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Autore: foxxcub    15/01/2012    1 recensioni
Il punto è che la vita di Arthur va già bene anche senza uno sciatto, fastidioso cucciolo che lo segue ovunque. [puppy!AU]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Arthur, Eames
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Chasing the rising sun
Autrice: Foxxcub
Traduzione di: Fae
Versione originale: http://foxxcub.livejournal.com/689361.html
Fandom: Inception
Personaggi/Pairing: Arthur/Eames, OCs, nominati Yusuf, Ariadne, Cobb e Mal
Rating: G
Warnings: puppy!AU, gen con accenni slash, fluff
Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a Christopher Nolan.

Note: l'autrice ha linkato le foto dei cuccioli a cui si è ispirata per ciascun personaggio all'interno della storia, io ho preferito metterle nello specchietto qui sopra \o/ *indica*


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La madre di Arthur gli ha insegnato che la razza e le buone maniere fanno tutta la differenza del mondo quando si tratta di avere successo, e Arthur ha entrambi e in abbondanza. Suo nonno è arrivato primo alla mostra di Westminster, per la miseria. Ha certificati che altri cani ucciderebbero per avere.

Per cui non è sicuro del perchè Max, il suo padrone, senta il bisogno di portarlo allo stesso parco per cani ogni giorno a giocare con dei, beh, dei poco di buono.

In realtà no, il perchè lo sa. E' uno degli inconvenienti nell'avere come padrone un web designer sulla ventina a cui piace portare in giro il suo cucciolo per ottenere attenzioni femminili.

"Aww, è tuo?" chioccia la quinta ragazza nel giro di pochi minuti.

"Sì, tutto mio. Si chiama Arthur." Max gli accarezza la testa e Arthur rotea gli occhi. Tenta di sgusciare via e finalmente Max lo posa a terra, dicendogli "Okay, piccoletto, vai e colpisci."

Arthur non è decisamente un piccoletto, ma almeno ha di nuovo la terra sotto le zampe.

Poi però scorge con la coda dell'occhio un familiare ammasso di macchie grigie, seguito da un felice, acuto "Tesoro!"

Sospira.



Eames ha solo sei mesi, ma è un cucciolo robusto, persino per un Australian Shepherd. Sembra trovarsi costantemente al parco quando c'è anche Arthur, con suo gran disappunto. E' rumoroso, vivace e ama fare la lotta (ovvero, sbucare alle spalle di Arthur e lanciarsi su di lui come un gatto).

Arthur lo odia.

"Dovresti giocare con me," propone Eames con un ampio sorriso, spingendogli la testa sotto il mento, perchè Arthur perde ogni diritto al proprio spazio personale ogni volta che appare Eames.

"O potrei restare qui," ribatte, stiracchiandosi sull'erba ed evitando di guardarlo.

"A volte mi chiedo se sei davvero un cane o piuttosto un gatto travestito." Eames gli si strofina di nuovo contro, poi lancia un guaito acuto.

Arthur fa una smorfia. "Devi proprio?"

"Mi annoio, e Yusuf ha un appuntamento dal veterinario oggi. Ci siamo solo io e te."

Ad Arthur piace Yusuf. E' un Corgi calmo e di buone maniere che ama i posti assolati e ha sempre cose interessanti da raccontare. "Non sono qui per farti divertire, Eames. Vai a cercare qualche ragazza che giochi con te, sai che i tuoi occhioni tristi le conquistano sempre."

Eames sbuffa. "Con gli umani non è lo stesso. Non sono condiscendenti come te." Poi si lascia cadere sul terreno accanto ad Arthur. "Vuol dire che farai un riposino? Di nuovo?"

Ad Arthur piacciono i riposini. "Esatto," dice compito, ripiegando le zampe grigie sotto il mento.

"Che noia," borbotta Eames sottovoce, ma si accoccola comunque più vicino ad Arthur e non si muove, anche dopo che Arthur si è addormentato.



Ogni giorno Max porta Arthur al parco. E ogni giorno Eames gli balza addosso per salutarlo, atterrandolo sulla schiena e leccandogli il mento.

Arthur continua a dirsi che non ha bisogno della sua costante, ridicola attenzione, che sta perfettamente bene da solo, grazie tante. Non è che non abbia altri amici; a volte c'è in giro Ariadne, quando il suo padrone viene per studiare, e ad Arthur piace il suo essere così minuta. Ci sono Dom e Mal, anche se la maggior parte del tempo la passano a inseguirsi a vicenda piuttosto che interagire con Arthur, ma sono comunque a posto.

Il punto è che la vita di Arthur va già bene anche senza uno sciatto, fastidioso cucciolo che lo segue ovunque.

Ma non è un villano, per cui se Eames insiste per addormentarsi sopra di lui dopo un round particolarmente duro di acchiappa-coda, Arthur glielo lascerà educatamente fare. Anche se è stata la sua, di coda, a essere stata acchiappata.



"Ti mancherei se me ne andassi, tesoro?"

Arthur sbuffa. "Definisci 'mancare'." Continua a rosicchiare piano il suo osso finto preferito mentre Eames è sdraiato sulla schiena accanto a lui, le zampe anteriori che battagliano oziosamente con una farfalla vagante.

"Struggimento. Vuoto doloroso. Miserabile solitudine."

"Suona tremendamente drammatico. Direi di no."

Eames tenta in modo poco convinto di acchiappare la farfalla con i denti. Mancandola spettacolarmente. "Non parli sul serio."

"Sono piuttosto sicuro di sì, invece."

Eames rotola sulla pancia, fissando Arthur da sotto in su con i suoi grandi occhi azzurri. Arthur non vorrebbe guardarlo, ma a volte non riesce a trattenersi. Non riesce a trattenere neanche la lieve, buffa stretta allo stomaco che sente.

"Parto per le vacanze domani," dice Eames. "Sarò in Inghilterra per tre settimane."

Arthur smette di masticare. "Ma... perchè?"

"Abigail non torna a casa da quando mi ha preso con lei. Le mancano terribilmente i suoi genitori." Abigail è la padrona di Eames, fa l'insegnante al college ed è di Londra. Arthur sapeva già che Eames ha origini inglesi, che la sua cucciolata viene da lì, è solo che non ha mai pensato - non ha mai considerato l'idea che potesse tornarci.

"Vedrai anche tu la tua famiglia?" domanda quietamente, annusandosi le zampe per impedirsi di fissare gli stupidi occhi azzurri di Eames.

"Oh, sarà difficile. Ormai sono tutti sparsi per il paese. Mia madre non è mai stata tipo da mantenere legami, del resto."

Arthur annuisce. "Beh, fai buon viaggio. E' un volo lungo, vero?"

"Nove ore, più o meno. Dormirò per la maggior parte del tempo." Eames ride, ma per qualche ragione non suona come sempre.

Arthur non si aspetta che Eames improvvisamente si raggomitoli stretto contro di lui e aggiunga, in un sussurro, "Mi mancherai anche tu, tesoro."

Sono in un angolo ombroso del parco, il vento di fine estate che soffia tranquillo mentre altri cuccioli e persone passano loro davanti. Ma Arthur non nota niente di tutto questo.

"Sì," sussurra, così piano che Eames quasi non lo sente, mentre gli infila il muso sotto un orecchio. Il suo petto sembra incredibilmente pieno e bizzarramente vuoto allo stesso tempo.



Il parco è tranquillo per le tre settimane successive. Arthur non corre né gioca con gli altri cuccioli, e se ne sta sulle sue fino a quando Max non si muove a compassione.

"Che c'è che non va, piccoletto?" chiede, prendendo Arthur tra le braccia. "Sembri il cucciolo più triste del mondo."

Arthur abbassa la testa, guaendo.

"E' perchè il piccolo Aussie Shepherd non è qui? Eames, giusto? Accidenti, eravate proprio amici, mh?"

No, io non lo sopporto, pensa Arthur automaticamente, ma il suo cuore sprofonda un altro po'.

"Non temere, torneranno la prossima settimana, credo. Magari parlerò con la padrona di Eames e organizzeremo un appuntamento speciale per farvi giocare."

Arthur non ha bisogno di appuntamenti per giocare con qualcuno, e tantomeno ha bisogno di un appuntamento con Eames. Questo però non spiega l'improvviso guizzo di speranza nel suo petto che non riesce assolutamente a controllare.

Non spiega nemmeno perchè quell'inutile appuntamento è tutto quello a cui pensa per i sette giorni successivi.



Arthur sta sognando. I suoi sogni sono sempre a colori, luminosi e vibranti e allegri. I paesaggi somigliano sempre alle tavolozze di un pittore.

Sta sognando Eames, e stanno correndo attraverso un prato di fiori gialli. Eames sta ridendo, e chiamando il nome di Arthur perchè lo insegua, "Prendimi, tesoro, andiamo!"

Arthur corre quanto più veloce le sue zampe gli consentono, riuscendo finalmente ad atterrare Eames mentre gli mordicchia il muso e le orecchie.

"Sapevo che mi avresti raggiunto prima o poi," dice Eames senza fiato, felice. Rotola sulla schiena e sorride ad Arthur, gli occhi azzurri che scintillano nella luce del giorno.

Arthur si lascia ricadere sopra di lui e fa scivolare la testa sotto la sua, ascoltando il battito regolare del suo cuore.

"Avevi ragione," sussurra, "Mi manchi."



Si sveglia ritrovandosi una lingua fredda e ruvida che picchietta contro il suo occhio.

"Ma che -" sputacchia e si tira scompostamente in piedi, barcollando un po' mentre costringe il suo cervello ancora intontito dal sonno a mettersi in moto. E' al parco, è giovedì pomeriggio, stava facendo un riposino e -

E lì, seduto davanti a lui, c'è Eames. Sembra un poco più grande di quando è partito, il suo pelo più voluminoso, ma niente di tutto questo conta, conta solo che sia .

"Non dovevi tornare prima di sabato," dice Arthur, imbambolato.

Eames fa spallucce, un mezzo sorriso che gli curva la bocca. "Abigail ha detto che ero troppo depresso, così siamo tornati prima."

Il cuore di Arthur comincia a correre. "Perchè eri depresso?"

"Non so, mi sentivo solo. Non c'era nessun cucciolo grigio a cui potessi dare fastidio. Era tutto mortalmente noioso." Eames sembra leggermente imbarazzato per averlo detto a voce alta.

"Ti ho sognato," rivela Arthur.

Eames solleva un orecchio. "Oh?"

"Eravamo in un prato, c'erano margherite ovunque..."

"Sul serio, Arthur, non è un po' un cliché? Dov'è la tua immaginazione? Ti prego, dimmi che c'era almeno un gatto."

Arhtur non sa cos'altro dire che non sia orribilmente mieloso e stomachevole. Così si lancia addosso a Eames con tutto il suo peso e manda entrambi a capitombolare nell'erba, fino a raggomitolarsi contro la morbidezza del suo petto.

"Sono felice che tu sia tornato," mugugna, immerso nel pelo.

Sente una leccatina soffice sopra un orecchio. "Lo so," sussurra Eames.

Sorride.

  
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