Loving Death
#1 Possibility
Alcuin si imbozzolò meglio nel
lenzuolo. Sotto, la stoffa sfiorava la pelle nuda, bianca come carta
ad eccezione dei piccoli segni dei morsi. Erano cerchi rossi appena
visibili, o tanto grandi e viola da sembrare ematomi.
Ma erano suoi.
Per averli non era
stato necessario un pagamento. Al contrario, rappresentavano una
specie di ricompensa.
Si chiese cosa ne avrebbero detto i
patroni, ma senza reale preoccupazione: non gli importava. Al di
sopra di ogni amante disposto a pagare, al di sopra di ogni
responsabilità, c'era
il beato Elua.
Lui era la
Possibilità e il suo precetto un modo per capire che, se
desiderava amare, non c'era che da buttarsi.
E l'aveva fatto.
Sentiva ancora le
mani di Delaunay su di sé. La sua bocca contro la propria. I
respiri pesanti. I brividi di piacere.
Dentro di lui,
custodiva il ricordo delle dita del suo signore che tracciavano i
contorni della sua Marque ormai completa.
Non c'era
centimetro di pelle che non fosse stato sfiorato e baciato. E, per
quanto avesse cercato di ribaltare le posizioni, Alcuin aveva la
sensazione di essere stato lui il centro del rapporto.
Non,
come aveva sperato, un suo rendere
omaggio a Delaunay; era lui quello verso cui era stata mostrata tutta
la delicata attenzione che si ha verso un fiore raro o un gioiello
prezioso.
La cosa lo rendeva
felice, lo imbarazzava e lo affascinava.
Il solo pensiero lo
fece avvampare.
Lo amava. Lo amava maledettamente.
Sbadigliò,
si stiracchiò
come un gatto e si prese ancora un istante per annegare nella dolce,
pigra consapevolezza di essere felice.
E
bastava ripeterselo per renderlo ancora più reale: lui,
proprio lui – non Phèdre, non Melisande – e il suo Signore
Anafiel Delaunay.
Nella stessa stanza. Nello stesso
letto. Nello stesso abbraccio.
Alcuin sorrise. Lasciato a riposare
nella stanza di Delaunay era completamente solo, ma ciò non
gli impediva di sorridere come uno sciocco alla finestra aperta, ai
raggi del sole, al cielo limpido di Città
di Elua.
Era una
giornata meravigliosa.
[330 parole]
# 2 Feeding Lies
“Alcuin?”
Si voltò. La voce di Phèdre
era dura, e lei lo guardava con un sopracciglio inarcato e le mani
sui fianchi.
Aveva un'aria così contrariata
da risultare divertente.
“Sì?” domandò, soave.
“Smettila di
essere così compiaciuto!” lo rimbeccò la ragazza,
agitando verso di lui un grosso libro dalla copertina consumata.
Alcuin ricordava di averci dato una letta e di averlo trovato
mortalmente noioso, nonché scritto in un pessimo skaldico. Non
capiva come Phèdre potesse leggerlo. “Dovresti vederti:
ciondoli in giro con quell'espressione gongolante...e canticchi! Che
ti prende? Per Elua, se non hai niente da fare riporta questo a
Delaunay.”
“Il libro?”
Phèdre
sbuffò, spazientita. “E cos'altro, altrimenti?”, domandò.
Ancora un po' e
avrebbe arruffato le penne, iniziando a rincorrerlo per picchiarlo
con lo stesso libro che gli stava tendendo. Solo immaginando la
scena, Alcuin scoppiò in una risatina.
“Perdonami,
Phèdre.” le disse, in tono gentile. “So di non essere
stato giusto nei tuoi confronti.”
Lei avvampò.
“Non so di cosa tu stia parlando.”
A quelle parole,
Alcuin esibì un mezzo sorriso: certamente la imbarazzava
parlare di Delaunay, nonostante fosse stata proprio lei a spingerlo a
farsi avanti.
Avrebbe dovuto
essere completamente sincero, tuttavia manteneva segreti gli ultimi
eventi.
Per un certo verso,
si sarebbe sentito a disagio nel raccontarle tutto: non era certo di
voler condividere quella sensazione di abbandono che aveva provato
quando per la prima volta Delaunay aveva risposto al suo bacio. La
dolcezza che gli aveva mostrato nel prenderlo tra le braccia, la sua
affettuosa dedizione nello spogliarlo. Più che un resoconto su
un rapporto sessuale, avrebbe finito per cantare esclusivamente le
lodi del loro Signore.
Ma, allo stesso
modo, non voleva farla soffrire, o sentire esclusa. Sapeva fin troppo
bene i sentimenti che avrebbe scatenato: vivevano in lui ogni volta
che la mano del loro Signore si tendeva ad accarezzare la testa
corvina dell'anguisette.
“No. Hai ragione.
Parlavo in generale.” replicò lui, con una scrollata di
spalle. Quando le prese il libro dalle mani, la ragazza si allungò
a sfiorargli i capelli.
Per un secondo, gli
parve di scorgere una luce triste nei suoi occhi.
“Fila a riportare
quel mattone.” brontolò, ma la sua voce suonò roca.
Come se si sforzasse di non piangere. Ritirò la mano, piano.
“Era illeggibile.”
Alcuin annuì.
“Te l'avevo
detto.”
Eccolo: ciò
che temeva si materializzava davanti ai suoi occhi – l'imbarazzo,
la conversazione superficiale, la paura di dire troppo, i movimenti
affettati.
Quel leggero senso
di nausea sotto la sensazione di felicità.
Odiava avere segreti per Phèdre.
[342]
#3 You, and you alone
“Volevo chiedervi
una cosa, mio signore.”
Anafiel
Delaunay non alzò nemmeno gli occhi dal grosso volume che
stava sfogliando.
“Dimmi.” si
limitò a dire, asciutto.
Era un tono
completamente diverso da quello usato la notte precedente -più
posato, più composto- e tuttavia Alcuin sentì che
c'era dell'altro. La necessità di trattenersi, forse.
Sarebbe stato
bellissimo scoprire che Anafiel aveva lo stesso bisogno di toccarlo,
di abbracciarlo che sentiva lui.
Davvero.
Peccato che non
avrebbe mai avuto il coraggio di chiederlo.
“Riguarda un
voto.” bisbigliò, continuando a passeggiare per lo studio.
Sfiorava il dorso dei libri e gli scaffali vuoti alla ricerca di
qualcosa da fare.
“Di che genere?”
“Un voto ad
Elua.” rispose lui, alzando lo sguardo. Incontrò gli occhi
del suo signore, scuriti dalla paura e dalla curiosità. Aveva
tutta l'aria di chi ha appena ricevuto un colpo allo stomaco.
“Che
tipo di voto?”
ripeté Delaunay, brusco.
Alcuin gli restituì
l'occhiata.
“Lo stesso che
avete giurato voi al principe Rolande.” lo interruppe una mezza
imprecazione, dopo la quale Anafiel si affrettò a guardare da
un'altra parte – pareva così pallido e scosso che Alcuin si
pentì per un istante di ciò che aveva detto. Ma era
troppo importante, e le parole sembravano non volersi fermare.
Proseguì: “Io sono legato a voi dal mio nome, che è
anche il vostro. Ma non è abbastanza.”
“Non è
affatto necessario.”
Ma lo era. Alcuin
lo sentiva forte e chiaro, quel bisogno di sentirsi legato a Lui
ancora più di quanto fosse già. Aveva giurato di stare
sempre al suo fianco, di amarlo e di sacrificarsi per lui, ma era
stato un voto silente.
In qualche modo,
voleva cambiare le cose.
“Lo
è. E' un vecchio voto, lo so. Ma non importa: non lo faccio
perché lo avete fatto voi. Lo faccio perché sento
che devo. Se lo pronuncerò,
voi mi ascolterete?”
Delaunay non
rispose, ma quella muta accettazione bastava.
Doveva bastare.
“Giuro sullo
stesso sangue del Beato Elua che amo voi, e solo voi. Per il sangue
che il beato Elua ha versato, per quanto ci sarà concesso
vivere, lego me stesso a voi. Solo a voi.”
Alcuin tacque.
Aveva lo stomaco annodato e il cuore pareva volergli uscire dal
petto, ma era soddisfatto.
Rimase stupito
quando vide il suo Signore coprirsi la bocca con una mano,
visibilmente confuso: aveva le sopracciglia aggrottate e lo sguardo
rivolto altrove. Ogni suo respiro era pesante.
Lui lo aspettò,
paziente, immobile dall'altra parte del tavolo.
Ma non ci fu
risposta per il resto della giornata.
Molte
ore dopo, Delaunay si
chinò a baciarlo.
“Ho dei doveri
verso Terre d'Ange. Sai che non posso giurare lo stesso.”
“...Mio signore?”
“Fu
la risposta di Rolande. Ed è anche la mia. Mi
dispiace.”
[509 parole]
--- Note ad minchiam
Request per il gruppo Fanfiction su Commissione
Personaggio:
Alcuin
Pairing:
non è necessario, ma se lo inserite vorrei che fosse
Alcuin/Anafiel (se parlate di qualche contratto, va comunque bene il
"padrone" di turno)
Rating:
giallo/arancione/rosso
Tipologia:
dalle 1000 parole in su (volendo, anche raccolte di drabble - purché
in totale si raggiungano almeno 1000 parole)
Genere:
introspettivo d'obbligo, altri eventuali a scelta
Avvertimenti:
vietato solo OOC,
(Mi
sembrava giusto mettere la scaletta U_ù)
Ehm. Hi. *si
nasconde perché sa di aver fatto un flop totale.*
Beh,
è il mio primo tentativo in assoluto sul Dardo e la Rosa e non
si può affatto dire che sia un capolavoro. Ehnnò.
O,
almeno, non lo pare a me: anche se, giuro, ho fatto di peggio.
Di
solito quando esordisco in un fandom non sono così tesa
ma...oh, well, davvero, non so che dire se non che mi dispiace,
dispiace, dispiace di aver stuprato il povero Alcuin in ogni suo
possibile stato d'animo. Non pensavo che la sua introspezione fosse
tanto difficile ò.ò Per non parlare della Timeline che è assurdamente scombussolata.
Ma
almeno ho tentato ù_ù
Note all'ultima flash-fic (che ha sforato): A parte l'ovvio 'questi personaggi non mi appartengono' e tutto il solito trafiletto. Titolo, giuramento e conseguente risposta non sono miei, ma della somma Carey. Io mi sono solo limitata a spingere Alcuin a ficcare il naso dove non doveva xD
*fugge*