Cherry era seduto sulla propria sedia, rigido, freddo e fermo come un palo, immobile come solo un cyborg riusciva a essere, nella sua natura meccanica ed estraniante.
Guardava il suo padrone con quell’espressione di superiorità e di mascolina forza che mostrava sempre a Johnny, quasi non fosse toccato da cose materiali e vanesie come la fame o la tentazione più basse – e che non fosse mai, mai caduto per esse, rinunciando alla propria coerenza e al proprio orgoglio.
A Johnny piaceva davvero tutto di Cherry, anche quell’espressione imbronciata e sostenuta, ma solamente perché era così divertente e così facile farla sgretolare pezzo dopo pezzo e piegare i lineamenti del giovane in smorfie di ben altra natura.