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Autore: Mangialuna    09/01/2012    3 recensioni
Salve a tutti!
Questa è in assoluto la prima fanfic che scrivo e pubblico!
La storia è ambientata nel quarto libro dell'Eredità, e fa riferimento al periodo di prigionia che Nasuada trascorre presso il palazzo di Galbatorix.
I personaggi sono Murtagh e Nasuada; ho tentato di mettermi nei loro panni, descrivendo le emozioni che, secondo me, i due ragazzi provano.
Spero non sia una schifezza!
Un commento positivo o una critica (costruttiva) sono sempre ben accetti, dato che è la mia prima storia!
Buona lettura.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Braciere e carboni.
L’attizzatoio arroventato era di un rosso incandescente, e lo sguardo di Murtagh sembrava perdersi in quel mare di fuoco.Il
Cavaliere dava le spalle a Galbatorix che, come d’abitudine, con la sua voce suadente tentava di convincere Nasuada a combattere per la sua causa.

Come sempre lei rifiutava.
Come sempre l’attizzatoio carezzava violentemente la pelle della signora dei Varden, ormai segnata da numerose cicatrici.
Come sempre Murtagh si odiava.
A lui il re aveva affidato il compito di punire Nasuada; doveva farla soffrire, ed abbattere ogni sua volontà.
Mentre la torturava, il Cavaliere fissava la ragazza dritta negli occhi, quasi fosse l’unico modo per evitare di diventare pazzo. Nasuada ricambiava il suo sguardo cupo.
Gli piaceva, Nasuada. Quando era stato prigioniero dei Varden, lei era stata l’unica a volerlo conoscere per quello che realmente era: un ragazzo che ha sempre lottato contro un destino avverso ed una vita difficile.
Non l’aveva allontanato perché figlio di Morzan, aveva voluto essergli amica.
Per questo non si dava pace quando posava il ferro rovente sulla sua pelle.
Per questo si detestava per averla voluta "salvare" dall’esecuzione della Mano Nera di Galbatorix.
Per questo sperava di poterla salvare veramente.

 


Braciere e carboni.
Attizzatoio rovente. Nasuada sapeva quale destino l’attendeva; sapeva che, più continuava a ribellarsi, più le sue braccia, un tempo lisce e sensuali, si sarebbero ricoperte di cicatrici.
Ma tutto questo non le importava. Le ferite infertegli da Galbatorix si sarebbero aggiunte a quelle che si era procurata durante la Prova dei Lunghi Coltelli, come dimostrazione della sua tenacia e dell’amore che provava verso il suo popolo e verso la causa per cui lottava.
Guardava Murtagh dritto negli occhi mentre la torturava.
Riusciva a vedere oltre la maschera argentata che il suo aguzzino indossava per nascondere le emozioni del volto.
Leggeva rabbia, dolore e frustrazione negli occhi del ragazzo.
Un tempo gli piaceva Murtagh. Durante il suo periodo di prigionia presso i Varden gli aveva fatto spesso visita nella sua cella, e avevano parlato per ore.
Era un ragazzo piacevole ed acuto, si trovava a proprio agio in sua compagnia.
Per questo non si dava pace.
Per questo non capiva perché proprio lui le faceva questo.
Per questo si ostinava a guardarlo dritto negli occhi.
Ma questi pensieri non la tormentavano a lungo, poiché le brucianti carezze dell’attizzatoio non tardavano a farsi sentire, e Nasuada, dopo aver fissato gli occhi colpevoli di Murtagh, serrava i suoi, e cominciava ad urlare, pregando di avere la forza necessaria per resistere a quel supplizio.



Salve! Siete arrivati incolumi fino alla fine? Spero di sì!
Che dire, spero che non sia una schifezza piena di errori di grammatica!
Le ripetizioni presenti nel testo sono volute, volevo imprimere a fondo il concetto:)
Ho tentato di rispettare l'IC dei personaggi, spero di esserci riuscita, ma soprattutto, spero di avervi trasmesso qualche emozione (anche piccolina piccolina xD)
Bene, concludo ringraziandovi per aver letto, un commentino sarebbe gradito! :)
Grazie ancora per l'attenzione!

  
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