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Autore: Sophie Hatter    04/01/2012    5 recensioni
E' ormai trascorso qualche mese da quando i rapporti fra Lily Evans e Severus Piton sono cessati completamente. Tuttavia, lui ha ancora qualcosa da fare prima di sparire del tutto.
*
Prima classificata al contest "Dolci tentazioni" indetto da Stellalontana.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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cal Nota introduttiva: questa storiella senza troppe pretese si è classificata prima al contest "Dolci tentazioni" di Stellalontana. Decisamente non me l'aspettavo, dato che è la prima volta che scrivo con questo protagonista: pensavo di aver fatto un completo buco nell'acqua e tuttora sono ancora incredula. Il pacchetto che avevo scelto per il contest conteneva i prompt cioccolatini al liquore, sedia e grigio perla; per qualche strano motivo, che tuttora ignoro, fin dall'inizio queste parole mi avevano fatto immaginare questa precisa storia, che ho sempre avuto in testa anche se poi mi sono messa a scriverla all'ultimo minuto.
Nel momento di pubblicare, ho deciso di aggiungere all'inizio parte di un brano che, ognivolta che lo ascolto, mi fa immaginare proprio l'amore che Severus provava per Lily. Non c'entra moltissimo con la trama, solo che mi ha sempre fatto venire in mente loro due e ho sempre pensato che prima o poi l'avrei inserito in una storia.
Concludo augurando buona lettura a tutti :)


Cioccolatini al liquore






And when that queen's daughter
came of age,
I think she'd be lovely
and stubborn and brave,
and suitors would journey
from kingdoms away
just to make themselves known.
And I think that I know the bitter dismay of a lover who brought
fresh brouquets every day
when she turned him away
to remember some knave
who once gave
just one rose, one day, years ago.

(Okkervil River, A stone)




24 dicembre 1976


Era appena calato il sole su una giornata nuvolosa e glaciale quando Severus Piton fece il suo ingresso nella pasticceria distante due isolati da casa sua, inevitabilmente attratto, come altre decine di persone, dall’incredibile varietà di dolciumi esposti in vetrina. Era uscito con l’obiettivo di trovare un regalo alla svelta, senza dover perdere tempo a ghiacciarsi i piedi lungo le strade, perciò quel posto gli sembrò immediatamente fare al caso suo. Immerso in quell’atmosfera di calda festosità e di profumi che avrebbero fatto venire l’acquolina in bocca a chiunque, il ragazzo impiegò diversi minuti per scegliere il pacchetto giusto; voleva presentarsi con qualcosa che non sembrasse assolutamente misero e di poco conto, ma che allo stesso tempo non fosse tanto ricercato e particolare da rischiare di non piacere. Conosceva da una vita le persone a cui il regalo era destinato, era vero, ma non aveva mai badato nel dettaglio a quali fossero i loro gusti in fatto di dolci. Di una cosa, però, era certo: non voleva sbagliare. Era sua intenzione presentarsi alla loro porta per lasciarli piacevolmente a bocca aperta e poi, senza ulteriori indugi, sparire per sempre dalla loro vita. Non che quel proposito lo rendesse felice – tutt’altro – ma vi era inevitabilmente costretto. Desiderava soltanto compiere un ultimo gesto gentile, per lasciarsi alle spalle almeno un buon ricordo di sé.
Alla fine, dopo aver compiuto l’ennesimo giro del negozio, si sforzò di prendere una decisione. C’era una scatola in particolare che aveva attratto la sua attenzione fin dall’inizio e fu verso di essa che si diresse; rimase a fissare la confezione per qualche secondo, chiedendosi se non fosse una scelta troppo azzardata, ma poi scacciò le incertezze dalla mente e la sollevò con delicatezza dallo scaffale. Tutti i suoi compagni di Casa l’avrebbero deriso per giorni se mai l’avessero visto lì dentro, ma lui, alla fine, aveva deciso di dare più peso all’aspetto pratico: andare fino a Diagon Alley il ventiquattro di dicembre per comperare dei cioccolatini gli avrebbe fatto perdere soltanto un sacco di tempo, dato che Severus era al sesto anno e non aveva ancora sostenuto l’esame di Smaterializzazione. Ovviamente, non era contemplabile all’interno dei suoi piani chiedere a suo padre, Babbano di nascita, di accompagnarlo lì; probabilmente l’avrebbe tolto d’impaccio nel muoversi in quel luogo di non-maghi, ma Severus gli stava tenendo il muso ormai da giorni, arrivando a stento a rivolgergli la parola, dopo l’ultima litigata con sua madre alla quale gli era toccato assistere. Certe volte avrebbe soltanto voluto farlo sparire con un unico e spietato colpo di bacchetta, per fargli capire cosa si provava.
Si avvicinò alla cassa con aria imbarazzata, i cioccolatini al liquore ben stretti sotto il braccio. Gli sembravano una buona idea, dopotutto: il gusto alcolico avrebbe conferito al loro sapore la giusta intensità, mentre la copertura fondente avrebbe sdrammatizzato il tutto con un po’ di dolcezza. Inoltre, gli piaceva il sottile involucro di carta grigio perla in cui i cioccolatini erano avvolti: era decisamente più sobrio rispetto a tutte quelle scatole rosso sgargiante decorate con alberelli di Natale e altre chincaglierie simili che erano esposte sugli scaffali della pasticceria.
Quando posò il suo acquisto sul banco, la commessa gli sorrise con gentilezza, anche se lui fece di tutto per nascondersi dietro la sciarpa che gli copriva mezzo volto. Pagò con denaro Babbano che aveva trovato in giro per casa, senza preoccuparsi di domandare di chi fosse, anche se sapeva che probabilmente si sarebbe buscato una bella punizione. Quando uscì, si accorse che aveva cominciato a nevicare; non una tempesta, ma una neve lenta, soffice, malinconica.
Una volta raggiunta la casa, Severus si acquattò fra le piante del giardino. Prima di suonare il citofono voleva essere sicuro che lei non si trovasse lì, sia per evitare ad entrambi l’imbarazzo di quell’incontro, sia per non rischiare di essere buttato fuori a calci da lei. I suoi genitori, invece, non avrebbero certamente osato comportarsi in maniera scortese nei suoi confronti. Erano sempre stati adorabili con lui; neanche una volta gli avevano fatto pesare il non aver mai ricambiato gli inviti a cena di Lily soltanto perché si vergognava di portarla in casa sua, in mezzo a un misero arredamento di seconda mano e a due genitori in lotta perenne.
Alzò lo sguardo verso il primo piano: le luci della camera di lei erano spente, neppure un barlume filtrava dalle semplici tende bianche ricamate con motivi floreali. Si accostò alla porta sul retro con il cuore che gli batteva forte, ma per quanto rimase in ascolto non udì mai il timbro limpido della sua voce provenire dall’interno.
Probabilmente era in giro con qualche amica.
Mentre ripensava alle ultime immagini di lei che era riuscito a cogliere in attimi rubati alla sua volontà, gli tornò in mente che l’aveva vista scambiare due chiacchiere con Potter. Il pensiero lo avvelenò talmente tanto da spingerlo a gettare uno sguardo d’odio a quel pacchetto che aveva appena scelto con cura all’interno della pasticceria; fu tentato di aprirlo, scartare gli involucri grigio perla per divorare tutto il loro contenuto e lasciare sulla soglia la scatola vuota, in segno di disprezzo.
Tuttavia, quando sollevò cautamente il capo per sbirciare all’interno della sala da pranzo di casa Evans, l’impeto d’ira si placò del tutto.
Violet era seduta sul divano a ricamare, mentre Atticus, bardato con grembiule e guanti da cucina, affettava verdure su un tagliere. Era sempre stato suo il posto davanti ai fornelli – una cosa strana, decisamente, che in casa di Severus non sarebbe mai successa. Suo padre, quando rientrava, si piazzava sulla poltrona accanto al camino e pretendeva che la cena fosse servita in tavola entro pochi secondi, senza neppure dover aprire bocca. Sosteneva che i poteri magici di Eileen Prince fossero utili esclusivamente per aver pronto da mangiare in fretta.
Lo sguardo di Severus si concentrò sui posti intorno al grande tavolo in mogano; la sedia riservata a lui era sempre stata quella sul lato sinistro, vicino all’angolo. Ora che lui e Lily avevano troncato ogni rapporto, quella sedia sembrava fissarlo con un muto sguardo di vuota disperazione, che lui ricambiò stringendo forte i pugni per la rabbia. Non era giusto che fosse andata a finire così, che per un suo madornale errore ora ci fosse solo un posto vacante a ricordargli che era stato ospite in quella casa, trattato quasi come uno di famiglia.
Sentendosi rianimare da quell’impeto, decise che avrebbe suonato il campanello e sarebbe entrato in casa, senza alcuna incertezza. Non si era meritato di essere chiuso fuori per sempre da Lily, il suo errore non era stato così irreparabile. Aveva fatto tutto il possibile per a scusarsi, ma la colpa era stata di lei, che era così testarda e non aveva più voluto sentire ragioni.
Tuttavia il suo posto c’era ancora, in quella casa.
Esitò ancora un secondo, cercando di pensare bene a cosa avrebbe potuto dire per cavarsi d’impaccio, ma poco dopo si rese conto che quell’attesa gli era stata fatale: mentre stava finalmente per avviarsi verso la porta, un ragazzo apparentemente un po’ più vecchio di lui, con due grossi baffoni che gli ornavano il viso rubicondo, aveva attraversato la sala ed era andato a sistemarsi sulla sua sedia. Sembrava totalmente a suo agio, come se quel posto fosse stato suo da sempre. La sorella di Lily, Petunia, arrivò poco dopo ad accomodarsi di fianco a lui, posizionando una scacchiera sul tavolo. Iniziarono a giocare, scambiandosi ogni tanto qualche occhiata furtivamente leziosa.
Severus sospirò, rendendosi conto di essersi illuso per l’ennesima volta.
Neppure il suo posto a tavola esisteva più, ormai.
Si avvicinò con cautela alla porta d’ingresso e depose la scatola di cioccolatini sullo zerbino. Premette il pulsante del citofono, dopodiché corse via a perdifiato e si nascose dietro alla cancellata, protetto dalle piante del giardino.
Avrebbe voluto offrire personalmente uno di quei piccoli dolci al signore e alla signora Evans, scartandone per loro l’involucro grigio perla, per dimostrare che era ancora il ragazzo un po’ taciturno ed educato che avevano conosciuto. Aveva immaginato che Violet e Atticus, poi, l’avrebbero invitato a fermarsi per una tazza di the, ma lui avrebbe declinato con gentilezza il loro invito affermando di non voler arrecare fastidio a Lily.
Invece, rimase soltanto a guardare mentre Petunia apriva il portone, si guardava intorno con aria circospetta e infine raccoglieva da terra la scatola di cioccolatini con una smorfia diffidente, per poi portarla dentro casa e urlare ai genitori “Secondo me sono avvelenati!”.
Rimpianse di non averne tenuto almeno uno per sé e di essere destinato, quindi, a lasciare insoddisfatta la sua curiosità riguardo al sapore di quei dolcetti che aveva scelto con tanta cura.
Con un sospiro si scosse via la neve dalle spalle, poi si voltò e s’incamminò verso casa.



*fine*





Ed ecco qui il giudizio completo ricevuto :D

Grammatica e sintassi: 9.25/10
Stile e lessico: 9/10
Uso del prompt: 15/15
Originalità della trama: 9/10
Caratterizzazione dei personaggi: 5/5
TOT: 47.25/50

Bellissima. Il Severus da te tracciato è perfetto, orgoglioso, educato, curato nei minimi dettagli, veramente azzeccato. Lo stile, la grammatica e il lessico sono curati e la storia scorre piacevolmente. Mi è piaciuto molto come hai usato il prompt che avevo dato, e visto che eravamo vicini al Natale è stato un momento perfetto per ambientare la storia. Che dire di più? Bravissima!

   
 
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