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Autore: Shari Deschain    23/01/2012    3 recensioni
Certo che è uno strano mondo quello in cui il tuo unico compagno di bevute è il tuo nemico.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Klaus, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Toast to a friendship'
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Warning: Spoiler per le ultime puntate della S3
Wordcount: 690 (FDP)
N/A: scritta per la maritombola @ maridichallenge, prompt 64. “Dammi tregua”.

Scritta anche per la missione #1 “guerra” del COW-T. GO CITY ANGELS, GO \O/
Palesemente tutto ciò che scriverò su Klaus e Stefan sarà ambientato in un bar. Questo perché Wesley ha detto che ci avrebbero fatto cose e io ancora non perdo la speranza #TeamKlefan. Also le drunk!fic sono il mio top kink, quindi amen e così sia.




No rest for the wicked





È notte fonda e sono seduti ad un bancone di legno marcito, con cinque tavoli fatiscenti alle loro spalle e tutto intorno puzza di sudore e sporco accumulatosi per anni. Un tipico bar di periferia, insomma. Uno dei luoghi più adatti se ci si vuole concedere qualche ora di pace.
Klaus afferra la bottiglia scura che il barista ha non proprio intenzionalmente acconsentito a lasciargli davanti, e riempe per l'ennesima volta il proprio bicchiere. Anche se non se ne rende conto, la sua mano trema vistosamente.
È ubriaco.
Lo sono entrambi.
Ma in fondo così lontani da Mystic Falls, dalle loro case, da tutti gli altri soldati, amici o familiari coinvolti nella loro personale guerra, lui e Stefan possono anche permettersi il lusso di una sbronza. Anche perché non c'è poi molto altro che possano fare, in quella situazione di stallo in cui si sono ritrovati. Ormai anche le minacce sono diventate noiose e ripetitive.
Certo che è uno strano mondo quello in cui il tuo unico compagno di bevute è il tuo nemico, riflette Klaus.
E Stefan probabilmente sta pensando la stessa identica cosa quando, un momento dopo, alza in aria il proprio bicchiere con un gesto così impacciato da rovesciarne metà del contenuto sul pavimento , e si volta verso di lui con un ghigno provocatorio sulle labbra.
«Un brindisi all'amicizia?», propone.
La risata di Klaus è un ringhio sordo che si spegne dopo appena qualche istante. Non ha più nemmeno voglia di recitare la propria parte.
«Dammi tregua», si ritrova a sputare fuori in uno scatto improvviso di rabbia.
Stefan ingoia velocemente ciò che resta del suo whisky, poi si avvicina un po' di più all'altro vampiro, inclina la testa sulla spalla e lo guarda con un'espressione sinceramente incuriosita.
«Perché dovrei?», domanda.
Perché dovrebbe?, si chiede a sua volta Klaus. E una parte della sua mente ruggisce, indignata: perché lui dovrebbe essere dalla mia parte! Perché questa guerra non ha senso, non ho mai voluto niente del genere. Perché dovrei essere libero.
Scuote la testa, cercando di riprendersi dallo stordimento dell'alcool, e stringe la presa sul proprio bicchiere fino a mandarlo in pezzi. Per qualche istante osserva affascinato il sangue mischiarsi al liquore ambrato, creando strani giochi di colori sulla superficie unta del ripiano di legno.
Ma Stefan è ancora lì accanto, e sta ancora aspettando una risposta.
«Forse perché sono stanco. Forse perché tutto ciò che voglio è una casa, una famiglia, persone che mi stiano accanto», dice allora Klaus, scandendo le parole molto lentamente. La sensazione di essersi esposto troppo gli fa serrare di scatto la bocca, ma non può rimangiarsi quello che ha detto. In realtà non lo farebbe nemmeno se potesse. È davvero stanco.
L'altro vampiro distoglie lo sguardo per fissarlo, apparentemente, sulla giovane cameriera che gli passa accanto sorridendo. I suoi occhi diventano freddi e distanti, la linea della sua mascella si irrigidisce fino a sembrare fatta di marmo.
«Commovente», commenta infine. «Sai, sono le stesse cose che volevo io. Ci ho impiegato centoquarantacinque anni per averle e tu me le hai portate via dopo neanche sei mesi»
Klaus scuote la testa. «È stata una tua scelta, Stefan», ribatte acremente. «Sei stato tu a venire da me, ricordatelo»
Una risatina astiosa segue le sue parole.
«Avresti trovato un altro modo per portarmi via da Mystic Falls. Avevi dei piani per me, non hai detto così?», gli ricorda con un tono a metà tra il canzonatorio e il rabbioso.
Ora è Klaus a sorridere.
«Forse. E forse no. Ma non incolparmi per ciò che hai perso, amico mio. Sei responsabile tanto quanto me»
Nessuna replica. Klaus approfitta del momento di tregua per spazzare via i cocci rotti dal bancone. Altre gocce di sangue solcano per un istante il palmo della sua mano, prima che i piccoli tagli si richiudano spontaneamente.
Stefan si volta ad afferrare di nuovo la bottiglia e riempe per l'ultima volta il proprio bicchiere. Ne prende un sorso, poi lo rimette giù e con la punta delle dita lo spinge davanti a Klaus.
«Ti ucciderò», promette, prima di alzarsi ed uscire dal bar con un'andatura non troppo ferma.
«Sì», concorda Klaus, portandosi il bicchiere alle labbra. «Questa l'ho già sentita», mormora al vuoto intorno a lui.

   
 
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