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Autore: adkinsally    25/01/2012    8 recensioni
Amore & Altri Rimedi
Vedi, Maggie, in cinque anni non è cambiato niente: io ho ancora bisogno di te e tu hai ancora bisogno di me. E tu sei ancora l'unica donna in grado di farmi sentire importante con una semplice parola, uno sguardo, un sorriso. Forse non te ne rendi conto, ma non sono io che aiuto te: sei tu che, inconsapevolmente, ti prendi cura di me.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da piccolo mi preoccupavo sempre di cosa avrei fatto da grande. Sai, quanti soldi avrei guadagnato o se un giorno sarei diventato uno importante. Quello che desideri di più al mondo a volte non succede. A volte succede quello che non ti saresti mai aspettato. Come ad esempio lasciare il mio posto a Chicago e la mia carriera. E decidere di restare qui e iscrivermi a medicina. Non lo so... Incontri migliaia di persone e nessuna ti colpisce veramente. E poi incontri una persona e la tua vita cambia. Per sempre.”
 

5 anni dopo.

Spingo con forza il portone con il piede, dopo una lunghissima e faticosa giornata di lavoro. Prendo il mazzo di chiavi dalla giacca e apro la porta; sorrido appena e sospiro.
Casa dolce casa. Poso la valigia e le chiavi sul tavolo, poi mi tolgo la giacca e la appendo all'attaccapanni. Mi sembra strano che non ci sia Maggie in cucina, o seduta al solito tavolo a ritagliare fotografie. Mi sembra strano che non sia venuta a salutarmi come ogni sera.
«Amore?», domando preoccupato, poi sento dei singhiozzi regolari provenire dal bagno e allora capisco. Cammino alla velocità della luce e arrivo al bagno: la porta è spalancata, dei flaconi di medicine sono sparsi dappertutto e Maggie è seduta a terra con la testa sulle ginocchia. Piange e io vorrei abbracciarla, farle capire che ci sono. Non ce la faccio a vederla così fragile. Mi avvicino a lei e mi siedo sui talloni.
«Ehi amore», sussurro accarezzandole i capelli. Lei alza un po' la testa e mi guarda: i suoi bellissimi occhi sono gonfi e rossi e il viso è rigato da lacrime che arrivano fino alle labbra rosee. Con il pollice levo via le lacrime e le prendo il viso tra le mani.
«Maggie, dimmi, cos'è successo?», le domando sempre a bassa voce. Non mi risponde, quindi la aiuto ad alzarsi e insieme ci dirigiamo verso la cucina. La faccio sedere su una sedia e io nel frattempo verso un po' d'acqua in un bicchiere e glielo porgo.
«Tesoro, devi dirmi cos'è successo.» Il mio tono è fermo e deciso, ma sempre dolce: voglio sapere cos'è accaduto. Non voglio vederla in quello stato.
«Stavo per prendere la solita medicina...», sussurra con voce tremante. «Solo che i tremiti alle mani erano... erano più forti del solito...» Si ferma un attimo e con il pollice si asciuga un'altra lacrima. Ha il solito tremito alla mano, io sorrido appena, perché amo anche quello di lei. Rimango in silenzio e aspetto che sia lei a parlare. «E non riuscivo ad aprire i flaconi... Così li ho buttati a terra e ho iniziato a piangere. E poi sei arrivato tu.» Fa un sospiro. «Mi hai aiutata, come al solito.»
Mi inumidisco le labbra e mi esce una lacrima che spero che lei non abbia visto. Lei non deve vedermi piangere, non deve pensare che io provi pena per lei, perché in effetti non è così. Ma non riesco a guardarla in quello stato, non riesco a credere che una ragazza come lei abbia una simile malattia, è un'ingiustizia.
Non mi capita quasi mai di piangere per questo motivo: la nostra storia è fatta soprattutto da giorni belli, al contrario di tante storie simili, molto più complicate. Maggie è peggiorata rispetto a cinque anni fa, ma di poco: è per questo che continuo a ripetere che è stata fortunata, che siamo stati fortunati.
Mi avvicino a lei e, per arrivare alla sua altezza, mi siedo sui talloni. Stringo le sue mani e arresto per qualche secondo i tremiti, poi le sfioro le labbra.
«Può capitare...», sussurro e la guardo negli occhi. «Ci sarò sempre io. Arriverò io e ti aiuterò, come al solito», ripeto le sue stesse parole, «perché è quello che voglio fare.»
Le sue labbra si curvano in un sorriso e i suoi occhioni nocciola mi fissano.
«Non posso continuare a chiederti tutto questo
Sorrido, perché è la stessa frase che mi ha detto quel giorno; quel giorno che l'ho scelta, che ho scelto questa vita. Difficile, sì, ma quella che desideravo.
Sapevo a cosa andavo incontro e immaginavo che sarebbe stato difficile, ma non mi è mai pesato. Anche in questi momenti non riesco proprio ad avere ripensamenti, a immaginare una vita senza di lei.
«Tu non mi hai chiesto niente: è stata una mia scelta. E se proprio vuoi saperlo, è stata la scelta migliore che io abbia mai fatto, perché non c'è niente che io voglia più di te.»
Maggie tira su col naso e continua a piangere, ma stavolta di felicità.
«Ma non ci pensi mai?»
«A cosa?»
«Al fatto che potresti avere una vita diversa, con una donna diversa al tuo fianco. Una donna senza questa malattia, magari. Una donna che non devi calmare la sera, quando torni distrutto dal tuo lavoro...»
«Io sono felice. E sai perché? Perché ho te, perché la mia vita è questa. Non vorrei nient'altro. Nemmeno in questi momenti riesco a pentirmi della scelta che ho fatto, non riesco a pensare a una vita diversa da questa. Non ci riesco e non voglio. E voglio te, dio mio, te.»
«Grazie, perché non mi fai sentire mai sola.» Le stringo le mani e chiudo gli occhi per un secondo, come per assaporare questo momento. «Sei un uomo fantastico. Ti amo.»

Vedi, Maggie, in cinque anni non è cambiato niente: io ho ancora bisogno di te e tu hai ancora bisogno di me. E tu sei ancora l'unica donna in grado di farmi sentire importante con una semplice parola, uno sguardo, un sorriso.
Forse non te ne rendi conto, ma non sono io che aiuto te: sei tu che, inconsapevolmente, ti prendi cura di me. 

  
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