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Autore: j3nnif3r    07/01/2012    2 recensioni
Adesso che deve fare un casino per sopravvivere, Ellis si diverte da morire.
[ LEFT 4 DEAD 2 ]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni giorno apre gli occhi all’alba, ed è come se fossero passati anni. La luce ritorna, testarda, a ricordargli che è ancora vivo. Filtra dalle assi inchiodate in fretta, una barriera fragile, l’ennesimo muro che le orde frantumeranno, perché la loro carne sembra debole ma non teme nulla e si schianta contro il cemento, cerca ogni fessura. Non è rimasto nulla, non potranno mai più possedere qualcosa. Ogni casa cadrà, ogni rifugio non sarà abbastanza.
Si sveglia, e le dita tornano al cappello. Lo sfiora, per essere sicuro di averlo ancora. E’ l’unica cosa che ha, l’unica cosa che può dire essere sua.
Ellis non ha mai riflettuto molto, in effetti. Sul valore delle cose, delle persone che aveva intorno, e stronzate simili. La sua vita era semplice, e gli piaceva. Era bella, la vita. C’erano delle certezze, qualcosa a cui tornare. Ora sembra un piccolo miracolo, ogni giorno, esserci ancora. Ritrovarsi in vita, al mattino, mentre Coach blatera su quanta fame ha e Rochelle invoca una doccia come si deve, è un miracolo. Ed Ellis si sveglia di buon umore, felice. Perché nonostante tutto, cavolo, c’è ancora. Forse il bello della vita è quello, in fondo. Combattere, per esserci. E’ divertente. Beh, in certi momenti non lo sembra così tanto, ma... nel complesso, gli piace.

“E’ questo che ci piace di te.”
Rochelle usava il plurale, quando esprimeva approvazione per qualcosa. Se Ellis avesse saputo qualcosa di psicologia, avrebbe tentato di analizzarla.
“Mh, dici?”
Spesso, chi saltava la salutare dormita notturna erano lui e Rochelle. Erano i due che reggevano meglio, senza dormire molto. All’inizio avevano fatto dei turni regolari, ma avere a che fare con Coach e Nick dopo una notte in bianco, ecco, Ellis non lo avrebbe augurato a nessuno. E allora rimanevano seduti vicini, con addosso le coperte sudicie che riuscivano a trovare, e le armi puntate alle fessure dalle quali un braccio, prima o poi, sarebbe sbucato di certo.
“Sì. Il tuo ottimismo è piacevole.” Rochelle stava per appisolarsi, ed era comprensibile. Da quanto non dormiva? “Insomma, lo sappiamo tutti che siamo fottuti. Ma tu ci credi ancora. Ed è... divertente.”
“Non pensavo di essere ottimista.”
”No?”
”No, che ne so, sai, di solito non pensi mica a cosa sei. A come sei.” La guardò, spiando la sua espressione perplessa, e rise. “Non lo so, non sono bravo con i discorsi profondi.”
Rochelle rise con lui, gli diede una leggera pacca sulla spalla.

E poi spara, e si sente forte.
Chi l’avrebbe mai detto? Lui, proprio lui, è forte. Può farcela. Può pensare dopo alle ferite che ha addosso adesso, che creano cicatrici su cicatrici, e sono cicatrici di guerra, residui di un combattimento del quale era protagonista, che figata! Ride, mentre spara, e gli altri lo guardano e sorridono guardandosi perché loro sono persone serie, sono persone vere, ed Ellis invece no.
Ellis è solo un ragazzo.
Andatelo a raccontare ai suoi amici, cosa sta facendo adesso. Avanti, andate. Ne riderebbero. Non ci crederebbero mai. Se c’è una cosa che gli dispiace, merda, è che non ci crederà mai nessuno. Anche perché i suoi amici saranno tutti, come dire, piuttosto morti.
E poi spara, e si sente felice. Adesso tutto ha un senso. Adesso che deve fare un casino per sopravvivere, Ellis si diverte da morire.

“E quindi ti piace la ragazzina, eh?”
Nick parlava sempre mentre ricaricava i fucili, o mentre li puliva. Evitava sempre di guardarlo negli occhi. Ellis l’aveva notato senza metterci troppo impegno. Nick era simpatico, il genere di persona che non confesserebbe mai di volerti bene, neanche sotto tortura, ma che poi rischierebbe sul serio la vita per te. Beh, forse.
“Non è una ragazzina.” rispose Ellis quasi in falsetto, tanto per sottolineare che non poteva offendere Zoey.
“Quella, insomma.” Nick posò il primo fucile, ne prese un altro ed iniziò a lucidarlo con un panno trovato in giro. Il perché lo facesse era un po’ un mistero.
“Sì, quella.”
“Bene.”
”E’ un tentativo di fare conversazione, questo?”
Nick sollevò un attimo lo sguardo su di lui, fissandolo con aria scocciata. “Sto cercando di non addormentarmi, sì. Hai qualcosa di meglio, per tenermi sveglio?”
“Ah, io non mi addormenterei mai pensando a lei... Zoey... Dai, anche il nome è perfetto, non lo senti?”
“Non iniziare a masturbarti, per favore.”
Ellis rise, troppo forte, rischiando di svegliare gli altri. Nick non rise affatto, lo guardò serio. Gli faceva venir voglia di prenderlo a pugni, in effetti. Ellis poteva dirlo dagli occhi. Però era un modo affettuoso di prendersela continuamente, quindi andava bene.
“C’è qualcosa da mangiare?” Coach entrò strofinandosi gli occhi, e puntando direttamente al sacco delle provviste. “E piantatela di urlare, non si riesce proprio a dormire...”
“Allora, vogliamo parlare di Zoey?” disse Nick piano, dopo un po’, con un tono fin troppo compunto.

Un’arma ed una donna. E’ davvero così semplice, la vita? Ci pensa mentre fa esplodere cervelli, si ferma un momento di più a guardare quegli zombie, a chiedersi in cosa lui è diverso da loro. Immagina di stringerla e di proteggerla. E’ piacevole. Suppone che sia ben capace di proteggersi da sola, se è ancora viva in quel casino. Però vorrebbe. Vorrebbe stringerle le braccia intorno e dirle che non deve aver paura. Vorrebbe mostrarle che può salvarla, anche se è già sicuro che sappia sparare meglio di lui. E poi ricorda quel viso, quel corpo, quella voce, e qualcosa nello stomaco si muove, ha solo voglia di vederla ancora. E di stringerla, sì. O qualcosa di simile.
Ed è amore, perché Ellis non conosce sfumature.
Le mostrerà quanto ha scoperto di essere forte.

“Dai, diglielo.”
Rochelle gli diede una spinta, rischiando di farlo cadere sul serio. “No... non posso...”
“Idiota, devi! Sono ore che partecipiamo al tuo casino. Se non le dici nulla, con lei ci provo io.” Nick, ovviamente. Con le braccia conserte, con lo sguardo che ricordava i pugni.
“Ma... io...”
Era lì, poco distante. Era possibile parlarle, dire qualcosa di perfetto. Di interessante.
“Hai paura?” La voce di Coach. Ellis si voltò verso di lui.
“Certo che ho paura. Le sembrerò un idiota, e la prima impressione è quella che conta, merda, e non mi parlerà mai più, e...”
“Ha già avuto la prima impressione e hai già fatto l’idiota. E adesso ti sta guardando.” Nick fece un cenno del capo verso il gruppo degli altri, giusto in fondo alla strada. “E’ un bel caso che ci siamo incrociati di nuovo. Quindi muovi il culo.”
“Sì, Ellis...” Rochelle gli si mise di fronte, con le mani sulle sue spalle, seria. “Devi. Prova, avanti. Al massimo ti dirà di no.”
”Non è una bella cosa da dirgli...” fece Nick ridendo.
“Ma io...” Ellis continuava a fissare l’asfalto.
“Hai sfrangiato i coglioni ripetendo il suo nome tutto il giorno...” iniziò Nick, e dietro Coach annuiva deciso. “Con la storia che la vuoi sposare subito, che vuoi chiamare un Tank con il suo nome, e ora? Io sto iniziando a scocciarmi, quindi se non vuoi che ce ne andiamo subito e basta sbrigati.”
“Ma io...”

Sì, deve mostrarlo.
Basta camminare. A testa alta. Ricordando all’ultimo momento che forse la maglietta è un po’ sporca, oh cazzo, perché non ha pensato prima a trovarne una pulita? Ma sta già camminando, lo sta già facendo.
Ellis è forte. Può farcela.
Ellis ha ucciso un sacco di quei cosi e ne è uscito vivo. Quindi può riuscire a parlare con una ragazza. Non si è fatto uccidere. Ce la fa. Ce la fa.
Ellis cammina, troppo lento, lo noteranno, lo noterà. Accellera.
Sì, è forte. Bisogna farglielo vedere.

“Sei...”
Oh, la saliva. Dov’era andata? Ed era arrossito, per caso? No, no, basta. Non poteva comportarsi come un ragazzino, non esiste.
“Sei...”
”Ciao, Ellis.” E Zoey sorrise, e lui era già sconfitto.

Scommetto che non hai mai avuto una relazione vera, dice Coach sorridendo. Perché sono tutti sicuri che, se è stato amore a prima vista, non può essere amore per niente. Che lui lo dica perché è inesperto, perché non è grande abbastanza per capire.
In effetti è proprio così. Non ha mai avuto una relazione. Certo, ha fatto sesso su sedili, sulla spiaggia, su letti di motel squallidi... ma nulla che si possa definire una relazione. E, andiamo, chi vogliono prendere in giro? Credono che in mezzo agli zombie ci si possa fidanzare? Chi la vuole, una relazione? Lui vuole solo avere... lei.
Vuole solo averla.

“E’ qui.”
Si vergognava immensamente, e per questo si sentiva già un cretino. Le guance bruciavano. E non c’era niente di forte e di figo, nelle guance così rosse. Lei ne avrebbe riso. Quindi le dava le spalle, camminava veloce. Scostò la tenda che aveva fissato dove prima c’era la porta della stanza.
“E’ qui.” ripetè. Non riusciva più a dare un tono normale alla voce. Merda.
“...cosa...” Zoey entrò dopo di lui, poi si fermò a guardare. Portò le mani al petto, un piccolo gemito di sorpresa. “Ellis...”
Ci aveva messo ore. Ok, ci avevano messo ore, perché gli altri lo avevano aiutato a trovare la roba. Nulla di allucinante, solo un grande materasso ancora morbido e pulito, e coperte rosse. E cuscini, oh, da quanto non dormivano su dei cuscini veri? E candele. E burro d’arachidi. Non sapeva bene perché, boh, a lui piaceva e quindi doveva piacere anche a lei. Era solo un letto, in fondo, ma era quello di più simile ad un letto vero che avessero visto da parecchio.
“Non... non pensare male, è solo per te.” Ma... non poteva dire una cosa del genere! Ora lei avrebbe...
“Grazie.”
Si voltò a guardarlo con uno scatto, e un’espressione così naturale e così poco imbarazzata che, oh, era impossibile sapere cosa dire.
“E’ una cosa carinissima, grazie.” continuò. E sorrideva, e lo fissava.
Si aspettava qualcosa, si aspettava qualcosa.
“Vuoi essere la mia ragazza?”
“...eh?”
“Vuoi?”
Non aveva ancora capito come aveva fatto a dirlo così, ma l’aveva detto, quindi beh. Andava bene.
“No.”
”...come... no?”
Zoey rise, chinò un po’ il capo e poi tornò a guardarlo. “Non basta mica un letto, scemo. Però possiamo rimanere svegli tu ed io, stanotte. Qui.”
“Oh... sì, potremmo.”
”Sì.”
”E poi?”
”E poi nulla, facciamo la guardia.”
”Mh.”
”Ti va?”
”Certo, certo. Mi va.”
”Bene.” Zoey fece un passo indietro, con le mani dietro la schiena, verso la porta. “Allora... a stasera.”
”A stasera.”
E rimase solo, senza aver capito molto, ma con la voglia di sorridere.

Ma si può sapere che cazzo significa, che la ami? gli chiede Nick, continuando a pulire le armi. E lui non lo sa, si annoia solo al pensiero di rispondere, di cercare una definizione. Vuole solo allargare le braccia e urlarlo, che gli frega del motivo?
Moriranno, probabilmente. Chi morirà per primo, fra loro due? Uno si sacrificherà per l’altro? Ellis immagina scenari tragici, immagina di farsi uccidere perché lei sia salva, poi decide che va bene tutto, ma non sa nemmeno se lo farebbe sul serio. Però sarebbe figo. Sarebbe un bel modo di tirare le cuoia. E lei lo ricorderebbe per sempre. Oh sì, lo farebbe.
E’ solo l’entusiasmo iniziale, dice Coach. Perché Coach si sente così maturo, sì. Perché lui ha avuto una moglie, e si sa che se ne hai avuto una sei fottuto per sempre, vedrai tutte le donne come potenziali mogli. Ma Ellis è solo un ragazzo, e non ha mai nemmeno pensato di avere una moglie. Che stronzata. Lui. Una moglie.
No, lui vuole Zoey. Ne vuole una tutta per lui. E non per sempre, giusto finché crepano. Finché è divertente. Perché non diceva sul serio quando urlava di volerla sposare, era perché adora gli sguardi sconvolti degli altri.
Era perché Ellis non è mai stato bravo, a riflettere sulle conseguenze di quel che dice.
E poi l’ora è arrivata, e lui si osserva sull’unico specchio che è riuscito a trovare, e pensa di far schifo, merda, sul serio, che macello che è, vorrebbe farsi la barba, vorrebbe una doccia calda, vestiti nuovi. Ma non ha nulla. E a lei piacerà lo stesso. Lo sa, lo sente. E sarà bello.
Sarà una meraviglia.

“Sei sicura che non vuoi essere la mia ragazza?”
Lei rise, poi continuò a baciarlo, lentamente, ad occhi chiusi. Ed Ellis poteva stringerla, poteva toccarla, finalmente.
“Sicurissima.” rispose poi. Ed ascoltando gli spari degli altri che, poco distante, respingevano l’orda, iniziarono qualcosa.
Cosa fosse, beh, non chiedetelo ad Ellis.


   
 
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