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Autore: _Ayame_    24/01/2012    3 recensioni
One-shot su Spagna e Fem!Romano, e il loro strano e complicato rapporto - dalle risate, ai ripensamenti.
[Dedicata a claws_jo per il suo compleanno! Tanti auguri, chère C:]
«Sei silenzioso», afferma Chiara, fissandomi accigliata ed imperscrutabile come sempre.
«Naaa», le rispondo; non riesco a fissarla per troppo tempo in quegli occhi investigatori che si ritrova.
Nascondo il mio nervosismo con una risata, guardando una nuvola portata alla deriva del cielo dal vento.

[Fluff - Slice of Life - Non-sense D:]
Buona lettura! :D
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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aph spamano jo Autore: _Ayame_
Fandom: Axis Powers Hetalia
Pairing: Spagna/Fem!Sud Italia
Rating: giallo
Parole: 1147
Note:
È stata scritta per la Maritombola di Maridichallenge, il prompt è: 24. . "Io mi perdo nei dettagli, nei disordini, tu no / E temo il tuo passato e il mio passato, ma tu no." (Tiziano Ferro, La Differenza Tra Me E Te) .
La prima parte è dal POV di Antonio, la seconda da quello di Chiara (nome fanon di Fem!Romano) :3
La dedico a claws_Jo per il suo compleanno (scusa il nonsense D:), sperando di fare a tempo a pubblicarla XD
Grazie dell'attenzione ... e buona lettura ♥

"Io mi perdo nei dettagli, nei disordini, tu no / E temo il tuo passato e il mio passato, ma tu no." (Tiziano Ferro, La Differenza Tra Me E Te)


 

 
«Sei silenzioso», afferma Chiara, fissandomi accigliata ed imperscrutabile come sempre.
«Naaa», le rispondo; non riesco a fissarla per troppo tempo in quegli occhi investigatori che si ritrova.
Nascondo il mio nervosismo con una risata, guardando una nuvola portata alla deriva del cielo dal vento.
«Mh, se lo dici tu …», mormora, poco convinta, stringendo maggiormente il mio braccio mentre i suoi occhi si perdono tra i labirinti sconnessi dei sampietrini.
«Perché, non mi credi?», le chiedo, con un sorriso così genuino che quasi m’inganno da solo.
Rialza lo sguardo nei miei occhi, e vedo una leggera fiamma scura nascere nelle sue pupille, sembra accorgersi di quel sorriso appena spuntato; costruito troppo ad’arte, perché possa però capire l’inquietudine che c’è sotto.
Sì, perché a volte sarebbe meglio non ricordare i sogni – anzi, gli incubi – che si fanno alla notte.
«Perché ieri sera mi hai rotto fino alla morte per uscire, e oggi sei peggio … peggio di Roderich … o di quel mangia-patate!», sbraita, catturando l’attenzione della gente nelle immediate vicinanze.
Sento una risata risalire dalla gola e svegliare il mio buon umore intorpidito; a mala pena la sopprimo in un risolino, prima che lei sopprima me …
Eh, come diceva il nonno, dura lex, sed lex! Devo stare alle leggi di Chiara, almeno di fronte a lei, se voglio continuare a vivere.
«Ma si può sapere poi che ti ridi?»
«Oh, niente»
«Ma niente che?», ed eccola, l’investigatrice che rispunta fuori.
«Preferisci che rimango zitto e muto?»
«A volte sarebbe meglio, sai? Anzi, è proprio una buona idea, Antonio! Dovresti metterla in pratica!»
Simulo una risata: «Davvero simpatica, Clara»
«CHI-A-RA!»
«Certo, certo, come vuoi»
«Senti, esci con me, vuoi almeno impararlo bene il mio nome? Che poi ci conosciamo da tempo, ormai!», gesticola nervosamente, per poi portare una mano ad un ricciolo ribelle che le è caduto sugli occhi.
Sta volta è il mio turno di guardare per terra; sospiro, mentre lei si aspetta da me una risposta stupida a cui ribattere. Risposta che non arriva, e nemmeno arriverà.
Mi perdo di nuovo nei miei pensieri, nei miei incubi, nel caos che nella mia testa riesce a causare: perché mi confonde, mi porterà alla pazzia, oh, lo so!
Non so mai – e dico mai – cosa aspettarmi da lei: ora vorrebbe parlarmi semplicemente, senza peli sulla lingua e divertirsi, ieri mi avrebbe buttato dalla finestra se fossi stato di fronte a lei, domani forse mi dirà di andare a quel paese, e il giorno dopo ancora potrebbe chiamarmi, solo per insultarmi e costringermi così a tornare.
Perché sa che io torno sempre.
«Posso sapere che pensi?», chiede, cercando di mantenere un tono irriverente.
Sorrido, un sorriso un po’ triste, che solo Dio sa quante volte ha visto nel nostro passato comune: «Non pensi che alcune cose devono rimanere private?».
Sento i suoi occhi distogliersi dal mio profilo, mentre torna a fissare la punta dei suoi stivali rossi: «Capisco …», è il suo unico commento; e quando questo è tutto ciò che dice, beh, allora c’è da preoccuparsi, sia per quanto riguarda lei, che per quanto riguarda me … e anche per quanto riguarda noi.
Quel ‘capisco’ non mi ha mai portato bene, che lo avesse detto lei, che lo avessi detto io, o Francis, o Feliciano – sì, il gelosissimo Feliciano che quasi voleva rintanare Chiara in un bunker a prova di spagnoli e chissà che altro.
E lei – Chiara – mi ha compreso già troppe volte, anche quando avrebbe dovuto infischiarsene di me.
Ho impiegato del tempo, ma ho capito che non sono stavo proprio un bravissimo tutore, con lei … a partire dalla sua boccaccia sempre pronta ad inveire contro chiunque; e a parte questo, con il tempo non ho favorito un rapporto … piacevole e pacifico, nemmeno le mie attenzioni  a Feliciano sono state d’aiuto …
Mi è stata vicino anche quando vedeva il mio volto più sanguinoso, quando ghignavo alla vista del sangue altrui riversato per la gloria, e a volte mi è stata vicino anche quando ho fatto del male a lei.
E forse continua a starmi vicino allo stesso modo, perché non sono cambiato poi tanto.
Sospiro ancora una volta, ancora più forte.
A volte è più facile lasciar perdere ...
«Un gelato?», propongo, cercando di sorridere e di distrarmi contemporaneamente.
«Come vuoi, anche se con questo freddo …», lamenta, stringendosi nella sua sciarpa e avvicinandosi ancora di più a me.
Rido, ondeggiando e trascinando lei con me: «Forse hai ragione …»
 
***
 
«Dai, è qui sotto, che gela!», prova a convincermi Feliciano.
«Che fai?! Ora patteggi per il nemico?», gli domando.
«Non è il nemico, Chiara! È Antonio! È qui sotto casa, al freddo, ha appena una maglia a mezze maniche addosso, ed è in ginocchio sotto la finestra», dice, indicando la finestra del nostro soggiorno, e ragiono che non l’ho mai visto così, «Lud non farebbe mai una cosa simile per me!»
«Perché lui è un frigido mangia-patate!», sputo!
Feliciano mi guarda male, incrociando le braccia.
Distolgo lo sguardo, cercando di dissimulare il mio disagio; a volte Feliciano mi inquieta …
«Poi vorrei capire che ti ha fatto!», mormora, sbirciando Antonio dalla finestra.
«Che ne so, questo è tutto strano! Prima m’invita, poi inizia a fare lo scemo come sempre, poi si deprime, poi si rabbuia, poi ride … »
«Avete litigato. Il solito.», conclude.
Io sbuffo, mentre gli ululati da cane di Antonio si rifanno avanti. M’imbarazzano da morire!
Feliciano trattiene una risata in punta di labbra: «Questa devi vederla! È in ginocchio, reclina la testa e poi la abbandona sul petto, e allarga le braccia e le chiude sul cuore! Dalle sue grida deformi, non capisco cosa dice, ma deve essere molto romantico!», descrive, chiocciando sulla fine!
A quel punto vado ed apro del tutto la tenda, notando come le persone lo fissano; alcune ridacchiano anche.
Apro la finestra e grido – ormai lo spettacolo è iniziato – anche se vorrei che potesse sentirmi solo lui: «Tonio, sta zitto! Non ti senti che ululi come un lupo!», e vedo le risate dalla gente aumentare.
Lui alza la testa verso di me: «Smetterò solo semi fai salire da te», sorride, e il sorriso gli illumina il viso fino agli occhi.
«Va bene, ma sta zitto!», urlo di rimando, mentre il mio cuore per un attimo scompare, sospeso dal pensiero che Antonio è tornato il solito scemo di sempre.
Quello che piace a me, insomma.
Lui sorride, mentre la gente fuori batte le mani, e lui s’inchina, come un torero che ha appena vinto una corrida.
Poi scompare per il portone, e quando Feliciano gli apre la porta, mi accorgo di quanto poco m’importa in realtà del passato e dei suoi cambiamenti d’umore.

   
 
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