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Autore: Duir    26/08/2006    0 recensioni
...può un uomo costringere un suo simile a fargli da schiavo? Indubbiamente si......ma può un uomo costringere un mutante a fargli da schiavo? Indubbiamente no.....e se si trattasse di una donna? ps. volevo dire che non ho mai letto i fumetti e che mi baso su quanto ho appreso dai due film.....perdonate se ogni tanto faccio di testa mia :P
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre qualcuno cerca di capire il complicato intrico di quanto sta succedendo, in alto, al di fuori di ogni razionale concezi

Antefatto

 

Lo specchio era stato infranto. Kala era riuscita a penetrare nell’alcova benefica, nell’ultimo serraglio di purezza a cui il mondo potesse ancora aggrapparsi. Ora, avrebbe infuso i suoi fluidi malvagi, eliminando qualsiasi creatura avesse cercato di contrastarla. Sicura della vittoria, colma di un’insana esaltazione, ella sfrecciava attraverso la Sfera Lucente, pregustando già i frutti del suo lavoro. Il suo signore sarebbe stato fiero di lei e l’avrebbe premiata, le avrebbe donato quanto più desiderava al mondo: un corpo umano in cui incarnarsi, per confondersi con la razza umana e far proliferare i figli delle tenebre.

Questi i suoi pensieri, ricolmi di atroce spregevolezza, pura essenza di cattiveria, che ora si sarebbe riversata ovunque, soffocando tutte le entità benefiche. Ebbra di così tanta crudeltà non si era accorta della forte aura benefica che incombeva ora su di lei, fino a quando le sue membra non avevano iniziato a fremere di innaturali convulsioni, sintomo di una presenza angelica nei paraggi. Facendo appello a tutte le sue forze e decisa a non demordere, era riuscita a tener testa alla forza positiva ed ora iniziava a prepararsi ad agire. Lentamente aveva estratto da sotto il mantello una lunga spina ricurva, che scintillava quasi fosse fatta di vetro. Al suo interno pulsava una luce rossastra, che a tratti lasciava intravedere qualcosa di orribile attorcigliato su se stesso.

La forza benefica pareva esser sparita e quindi quello era il momento propizio per entrare in azione; il suo incedere l’aveva portata sino al cuore della Sfera Lucente, una massa traslucida di un pallido blu, la cui superficie era venata da sottili strisce argentee. Là dentro, scorreva la linfa vitale di tutte le creature eteree, il nutrimento a cui attingevano gli angeli, gli spiriti bianchi e tutte le entità positive. Kala vi si avvicinò e come un cuore in preda al panico essa iniziò a pulsare sempre più velocemente, mentre i capillari diventavano traslucidi e una forte energia positiva si sprigionava tutt’attorno. Il demone non si lasciò contaminare dall’aura benefica: resistendo al dolore ed al disgusto che tutto quel bene le provocava, avanzò sino a che non fu abbastanza vicina da poterla toccare e infisse l’aculeo infetto di male un punto preciso.

Mentre ogni cosa attorno veniva avvolta in un enorme bozzolo scarlatto, da una fenditura proprio sopra la testa del demone compariva una creatura talmente candida da sembrar fatta di nuvola. Con grandi colpi d’ala le si avventò contro ed ebbe così inizio il primo dei molti combattimenti che d’ora innanzi avrebbero turbato la quiete del mondo intero. Così, mentre qualcuno cercava di capire il complicato intrico di quanto stava succedendo, in alto, al di fuori di ogni razionale concezione, in una dimensione dove si congiungono il bene ed il male, una lotta iniziava il suo corso, uno scontro all’ultimo sangue, il cui esito avrebbe potuto cambiare il destino di tutte le creature viventi sul pianeta Terra.

 

Il demone pareva avere la meglio: l’energia positiva si stava vistosamente riducendo, permettendole di padroneggiare la situazione, mandando a segno gran parte dei suoi attacchi. Uno dopo l’altro l’angelo incassava i colpi, gemendo, urlando di dolore, mentre la sua luce diventava sempre più debole. Ancora poco e sarebbe riuscita ad accedere all’ultimo livello, quello dove risiedevano le energie supreme, la sede del sommo signore di tutte le creature di luce. Il solo pensiero le diede il voltastomaco e la rabbia sufficiente per assestare un’artigliata al ventre dell’angelo, che si piegò su se stesso, in preda ad atroci dolori. Le unghie affilate e nere trapassarono le evanescenti carni, rimanendo invischiate nell’argenteo fluido, infliggendogli atroci sofferenze e provocando un estremo dileggio nel demone sempre più infervorato.

L’angelo cercava in tutti i modi di liberarsi, di estrarre quell’artiglio dal suo torace, ma più si contorceva, più le unghie aguzze rimanevano conficcate in profondità. Poi improvvisamente il demone estrasse la mano dal petto dell’angelo, con uno schiocco secco. Un fiotto argenteo le investì il volto, macchiandole la veste rossa. Senza scomporsi afferrò l’angelo per il collo, avvicinandosi al suo volto pallido e sofferente. –E così è questa la resistenza che manda il vostro “grande capo”? Uno sparuto angioletto, fresco di tirocinio a combattere contro la regina del tempo?-.

La voce risuonò aspra e lontana, mentre il giovane angelo sentiva le energie scorrere via, sempre più inesorabilmente, risucchiate dall’enorme bozzolo rosso che oramai aveva avvolto tutto. Quando anche l’ultima spira di vita fu inglobata dal guscio scarlatto, Kala lasciò andare la presa, gettando in un angolo quanto rimaneva del giovane cherubino. Lanciandogli un ultimo sguardo colmo di disprezzo, non si risparmiò un ultimo scherno alla volta di chi aveva preteso di difendere un’intera dimensione con l’ausilio di un singolo soldato. Presa dal compiacimento di quanto aveva fatto, non si accorse della possente figura alata che si era silenziosamente materializzata alle sue spalle e grande fu il suo sconcerto quando voltandosi ne incrociò lo sguardo d’agata blu oltremare.

Quegli occhi penetranti, bastarono ad infonderle abbastanza sconcerto da farla quasi desistere dal suo intento. Quando infine ella parlò, il coraggio e la spavalderia che poco prima la animavano vennero a mancarle. –Dunque la tua arroganza ti fa confondere al punto tale da commettere simili errori…chi sei e chi ti manda!- a quelle parole chiare e precise, il demone vacillò. Non poteva sopportare quello sguardo glaciale, che ricordava un oceano in tempesta, screziato di grigie brume e candidi soffi di brina. Lo sentiva su di sé, pesante e affilato come la lama di una spada di cristallo azzurro, avvolgente come una spessa coltre di nubi.

Colto da un’inspiegabile sensazione di sconcerto, il demone iniziò ad indietreggiare, avvicinandosi sempre più alla superficie rossastra, mentre l’angelo prontamente avanzava, deciso ad attaccare. Un passo dopo l’altro Kala retrocedeva verso il bozzolo scarlatto, messa alle strette dalla nuova venuta. Sentiva quegli occhi puntati su di lei trapassarla da parte a parte, mentre l’insostenibile sensazione di essere braccata le impediva di concentrarsi e di reagire. Improvvisamente la sua schiena sbatté contro qualcosa di caldo e pulsante: era giunta al capolinea, dietro di lei c’era solo l’involucro di quella enorme massa che ella stessa aveva creato e che ora probabilmente sarebbe stata la sua fine.

-Non ti sarà così facile eliminarmi! Ho contaminato il nucleo positivo che nutre il vostro regno, vi ho portati alla distruzione!- sibilò infine Kala, sul punto di gettare la spugna, nel vano tentativo di far desistere la rivale ad attaccare. L’angelo non si scompose, seguitò a procedere di qualche altro passo, fermandosi a pochi metri dal demone, fissandolo continuamente con i suoi occhi feroci. …cosa mi sta succedendo maledizione! Perché non riesco a reagire! Si ripeteva Kala, ormai in preda alla più totale impotenza. Sentiva il corpo scivolare in un insano torpore, percepiva uno strano calore salire dalle gambe e dalle braccia, che si diffondeva inesorabilmente attraverso il suo involucro astrale. Come un’insana febbre, l’energia positiva emanata dall’angelo la paralizzava, la bloccava e serrava, rendendola prigioniera delle sue stesse azioni.

Stremata, il volto rigato da lacrime scure, Kala si lasciò scivolare a terra, mentre le ultime energie la abbandonavano. Chiuse gli occhi e si preparò alla fine, che non sarebbe stata tanto diversa da quella di tutte le creature malefiche che tentavano di attaccare il Mondo Etereo: dissolversi per divenire qualcosa di simile a poco più di un sussurro nella tempesta. –Allora esiste ancora qualcuno a protezione di questo luogo malefico- biascicò, mentre progressivamente le forze la abbandonavano. –Si, c’è ancora qualcuno che ha fede nella vita e ha speranza nel futuro dell’umanità- fu l’inevitabile risposta, chiara e leggera come l’aria, ma che al demone morente parve il clamore di un esercito lanciato in battaglia.

Un singulto sordo uscì dalla gola della donna, mentre cercava di replicare, ma quegli occhi spietati non le diedero modo di emetter verbo: erano lì, puntati sul suo corpo, che oramai era poco più di un pallido ologramma, schiacciato contro la parete scarlatta. L’angelo allora iniziò ad avvicinarsi e pochi istanti dopo le era sopra, orgoglioso e superbo con le grandi ali aperte a dimostrar tutta la sua superiorità sul male, mentre a tratti alle sue spalle si mostravano evanescenti e determinate le figure lucenti di almeno un centinaio di creature celesti, armate di lance di luce e archi d’argento, bardati d’armature d’oro e tutte parevano fuoriuscire direttamente dal corpo della creatura celeste.

Con un ultimo debole sorriso, Kala lo fissò e riuscì allora a porre la tanto stentata domanda: - C’è una speranza per i demoni che vogliono tornare indietro?-. Quelle parole provocarono un’ impercettibile compassione nella creatura angelica, la quale ebbe quasi un motto di esitazione, mentre tendeva il braccio a toccar il volto del demone. –Una scelta non è revocabile, quanto si è compiuto non si può trasformare, soprattutto per le creature di spirito. Il libero arbitrio ci è concesso a nostro rischio e pericolo. Il posto di ora te lo sei guadagnato e sarà solo grazie a quanto hai deciso che finirai di esistere. Mi dispiace Kala, ormai è troppo tardi-.

La voce pacata e severa le martellava dentro, ogni pausa, ogni ripresa erano stoccate roventi per la sua anima, ormai condannata all’oblio. Fu allora che nella mente le si insinuò un pensiero, una traccia evanescente che, mentre il discorso dell’angelo seguitava, prendeva la forma di una orrenda vendetta. Poco distante, accanto a lei, giaceva ancora il corpo senza vita del guerriero che pochi minuti prima, aveva cercato di contrastarla. Kala iniziò allora a fissare lo sguardo su quelle gelide membra, sorda alle prediche che dall’alto rimbombavano verso di lei, travolgendola di parole come “onestà”, “giustizia”, “pietà divina” e via di seguito. Se avesse mantenuto il controllo, quanto aveva fatto si sarebbe rivelato di estrema importanza. Il discorso si stava concludendo ed ella sapeva che se non si fosse sbrigata ad agire, avrebbe sul serio fatto la fine di quei predicozzi.

…concentrati, concentrati, pensa al corpo che ti spetta, fallo per.. ma i suoi pensieri furono infranti dalla voce dell’angelo, pronto a darle l’addio eterno. –Puoi solo pentirti Kala. A chi rinnega la via del bene non rimane altro che implorare perdono e sperare di essere ammesso alle sfere più esterne degli inferi. Non hai molta scelta, pentiti e pregherò affinchè il tuo trapasso non sia così doloroso- …maledetta, te lo do io il trapasso, ora vedremo chi delle due è la vera forza sovrumana qui! Fingendo contrizione, il demone la fissò allora in volto e di colpo rivide quegli occhi gelidi fissarla senza pietà alcuna. –Io mi pento, signora divina…possa il tuo perdono addolcire le mie sofferenze…- iniziò allora a lamentarsi, mentre la mano destra andava a posarsi sulla membrana rossa. Ancora qualche minuto di finzione e tutto sarebbe stato risolto, ancora un paio di parole e poi la sua vendetta avrebbe avuto il suo esordio, sarebbe stata libera da quel giogo e avrebbe attuato i suoi piani.

-…accogli dunque questa mia supplica e risparmiami dalle atrocità che mi attendono…- le ultime parole si susseguirono in un sussurro, ricolme di una così grande amarezza che per un attimo l’angelo parve come toccato; allungando poi le palme verso la fronte di Kala, iniziò a recitare una complicata litania, senza distogliere gli occhi da quelli della rivale. Fu quello il momento propizio: intenta a pregare, la creatura celeste non si era accorta che l’aura negativa si stava via via facendo nuovamente più forte e che l’involucro era diventato almeno due volte più grande e spesso. Inoltre, la strana mutazione che stava subendo il corpo del giovane cherubino morto, le era sfuggita completamente. -…ebbene possa la volta celeste avere pietà della tua anima dannata e possano i corpi celesti accompagnarti fin dove ti sarà consentito andare. Pentiti ora e potrai ancora sperare in un’esistenza migliore-.

Stanca di tutte quelle chiacchiere Kala era ormai pronta a sferrare il suo contrattacco, ma ebbe lo stesso l’eleganza di non bruciarsi l’ultimo istante. Con simulata costernazione infine rispose: -…ebbene io mi pento, signora celeste e spero…che tu possa crepare nelle fiamme da cui sei stata generata maledetta!-. Con un urlo da far gelare il sangue, il demone si riscosse come per magia dal suo torpore, avventandosi sull’angelo con i neri e ricurvi artigli sguainati. –Ebbene cosa speravi di fare, Ayusya? Volevi tapparmi in uno di quei maleodoranti buchi che voi chiamate “sorgenti di trapasso”? Magari con una pergamena e una piuma per mandare qualche notizia di tanto in tanto? Beh, hai sbagliato di grosso mia cara ed ora preparati perché la mia vendetta sarà molto più terrificante di tutte le benedizioni che tu hai in quella bella testolina!-. Con un altro ruggito il demone le si slanciò contro, decisa a farla fuori. Ne seguì una lotta serrata, costellata di preghiere ed imprecazioni, macchiata del sangue di due creature così simili eppure tanto diverse, che ora si confrontavano in un combattimento senza esclusione di colpi.

 

 

 

 

  
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