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Autore: adelfasora    07/01/2012    3 recensioni
Una vita.
L’amore colpisce solo gli opposti, o anche le persone più simili?
Un incontro.
Quante sorprese può rivelare?
E se nessuna, può lo stesso essere importante?
Misha Inamori. Kyouya Ootori.
Vite simili e scelte diverse. E il loro, di incontro?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kyoya Ohtori, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Andare avanti …

 

 

 

La ragazza si affrettava verso il mediocre istituto al quale si era iscritta, in barba ai suoi spocchiosi, odiosissimi quanto ricchissimi parenti.

Lei, il loro flagello. Lei, la pecora nera.

Misha Inamori. Grande nome, immensa villa, odiata vita.

Ne era fuggita. Stava fuggendo quando, avvicinandosi all’Istituto famoso e imponente dell’Ouran, di fronte aveva visto una scuola. Una di quelle normali. Dalle pareti quiete. Da persone qualunque.

 

Lì voleva stare. Lì non avrebbe dovuto pensare a chi era lei, chi erano gli altri. Lì avrebbe fatto capire ai suoi che essere ricchi e affabili con tutti non era sbagliato, né qualcosa di grossolano. Che la plebe si distingue per quello che ha dentro, non esiste stimando il suo conto in banca. Lei avrebbe cambiato le cose, che la sua famiglia fosse pronta o meno.

Lei sì. Forse.

 

Ah, stava correndo -metaforicamente fuggendo dal suo nome e ciò che le conveniva- e cercava di non fare tardi a scuola, almeno da quando i suoi, ritenendola in crisi adolescenziale, le avevano tagliato i viveri e carta di credito. Letteralmente.

Ora abitava in un appartamento di 3 vani, a malapena quadrati, dove cercava di mettere un ordine. La cosa risultava, giorno dopo giorno, impossibile quanto prendersi una domestica o cucinare qualcosa di minimamente commestibile senza far esplodere la cucina, alquanto misera.

Ma mai quanto la sua credenza.

 

Si era cercata un lavoro, e trovandolo, aveva cercato di imparare a fare tutto ciò che delle studentesse indipendenti fanno nella propria vita. Anche non arrivare in ritardo a scuola, – sebbene la giustificazione fosse che aveva fatto le due di notte per pulire il locale dove lavorava come cameriera – pensava di perdere ogni speranza, ma i suoi occhi azzurri con tanto di labbro tremulo erano riuscita a salvarla.

La domanda era per quanto ancora.

Era stanca, pensava. Ma felice e soddisfatta di cercare di saper fare qualcosa senza alle spalle un padre che cercava di maritarla nonostante sedici anni compiuti, senza una madre che indichi il bon ton come l’unico modo per entrare nell’alta società, senza sguardi critici, come se fossi un oggetto. Già, la bambola, il gentil sesso che proveniva da alte sfere e intoccabile.

Si sentiva così distante dalla vita, quella reale. Era stato allora, quando il padre aveva iniziato a discutere con un uomo di profilo tagliente e forte, che aveva ascoltato qualcosa che l’aveva irrimediabilmente portata a cambiare se stessa, a mostrare agli altri come lei poteva essere qualcuno, e senza di loro.

< Mia figlia è giovane, mi chiedevo se lei avesse intenzione di farla conoscere ad uno dei suoi figli, di questi tempi, come lei ben sa, è difficile trovare un buon partito. >

< Ne abbiamo già parlato, penso che riceverà presto un mio invito, signor Inamori. >

< allora discuteremo di affari immagino. >

< Sempre. Oh, questo è mio figlio, Kyouya Ootori. >

 

Lei aveva ascoltato, separata da quelle parole taglienti e crude da una porta, regale, che le fece sembrare ancora più angusta quella che ormai era una prigione.

Chi se ne importava chi fosse? Suo padre l’aveva praticamente venduta ad “un buon partito” senza consultarla, senza accennarle niente. Come se lei non fosse dotata di parola, pensiero. Come se fosse merce di scambio per un buon affare, come se lei non sapesse vivere o decidere. Ed era vero.

Una volta compreso questo, decise per la prima volta.

E non sarebbe stata l’ultima.

 

Era a scuola, e poteva dire che tutto andava a meraviglia. I voti non erano un problema. Gli insegnanti la veneravano per i suoi modi e le sue capacità persuasive nei confronti della classe, dalla quale ora si ergeva come un astro, ma consapevole delle sue scelte, era sempre vicina a tutti. Nessuno avrebbe detto che si chinava regalmente sui comuni mortali. Nessuno avrebbe detto che era superiore perché apparteneva ad una famiglia importante.

Tutti dicevano e pensavano che fosse normale, brava e gentile. A volte permalosa, con la risposta pronta, come lo era quando doveva difendere un compagno dalle grinfie di un insegnante severo.

Dicevano che il suo era un bel sorriso, aperto e buono come lei. Dicevano che arrossiva ancora come una bambina, che non arricciava il naso, non sapeva accigliarsi, ma il suo sopracciglio era “divertente e temibile” a detta di Yuka, suo vice rappresentante dell’Istituto Hoshukaya.

Ciò le rischiarava il cuore, sebbene fosse triste allo stesso tempo.

 

< I miei genitori non avrebbero mai detto una cosa del genere. Mi conoscono meglio i miei compagni di classe che loro. Che bello, sono sola e come unica vera famiglia… nessuno. >

 

 

 

Fu allora che, passando per un festoso negozio di animali vide, tra tanti, una vecchia tartaruga terrestre, che nessuno avrebbe mai comprato perché scarto tra tutte, come consumata.

Affascinata da quella così elegante creatura verde, la prese con sé senza troppi ripensamenti, usando tutti suoi risparmi e fregandosene bellamente.

Aveva un carapace enorme, e sembrava, a dispetto delle sue coetanee e del suo spirito di conservazione, molto poco intimorita dalla sua presenza.

Da quando l’aveva presa con sé non l’aveva mai ritenuta noiosa, o lenta, non meno affettuosa di un cane peloso e rumoroso.

Sembrava anche più matura di lei, il che era anche vero.

Dormivano assieme, mangiavano insieme, parlava con lei di fisica, filosofia e Chopin.

Oh.. l’aveva chiamata Tartaruga.

 

< Ora ho qualcuno che mi conosce anche meglio dei miei compagni, e in maniera più vera dei miei genitori.  La  mia famiglia.>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Kyouya Ootori, l’ultimo e più capace erede della famiglia Ootori, aveva ricevuto da poco un compito importante.

 

Era molto preso dal tornado di confusione che gli stava intorno, stonando con la sua indole – solo superficialmente – pacata.

 

Oh, il suo compito era redimere e far tornare sulla retta via – quella di quieta e sottomessa esponente dell’alta società - l’unica figlia della famiglia Inamori. Nulla di difficile o eclatante, era addirittura un host, sarebbe caduta ai suoi piedi senza nemmeno accorgersene.

Non era di certo vagamente irritato perché una stupida signorina altolocata l’aveva rifiutato senza nemmeno conoscerlo, senza dargli la possibilità di distruggerla.

Suo padre gli aveva accennato riguardo i suoi propositi coniugali – se così si vogliono chiamare - , avrebbe dovuto essere lui ad allontanarla, facendo chiaro al padre l’inferiorità, anche dal punto di vista finanziario degli Inamori.

 

Non era di certo perché si era per caso informato su di lei, dalle foto della più tenera infanzia, al suo sorriso, e sulla sua vita scolastica, sulle sue capacità. Non di certo perché nell’ultima festa organizzata dalla sua famiglia lei indossava un semplice abito e stava, comunque, divinamente.

 

E doveva dire che lo irritava che lei gli procurasse certi pensieri, quando stava sorseggiando tè in una sala di musica arredata meravigliosamente per incontri, dove lui doveva intrattenere donzelle molto più nobili.

 

Una perdita di tempo. Che è denaro. Irritazione.

 

Gliela avrebbe fatta pagare. Oh sì.

 

 

Era passata una lunga ed estenuante giornata fatta di monologhi senza senso da parte di Tamaki, adorabili musi di Honey per quel costosissimo dolce alle fragole…

 

*dalla mattina*

< kyouya! Ho avuto una fantastica idea: perché non festeggiamo in montagna il nosto anniversario come club? Invitiamo tutti i meravigliosi fiori di questa scuola e..  Mon Dieu! Kyouya, perché hai uno sguardo così scuro?Eh? Kyouya, fai un po’ paura.. >
domenica e sono andato a dormire alle tre, cercando di organizzare una gita in spiaggia per il solo club, perché sono stanco, perché ho dovuto fare circa trecento ordinazioni per l’organizzazione, perché ho trattato per circa cinquanta azioni e, forse, sempre perché SONO STANCO?!

 

*all’extra scolastico*

<  Kyouya, quella torta era fantastica, alle nostre clienti piacerà, se ne prenderemo altre, cioè, anche io potrei averne un pezzetto.. quello con più fragole, va bene? se la vogliono loro però, la divideremo, giusto? ma io vorrei il pezzo più grande ... >
< Kyouya, degli adorabili koala non si staccano da una delle nostre amate clienti!>

< ah, Kyouya, io lo sapevo che l'idea della simulazione foresta amzzonica non sarebbe andata bene! >

< l'hai organizzata tu, Tamaki.. >

< Kyouya, come pensi di risolvere il problema a quelle tende? Sono così plebee, e grige.. non si intonano per nulla al mio sfavillante ardore! >

E poi c’era stato il teatrino inscenato dai gemelli, che aveva fruttato, per carità, ma aveva anche contribuito alla sua emicrania; la folla di “ amate clienti ” che richiedeva una mascolina Haruhi in costume, l’incapacità della sorella nel mettere in ordine i suoi abiti, nulla facendo se non che confusione e disordine.

Una volta giunto sulla soglia di casa, avrebbe anche dovuto preparare un piano per umiliare una ragazza che le sue attenzioni avrebbe dovuto pregarle, e non essere sul ciglio di una crisi isterica.

Invisibile agli occhi di tutti il suo fastidio, la sua stanchezza, entrò in casa e iniziò.

 

< Istituto Hishukaya, Inamori  Misha. Stesso quartiere dell’Istituto Ouran, prestigioso per le capacità dei suoi studenti, ma non per struttura o classe. >

Era uno squalo. Lei un minuscolo pesciolino.

Peccato che luccicasse di più di tutto il banco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

__________________________________________________

La salvezza.. ecco cosa deve cercare di raggiungere la nostra povera vittima, indifesa e ignara di tutto (che forse tanto vittima non è.. ).
L’ha chiamata Tartaruga.. originale, eh? Sarà che ho la fantasia di un bradipo. 
Come soprannome va meglio Tarta o Ruga? Sarebbe bello sapere cosa ne pensate.
 
Oh, dimenticavo:  gli animali (nonostante la mia fobia) non sono di sfondo, ma vere e proprie personalità importanti, da tenere in considerazione ù.ù .
  
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