NELLA TANA DEL LUPO
(seconda
parte)
“Oh,
no! È un vicolo cieco!” Sbottò Angel.
“L’avevo
detto io che dovevamo svoltare a destra!” Si lamentò Philips.
“Già
scusa, hai sempre ragione tu, vero?”
“Almeno
a quest’ora non eravamo davanti ad un muro!”
“Ragazzi,
non perdiamo tempo… torniamo indietro”. S’intromise Dafne, ma a quelle
parole il pavimento cominciò ad altalenare sotto i loro piedi facendoli cadere
uno sull’altro.
“CHE
SUCCEDE?” Urlò Chibiusa scaraventata dolorosamente contro al muro.
“Sono
venuto a darvi il benvenuto nella mia umile dimora…”. Sogghignò una voce
intorno a loro.
“Aiuto!”
Strillò Angel mentre una mano incorporea l’afferrava per i fianchi e la
trascinava lontano.
“Tu
possiedi una chiave vero?” Riecheggiò di nuovo la voce mentre un'altra
“onda” nel pavimento sbalzava tutti lontano.
“Angel!”
Gridò Philips agguantandole una mano.
“Ti
prego, non mi lasciare…”. Lo supplicò la bionda disperata.
“È
inutile tanto morirete tutti e io distruggerò questo patetico universo!”
Replicò la voce di Athanos mentre anche Philips veniva lanciato contro la
solida parete.
“Noooo!
Aiuto!” Si dimenò Angel ma senza riuscire ad opporsi alla presa della mano
che la trascinò dentro una porta comparsa tempestivamente nel muro e che
scomparve poco dopo il loro passaggio.
“Cazzo!”
Sbottò Chibiusa cercando di raggiungere la parete con non poche difficoltà.
“Sembra
di camminare su un materasso ad acqua…”. Fece Daniel che aveva le sue stesse
intenzioni.
“Apriamo
un varco?” Propose Chibiusa tastando la pietra fredda.
“Faccio
io”. Fece Cesky intimandole di spostarsi; pochi secondi dopo un dardo sbriciolò
la parete aprendo un varco su un enorme salone circolare.
Su
un trono stava seduto Athanos che si rigirava una chiavetta d’argento tra le
dita.
“Non
è educato buttare giù i muri delle case altrui…”.
“Effettivamente
hai ragione, ma sai, avevamo un po’ di fretta!” Rispose Chibiusa.
“Dov’è
Angel?” Sibilò Dafne.
“La
biondina? Se ci tenete tanto ad averla…”. Fece un rapido gesto con la mano e
ai suoi piedi comparve la ragazza priva di sensi riversa al suolo, la
trasformazione scissa e i ricci color miele a celare il viso. Con un calcio la
fece ruzzolare giù dai gradini senza un minimo di grazia.
I
ragazzi si irrigidirono e una scarica di gelo li percorse da parte a parte.
Philips
le si avvicinò cautamente e le tastò il battito.
“È
viva…”. Mormorò rincuorato.
“Non
ti preoccupare, adesso rimedio subito”. Sibilò Athanos.
Lui
adirato fece per incontrare il suo sguardo ma se ne pentì subito. Sotto il
cappuccio intravide due malefici occhi rossi che lo raggelarono e subito dopo si
ritrovò a terra contorcendosi per gli spasimi di dolore.
“Nooooo!
Fermo!” Urlò Chibiusa.
“Non
ti preoccupare, tra un po’ mi occuperò anche di te…”.
Alexander
corse in aiuto del suo migliore amico e fendendo l’aria con la sua spada
provocò una leggera ventata che costrinse il demone ad interrompere il contatto
lasciando Philips a terra ansimante.
“Avete
voglia di giocare? Vorrà dire che prima di farvi fuori mi divertirò un po’
con voi…”. Li minacciò Athanos.
“Non
ci fai paura!” Pronunciò il custode dei sogni.
“Oh…
ci sei anche tu? Credevo che la lezione che ti ho impartito l’ultima volta ti
fosse bastata!” Ghignò l’incappucciato sorpreso di vedere il ragazzo.
“Sono
qui per vendicarmi!” Rispose Helios.
“Ah,
si? Beh, comincerò da te allora!” Athanos distese il braccio destro
parallelamente al pavimento e tra le sue lunghe dita cominciò a formarsi una
piccola sfera di energia bianca.
“Helios!”
Gridò la principessa del Crystal Empire mentre il colpo esplodeva in direzione
del custode. Questo in risposta non si mosse, ma davanti a lui comparve il
cristallo d’oro.
Non
appena la sfera minacciò di infrangersi contro il ragazzo lei chiuse gli occhi
disperata ma con suo gran sollievo quando trovò il coraggio di riaprirli vide
il suo ragazzo vivo, in mezzo alla stanza circondato da un intensa aura dorata.
“Tsk…
credi che bastino questi giochetti per batterci, Athanos?” Fece Helios
pronunciando l’ultima parola con innato disprezzo. I capelli argentei del
custode aleggiavano sospinti da un vento inesistente e i suoi occhi
fiammeggiavano di rabbia repressa. Portò il cristallo sopra la testa e cominciò
a raccogliere energia. Poi prosegui:
“Ora
è il mio turno…
…io
t’invoco spirito dei sogni…
…ti
prego conferiscimi la forza di annientare l’oscurità…
…rischiara
l’anima del mio nemico…
…aiutami
a cancellare gli incubi che c’imprigionano nell’ombra…
…dammi
la speranza…
…dammi
la forza…
…dammi
la luce…
…CRISTALLO
D’ORO RISPLENDI!!!”
Un
immane lampo di luce dorato partì dal cristallo dritto verso Athanos che riuscì
all’ultimo momento ad evocare uno scudo in sua protezione. Il colpo
s’infranse dopo un po’ di conflitto.
“Abile,
ma non abbastanza…”. Commentò l’incappucciato.
“Ora
vedrai!” Urlò Chibiusa scagliando una freccia arsa contro il demone che la
schivò abilmente.
“Lo
stesso vale per te principessina… dovete impegnarvi di più se volete
divertirmi, anche perché io comincio a stancarmi di giocare!” A queste sue
parole comparvero dal nulla piccole sfere di energia nera percorse da fulmini
verdi che colpirono alle spalle Chibiusa, Alexander ed Helios che però a
differenza degli altri due non svenne perché l’aura dorata che ancora lo
circondava attutì il colpo.
“Bastardo!
Giochi sporco!” Urlò Daniel.
“E
con questo?”
“Maledetto
me la pagherai per tutto! Anche per questo!” Sibilò in risposta il ragazzo.
“No,
non credo, mi sono definitivamente stufato di giocare con voi… siete noiosi!
Voi due… siete voi che avete le chiavi… consegnatemele!” Ordinò Athanos.
“Scordatelo”.
Fece Dafne.
“Meglio
morire!” Esclamò Daniel.
“Beh,
se vuoi ti accontento…”.
“Non
sarà così facile”. Sibilò il ragazzo sfoderando la sua spada.
“Ah,
si?” Athanos scese finalmente gli scalini e sfoderò la sua arma, una sciabola
con l’elsa intarsiata di rubini. Quando era a pochi passi da Daniel recise
l’aria provocando una ventata che lo sospinse a parecchi metri di distanza
contro il muro.
“Beh,
e tu non giochi con me?” Si rivolse il demone a Dafne la quale senza perdere
tempo in chiacchiere materializzò la sua falce e gli fu addosso. Athanos dopo
qualche fendente, senza fatica, disarmò l’avversaria che cadde ai suoi piedi.
L’incappucciato la trattenne al suolo mettendole un piede sull’addome. Portò
la spada sopra la testa pronto a colpire a morte la ragazza che dal canto suo
non riusciva a sottrarsi al suo avversario.
“DAAAAAFNEEEEEE!!”
Gridò disperato Daniel cercando di alzarsi per correrle in aiuto ma venne
bloccato da due mani astratte che lo schiacciarono al suolo.
“È
la tua fine!” Urlò Athanos rivolto alla ragazza quasi divertito dal gesto che
stava per compiere.
“NOOOOOOOOOO!!”
Non poteva succedere di nuovo! Quel bastardo non poteva portargli via tutto per
la seconda volta. “DAAAAAAFNEEEEEEE!!!!” Si dimenò con tutta la
disperazione che aveva in corpo ma la pressione che esercitavano quegli spettri
su di lui era troppo forte. Vide Athanos prendere la mira e abbassare la lama.
Serrò gli occhi con tanta forza che gli fecero male. Sentì il rumore di una
lama che si conficcava nella carne e il tonfo sordo di un corpo morto cadere a
terra.
“NOOOOOOOOOOOO!!!!”
Riecheggiò la voce carica di dolore di Dafne.
Spalancò
gli occhi e con sua sorpresa, sollievo e dolore apprese che Aphrodite, che ora
giaceva a terra morta in una pozza di sangue, si era sacrificata per la sua
migliore amica.
“Povera
stolta…”. Commentò Athanos. Dafne a quelle parole non ci vide più dalla
rabbia e mossa dal dolore sentendosi lacerata nel profondo si liberò dalla
presa dell’incappucciato e riuscendo a prenderlo di sorpresa gli sfilò la
sciabola di mano e gli dilaniò la spalla sinistra.
Era
colpa sua! Tutta colpa sua! Si era sacrificata per lei! Aveva dato la sua vita
per salvarla! Perché? Perché l’aveva fatto?
Dafne
s’inginocchiò a fianco al corpo ancora caldo della ragazza. I capelli mori le
incorniciavano in disordine il volto rigato di lacrime amare e intrise di
dolore. Sfiorò i capelli azzurrini della sua amica quasi avendo paura di farle
male. Gli occhi spalancati che la fissavano orripilati.
“DAFNE”
Urlò Daniel ancora sconvolto dall’accaduto. Athanos aveva ripreso possesso
della sciabola ed era pronto a colpire di nuovo. Stavolta non poteva
permetterlo, non l’avrebbero trattenuto oltre. Sfoggiando una forza a lui
nuova si liberò delle mani e corse verso il demone frapponendosi tra lui e
Dafne.
“COME
HAI OSATO? COME HAI POTUTO? “Urlò lui fuori di se.
“Ma
come non sei contento? La tua amichetta si è salvata!” Malignò Athanos.
“BASTARDO!
Sei disumano! Non meriti di vivere!” Strillò a sorpresa Dafne alzandosi di
fianco al suo ragazzo.
“Tu…
me la pagherai… andrai all’inferno assieme a quella mocciosa!”
“Non
prima di averla vendicata!”
I
tre ingaggiarono un combattimento, e Athanos che aveva una spalla smembrata,
sebbene fossero due contro uno non faceva molta fatica a tenergli testa. Le lame
delle loro armi vibrarono per parecchio tempo prima che Daniel riuscisse a
disarmare il demone. Intanto Dafne alle sue spalle cercò di trafiggerlo ma
questo fu più veloce e schivò il colpo riuscendo con un balzo a rimpossessarsi
della sua sciabola.
“Mi
sono stancato, ve lo ripeto per l’ultima volta… CONSEGNATEMI LE CHIAVI!”
Ordinò Athanos.
“Vaffanculo!”
“Crepa!”
“Bene…
vorrà dire che le recupererò dai vostri cadaveri.” Il demone portò le
braccia sopra la testa e cominciò a caricare un enorme sfera rosso carminio.
“È
la vostra fine…”. Dite le ultime preghiere! Ghignò un secondo prima
apprestarsi a scagliare il colpo.
I
due fecero per spostarsi ma di nuovo quelle mani li immobilizzarono. La risata
di Athanos rimbombò nella stanza.
“TRAFIGGI
SAETTA DI GIADA!”
Un
dardo traforò la sfera che era ancora custodita tra le mani del demone; questa
esplose avvolgendolo nel suo stesso colpo.
“NOOOOOOO!”
Urlò l’incappucciato prima di scomparire assieme alle mani che
immobilizzavano i due custodi delle chiavi.
“È
morto?” Chiese Dafne conoscendo già la risposta.
“No”.
Rispose Daniel posandole una mano sulla spalla; lei la scostò e s’inginocchiò
di nuovo vicino al corpo inanimato di Aphrodite.
“Grazie”.
Mormorò il ragazzo rivolto a Philips.
“Figurati.
Dafne, mi… mi dispiace”. Rispose Cesky.
“È
colpa mia…”. Sussurrò la mora di nuovo in lacrime.
“Devi
farti forza… dobbiamo vendicarla!” Le sussurrò Daniel chinandosi ad
abbracciarla.
Philips
intanto si diresse ad aiutare Helios che era a terra in uno stato di semi
incoscienza.
“Ehi… ce la fai? Ti rimando in infermeria?” Fece il biondo rivolto al custode.
“No…”.
Ansimò lui.
“Okay,
ti serve aiuto?”
“No,
adesso mi alzo. Vai ad aiutare qualcun altro”. Rispose Helios riprendendo
totalmente coscienza di se e aspettando che la stanza smettesse di girare per
poi riuscire ad alzarsi.
Philips
ignorò Chibiusa e Alexander che erano a pochi passi da lui e si diresse verso
la ragazza bionda riversa ai piedi del trono.
La
rivoltò delicatamente, come se fosse un fragile fiore che alla minima scossa
minaccia di perdere tutti i petali. Vista così senza l’allegria e la vitalità
che la caratterizzavano sempre sembrava davvero morta. A quel pensiero le tastò
subito il polso per assicurarsi del battito: era molto debole. La cosa migliore
era portarla in infermeria lontano da tutto questo. Fece per smaterializzarsi ma
senza esito, riprovò più volte ma il risultato era lo stesso. Rassegnato
decise di svegliarla.
“Angel…
Angel… EHI... insomma ti vuoi svegliare?” Qualcuno continuava a chiamarla,
chi la disturbava? Era una voce maschile, famigliare… Philips!
Tra
le sue braccia la ragazza spalancò gli occhi di scatto e lo fissò con i suoi
bellissimi occhi verdi.
“Era
ora!” Sbuffò lui mentre lei si divincolava da suo abbraccio. La fissò un
secondo, aveva la testa tra le mani e il viso chino nascosto dalle ciocche
dorate.
“Ehi
stai bene?” Le chiese preoccupato.
La
voce del ragazzo arrivò al suo cervello come un rimbombo discostato, schiuse di
nuovo gli occhi ma la testa riprese a girare turbinosamente, e lei fu costretta
a serrarli istantaneamente.
Lui
la prese per le spalle e la costrinse a guardarlo.
Nebbia,
solo figure sfocate… nessun’immagine definita. Sbatte le palpebre una, due,
tre volte finché non riuscì a rimettere a fuoco un punto indefinito alle
spalle del ragazzo che le blaterava qualcosa di confuso. Una ragazza dai capelli
mori… era Dafne. E… stava piangendo, si costrinse a mettere di nuovo a fuoco
l’immagine che si era sfocata per l’ennesima volta. Stava piangendo, era
disperata, un'altra ragazza era a terra… era morta…
“APHRODITE!!!!”
Gridò improvvisamente la bionda facendo sobbalzare Philips.
“Angel!
Calmati!”
“NO!
NO! APHRODITE!” Continuò la bionda cercando di liberarsi dalla stretta del
ragazzo. Ora tutto era nitido, i rumori, le voci, le sue grida straziate. Enormi
lucciconi cominciarono a camminare sul suo viso delicato mentre continuava ad
invocare il nome dell’amica che era caduta preda del sonno eterno.
“ANGEL!
TORNA IN TE!” Gridò Philips preoccupato dalla reazione della ragazza che
continuava a lottare disperata per correre dall’amica morta. Poi lei
stupendolo gli mollò un ceffone in faccia.
“LASCIAMI!”
Sbraitò e riuscendo a sciogliersi dalle possenti braccia del ragazzo spiccò
una corsa verso le due ragazze, ma prima di riuscire a raggiungerle sbatté
addosso ad un imponente figura incappucciata che le si materializzò di fronte
facendola franare per terra.
“Salve…
ti sei svegliata…”. Sibilò Athanos.
“Sei
stato tu…”. Stridé lei con tutto il disprezzo, l’odio e la rabbia che
aveva in corpo.
“Se
ti riferisci a quella la… sappi che si è messa in mezzo. Ma tanto prima o poi
l’avrei eliminata comunque! Come tutti voi del resto”.
“MOSTRO!”
Strillò lei fuori di se, reagendo d’impulso gli saltò addosso e gli strappò
la chiave argentata che teneva al collo. La lanciò lontano e facendo comparire
la sua divisa materializzò la spada e cercò di trafiggerlo mossa dalla
disperazione. Lui schivò il colpo per un soffio e la sbalzò addosso alla
parete parecchi metri lontano.
“Maledetta!”
Si volse per recuperare la chiave ma con suo gran disappunto apprese che era
sparita.
“Dov’è?”
Gridò adirato marciando contro la bionda.
La
afferrò per il collo e cominciò a sbatterla contro il muro.
“Dov’è
la chiave!”
Per
quanto la stretta delle sue mani al collo la ragazza scoppiò in una risata
ironica che lo fece infuriare e perdere il controllo.
“DOV’È
“La
porterò con me all’inferno!” Sibilò Angel riducendo gli occhi a due
fessure.
“NOOOOOOO!!!!”
Gridò il demone fuori di se per la rabbia sbattendola più violentemente contro
la parete.
Continuava
a stringere la presa sul collo della ragazza l’avrebbe soffocata e poi avrebbe
recuperato quella maledettissima chiave. Preso dai suoi pensieri si accorse
troppo tardi del colpo scagliato dal guardiano d’Illusion e non riuscì a
spostarsi in tempo.
“ARGGG!”
Gemette il demone portandosi una mano all’avambraccio sinistro.
Si
voltò di scatto verso Helios cominciando a minacciarlo di morte mentre Angel si
accasciava stremata al suolo.
Il
mondo le arrivava di nuovo sconnesso. Era un’abitudine ormai…. Si fece forza
e materializzò la sua spada di cristallo nero.
“MORIRETE!!!
MORIRETE TUTTI!!!” Stava urlando quel maledetto.
“VA
AL DIAVOLO!” Gridò Angel trafiggendogli la schiena con la spada.
Athanos
cadde a terra ferito a morte e per la seconda volta scomparve. Angel non perse
tempo ad ascoltare quello che dicevano i due ragazzi e si precipitò verso
Aphrodite.
S’inginocchiò
vicino a Dafne e raccolse una mano ormai tiepida della ragazza. Le lacrime che
si erano momentaneamente arrestate cominciarono nuovamente a zampillare dalle
sue iridi verdi ancora più traboccanti di prima.
“Angel…
mi dispiace, è… è tutta colpa mia…”. Mormorò Dafne anche lei in
lacrime.
La
bionda non rispose ma le stille se possibile aumentarono di portata scivolando
oltre il suo volto e andando a bagnare la divisa sporca di sangue di Aphrodite.
“Io…
dovevo morire io… lei, questa stupida si è messa in mezzo… è tutta colpa
mia!” Gorgogliò la mora nascondendo il volto tra le mani.
Di
nuovo Angel rimase in silenzio.
Dafne
disperata cominciò a torturarsi i capelli senza riuscire a fermare i singulti.
“È
tutta colpa mia! Perché? Perché l’hai fatto?” Gridò Dafne.
“Non
è colpa tua…”. Mormorò la bionda.
“Ah,
no? Stava per colpire me! Io! Io dovevo morire!”
“Credi
che se fossi morta tu a quest’ora io non sarei qui disperata?” Strillò
Angel tra i singhiozzi.
“Non
è questo il punto… lei doveva vivere…”. Mormorò la mora aspramente.
“Dici
bene… doveva vivere… non eri tu a dover morire, era lei a dover
vivere…”. La voce della bionda era irriconoscibile tanto era roca e
straziata dal dolore.
“Si,
ma se…”.
“Non
fartene una colpa Dafne, il tuo unico errore è stato il non riuscire a
proteggerla; errore che hai fatto tu, ho fatto io, ha fatto Usa-chan, abbiamo
fatto tutti. E ora stai zitta ti prego. Voglio un po’ di silenzio…”.
Mormorò prima di chinare il capo sul petto insanguinato di Aphrodite e
ricominciare a piangere.
Dafne
guardava le due ragazze in trance continuando a piangere silenziosamente.
Helios
intanto cercava di svegliare Chibiusa senza risultato, nel suo cuore s’insinuò
il timore che fosse entrata di nuovo in coma. Continuò per vari minuti a
scuoterla e a chiamarla, ma lei di destarsi non ne voleva proprio sapere.
In
mezzo alla stanza si materializzò Athanos con il calice tra le lunghe dita
nodose.
“Come
vedete mocciosi è giunto il momento di porre la parola fine a questa messa in
scena. Questo è il famoso calice corvino. Ora se non vi dispiace… le
chiavi.”
“Si,
e la parola fine cadrà sulla tua testa!” Sibilò Philips.
“Tu
stai zitto, con te faccio i conti quando avrò aperto la coppa”.
“Perché,
adesso sei troppo debole per batterti?”
“Certo
che no, ma non ho più tempo da perdere”.
“Sei
solo un vigliacco!”
“Come
osi?” Sibilò l’incappucciato.
“Così
codardo che nascondi anche la tua faccia sotto un cappuccio! Cosa c’è? È così
orrenda? Hai una faccia così tanto da culo che devi nasconderla?” Continuò
il biondino.
“Piccolo
stupido…” S’infiammò Athanos.
Daniel
nel frattempo faceva lavorare il cervello, lo sapeva che Philips stava solo
prendendo tempo, ma prima o poi la pazienza del demone si sarebbe esaurita, e il
suo amico tra l’altro ci stava andando giù pesante. Ma non gli venivano idee,
il suo cervello era cristallizzato, non riusciva a pensare a niente.
“Allora
lo ammetti che non hai il coraggio di batterti ora, senza quell’aggeggio!”
Sibilò Philips.
“Se
ci tieni così tanto ti faccio fuori ora!” Sentenziò Athanos posando il
calice su un piedistallo che emerse dal pavimento. I due cominciarono a duellare
e Cesky subito risultò in svantaggio, per fortuna in suo aiuto accorsero
immediatamente Daniel ed Helios.
Angel
e Dafne nonostante fossero ancora entrambe in lacrime si fecero forza a vicenda
e spiccarono una corsa per andare ad impadronirsi del calice. Appena Athanos se
n’accorse due mani le schiacciarono per terra immobilizzandole; questo però
diminuì la potenza dei suoi colpi e l’agilità delle sue schivate a gran
vantaggio dei tre che gli andavano contro.
La
testa girava e pulsava atrocemente, le gambe erano addormentate, il respiro
affannato e come se non bastasse i rumori della battaglia in corso le
deturpavano il cervello. Chibiusa si sentiva uno straccio ma nonostante tutto
aprì gli occhi. Vide le sue due amiche lottare contro due mani informi e Helios
che battagliava assieme a Dan e Phil contro quel bastardo. A fianco a lei Alex
era svenuto; non riusciva a vedere Aphrodite…. Spostò di nuovo lo sguardo che
cadde su un piedistallo a pochi metri dalle due ragazze, sopra di esso un
calice… IL calice! Si disse che doveva sbloccare la situazione, lentamente si
alzò e si trascinò barcollando fino al piedistallo, stava per sfiorarlo quando
Athanos la vide.
“Ferma
mocciosa!” E dicendo questo un enorme fascio di luce marrone colpì in pieno
Chibiusa che sbatté contro il piedistallo facendolo ondeggiare pericolosamente.
La coppa cadde a terra e rotolò lontano.
“CHIBIUSA!”
Gridarono in coro Helios e Dafne. Il primo pagò cara la sua distrazione
ricevendo un pugno in faccia dal demone e la seconda, vista la momentanea
distrazione dell’incappucciato, riuscì a sfuggire al controllo della mano e a
fondarsi verso l’amica. A metà strada però pensò di agguantare il calice.
Era a venti passi da questo quando Athanos ricorse allo stesso trucchetto di
prima. Un raggio di luce marrone partì in direzione di Dafne che però riuscì
a schivarlo. Il demone non si diede per vinto, ma il secondo raggio, anch’esso
schivato, esplose contro il calice. Ci fu un secondo d’esitazione da parte di
tutti i presenti, poi la coppa prese a risplendere di luce propria.
“NOOOO!
NON DEVE APRIRSI!
Sotto
gli occhi increduli di tutti le tre chiavi scomparvero e riapparvero davanti
alla coppa fondendosi con essa. Athanos spiccò una corsa verso il calice mentre
questo cominciava ad aprirsi, Dafne fece lo stesso, sarebbe sicuramente arrivata
prima la ragazza. Il demone allora la schiantò al suolo con una sfera nera
percorsa da scariche rosse. Tutti ormai si stavano disperando e se qualcuno
avesse potuto vedere il volto dell’incappucciato ci avrebbe sicuramente letto
un sorriso appagato. Ma fu allora che qualcosa andò storto. Fu allora che
successe. Angel si alzò in piedi e stendendo un braccio parallelamente al
pavimento gridò qualche frase in una lingua sconosciuta attirando la coppa
verso di se fino a stringerla tra le mani. Nel preciso istante in cui il calice
sfiorò le affusolate dita della ragazza si aprì totalmente inondando la sala
di luce. Tutti furono costretti a chiudere gli occhi e quando riuscirono a
riaprirli si ritrovarono in mezzo all’universo, sospesi tra le stelle.
Angel
davanti a loro era diversa, almeno cinque anni più grande, i lunghi boccoli
biondi raggiungevano le sottili caviglie. La sua uniforme era di nuovo pulita il
suo viso, prima straziato dalle lacrime, ora era composto e risoluto. Gli occhi
verdi incutevano timore ai ragazzi e allo stesso Athanos. Nella mano destra
stringeva un lungo bastone e in quella sinistra il calice corvino.
“Non
è Angel…”. Sussurrò Daniel.
“Sì
che è lei”. Fece Philips.
“No,
è la dea! Si è impossessata del corpo di Angel”. Spiegò velocemente a Cesky
che però capì ben poco.
“Silenzio”.
Fece la bionda, ma con voce che non le apparteneva, fredda e antica, una voce
che non era più usata da secoli.
“Perché
mi avete risvegliato? Non lo sapete che ora raderò al suolo l’universo?”
Domandò la donna.
“Oh
dea… non puoi farlo”. Supplicò Dafne.
“Credi
sul serio?”
“No!
Hai salvato tutto questo secoli fa… perché ora dovresti distruggerlo?”
“Sono
stata esiliata! Il mio corpo e stato disintegrato! Sono secoli che la mia anima
vive in solitudine assoluta per la cattiveria delle genti che abitano
quest’universo!”
“No!
Non è vero! Sono stati i saggi ad imprigionarti! Gli altri non centrano!”
Continuò Daniel.
“Non
dire assurdità! Loro non hanno mai mosso un dito per aiutarmi!”
“Ma
erano umani! Senza alcun potere! Maggior parte di loro vivono la propria
esistenza senza neppure sapere che esistono altri paesi abitabili all’infuori
del loro mondo!” S’intromise Helios.
“Questo
non toglie il fatto che io sia rimasta imprigionata tutto questo tempo senza che
nessuno muovesse un dito.”
“Beh,
lo abbiamo fatto noi, vuoi punirci per averti aiutato? E poi tu sei immortale!
Hai tutto il tempo fino alla fine dell’universo per rifarti di quello che ti
sei persa!” Cercò di convincerla Dafne.
“No,
non potrei, io non ho più un corpo…”. Sibilò la donna.
“Beh,
sei una dea, fattene uno nuovo!” Fece Philips come se fosse la cosa più ovvia
del mondo.
“Non
posso! Ogni corpo nasce con un anima dentro. Sarebbe ingiusto da parte mia
cacciare un’anima per prendere il suo corpo. E poi mi troverei neonata. Un
enorme seccatura”.
“Prendi
il corpo di Aphrodite. Lei è morta un ora fa. Propose Daniel procurandosi uno
sguardo adirato da parte di Dafne”.
La
dea sembro pensarci e poi improvvisamente furono di nuovo accecati da un immane
luce bianca e costretti a chiudere gli occhi. Quando li riaprirono erano di
nuovo nel salone circolare.
“È
lei? Chiese avvicinandosi al corpo senza vita della ragazza”. Dafne annuì con
lo sguardo abbassato sul pavimento.
“E
va bene”. Accettò la dea.
“Ehi
aspetta! Prima devi ucciderlo!” Fece Philips indicando Athanos.
“Ah
si?”
“Si!
Lui vuole distruggere l’universo! Se lo farà tu non potrai certo
visitarlo”. Ripeté Cesky.
“E
se poi mi rinchiudono un'altra volta per aver modificato il corso del tempo?”
“Beh,
sta volta ti libereremo noi!” Sorrise Dafne.
“Bene”.
Angel distese un braccio e puntò l’indice contro Athanos poi pronunciò varie
formule in una lingua a loro sconosciuta e un raggio di luce verde colpì a
morte l’incappucciato che cercava inutilmente di scappare e smaterializzarsi.
“Addio”.
Pronunciò la voce fredda. Una scia di luce bianca fuoriuscì dal corpo di Angel
che si accasciò al suolo e fluttuò fino a quello di Aphrodite. Anche
quest’ultimo si trasformò crescendo di un paio d’anni e rigenerandosi. Poi
con un cenno del capo la dea nel suo nuovo corpo si volatilizzò.
“Vi
prego torniamo a casa”. Mormorò Dafne abbandonandosi tra le braccia di
Daniel.
“Io
credo che sia meglio dire agli altri che il corpo di Aphrodite si è dissolto.
Non credo che Angel accetterebbe il fatto che lo abbiamo barattato”. Sussurrò
Helios.
“Se
è per questo non sono molto d’accordo neanche io!” Fece Dafne.
“Okay
okay… quel che è fatto è fatto… andiamo a casa…”.
Detto
questo Helios prese Chibiusa tra le braccia e si smaterializzò. Lo stesso fece
Philips con Angel e a riportare indietro Alexander ci pensarono Dafne e Daniel.