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Autore: marig28_libra    21/01/2012    3 recensioni
Lutti, incertezze, paure, lotte. La vita dell'apprendista cavaliere si rivela assai burrascosa per Mu che ,sotto la guida del Maestro Sion, deve imparare a comprendere e ad affrontare il proprio destino. Un destino che lo condurrà alla sofferenza e alla maturazione. Un destino che lo porterà ad incontrare il passato degli altri cavalieri d’oro per condividere con essi un durissimo percorso in salita.
Tra la notte e il giorno, tra l’amore e l’odio, Mu camminerà sempre in bilico. La gioia è breve. La rinuncia lacera l’anima. Il pericolo è in agguato. L’occhio dell'Ariete continuerà però a fiammeggiare poiché è il custode della volontà di Atena ed è la chiave per giungere al cielo infinito.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Aries Shion, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'De servis astrorum' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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- Ma…quest’armatura è morta!

- Esatto. La dovrai far rinascere.

Mu guardò perplesso la corazza di bronzo, priva di lucentezza vitale, che giaceva ai suoi piedi.

-Maestro, io con mio padre davo vita alle sculture plasmando la pietra o il marmo colmi di energia. Ho poi sempre riparato le armature danneggiate ma non morte….come aggiusterò questa?

-Con la linfa che echeggia nelle tue membra…col sangue che scorre nelle tue vene.

-C-cosa?!

Il ragazzo rimase esterrefatto…era mai possibile una soluzione così folle?

-Hai inteso bene…per conferire vita nuova alla materia perita occorre il flusso vitale del sangue di un cavaliere. È un incantesimo altamente pericoloso e lo devi saper padroneggiare con estremo controllo. La tua mente non può lasciarsi offuscare dai moti dei sentimenti.

-Dovrò quindi…versare il mio sangue sull’armatura…

-Sì… i 2/3 del tuo corpo.

-È assurdo! Morirò sicuramente!!

-No. Non morirai se cercherai la luce nel tuo cosmo… Sarà esso a donarti nuovamente tutto ciò che perderai…

-Maestro, mi dispiace, non credo di farcela.

-Non puoi tirarti indietro.

-i…io…non vedo alcun raggio dentro di me! Sono immerso nella notte.

-Non hai alternative.

-Voglio andarmene di qui!! Sono indegno delle vestigia delle Ariete….

-Smettila di dire idiozie, Mu!! Hai giurato di servire Atena! Hai giurato di diventare cavaliere!!

Sion non alzava quasi mai la voce. Il suo tono fu un lampo di fiamma che lacerò ancora di più l’animo di Mu. Il cuore minacciava di affondare nelle paludi dello scoramento. La disperazione stritolava coi suoi tentacoli ogni petalo di ragione, ogni petalo di lucidità. Il ragazzo aveva voglia di piangere, di fuggire, di dimenticare tutto. Desiderava annientarsi, schiantarsi nel nulla. Perché doveva essere lui il cavaliere dell'Ariete? Perché diamine il destino aveva tessuto una trama così ardua, complicata e che sapeva di fiele?

-Mu. Non puoi sottrarti a questa prova. Tuo padre riparava le armature di comuni guerrieri. Tu invece sei anche in grado di dare nuovo potere a quelle dei servitori di Atena. Sei l’unico capace di tale prodigio. Non lasciare che il tuo talento muti in fredda cenere dispersa su suoli aridi. Fai ardere il tuo cosmo. Fai ardere te stesso.

Il giovane, col capo chino e lo sguardo smarrito, si recise le vene del polso. Una goccia rossa cadde. Un’altra. Un’altra ancora. Una moltitudine di lacrime purpuree piombò sull’armatura. Il dolore pareva che colasse bollente, languido e intenso dalle arterie del cuore. L’energia si assopiva dolce e tetra nella mente. L’apatia dell' oblio innalzava veli di sabbiosa foschia. Sion fissava preoccupato l’ allievo. Avvertiva il potere del suo spirito strisciare sulla terra delle ombre… La carnagione si tingeva di uno spaventoso e livido pallore opaco. Gli occhi verdi si sbiadivano perdendo la loro brillantezza acquea . Le gambe tremavano come foglie secche. Il sangue continuava a riversarsi copioso e cupo sulla corazza bronzea. Il vento gelido correva tra le fronde rocciose delle montagne.
La testa di Mu cominciò a oscillare con fare moribondo. Il corpo altalenava avanti e indietro senza alcun vigore.
Sion, allarmato e angosciato, corse verso il discepolo fermandogli l’emorragia e afferrandolo in tempo prima che piombasse al suolo.

-Mu! Mu!- gridava l’uomo scuotendo il corpo del ragazzo.

Non dava alcun segno di vita. Gli occhi vitrei protesi al cielo, la morte sembrava averlo ghermito.

-Mu…coraggio…non cadere adesso…

Rimaneva immobile.

-il dolore non ti deve rendere cieco…sordo…muto…vieni verso il sole…non andare incontro alla notte…

Sul suo viso restava l’inquietante espressione dell'Aldilà.
La voce di Sion iniziò a tremolare come un’esile fiamma di lanterna.

-Mu…ti scongiuro…trova la forza…dentro di te l’occhio dell’Ariete dimora…

Il giovane ebbe un lieve tremito. Chiuse lentamente le palpebre.

-M…maestro…i-io…ho…

-Non ti affaticare…pensa a riprenderti.

Sion aiutò lentamente l’allievo a reggersi sulle gambe.

-Su…ti accompagno al rifugio.

-Maestro Sion…v-vi prego, per…perdonatemi per prima…

L’uomo lo conduceva a destinazione rimanendo in silenzio al pari dei ghiacci perenni.

-Io.. sono…stato debole...ho…rischiato di morire per…colpa dei…miei sentimenti…

Il maestro continuava a tacere. La piccola dimora di sassi e legno si avvicinava sempre di più.

-Ho fallito.

Sion aprì la porta di casa. Nella stanzetta principale il piccolo Kiki stava con la balia presa a servizio da un piccolo villaggio limitrofo. La donna lasciò per un breve istante il bambino per portare Mu a letto. Prima che andasse a riposare Sion gli disse:

-E’ possibile che una nave si areni su oscure baie…tuttavia può ritornare a solcare le acque dell’oceano guardando sempre dinanzi a sé, verso l’oriente da cui il giorno sboccia. Ti aspetto prima del tramonto al solito posto. Tenterai di nuovo a risalire la china.



Durante quella settimana, sotto lo sguardo del primo mattino e dinanzi al viso assonnato del crepuscolo, Mu riprovò differenti volte l’incantesimo. Non riusciva ancora a dominare l’energia del sistema circolatorio. Dalle vene gli si riversava troppo sangue e ogni volta sveniva prontamente soccorso da Sion i cui occhi ,però ,si indurivano e s’ombreggiavano sempre di più. Il ragazzo vacillava nel panico: la sua immagine stava divenendo il riflesso della debolezza e dell’inettitudine. Se continuava così sarebbe stato inghiottito dal fango. Come avrebbe fatto, poi, il Maestro a proseguire il suo addestramento insegnandogli le tecniche di combattimento mortali? Insulso, fiacco e privo di midollo. Si percepiva in questo modo. Grande era le rabbia verso sé stesso. Immensa era la sua amarezza. “ Il maestro Sion ha fiducia in te…ti ha voluto come suo discepolo perché…sei diverso dagli altri…hai…forza… hai una strana energia. Tuo padre lo sapeva. Io lo sapevo...” Come suonavano meste e vagamente ironiche le parole della madre! “ Oh, mamma! Perdonami! Tu e papà vi siete illusi sul mio conto…avete visto dell’oro che non c’era…avete visto male…” Pensava lui avvertendo il peso di quelle aspettative e anche di quelle della responsabilità di Kiki e della fiducia che nutriva Leira nei suoi confronti. “ Allora un giorno sarai cavaliere !Dicono tutti che hai poteri strani…beh, significa solo che sei speciale! Sono felice di averti come amico!” il sorriso con cui gli disse ciò, quand’erano piccoli, non si era mai sbiadito. Mu , con un nodo in gola, rimembrava le tenere parole dell'amica. Che tristezza deludere le persone che si amano! Che sensazione fastidiosa vedersi allo specchio! Ogni volta che si fissava su quella lastra di bronzo lucida, in camera sua, si imbarazzava in modo terribile: era magro con le gambe lunghe che continuavano a crescere, con le spalle che si stavano formando ma non erano ancora quelle di un uomo, con le mani che apparivano dure e delicate nello stesso tempo e …con quel viso. Sì…quel visetto un po’ da ragazza che gli stava antipatico perché gli altri apprendisti lo prendevano in giro…quel visetto che comunque non riusciva ad odiare in quanto vedeva gli occhi profondi e quieti del padre e la forma delicata e morbida del volto della madre…anche i suoi lisci capelli lilla, che gli accarezzavano le spalle, erano un dono soave di quella donna. L’ aspetto acerbo non aiutava certo ad incrementare l’autostima.
Mu era un frutto aspro, fragile e traballante appeso ad un ramo color pece. Doveva maturare e piombare al suolo ma aveva timore di farlo. Quell’ alba però decise di saltare da solo, senza che Sion potesse venire in suo aiuto. Furono le due macchie magenta che aveva sulle fronte a fargli ricordare che era diverso dagli altri: erano i segni distintivi dei prescelti dell'Ariete. Pochissimi avevano quella benedizione. Sì… doveva continuare a lottare per l’Ariete, per Atena: apparteneva allo zodiaco. Era parte del cielo infinito.
Dopo aver guardato il talismano della sua costellazione protettrice, prese l’armatura di bronzo morta , la pose ai suoi piedi, si tagliò il polso e lasciò che il sangue colasse.
Le gocce color rubino caddero numerose ma la loro discesa fu regolare e armonica al pari delle note di una musica mistica che scivola da un flauto.
Un’energia brillante e imponente le dominava. Una forza che si era abbattuta per poi risplendere di nuovo. Era il cosmo luminoso di Mu. Sion percepì il suo intenso calore e si precipitò immediatamente da lui. Ciò che vide, quando giunse a destinazione, lo lasciò felicemente stupito: il suo discepolo, con calma e ponderatezza, stava riparando la corazza coi suoi attrezzi da fabbro. Sion si sedette in silenzio su un masso e attese con pazienza che ultimasse l’ opera. Passò un’ora. Mu completò il lavoro.
L’armatura era tornata più resistente e lucente di prima. I suoi erano bagliori di fuoco e resistenza.

-Maestro, ho superato la prova.- fece lui con aria grave e decisa. Nonostante la fatica, non lasciò trapelare alcun ombra di stanchezza e affaticamento. I suoi occhi verdi brillavano fermi e colmi di serietà.

-Sì, Mu. Hai abbattuto questo ostacolo…ma altri archi tenderanno le loro frecce velenose contro la tua persona. Stai iniziando a governare il timone del tuo vascello…la terra ferma però non si scorge ancora all’orizzonte.

Mu comprese con vago timore le parole del Maestro. La strada per diventare cavaliere era indubbiamente un ruvido percorso in salita.

-Comunque posso affermare una cosa…- proseguì l’uomo- nella tua luce l’ariete proseguirà la propria corsa lanciandosi nelle fiamme del destino. Il ragazzo si accorse che Sion gli stava sorridendo . Tra le cime gelide delle montagne, il sole nascente inondò coi dardi dorati il suo bel viso misterioso e insondabile come le viscere della terra.

   
 
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