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Autore: Marge    06/01/2012    6 recensioni
In un paese qualsiasi, un prete leggermente fuori di testa ha in mente di realizzare un particolarissimo progetto; ma rischia di non essere completo per l'inaugurazione, la sera della Vigilia...
Scritta per la Maritombola con il prompt "Cimitero".
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cimitero della natività


Quando Miss Britt aveva avuto l’idea, anni prima di morire, di indicare la parrocchia del reverendo Speer come beneficiaria della donazione dei suoi terreni, dopo la sua dipartita, sicuramente non avrebbe mai potuto immaginare l’uso al quale il grande parco attorno alla villa, verso Nord, sarebbe stato destinato. Il reverendo da anni coltivava una grandiosa idea del genere, che potesse far parlare della sua diocesi in ogni angolo del paese; piccole dispute e trascurabili peccatucci di alcuni dei suoi fedeli avevano, nell’ultimo periodo, intaccato la solida fama che era stata costruita nel tempo con il sudore della fronte e le fervide preghiere del reverendo. Da quando Roger Campbell, il barista, era scappato in una fuga d’amore con suo cognato, Thomas Smith, l’Arcivescovo, ad ogni riunione, guardava il reverendo Speer con uno sguardo grave ed accigliato, quasi fosse colpa sua. Il reverendo, del resto, aveva avuto sentore che qualcosa non andasse, fra i coniugi Cambpell, perché Josephine da anni, nelle sue confessioni, aveva smesso di nominare alcun atto legato al sesso; ma mai avrebbe potuto immaginare una fine del genere.
Il suo progetto era imponente, monumentale: se ne sarebbe parlato ovunque, e da ogni parte del paese sarebbero giunti per ammirarlo. Presto sarebbe stato pronto per l’inaugurazione, che sarebbe avvenuta in grande stile la notte di Natale, durante la Santa Messa. I fedeli, all’annuncio del programma, erano rimasti dapprima stupiti, ed alcuni avevano perfino ribattuto che si trattava di empietà; ma il reverendo aveva saputo blandirli e convincerli, ed alla fine nel paese si era quasi instaurata una gara per provvedere, se non proprio in prima persona, almeno con un proprio caro, alla costruzione del monumentale Cimitero della Natività.
“Cimitero della Natività” si ripeteva nella mente il reverendo, gustandosi il nome che aveva scelto come una succosa caramella tra i denti. Le statue erano tutte pronte, ben scolpite in marmo bianco, maestoso e pieno di gloria terrestre. I sarcofaghi sotto le statue, però, ancora non erano stati tutti riempiti. Man mano che un nuovo fedele abbandonava il suo corpo empirico per trasferire la sua anima presso il Signore, il reverendo esaminava il suo curriculum vitae, per così dire, e decideva dove piazzarlo nell’immenso presepe a dimensioni naturali che aveva fatto costruire nel giardino della villa donata da Miss Britt. In ogni casupola, in ogni angolo di quelle finte strade, in ogni bottega ricostruita direttamente dalla Nazareth dell’anno zero, numerosi sepolcri avevano atteso per mesi di essere riempiti con l’abitante adeguato, scolpiti ad arte con il giusto personaggio in cima, ed una lapide che ricordasse il nome del defunto e lo ringraziasse per la sua donazione allo splendido presepe permanente.
Il reverendo Speer era felice, perché, nel mese precedente, grazie alla scomparsa di Miss Pederson, la panettiera del paese, anche quella tomba era stata riempita, la lapide iscritta a dovere e posta tra le mani della statuaria fornaia in marmo bianco.
Un solo cruccio lo angustiava ancora: due posti erano rimasti vuoti, ed erano ormai alla fine di Novembre: egli temeva, con sconforto, che il presepe non sarebbe stato completato per Natale, e l’inaugurazione avrebbe dunque perso di significato. Attualmente, a mancare erano ancora il vecchio maniscalco ed il bambinello, Gesù in persona.
Il reverendo era pronto ad accettare qualsiasi corpo di un uomo, anche di tutt’altro mestiere, ed un bambino anche più grandicello: era disposto a prenderne perfino uno in età quasi adolescenziale, pur di completare la sua opera, ma da settimane, come se si si fossero malignamente messi d’accordo fra loro, nessun fedele più decideva di lasciare questo mondo.
Da giorni ormai non pensava ad altro che a riempire i due posti vacanti, e vagava con lo sguardo assente, dalla finestra della sua camera, in lungo ed in largo per le verdi colline attorno alla parrocchia, fino ad osservare, con preoccupazione, la villa posta dall’altro lato del paese, tronfia per il suo presepe perenne e pur sempre incompleta, non perfetta. E perfetta doveva essere, rifletteva il reverendo, per rispecchiare, se pure solo parzialmente, la perfezione della gloria divina, la perfezione di quella notte santa in cui il figlio di Dio era venuto in terra, ad assicurare a tutti loro gioie eterne dopo la morte. Non era forse, il suo progetto, una metafora proprio di tutto ciò? Quei defunti sarebbero stati ancora più vicini a Dio, se i loro corpi, nel mentre che restituivano concime alla terra, avessero contribuito alla costruzione di un presepe che ricordasse a tutti i fedeli in ogni momento dell’anno, e non solo a Dicembre, la salvezza promessa dal Padre. Questo era ciò che il reverendo avrebbe pronunciato, la notte di Natale, durante l’inaugurazione, e che avrebbe ripetuto, in un discorso ancor più articolato e retorico, all’Arcivescovo, che sarebbe giunto l’ultima notte dell’anno proprio per ammirare e benedire il presepe.
Ma mancavano solo poche settimane, ed ancora due posti erano liberi.
Di recente il reverendo aveva cominciato perfino a guardarsi attorno, pronto ad abbassarsi ed umiliarsi e chiedere ai colleghi sacerdoti delle parrocchie dei paesi limitrofi di regalargli, od almeno prestargli fino a corretta sostituzione, le spoglie dei loro defunti, per completare l’opera. Ma persino negli altri paesi la gente aveva smesso di morire. Non vi era soluzione.
La mattina dell’8 Dicembre, dopo la Santa Messa per la celebrazione dell’Immacolata, il reverendo decise, pieno di sconforto, di passeggiare nel suo presepe marmoreo. Davanti ad ogni lapide iscritta pregò il Signore di trovargli due ultimi corpi per completare l’opera; si rivolse in particolare alla Vergine, lei che in quel giorno tutto il mondo ricordava con venerazione, supplicandola di risolvere il suo problema, e poter inaugurare il presepe completo, di lì a pochi giorni.
Mentre era ancora inginocchiato presso la statua di Maria, le cui fondamenta erano occupate dal corpo di una ragazza deceduta nell’estate, e di cui la famiglia aveva giurato e spergiurato l’innocenza (mai avrebbe osato mettere, al posto della Vergine, una fanciulla impura), sentì una risata di bambino alle proprie spalle. Si voltò incuriosito, perché ricordava di aver chiuso, dietro di sé, il cancello della villa, e lui era l’unico a possederne le chiavi. Eppure, in mezzo al sentiero che portava alla capanna, stava un bambinello sugli otto anni, sorridente.
Il reverendo cercò di raccapezzarsi: era uno del paese? Negli ultimi dieci anni erano nati molti bambini, e ancora non era riuscito a familiarizzare con tutti, anche perché ogni anno crescevano e cambiavano così tanto che era impossibile riconoscerli. Forse era uno dei nipoti della signora che faceva le pulizie in Chiesa? Indossava una tuta un po’ lisa, blu e verde, ed era pallido e con le labbra cianotiche.
“Dove hai lasciato la giacca? Prenderai freddo, così” disse alzandosi a fatica, maledicendosi dentro di sé per aver avuto l’idea di mettere del brecciolino a terra: sentiva tutti quegli aguzzi sassolini incastonati nella pelle delle sue ginocchia.
“Sei triste?” gli chiese l’altro.
Il reverendo lo guardò strabiliato, poi si sentì sospirare, e rispose con sua stessa sorpresa: “Un po’, sì. Sono preoccupato perché questo presepe non sarà completo per la notte di Natale.”
“Non c’è problema” ribatté il bambino, ed un brivido passò lungo la schiena del vecchio prete, per lo sguardo maligno ed il sorriso sghembo che gli stava rivolgendo.
Il bambino gli tese la mano, e senza sapere perché, lui a sua volta si allungò per prenderla; ma strinse soltanto l’aria, passando attraverso le piccole dita cianotiche, e mentre guardava stupefatto la propria mano chiudersi attorno al vuoto, sentì nuovamente la risata agghiacciante del bambino.
“Ci sono io” sussurrò quello. “E fra poco ci sarai anche tu: la tua opera sarà completa.”
In quel momento, il cuore del reverendo si fermò.








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Scritta per la Maritombola con il prompt 49. Cimitero.
Non chiedetemi come mi sia uscita una storia del genere, veramente non ne ho idea! Non so neanche che genere sia (forse noir?), comunque non avevo mai scritto, in vita mia, una cosa del genere. Nonostante ciò, sono molto soddisfatta, credo che abbia una giusta dose di ironia, satira ed un po’ di ansia verso la fine. Che ne pensate? Buona Befana a tutti! See ya!



Edit Aprile 2014: Questa storia ha partecipato inoltre ai seguenti contest:
- L'inaspettato Contest indetto da Nero Inchiostro 8 (il posto in classifica non si sa perché il giudice ha considerato solo le storie podiste, e non ha valutato né recensito né calcolato le altre).
- Epiloghi Contest indetto da jakefan, arrivando seconda a parimerito con altre storie. Grazie!
- Circoli e salotti (contest a squadre): dove si è classificata seconda come circolo e terza nella miniclassifica.
  
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