Antefatto
Lo specchio era stato
infranto. Kala era riuscita a penetrare nell’alcova benefica, nell’ultimo
serraglio di purezza a cui il mondo potesse ancora aggrapparsi. Ora, avrebbe
infuso i suoi fluidi malvagi, eliminando qualsiasi creatura avesse cercato di
contrastarla. Sicura della vittoria, colma di un’insana esaltazione, ella
sfrecciava attraverso la Sfera Lucente, pregustando già i frutti del suo
lavoro. Il suo signore sarebbe stato fiero di lei e l’avrebbe premiata, le
avrebbe donato quanto più desiderava al mondo: un corpo umano in cui
incarnarsi, per confondersi con la razza umana e far proliferare i figli delle
tenebre.
Questi i suoi pensieri, ricolmi di atroce spregevolezza, pura essenza di cattiveria, che ora si sarebbe riversata ovunque, soffocando tutte le entità benefiche. Ebbra di così tanta crudeltà non si era accorta della forte aura benefica che incombeva ora su di lei, fino a quando le sue membra non avevano iniziato a fremere di innaturali convulsioni, sintomo di una presenza angelica nei paraggi. Facendo appello a tutte le sue forze e decisa a non demordere, era riuscita a tener testa alla forza positiva ed ora iniziava a prepararsi ad agire. Lentamente aveva estratto da sotto il mantello una lunga spina ricurva, che scintillava quasi fosse fatta di vetro. Al suo interno pulsava una luce rossastra, che a tratti lasciava intravedere qualcosa di orribile attorcigliato su se stesso.
La forza benefica pareva esser sparita e quindi quello era il momento propizio per entrare in azione; il suo incedere l’aveva portata sino al cuore della Sfera Lucente, una massa traslucida di un pallido blu, la cui superficie era venata da sottili strisce argentee. Là dentro, scorreva la linfa vitale di tutte le creature eteree, il nutrimento a cui attingevano gli angeli, gli spiriti bianchi e tutte le entità positive. Kala vi si avvicinò e come un cuore in preda al panico essa iniziò a pulsare sempre più velocemente, mentre i capillari diventavano traslucidi e una forte energia positiva si sprigionava tutt’attorno. Il demone non si lasciò contaminare dall’aura benefica: resistendo al dolore ed al disgusto che tutto quel bene le provocava, avanzò sino a che non fu abbastanza vicina da poterla toccare e infisse l’aculeo infetto di male un punto preciso.
Mentre ogni cosa attorno veniva avvolta in un enorme bozzolo scarlatto, da una fenditura proprio sopra la testa del demone compariva una creatura talmente candida da sembrar fatta di nuvola. Con grandi colpi d’ala le si avventò contro ed ebbe così inizio il primo dei molti combattimenti che d’ora innanzi avrebbero turbato la quiete del mondo intero. Così, mentre qualcuno cercava di capire il complicato intrico di quanto stava succedendo, in alto, al di fuori di ogni razionale concezione, in una dimensione dove si congiungono il bene ed il male, una lotta iniziava il suo corso, uno scontro all’ultimo sangue, il cui esito avrebbe potuto cambiare il destino di tutte le creature viventi sul pianeta Terra.
Il demone pareva avere la
meglio: l’energia positiva si stava vistosamente riducendo, permettendole di
padroneggiare la situazione, mandando a segno gran parte dei suoi attacchi. Uno
dopo l’altro l’angelo incassava i colpi, gemendo, urlando di dolore, mentre la
sua luce diventava sempre più debole. Ancora poco e sarebbe riuscita ad
accedere all’ultimo livello, quello dove risiedevano le energie supreme, la
sede del sommo signore di tutte le creature di luce. Il solo pensiero le diede
il voltastomaco e la rabbia sufficiente per assestare un’artigliata al ventre
dell’angelo, che si piegò su se stesso, in preda ad atroci dolori. Le unghie
affilate e nere trapassarono le evanescenti carni, rimanendo invischiate
nell’argenteo fluido, infliggendogli atroci sofferenze e provocando un estremo
dileggio nel demone sempre più infervorato.
L’angelo cercava in tutti
i modi di liberarsi, di estrarre quell’artiglio dal suo torace, ma più si
contorceva, più le unghie aguzze rimanevano conficcate in profondità. Poi
improvvisamente il demone estrasse la mano dal petto dell’angelo, con uno
schiocco secco. Un fiotto argenteo le investì il volto, macchiandole la veste
rossa. Senza scomporsi afferrò l’angelo per il collo, avvicinandosi al suo
volto pallido e sofferente. –E così è questa la resistenza che manda il vostro
“grande capo”? Uno sparuto angioletto, fresco di tirocinio a combattere contro
la regina del tempo?-.
La voce risuonò aspra e
lontana, mentre il giovane angelo sentiva le energie scorrere via, sempre più
inesorabilmente, risucchiate dall’enorme bozzolo rosso che oramai aveva avvolto
tutto. Quando anche l’ultima spira di vita fu inglobata dal guscio scarlatto,
Kala lasciò andare la presa, gettando in un angolo quanto rimaneva del giovane
cherubino. Lanciandogli un ultimo sguardo colmo di disprezzo, non si risparmiò
un ultimo scherno alla volta di chi aveva preteso di difendere un’intera
dimensione con l’ausilio di un singolo soldato. Presa dal compiacimento di
quanto aveva fatto, non si accorse della possente figura alata che si era
silenziosamente materializzata alle sue spalle e grande fu il suo sconcerto
quando voltandosi ne incrociò lo sguardo d’agata blu oltremare.
Quegli occhi penetranti,
bastarono ad infonderle abbastanza sconcerto da farla quasi desistere dal suo
intento. Quando infine ella parlò, il coraggio e la spavalderia che poco prima
la animavano vennero a mancarle. –Dunque la tua arroganza ti fa confondere al
punto tale da commettere simili errori…chi sei e chi ti manda!- a quelle parole
chiare e precise, il demone vacillò. Non poteva sopportare quello sguardo glaciale,
che ricordava un oceano in tempesta, screziato di grigie brume e candidi soffi
di brina. Lo sentiva su di sé, pesante e affilato come la lama di una spada di
cristallo azzurro, avvolgente come una spessa coltre di nubi.
Colto da un’inspiegabile
sensazione di sconcerto, il demone iniziò ad indietreggiare, avvicinandosi
sempre più alla superficie rossastra, mentre l’angelo prontamente avanzava,
deciso ad attaccare. Un passo dopo l’altro Kala retrocedeva verso il bozzolo
scarlatto, messa alle strette dalla nuova venuta. Sentiva quegli occhi puntati
su di lei trapassarla da parte a parte, mentre l’insostenibile sensazione di
essere braccata le impediva di concentrarsi e di reagire. Improvvisamente la
sua schiena sbatté contro qualcosa di caldo e pulsante: era giunta al
capolinea, dietro di lei c’era solo l’involucro di quella enorme massa che ella
stessa aveva creato e che ora probabilmente sarebbe stata la sua fine.
-Non ti sarà così facile
eliminarmi! Ho contaminato il nucleo positivo che nutre il vostro regno, vi ho
portati alla distruzione!- sibilò infine Kala, sul punto di gettare la spugna,
nel vano tentativo di far desistere la rivale ad attaccare. L’angelo non si
scompose, seguitò a procedere di qualche altro passo, fermandosi a pochi metri
dal demone, fissandolo continuamente con i suoi occhi feroci. …cosa mi
sta succedendo maledizione! Perché non riesco a reagire! Si ripeteva Kala, ormai in preda alla più totale
impotenza. Sentiva il corpo scivolare in un insano torpore, percepiva uno
strano calore salire dalle gambe e dalle braccia, che si diffondeva
inesorabilmente attraverso il suo involucro astrale. Come un’insana febbre,
l’energia positiva emanata dall’angelo la paralizzava, la bloccava e serrava,
rendendola prigioniera delle sue stesse azioni.
Stremata, il volto rigato
da lacrime scure, Kala si lasciò scivolare a terra, mentre le ultime energie la
abbandonavano. Chiuse gli occhi e si preparò alla fine, che non sarebbe stata
tanto diversa da quella di tutte le creature malefiche che tentavano di attaccare
il Mondo Etereo: dissolversi per divenire qualcosa di simile a poco più di un
sussurro nella tempesta. –Allora esiste ancora qualcuno a protezione di questo
luogo malefico- biascicò, mentre progressivamente le forze la abbandonavano.
–Si, c’è ancora qualcuno che ha fede nella vita e ha speranza nel futuro
dell’umanità- fu l’inevitabile risposta, chiara e leggera come l’aria, ma che
al demone morente parve il clamore di un esercito lanciato in battaglia.
Un singulto sordo uscì
dalla gola della donna, mentre cercava di replicare, ma quegli occhi spietati
non le diedero modo di emetter verbo: erano lì, puntati sul suo corpo, che
oramai era poco più di un pallido ologramma, schiacciato contro la parete
scarlatta. L’angelo allora iniziò ad avvicinarsi e pochi istanti dopo le era
sopra, orgoglioso e superbo con le grandi ali aperte a dimostrar tutta la sua
superiorità sul male, mentre a tratti alle sue spalle si mostravano evanescenti
e determinate le figure lucenti di almeno un centinaio di creature celesti,
armate di lance di luce e archi d’argento, bardati d’armature d’oro e tutte
parevano fuoriuscire direttamente dal corpo della creatura celeste.
Con un ultimo debole
sorriso, Kala lo fissò e riuscì allora a porre la tanto stentata domanda: - C’è
una speranza per i demoni che vogliono tornare indietro?-. Quelle parole
provocarono un’ impercettibile compassione nella creatura angelica, la quale
ebbe quasi un motto di esitazione, mentre tendeva il braccio a toccar il volto
del demone. –Una scelta non è revocabile, quanto si è compiuto non si può
trasformare, soprattutto per le creature di spirito. Il libero arbitrio ci è
concesso a nostro rischio e pericolo. Il posto di ora te lo sei guadagnato e
sarà solo grazie a quanto hai deciso che finirai di esistere. Mi dispiace Kala,
ormai è troppo tardi-.
La voce pacata e severa
le martellava dentro, ogni pausa, ogni ripresa erano stoccate roventi per la
sua anima, ormai condannata all’oblio. Fu allora che nella mente le si insinuò
un pensiero, una traccia evanescente che, mentre il discorso dell’angelo
seguitava, prendeva la forma di una orrenda vendetta. Poco distante, accanto a
lei, giaceva ancora il corpo senza vita del guerriero che pochi minuti prima,
aveva cercato di contrastarla. Kala iniziò allora a fissare lo sguardo su
quelle gelide membra, sorda alle prediche che dall’alto rimbombavano verso di
lei, travolgendola di parole come “onestà”, “giustizia”, “pietà divina” e via
di seguito. Se avesse mantenuto il controllo, quanto aveva fatto si sarebbe
rivelato di estrema importanza. Il discorso si stava concludendo ed ella sapeva
che se non si fosse sbrigata ad agire, avrebbe sul serio fatto la fine di quei
predicozzi.
…concentrati, concentrati, pensa al corpo che ti spetta,
fallo per.. ma i suoi pensieri furono infranti
dalla voce dell’angelo, pronto a darle l’addio eterno. –Puoi solo pentirti
Kala. A chi rinnega la via del bene non rimane altro che implorare perdono e
sperare di essere ammesso alle sfere più esterne degli inferi. Non hai molta
scelta, pentiti e pregherò affinchè il tuo trapasso non sia così doloroso- …maledetta,
te lo do io il trapasso, ora vedremo chi delle due è la vera forza sovrumana
qui! Fingendo contrizione, il demone la fissò
allora in volto e di colpo rivide quegli occhi gelidi fissarla senza pietà
alcuna. –Io mi pento, signora divina…possa il tuo perdono addolcire le mie
sofferenze…- iniziò allora a lamentarsi, mentre la mano destra andava a posarsi
sulla membrana rossa. Ancora qualche minuto di finzione e tutto sarebbe stato
risolto, ancora un paio di parole e poi la sua vendetta avrebbe avuto il suo
esordio, sarebbe stata libera da quel giogo e avrebbe attuato i suoi piani.
-…accogli dunque questa
mia supplica e risparmiami dalle atrocità che mi attendono…- le ultime parole
si susseguirono in un sussurro, ricolme di una così grande amarezza che per un
attimo l’angelo parve come toccato; allungando poi le palme verso la fronte di
Kala, iniziò a recitare una complicata litania, senza distogliere gli occhi da
quelli della rivale. Fu quello il momento propizio: intenta a pregare, la
creatura celeste non si era accorta che l’aura negativa si stava via via
facendo nuovamente più forte e che l’involucro era diventato almeno due volte
più grande e spesso. Inoltre, la strana mutazione che stava subendo il corpo
del giovane cherubino morto, le era sfuggita completamente. -…ebbene possa la
volta celeste avere pietà della tua anima dannata e possano i corpi celesti
accompagnarti fin dove ti sarà consentito andare. Pentiti ora e potrai ancora
sperare in un’esistenza migliore-.
Stanca di tutte quelle
chiacchiere Kala era ormai pronta a sferrare il suo contrattacco, ma ebbe lo
stesso l’eleganza di non bruciarsi l’ultimo istante. Con simulata costernazione
infine rispose: -…ebbene io mi pento, signora celeste e spero…che tu possa
crepare nelle fiamme da cui sei stata generata maledetta!-. Con un urlo da far
gelare il sangue, il demone si riscosse come per magia dal suo torpore,
avventandosi sull’angelo con i neri e ricurvi artigli sguainati. –Ebbene cosa speravi
di fare, Ayusya? Volevi tapparmi in uno di quei maleodoranti buchi che voi
chiamate “sorgenti di trapasso”? Magari con una pergamena e una piuma per
mandare qualche notizia di tanto in tanto? Beh, hai sbagliato di grosso mia
cara ed ora preparati perché la mia vendetta sarà molto più terrificante di
tutte le benedizioni che tu hai in quella bella testolina!-. Con un altro
ruggito il demone le si slanciò contro, decisa a farla fuori. Ne seguì una
lotta serrata, costellata di preghiere ed imprecazioni, macchiata del sangue di
due creature così simili eppure tanto diverse, che ora si confrontavano in un
combattimento senza esclusione di colpi.