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Autore: vivix    22/01/2012    3 recensioni
Non avendo ancora deciso quale sarà il titolo della storia, per ora ho inserito quello del film a cui si ispira. Ci troviamo a Kingsbridge, dopo il primo attacco di William, Tom è morto, Jack è diventato un monaco ma Aliena ha ancora la sua fiornete attività e non si è sposata con Alfred. In questo contesto arriverà una forestiera che attirerà l'attenzione dei cittadini, in particolare di Richard...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivo a Kingsbridge
 

-Al prossimo centro abitato dobbiamo fermarci: abbiamo finito viveri ed acqua.- l’informò Lorenzo.
Beatrice consultò la cartina.  –A sera dovremmo arrivare a Kingsbridge.-
L’altro corrugò la fronte.  –Non ricordo questa città.-
-Infatti non lo è, non ancora almeno. Secondo il cartografo, era un piccolo villaggio ma negli ultimi anni sembra essere rifiorito. Ci potremo fermare lì.-
-Bene. Aumentiamo l’andatura, allora.- e così dicendo spronò il suo cavallo al trotto veloce.
Con un sospiro, Beatrice fece altrettanto: era qualche giorno che viaggiavano ed ormai Lorenzo sentiva la mancanza delle comodità della vita civile, cosa che però non valeva per lei che adorava stare in mazzo alla natura, dove nessuno poteva farla sentire a disagio a causa della sua diversità.
 
Arrivarono in vista di Kingsbridge nel tardo pomeriggio. Il cartografo aveva avuto ragione perchè quello che si parò loro davanti era un villaggio fiorente che si avviava ad essere una piccola cittadina. Sopra i tetti delle casette di legno, svettava imponente una costruzione d’un bianco accecante.
-Che cos’è?- domandò Bea, indicando l’orizzonte.
Lorenzo aguzzò la vista e si alzò sulle staffe. –Non so, non riesco a capire. Sarà il palazzo di qualche nobile, un castello.-
La ragazza alzò un sopracciglio.  –Nobili in un villaggio?E’ impossibile. Dev’essere qualcos’altro.-
Quando furono più vicini capirono che si trattava di una costruzione incompleta.
-Sono sicuro che è un castello. Cos’altro potrebbe essere così grande?- fece il ragazzo.
-Ma sei scemo?T’ho detto che non è possibile!- 
Normalmente una giovane donna non avrebbe potuto parlare così ad un uomo ma loro erano fratelli, anzi di più, erano gemelli e da sempre erano cresciuti senza che ci fossero distanze tra l’uno e l’altra.
-E allora che roba è, sapientona?Sentiamo.- la sfidò.
L’altra assunse un’aria di superiorità.  –C’è un priorato qui. Forse … forse è una cattedrale.-
Lorenzo scoppiò in una sonora risata e Beatrice non ebbe il coraggio di controbattere, si rendeva conto di aver detto un’assurdità: non esistevano chiese così alte!
A sera erano ormai arrivati al villaggio. Vagabondarono un po’ per le stradine, alla ricerca di una locanda.La ragazza si strinse nel mantello e si calò il più possibile il cappuccio sul volto. -Lore non la troveremo mai così. Chiediamo a qualcuno.-
-Anche se dovessimo fare il giro di Kingsbridge, non ci vorrà molto.-
Nell’udire la risposta del fratello, Beatrice alzò gli occhi al cielo. Cocciuto come un mulo, pensò esasperata. Dopo alcuni minuti, arrivarono in prossimità di una costruzione a due piani, un po’ più grande delle altre, dalla quale proveniva un grosso vociare. Lorenzo alzò gli occhi e lesse la scritta sull’insegna malandata appena illuminata dalle torce.
-Il guscio d’oro. Sarà questa.-
Il gemello parlò con l’oste e dopo poco erano già a tavola, con una camera prenotata per due giorni. All’interno, la locanda era affollata e caotica: v’erano molti avventori che giocavano a dadi, altri urlavano e cantavano a squarciagola, probabilmente ubriachi. In tutta la sala aleggiava un odore pungente che mescolava la puzza del fumo con il profumo delle pietanze.
-Guarda che adesso puoi levarlo il mantello.- le fece notare il ragazzo.
Avevano scelto un tavolo appartato, per stare lontano dagli attaccabrighe, ed ora sedevano l’uno di fronte all’altra: il maschio perfettamente rilassato e la femmina rigida come un fuso.
-Preferirei di no.-
-Se resti così, attirerai il doppio dell’attenzione.-
-Non sono dello stesso avviso.-  ribatté.
-Che t’importa di sta’ gente? Tanto tra un paio di giorni ce ne saremo già andati.-
Bea attese qualche altro secondo e fece come le aveva consigliato Lorenzo: lì dentro faceva molto caldo. Ma sì, chi se ne frega
 All’istante, si sentì scoperta, nuda agli sguardi degli avventori che già iniziavano ad appuntarsi su di lei; d’altronde era normale che fossero curiosi: non capitava mica tutti i giorni di vedere una ragazza vestita da uomo!
-Visto?!- sibilò al fratello.
L’altro, per tutta risposta, si limitò a scrollare le spalle. A servirli, fu un ragazzino frettoloso che doveva avere al massimo dieci anni. Mentre le poneva il piatto dinanzi disse:-Ecco a lei, signo…- non completò la parola, mentre con gli occhi andava dalle brache e la spada, fino al seno e ai lunghi capelli scuri. La ragazza si indispettì ancor di più:- Ra. Signora.-
Il bimbo ora la guardava incredulo ed  apparentemente incapace di dire o fare alcunché;  rimase imbambolato a guardarla finchè l’oste lo chiamò. Appena se ne fu andato, Bea esplose:-Somiglio davvero così tanto a un uomo?!-
Il fratello rise. –No ma … con brache, casacca e spada, è lecito avere qualche dubbio.- le rispose e Bea digrignò i denti  suscitando ancor di più l’ilarità del fratello.
Dopo cena decisero di salire al piano di sopra, dov’erano le camere; erano entrambi stanchissimi ed in poco tempo scivolarono nel sonno.
 
Quando il mattino seguente, Bea si svegliò, doveva essere ancora presto perché la luce che filtrava dalla finestra era poca e dalla strada non proveniva alcun rumore. Desiderosa di bearsi ancora della morbidezza del materasso  -dopo giorni passati a dormire a terra-  ispezionò la stanza con lo sguardo: la sera prima era talmente sfinita che non l’aveva fatto. La camera era semplice e disadorna: due letti addossati alle pareti, un basso tavolino ed una bacinella con l’acqua. Voltò il capo verso il fratello, che ancora dormiva come un sasso, e constatò ancora una volta quanto fossero diversi. Lorenzo era alto e massiccio mentre lei era più esile  -anche se, ad un attento esame, si potevano notare le gambe tornite e le braccia forti-  la cosa che più li accomunava era il colore degli occhi, d’un verde brillante come le gemme in primavera. Rimase sdraiata ancora qualche minuto finchè non decise che era ora di alzarsi. Si diresse verso la bacinella con l’acqua e rabbrividì quando se la spruzzò sul volto: era ghiacciata. Stava per uscire quando notò sul tavolino uno specchio: era piccolo e sporco ma sempre meglio di niente. Durante i mesi di viaggio i capelli le si erano allungati ed ora le scendevano in morbide onde lungo la schiena; il volto, più abbronzato rispetto alla carnagione chiara che di solito avevano le ragazze, risentiva ancora un po’ delle fatiche del viaggio. Diede un’ultima occhiata al fratello ed uscì. Mentre si sedeva avanti al bancone ed aspettava che qualcuno la servisse sentì una voce:-Ciao Signora!- la salutò il ragazzino della sera prima.
-Ciao.- rispose, stiracchiando le labbra in un lieve sorriso.  –Porti tu la colazione?-
-Sicuro!Aspetta solo un minuto.- disse allontanandosi.
Dopo poco, era già di ritorno con una tazza di latte e due fette di pane non lievitato. Beatrice ringraziò ed iniziò a mangiare ma il bambino rimase fermo dov’era.
-Si?-
-Posso portarti qualc’altra cosa?Se vuoi, posso darti un po’ di miele..-
-No, va bene così, grazie.-
Ma il ragazzino non sembrava aver intenzione di andarsene così gli fece cenno di sedersi accanto a lei e domandò:-Come ti chiami?-
-James, Signora.-
-James guarda che non mi chiamo “Signora”.-
-Chiedo scusa.- rispose l’altro, arrossendo.
-Mi chiamo Beatrice.-
-Beatris, Signora?Lo sapevo che non eri inglese!Da dove vieni?-
-Dall’Italia, da Firenze.-
-Dicono che sia molto bella.-
La ragazza storse le labbra, non completamente d’accordo.  -Sì, diciamo che lo è.-
-Sei venuta qui per un pellegrinaggio?-
-No. Perché c’è qualche reliquia?-
-Oh, sì!C’è il cranio di Sant’…- e si lanciò in una dettagliata descrizione del martire e della sua storia. Al termine, Bea chiese:-James cos’è quell’edificio bianco che stanno costruendo?-
-E’ la cattedrale di mastro Tom ma lui è morto e i lavori sono stati ripresi da poco.-
-Non ho mai visto una chiesa come quella.-
-Sì, sarà la più alta d’Inghilterra!-
-Allora avevi ragione!- s’intromise un’altra voce, più profonda.
La giovane donna si voltò verso le scale, dalle quali era appena spuntato il fratello.
-Visto?Te lo dicevo io!-
-Mh..scommetto che il cartografo ti ha fatto una soffiata.-
-Invece no.- rispose facendogli una linguaccia che l’altro ignorò, concentrandosi invece sul bambino.
-Vedo che hai fatto amicizia con qualcuno della tua età.-
Bea gli tirò un sonoro scappellotto.  –James mi ha raccontato un po’ la storia del santo di qui.Vero?-
Il ragazzino annuì.  –Ma se non siete qui per il pellegrinaggio, allora siete venuti per  vedere il Guerriero!-
La ragazza si fece attenta.  –Quale guerriero?-
-Il più forte dell’esercito di re Stefano!Torna oggi dal fronte.-
-Interessante.-
-No. Levatelo dalla testa Bea.-
-E dai Lore!!Se è davvero così bravo, potrebbe insegnarci qualche mossa con la spada.-
Il gemello alzò gli occhi al cielo.  –Usciamo che è meglio.-
Passeggiarono per le stradine di Kingsbridge per un po’ e notarono che tutte le case sembravano un po’ malandate, alcune portavano addirittura segni di bruciature, come se di recente avessero subito un attacco e Beatrice decise che a pranzo avrebbe chiesto informazioni a James; in fondo le era simpatico quel bimbo. A mezzogiorno, quando gli operai che lavoravano alla cattedrale si fermarono per il pranzo, si avvicinarono per ammirarla: era davvero imponente. Su insistenza della ragazza, entrarono all’interno e lo stupore fu ancora più grande: ogni cosa, anche il più piccolo pilastro, metteva in soggezione a causa della loro mole, sembrava di essere nullità a confronto. Passeggiarono lungo la navata sconfinata fino a che un rumore attirò la sua attenzione. Si sporse dietro una colonna e sbirciò: avanti a lei c’era un giovane  frate dai capelli rossi che picchiettava un blocco di marmo candido con martello e scalpello. Inizialmente non capì cosa stesse facendo ma poi volse lo sguardo alle pareti e vide decine di statue, una affianco all’altra. Senza nemmeno accorgersene si perse nella contemplazione di ognuna: erano così ben fatte che Beatrice si aspettava di vederle muoversi da un momento all’altro.
-Ciao.-
Sobbalzò e tornò a guardare il frate: non si era nemmeno accorta che si fosse fermato.  –Scusami. Non volevo disturbarti.-
L’altro sorrise.  –Figurati.-
-Le hai fatte tutte tu, quelle statue?Sono davvero belle.-
-Grazie. Se vuoi puoi vederle più da vicino, non stare nascosta lì, non ti mangio mica.-
Solo in quel momento la ragazza si rese conto di essere ancora seminascosta dalla colonna ma decise di non avvicinarsi: un frate non avrebbe certo accettato il modo in cui vestiva.
-Magari un’altra volta. Adesso devo andare.-
Proprio in quel momento, si sentì riecheggiare tra le pareti la voce di Lorenzo.
-Beatrice!-
Gli sorrise, a mo’ di scuse, e corse verso il fratello, accompagnata dal tintinnio della spada che portava in vita. 




Spazio autore
Questo è il primo capitolo della ff, spero di avervi incuriosito almeno un pò. Lo so, probabilmente vi aspettavate che già apparisse Richard ma ho preferito così, ad ogni modo non preoccupatevi, nel prossimo cappy ci sarà sicuro. Spero di riuscire a pubblicare un capitolo a settimana, quasi sicuramente di domenica, ma anche se dovessi metterci un pò di più non preoccupatevi =)   

 

  
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