazie non pronunciato, poggiando la mia mano sulla sua guancia e sentendo il calore del suo corpo che diminuiva sempre di più.

 

Guardai i suoi occhi chiudersi poco a poco, fino a serrarsi completamente come se si fosse appena addormentato. Il sorriso nel suo volto mi fece capire che c’ero riuscita, avevo esaudito il desiderio del mio salvatore.

 

<< Arrivederci Seccom… andrò anch’io via con te… tu aspettami solo un po’… devo fare un’ultima cosa… >> dissi, alzandomi in piedi e dirigendomi all’uscita della navicella. Sul mio vestito rosa, ora, si trovava un’enorme macchia rossa. Era il dolore di Seccom. Lo porterò con me fino alla fine, per non dimenticarlo mai e per non tornare a vivere nella menzogna di una vita vuota.

 

Tra poco… io ti raggiungerò.



Awwww.... ç_ç Scusate, oggi sono molto depressa. Ecco che festeggio il mio ritorno su EFP con una one-shot triste sui miei personaggi preferiti di Yume Nikki. ç_ç Sigh sob... Vi voglio bene T__________T *abbraccia tutti i lettori di EFP* 

Datemi un parere, vi prego, è da moltissimo che non scrivo, e devo dire che non mi sono mai messa d'impegno in storie drammatiche, prima d'ora. ç_ç 

Va bene... detto questo, ciao! Spero che questa one-shot vi sia piaciuta e vi abbia messo un po' di tristezza, spero di essere riuscita a comunicare ciò che volevo e di non essere stata troppo ripetitiva con le parole. Spero che sia piaciuta anche a chi non è fan del videogioco di Yume Nikki. :)
-Yoki_chan

  
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