La maledizione delle due corone
Cap.1: Card Captor Accademy
Era giorno di festa.
Nella parte a nord del paese, in
mezzo a boschi e splendide cascate, la più grande scuola di magia mai esistita
fino a quel momento, stava riaprendo i battenti a tutti i suoi allievi.
Le possenti e antiche mura, che si
alzavano alte e fiere, erano state abbellite con incisioni e sacre scritture.
All'entrata del grande edificio, vi
era un'imponente gradinata, sorvegliata costantemente da due grossi leoni di
marmo che, con occhi vigili, tenevano sotto controllo la situazione.
Il grosso portone, fatto di marmo
bianco e candido, aveva, sul suo stipite, la seguente scritta: - Card Captor
Accademy - e sottostante una piccola dicitura che diceva: - For love, justice
and peace -
Al centro della scritta vi erano
rappresentati strani simboli: erano i simboli dei fondatori di quelli posto,
due grandi maghi che hanno fatto la storia di tutte le galassie.
Moltissimi ragazzi e ragazze,
dall'età di sedici anni fino a quella dei venti, popolavano il gran piazzale
davanti alla scuola: ridevano, scherzavano ed erano felici d'incontrarsi per
iniziare un nuovo anno in quella splendida accademia.
C'era chi si conosceva già da
qualche tempo, avendo già frequentato qualche anno in quel posto, e altri che
erano confusi e spaventati, perchè era il loro primo giorno di scuola.
Cavalli e carrozze erano da tutte le
parti e trasportavano i giovani insieme alle loro famiglie.
Tutti erano felici e contenti, ma
qualcuno sembrava proprio non esserlo.
Dal fitto della foresta, avanzando
su di un cavallo bianco, senza sella, avvolto un lungo mantello nero che gli
oscurava il viso, una sagoma si avvicinò alla scuola.
L'ombra, trovandosi davanti al
grande edificio, fece fermare il cavallo, senza redini, solo con la sua voce ed
infine scese da lui.
Si guardò attorno sotto il grosso
cappuccio ed osservò tutta quella gente davanti a se.
Fece qualche passo in avanti, ma si
ricordò del cavallo che lo stava seguendo.
Schioccò le dita e lo stallone,
riprendendo conoscenza, galoppò via, verso le verdi pianure che si trovano dopo
la foresta.
L'ombra si avvicinò lentamente alla
grossa scalinata: nessuno sembrò accorgersi della sua presenza, ma non gli
importava. Anzi.
I suoi passi erano lenti, ma sicuri
e decisi, il lungo mantello lo faceva sembrare una marionetta, ma poco
importava.
La sagoma si fermò ai piedi dei
possenti gradini di marmo, ove erano situati i guardiani delle mura: i leoni di
pietra.
L'ombra fece scivolare una mano
fuori dal lungo mantello e accarezzò il muso di uno dei due leoni, poi proseguì
la sua strada, salendo uno per volta i grossi gradini ed infine raggiunse il
portone di candido marmo.
Alzò la testa per osservare la
magnifica scritta, rifinita in oro e argento, e il movimento fece scivolare il
cappuccio del mantello, sulle sue spalle, scomparendo il volto che nascondeva
tra il suo morbido tessuto: carnagione chiara, lineamenti delicati, labbra
morbide e corti capelli castani, smeraldi verdi al posto degl'occhi.
La ragazza smise di osservare
l'imponente scritta: - Sono arrivata, finalmente...- e sospirando, entrò
nell'accademia.
Nel giardino interno c'erano
moltissime persone, molte di più che all'esterno dell'edificio.
Era giorno d’iscrizione per tutti ed
era ovvio che il caos avrebbe regnato il quel posto, dove i professori raccoglievano
le iscrizioni degli allievi.
La ragazza arrivò al centro del
giardino e si guardò attorno: tantissime piante d’ogni tipo, fiori dai mille
colori e profumi, cespugli dalle più svariate forme, erano la tutti concentrati
in un unico posto.
Era strabiliante la bellezza di quel
giardino e la ragazza rimase a lungo ferma per osservare il suo splendore.
All'improvviso delle trombe
risuonarono dell'aria circostante, catturando l'attenzione di tutti, anche
quella della ragazza.
Alto nel cielo si videro arrivare
due splendide e grosse carrozze bianche, dei riflessi argentati e trainate da
sei unicorni alati, ciascuna.
Le carrozze, dopo vari volteggi
nell'aria, atterrarono nel giardino, alzando un grosso polverone.
Subito due servitori cominciarono a
srotolare due lunghi tappeti rossi che partivano dalle carrozze e finivano dove
terminava il giardino.
Tutti i ragazzi si raggrupparono
intorno a quelle magnifiche carrozze, incuriositi di sapere chi vi era al suo
interno.
I cocchieri scesero a terra e
andarono ad aprire le porte ai loro padroni: un ragazzo moro, con un paio
d'occhiali, vestito da principe, in una divisa rossa e con una spada come arma,
uscì dalla prima carrozza.
- IL PRINCIPE ERIOL, EREDITARIO
DELL'ACCADEMIA - urlò il suo cocchiere annunciando il padrone.
Dall'altra carrozza uscì una
splendida ragazza dai lunghi capelli neri, raccolti in due buffi codini e
vestita di un bellissimo vestito azzurro, con una lunga ed ampia gonna.
- LA PRINCIPESSA MEILING, EREDITARIA
DELL'ACCADEMIA - urlò l'altro cocchiere.
I due ragazzi si guardano e si
fecero l'inchino a vicenda, mentre il principe prese sotto braccio la principessa
ed insieme camminarono lungo il tappeto rosso, preceduti da damigelle che
lanciavano petali di rosa ad ogni loro passo.
- Che sbruffoni! - sentì una voce,
la dolce ragazza, alle sue spalle, mentre osservava i due avanzare.
Si voltò e incontrò il viso di una
seconda ragazza con i capelli nocciola, raccolti in due codini, mentre
osservava con invidia il principe e la principessa fermarsi alla fine del
tappeto rosso.
La principessa si guardò attorno: -
Beh? Dove sono i fondatori di questa scuola? Non ci accolgono neanche? Che cosa
ingrata! - cominciò a borbottare.
Da una gran porta, uscirono due
persone ben distinte: un uomo con gli occhiali e i capelli mori raccolti in un
lungo codino e una bellissima donna dai lunghissimi capelli rossi, fecero la
loro comparsa al cospetto di tutta la scuola.
Tutti sapevano chi erano: Clow e
Mizuchi, i due fondatori dell'accademia.
Le due persone si avvicinarono ai
due ragazzi e gli diedero il loro benvenuto, invitandoli ad accompagnarli
all'interno della grande struttura.
Non appena i quattro si
allontanarono, tutti gli studenti ripresero le loro attività e la folla che si
era ammassata per assistere al loro arrivo, si dileguò.
- Dove sono i fondatori? Non ci
accolgono neanche? -
La ragazza dai due codini prese in
giro la principessa.
- Quanto la odio quella li! Se non
fosse una lontana parente della Mizuchi, io...-
Fu interrotta da un'altra ragazza
con lunghi capelli mori, ondulati e occhi color prugna: - Lascia stare
Chiharu...è inutile che te la prendi tanto! -
- Hai ragione, Tomoyo, ma non posso
faci nulla! LA DETESTO! -
Chiharu si accorse che una ragazza
da splendidi occhi verdi, come smeraldi, la stava guardando, incuriosita.
- Oh, ciao io mi chiamo Chiharu e
tu? - chiese, porgendo la mano.
La ragazza sorrise e gli strinse la
mano: - Sakura -
- Io sono Tomoyo, piacere...-
Sakura strinse la mano anche a lei.
- Scusa se prima mi hai sentita, ma
stavo complottando contro quella principessa dei miei stivali! - disse Chiharu,
poi guardando bene Sakura le chiese: - Tu sei nuova? -
- Si - rispose un pò timidamente la
ragazza.
- E hai già fatto conoscenza con
qualcuno, hai già una stanza? -
- No, devo ancora iscrivermi...-
Chiharu le prese le mani: -
Perfetto! Allora starai con noi, sempre se tu vuoi...Sai siamo io, Tomoyo, Rika
e Naoko, ma ci mancava una quinta persona per formare la stanza da cinque!-
Sakura sorrise: - L'avete trovata -
Chiharu spiccò un salto di un metro
e corse al banco iscrizioni per iscrivere lei e le sue amiche.
Sakura rimase da sola con Tomoyo.
- Noi frequentiamo già il secondo
anno, ma vedrai che questa scuola di piacerà tantissimo! -
Sakura guardò il cielo e poi
sospirò: - Ne sono certa, Tomoyo -
- Ragazze non posso crederci!
ABBIAMO LA TANTO ADORATA CAMERA DA CINQUE!- urlò Chiharu entrando nella stanza
e volteggiando fra i letti.
Era la stanza più bella di tutta
l'accademia ed era sognata da tante ragazze.
- Ti vuoi dare una calmata? - chiese
Rika mentre entrò nella camera e si mise su uno dei letti.
I loro bagagli erano già li che li
aspettavano insieme ai loro animali.
Quell'accademia prevedeva, da
regolamento, che ogni ragazzo avesse un'animale magico con se, non importava
quale.
Erano stati i fondatori a decidere
quella regola.
Sakura entrò nella stanza e guardò
Chiharu che uscì sul piccolo balconcino.
- RAGAZZE! GUARDATE CHE VISTA
STUPENDA! - urlò, mentre le altre la raggiunsero.
Uno spettacolo era davanti a loro:
tre splendide cascate si riversavano in un unico fiume, circondate dalla
meravigliosa foresta con sfondo delle bellissime montagne innevate.
Rika, Tomoyo, Chiharu e Naoko,
guardando quello spettacolo esclamarono: - Uao! -
Sakura dall'interno della camera,
sorrise vedendo le sue nuove amiche così stupite.
Naoko rientrò nella stanza e liberò
la sua civetta, facendola volare in quello spettacolo magnifico.
Il gattino di Tomoyo e il cagnolino
di Rika, invece, giocavano insieme, mentre il topolino di Chiharu si puliva il
piccolo musetto.
- Guardate ragazze! -
Rika indicò, alta nel cielo, una
splendida aquila reale che con il suo canto, rompeva il silenzio di quel posto
magico.
- Ho sempre adorato le aquile! -
- Purtroppo mi hanno detto che sono
animali difficili da catturare e da ammaestrare -
Sakura si fece largo tra le ragazze:
- Non n’avete mai vista una dal vivo? -
- No - risposero in coro.
Sakura, allora, alzò il bracci
davanti a se e guardandosi la mano, bisbigliò: - Sol -
Un urlo dell'aquila squarciò ancora
il cielo e le ragazze osservarono la loro amica.
In men che non si dica, l'aquila
reale, che prima volava in cielo, si stava dolcemente adagiando sul braccio di
Sakura.
La ragazza lo accarezzò varie volte
alla testa e poi gli diede un bacio: - Ragazze vi presento Sol, il mio animale
magico -
Le quattro ragazze erano sbalordite.
- Ma non è difficile da comandare? -
chiese Rika, mentre avvicinò piano la mano all'animale.
- No, se lo tratti con amore...Non è
vero Sol? -
Alla domanda della padrona, l'aquila
rispose con un piccolo verso e tutte quante risero, mentre lo accarezzavano.
Sakura, poi, se lo mise sulla spalla
e ritornò all'interno della stanza, seguita dalle altre.
- Ah Sakura...quasi mi
dimenticavo...ti ho iscritto al turno di giorno, va bene? -
L'accademia aveva una strana forma
di corsi: c'erano i corsi di giorno e di notte e uno poteva scegliere secondo
la propria volontà.
Non si sapeva il perchè, ma nessuno
discuteva perchè era una regola che i padri fondatori avevano deciso.
- Hai fatto benissimo Chiharu e
poi...-
Un'improvvisa fitta allo stomaco,
fece piegare in due Sakura.
- Sakura! - Tutte le sue compagne le
andarono in soccorso, ma lei non volle.
- Ferme! Non muovetevi...sto bene è
solo un piccolo mal di pancia..tutto qui! -
Alle ragazze sembrò il contrario
perchè il suo volto era pallido come un lenzuolo.
- Vuoi che ti accompagniamo in
infermeria? - chiese Naoko preoccupata.
Sol aprì le ali e cominciò ad
urlare.
Sakura guardò l'animale e poi fuori
dalla finestra.
Porse la mano a Sol e lui ci salì
sopra, poi lo lanciò in aria e l'aquila prese il volo, fuori dalla finestra.
- Non vi preoccupate! Ci vado da
sola in infermeria...- Sakura prese il mantello e lo strinse di più a se,
avvicinandosi alla porta.
- Sei sicura? -
- SI -
Le quattro ragazze si guardarono in
faccia e poi sospirarono.
- Ti veniamo a chiamare per la cena
e poi...- Tomoyo fu interrotta da Sakura.
- NO! Cioè..non ho fame non vi
preoccupate...penso che resterò in infermeria per tutta la notte, per maggior
sicurezza...-
Detto questo Sakura uscì velocemente
dalla stanza, lasciando sole le sue amiche.
- Poverina...- disse Rika, mentre
accarezzava il suo cagnolino: - ...si perderà anche la festa di benvenuto,
stasera! -