Fanfic su artisti musicali > Adam Lambert
Ricorda la storia  |      
Autore: Phoenixstein    18/01/2012    6 recensioni
Gli restavano scatole di ansiolitici, chitarre impolverate e un pugno di ricordi che, contro la sua volontà, diventavano sempre più sbiaditi come se stessero sciogliendosi nell’acqua cheta della sua esistenza.
[TOMMY pov]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve, Glamberts. Non credevo di voler mai scrivere una cosa del genere e invece... l'ho fatto!
Mi ha ispirata "Post Blue" dei Placebo , canzone che mi piace definire "assenzio elettronico".
Se passate di qui, lasciate un commentino, fosse anche per dirmi che non sono stata all'altezza dell'impresa :)

 

 

 

 

 

 

It's in the water, baby...
 

 

 

Non era vita quella, certamente non quella che si era immaginato.

Eppure avrebbe dovuto saperlo, come lo sa ogni piccolo grande uomo, che il dolore prima o poi ti salta addosso per violentarti e, se non sei forte come credevi, bè, soccombi neanche troppo lentamente.

A volte sognava. Ed era solo nell’universo onirico che tornava ad essere il Tommy che era stato fino ad un anno prima. Sognava il sorriso sfuggente di Adam, le mani tese verso di lui… tutto appariva talmente vero che sentiva il suo profumo come la migliore delle droghe a devastargli i polmoni, poteva toccarlo e scottava, poteva baciarlo, gli parlava! E facevano l’amore come se niente fosse mai cambiato. Come se Adam fosse ancora vivo, da qualche parte, in qualunque modo. Tommy si svegliava ogni notte col viso ricoperto di lacrime, respirando a fatica nel cuscino, stringendosi nel piumone anche se si sentiva soffocare fra i sudori opprimenti, e sopportando lo strazio che s’impossessava delle sue membra sfinite e della sua mente precipitata nel buio sanguinolento.

Gli restavano scatole di ansiolitici, chitarre impolverate e un pugno di ricordi che, contro la sua volontà, diventavano sempre più sbiaditi come se stessero sciogliendosi nell’acqua cheta della sua esistenza. Ah, poi c’era Isaac ma, ogni volta che lui chiudeva la porta e tornava dalla dolce Sophie, Tommy piangeva. Piangeva soltanto perché gli pesava il fatto che Isaac sentisse il dovere di fargli da balia, e perché non voleva che quell’uomo soffrisse per pene che non gli appartenevano.

∞∞∞

L’anima di Tommy era percossa da temporali continui. Pioggia fitta che ostacola il cammino, nubi che oscurano il sole, tuoni e lampi che uccidono tutto…

Sperava, ogni mattina al risveglio, di ritrovare l’arcobaleno dentro di sé, ma le gocce nere imperversavano continuamente sul suo cuore… quel cuore che aveva ormai assorbito una letale pioggia putrida e batteva ancora impazzito, batteva spesso così forte che sembrava grondare sangue…

Tommy aveva dei desideri. Negli attimi più difficili da sopportare, voleva poter scomparire tra le spire buie della notte, e così porre fine al suo inutile dolore, cominciare a dimenticare, ed evitare ogni illusorio contatto con le subdole chimere…

Voleva strisciare via in silenzio dalla vita di tutti i suoi cari cosicché non se ne accorgessero e, piano piano, si dimenticassero di lui…

Voleva non mangiare più nulla per diventare così leggero da sparire del tutto… Voleva almeno poter mettere un lucchetto al cuore per riuscire a smettere di sentirlo battere in maniera nevrotica!

Ma non poteva nulla di tutto ciò e rimaneva invece in una stasi perpetua, una statua di gesso, come se la sua esistenza fosse finita da un pezzo e avesse lasciato posto solo a una penosa presenza… Eppure era stato bello conoscere un amore tanto forte da farti pensare al paradiso in terra, una persona così unica al mondo che, una volta andata via, aveva lasciato il vuoto totale e devastante, come una bomba atomica che rade al suolo ettari ed ettari di vita… E così di Tommy non era rimasto altro che un corpo, tutto il resto si era dissolto.

Era come una maledizione, l’incubo senza risveglio, un pugnale nel cuore, la sua follia, il suo pensiero matto e disperato…

Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di non soffrire più, pur di porre fine al lamento, al suo pianto tormentato, al suo tremore, al suo vuoto angosciante… Ma cosa poteva dare, se non aveva più nulla?

∞∞∞

–Questo è di nuovo un sogno. Lasciami in pace.

–Sono più vero di qualsiasi cosa tu possa toccare.

Il biondo sentì che quelle braccia lo stringevano con tutto l’amore che ancora non si era spento. Ed era un abbraccio caldo, come caldo era il respiro di Adam sulla sua spalla. Era reale, era reale. Era reale ed era il paradiso che gli era mancato per mesi, sporchi, bui, silenziosi mesi. Provava la gioia più pura e luminosa che si potesse immaginare, potente, tanto piacevole da apparire infinita.

–Adam, finalmente… allora stavolta è diverso! –sospirò con il cuore frizzante, cercando di incontrare la sua bocca perché, diavolo, ne aveva bisogno, ne aveva bisogno sempre e adesso poteva saziarsi, dimenticare tutte quelle cazzo di pasticche e le bottiglie vuote del vecchio Jack che… aveva… lasciato... dove, dove le aveva lasciate? Fu un bacio d’assenzio, un oblio dolcissimo che invadeva i sensi con forza strabiliante, fu l’apoteosi di un desiderio troppo a lungo tenuto a freno da briglie dolorose.

–Sono qui, piccolo, ma non c’è tempo, lo sai.

NO. Tommy non voleva sentirlo parlare ancora così, non lo sopportava. Si era illuso una volta di più! Si oppose a quelle parole, e trasformò la sua lotta con esse in una lotta con il petto di Adam. Non gl’importava di fargli male, in fondo lui lo rendeva un pazzo psicotico in continuazione, anche in quel momento, e voleva rendergli indietro tutto. Tutto! –Non resti mai, Adam. Non resti mai, non res…

L’avrebbe ripetuto fino a perdere il fiato già corto per i singhiozzi. Quando aveva cominciato a piangere? Non voleva che Adam lo vedesse debole come ogni volta. Non frenò la scarica di pugni contro quell’angelo che era una tortura, finché non avvertì la morsa della sua mano intorno al polso. Ed era una morsa gelida. Come poteva essere gelida quella stretta se il suo abbraccio era stato caldo, e saldissimo, e profumato, e dolce come l’ambrosia dorata? Tommy percepì delle lingue di fuoco solleticargli il basso ventre, a fargli bramare di sbattere violentemente Adam al muro, anche se era possibile soltanto in un sogno così ingannevolmente ben fatto come quello!

–C’è una persona che devo farti conoscere…

Tommy si asciugò una lacrima che scappava veloce lungo la guancia fissando l’altro con sguardo gelido.

–Non voglio vedere nessuno. Adam, soltanto, resta, ti prego!

Adam sorrise dolcemente, quasi fosse divertito, e Tommy non riusciva a capirlo del tutto. Lo faceva incazzare, anzi.

–Ma guarda… devi vedere com’è bello… –sospirò Adam, spostandosi.

Un bambino con languidi occhi nocciola fece capolino da dietro la schiena di Adam, come apparso dal nulla nel silenzio della stanza. Tommy scosse la testa contrariato. –Un moccioso?

Non ne voleva sapere ma, appena incrociò il suo sguardo vispo, qualcosa, forse un lume di familiarità, lo spinse a domandare chi fosse. Adam però gli negò la risposta, allontanandosi col canto soave di una sirena. Ma Tommy era talmente preso che non se ne accorse, si piegò invece sulle ginocchia per guardare meglio lo sconosciuto e, con una calma improvvisa, gli fece cenno di avvicinarsi. Il piccolo, che non poteva avere più di tre anni, avanzò verso di lui con passo sorprendentemente sicuro, come se sapesse esattamente a chi stava andando incontro. Pose con delicatezza la manina in quella aperta di Tommy, e con l’altra gli sfiorò il viso. Tommy sospirò, mentre quel tocco di farfalla vagava sui suoi lineamenti, scostandogli i capelli, accarezzandogli le guance umide e le labbra dischiuse per la meraviglia. Nel momento in cui quelle dolci dita avevano cominciato a toccarlo, Tommy aveva avuto un’onirica rivelazione che gli aveva infiammato il cuore. Amore e benzene. Si trovò a piangere di nuovo, baciando le tenere dita di quello scricciolo che gli sorrideva contento ed era negli occhi così simile a lui… Scontrandosi con l’impulso di strapparsi le mani a morsi per la rabbia di quello che avrebbe perso appena si fosse svegliato, quell’ombra di uomo strinse a sé suo figlio in un abbraccio affettuoso cercato per tutta una vita. Era come se niente di quello che c’era prima contasse più. Come se quella creaturina fosse il miracolo che gli avrebbe restituito un senso al vivere e Adam insieme. Non poteva davvero essere un sogno. Era troppo bello, troppo perfetto, per esserlo. Doveva per forza essere la realtà.

–Papà…

Tommy lo baciò fra i capelli biondicci ma era bastata quella parola, quella soltanto, per far sgretolare le pareti della fantasia in un polverone che gli si incastrò in gola. Aria. Aria! Spalancò gli occhi tossendo come se non avesse più ossigeno a disposizione. Buio. Maledizione, era peggio di qualsiasi altra volta! La vocina del bambino senza nome ridondava tra i confini nebbiosi della sua mente, e lui vi si aggrappava, voleva ricordarlo per sempre come se l’avesse udita davvero, come se l’avesse tenuto fra le braccia sentendone realmente il familiare tepore. Tommy annaspava, annaspava tale e quale a un pesce fuor d’acqua. Si portò una mano al petto, accorgendosi che la velocità del suo battito cardiaco era impressionante, faceva male. Sudava, sudava nel pigiama di flanella azzurrina e si tirò su a sedere scalciando le coperte per quanto si sentiva ribollire. Ormai faceva davvero fatica a respirare, strizzava gli occhi per scacciare le scintille che gli ballavano fastidiosamente davanti e, più strizzava le palpebre, più avvertiva nel suo corpo ogni equilibrio che andava a puttane. Con lo stomaco che rimescolava bile a vuoto, i polmoni affaticati e un cerchio a serrargli la testa, accese la lampada accanto al letto.

“Merda” provò a dire, ma perfino la gola si era seccata, facendo uscire niente più che un rantolo ferino.

Afferrò il Jack Daniel’s sul comodino e ne trangugiò qualche goccia, tossendo ovviamente subito dopo con foga rabbiosa. Si sfregò gli occhi con la mano libera, un attimo prima che le lacrime, come nel suo sogno, prendessero il sopravvento su di lui. Si alzò in piedi ma immediatamente lo attanagliarono spirali di vertigini che lo trasportarono in un inferno bianco sospeso nel vuoto. Il respiro era talmente difficoltoso che gli sembrava di stare per morire soffocato e, sull’orlo di una crisi di pianto, si spinse contro la parete per la disperazione. Resistendo alla tentazione di accasciarsi sul pavimento, con passo appesantito e malfermo attraversò il baratro che pareva separarlo dal bagno, cosciente di star arrivando al suo limite, al suo dannato limite. In bagno c’erano gli ansiolitici. Doveva semplicemente raggiungerlo. Il Jack Daniel’s urtò contro lo stipite della porta. Tommy cominciò ad avere paura perché mai prima di allora gli attacchi d’ansia erano stati così crudeli, così devastanti fisicamente! Un andirivieni di brividi lo scuoteva fra le calde lacrime e i conati di vomito, accompagnandolo per tutto quel tragitto diventato improvvisamente abissale. Teneva ancora stretto il collo della bottiglia e il freddo che sentiva sulla guancia contribuì a ridestarlo. Freddo. Freddo? Le piastrelle. Le piastrelle del bagno!

Si trascinò ancora per qualche passo, finendo a picchiare la testa contro lo specchio. Teneva gli occhi chiusi. Con una mano tastò il portasapone dove invece c’erano le sue pillole. Strinse forte quel cilindretto di plastica, senza il coraggio di alzare gli occhi e guardare nello specchio quel che rimaneva della sua persona, quel che rimaneva di Tommy Joe Ratliff. Non poteva prendersela nemmeno con un dio in cui non aveva mai creduto; farlo adesso non avrebbe avuto alcun senso.

Era sicuro che se si fosse specchiato non avrebbe trovato alcun riflesso perché lui lo sapeva, lo sentiva… non esisteva più! Non diceva di essere morto, semplicemente non esisteva; era un’ombra silenziosa e sbiadita, un soffio di vento, cenere di giorni gloriosi, un fantasma travagliato a cui piace ululare alla Luna il proprio sconforto. Era… non era più niente!

Una pasticca e ancora un sorso appena del buon vecchio Jack, giù, senza esitazione. Lasciò scivolare la bottiglia nel lavandino asciutto e si tenne ancorato ai bordi di marmo, aspettando che i calmanti facessero effetto. Ripensò scioccamente a quando da bambino veniva ripreso da suo padre quando si dondolava al ripiano del lavandino… Perché le persone più importanti della sua vita se ne andavano così presto? Almeno Isaac era rimasto. Costituiva il suo unico appiglio alla sopravvivenza! Era Isaac che con pazienza ammirevole lo costringeva a mangiare, a tagliarsi i capelli, farsi la barba, rifarsi il letto, lavare i propri vestiti impregnati di rassegnazione…

Tommy tremava ancora freneticamente ma, poco a poco, i sintomi di malessere diffuso e quelle fastidiosissime vertigini andavano scemando, cedendo il passo ad un torpore chimico. Stava ghiacciando, in piedi davanti alla specchiera, con indosso solo un pigiama di flanella e delle pantofole, mentre la notte di Burbank era una di quelle tipiche invernali che si intrufolava anche fra le mura delle abitazioni. Battendo i denti, aprì al massimo il getto dell’acqua calda, sperando che la vasca si riempisse il prima possibile. Aveva avuto una vita felice, tutto sommato. Finché c’era Adam si era sentito l’uomo più fortunato della Terra.

Senza controllare quanto fosse elevata la temperatura, ci si ficcò dentro pigiama e tutto. L’acqua gli scottava impietosamente la pelle, ma lui lo percepiva appena. Si spinse più giù, fino a ritrovarsi rinchiuso in una bara liquida. Aveva sperato che il caldo spietato avesse potuto fargli abbastanza male da scuoterlo, fargli provare un dolore diverso che gli avrebbe ricordato di essere ancora un essere umano, ma ormai era talmente assuefatto alla sofferenza, nell’anima come nel corpo, che non poteva esserci una vera differenza neppure tra la vita e la morte.

“Ti amo. È così, fra me e te, anche se non ci sei.”

Fu il suo ultimo pensiero consapevole.

∞∞∞

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Adam Lambert / Vai alla pagina dell'autore: Phoenixstein