Poi c’era sempre qualcuno che alzava la testa e guardava il cielo con un’espressione smarrita negli occhi, come a stupirsi che da qualche parte ci fosse ancora la luce.
Anche allora aveva cominciato a nevicare. Kanda si era sentito sfiorare una guancia e aveva alzato gli occhi sorpreso. Fiocchi lentissimi, bianchi, che cadevano in una danza furtiva con le correnti d’aria, a volte risalivano un poco in un piccolo turbine e poi si posavano di nuovo.
Come ciliegi, aveva pensato. Come i petali di ciliegio quando cominciano tutti insieme a sfiorire… L’ombra appena di un ricordo… petali turbinanti come neve.
C’era una primavera da qualche parte che li aspettava, dietro il grigiore di quei giorni dolorosi di cui non vedevano altro che la morte.
Nel freddo ghiacciato e privo di speranza dell’inverno si stupì a pensare che forse, oltre le nuvole, c’erano campi di ciliegi in fiore.
Benché sia inverno
dal cielo fiori
cadono, cadono.
Oltre le nuvole, in alto
forse è primavera.
Poesia giapponese