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Autore: Sacchan_    27/01/2012    4 recensioni
Basata sulla versione Spice! di Len Kagamine cantata dalla utaite Valshe.
LenxMeiko-Miku-Luka-Neru; RinxKaito.
E ovviamente, LenxRin -implicito Kagaminecest (lievemente, molto lievemente) accennato.
E' la mia prima fan fiction; commenti, critiche e suggerimenti sono ben accettatati!
Il titolo proviene dall'omonimo film e può essere letto anche come "Giochi di sesso".
Buona lettura.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Len Kagamine, Rin Kagamine
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Autore: _Flowermoon_
Fandom: Vocaloid
Personaggi: Len&Rin (principali); Meiko Sakine, Miku Hatsune, Kaito Shion, Akita Neru e Haku Yowane (come comparse).
Note d'Autore: LA MIA PRIMA FAN FICTION!! E ovviamente non poteva che essere sul fandom dei Vocaloid! Ispirata alla canzone Spice! di Len Kagamine e più precisamente alla cover fatta dalla bravissima Utaite Valshe; il titolo "Cruel Intentions" è preso dall'omonimo film e può essere letto anche come "Giochi di sesso".
Avvertenze: leggermente incestuosa, già: Kagaminecest!
Disclaimer: Nulla di quanto da me scritto mi appartiene poiché è tutto di proprietà dei rispettivi autori.





Cruel Intentions



"Ehi fratellino, stavo pensando ad una cosa..."
"Mmm?" 
"In realtà, stavo pensando ad un gioco, una sfida." 
"Che tipo di sfida?"
"Abbiamo la fama di essere popolari in questa scuola, sai? Allora perché..." 

...

"Si! Si può fare... ma quali sono le regole di questa sfida?"
 
"Oh ce n'è soltanto una... non innamorarsi!" 





"Ehi, non sei venuto da me ieri sera. E'successo qualcosa?" 
"Affatto, non è successo niente." 

Riconosco la vibrazione del mio cellulare. 
E' quella a svegliarmi.
Non appena apro gli occhi dò subito un occhiata alla sveglia digitale poggiata sul comodino affianco al letto di questa  camera d'albergo. Ultimamente ci sto venendo un po' troppo spesso ed i receptionisti stanno iniziando a guardarmi con sospetto, forse dovrei cambiare il mio luogo d'incontro.
Beh... ma in fondo cosa importa? Sono solo un cliente regolare, dopotutto. 
Il mio cellulare continua a vibrare insistente; chiunque sia non ha proprio intenzione di riattaccare. 
Sospiro. Mi toccherà rispondere per forza. 
Sono le 4 del mattino e mi chiedo chi possa essere... 
"Pronto?"
"Kagamine? Sono Megurine, scusami del disturbo..." 
Oh giusto! Megurine... mi ero totalmente scordato di lei. 
"Mi chiedevo... ieri sera non sei venuto da me, sei da solo? O sei con qualcuno?" 
Ah, quindi è per questo? Ho due alternative per rispondere alla sua domanda: scappare o trovare una scusa, devo solo decidere quale sia la più divertente da utilizzare. 
"Kagamine? Ci sei  ancora?" 
"Oh, si scusami! Scusami davvero... ma ho studiato fino a tardi ieri sera e alla fine mi sono addormentato sopra i libri. Sai, fra due settimane iniziano gli esami. E' molto dura stare al passo con le lezioni e contemporaneamente gestire le attività del club." 
Alla fine opto per la scusa. Megurine è una bella ragazza e ci sa fare davvero, posso divertirmi con lei ancora un  po'. 
"Non preoccuparti, posso immaginare che sia dura. Questo sabato sono di riposo. Che ne dici di vederci alle 9 al solito bar?" 
"Hmm... credo che si possa fare. Ti mando un messaggio, ok?" 
"Va bene, buonanotte Kagamine...ah! Kagamine?" 
Ancora? Muoviti a finire la frase così posso tornare a dormire.
"Sei l'unico per me..." 
Chissà perché questo cliché è così diffuso fra le ragazze. 
Ogni volta che lo sento non riesco a fare a meno di ridere con tutto me stesso. Legarsi a qualcuno è fare male a sé stessi, invece usare qualcuno è molto differente.
E' piacevole e infinitamente affascinante. 
"Chi era?" 
La bruna ragazza sdraiata al mio fianco mi risveglia dai miei pensieri. Mi chiedo se anche lei adesso inizierà  a dare segni di gelosia come fossi sua proprietà... 
No, non credo. Meiko è proprio il tipo di ragazza che non dà peso a certi dettagli, quando l'ho incontrata poche ore fa al pub vicino alla stazione mi è parso subito chiaro. 
Lei era in cerca di un'avventura ed io in cerca di una vittima. 
Ci è bastato un solo sguardo per capire a vicenda ciò che volevamo. Un paio di birre e degli sguardi complici ed eccoci qua, in questa camera d'albergo che conosco fin troppo bene.
"Nessuno in particolare, era solo un'amica"rispondo.
Posso anche dirle la verità poi starà a lei crederci oppure no. 
"Solo un'amica, eh?" 
Come immaginavo, Meiko legge fra le righe e lancia uno sguardo beffardo. Io le sorrido di rimando e lei  intreccia le sue dita alle mie. Porto il suo palmo alle mie labbra ed inizio a baciarlo ed a succhiarlo. E' questione di pochi secondi, attimi, e mi ritrovo di nuovo sdraiato su di lei a baciarle il collo; scendo sempre più giù fino a trovare il solco in mezzo ai suoi seni.
Meiko inizia a gemere...
No, decisamente adesso non ho più voglia di tornare a dormire.
La mia lingua continua il suo lavoro e scende in basso, sempre più in basso, fino a trovare la sua femminilità.

L'amaro e caldo aroma
è concesso adesso soltanto a te.
Sei affascinata dal suo sapore?
Allora, saggialo col tuo corpo.

Pochi minuti e suonerà la campanella d'inizio lezioni. 
Questa mattina sono arrivato in ritardo a scuola. Per certi versi è meglio così, sono già quasi tutti in classe e i corridoi sono vuoti. 
Mi dirigo verso il mio armadietto per il consueto cambio di scarpe e quando lo apro vi scorgo un biglietto ripiegato dentro. Non ho neanche bisogno di sapere chi me l'abbia lasciato. Oltre a me, c'è soltanto un'altra persona che può aprirlo e quella persona non puoi essere che tu. 
Sfilo le scarpe dal loro alloggio e le indosso, per quanto riguarda il biglietto lo infilo nelle tasche dei pantaloni.
Lo leggerò in classe, la campanella ha iniziato a suonare. 


Ehi fratellino, ciao! 
Ieri ho incontrato Kamui al doposcuola.
E' stato davvero divertente, sai credo di non essergli del tutto indifferente.
Chissà magari si è addirittura infatuato di me dopo che l'anno scorso abbiamo recitato insieme in Cantarella per la commedia di fine anno scolastico.
Comunque non sei tornato a casa ieri sera...
Ti stai dando da fare, eh?


La lezione di matematica è terribilmente noiosa. Penso che almeno i tre quarti della classe non ha seguito nemmeno per un momento la spiegazione del professore su come trovare la soluzione all'equazione.
Lancio un'occhiata al biglietto ripiegato che hai lasciato stamattina. Giro la testa di lato per osservare Kamui seduto al suo banco e con gli occhi diligentemente puntati al libro di testo. 
Gakupo Kamui, un ragazzo dai lunghi capelli viola sempre raccolti in una coda alta e che si è trasferito qui nel nostro istituto proprio quest'anno. Non ci ho mai parlato molto da quando è arrivato e non credo di avere molti punti in comune con lui. Tutto quello che so è che è un ragazzo di buona famiglia e che fa parte del club di musica.
Istintivamente, le mie labbra si allargano in un sorriso.
Kamui, mi piacerebbe davvero chiederti se ieri sera ti ha sedotto per bene. 


Le lezioni sono finalmente finite ma purtroppo il mio ruolo di presidente del club di letteratura mi impedisce di tornarmene a casa subito. 
Mi dirigo verso la biblioteca, dovrei concentrarmi sulla ricerca che devo presentare entro la fine di questa settimana e invece mi ritrovo a pensare a te. E' da ieri che non ti vedo. Stamattina mi sei sfuggita e non siamo venuti insieme a scuola come al solito. 
E anche oggi durante la pausa della ricreazione non sono riuscito a rintracciarti nei corridoi. 
Passo davanti all'infermeria e un gemito mi blocca all'istante.
Non può essere! Eppure quella voce la conosco molto bene. 
Torno indietro e mi avvicino alla porta. Non è chiusa: è socchiusa, se la muovo piano sono in grado di aprirla senza  fare rumore. E' quello che faccio, ormai sono incuriosito. 
Le tendine sono state tirate appena e gettano la stanza in una tenue penombra, due sagome al suo interno si muovono piano e gemono sottovoce. 
Non ho bisogno di continuare a spiare per sapere chi sono. Riprendo a camminare verso la biblioteca ma ben presto i miei passi si fanno sempre più frettolosi e furiosi. 
Cos'è questa sensazione che provo dentro di me? Rabbia? No, non è rabbia. Assomiglia più a... 

"Ho bisogno di parlarti di persona".
La proposta che stavo aspettando

Chiudo il libro e lo rimetto a posto sul suo scaffale. 
Non riesco a trovare ciò che sto cercando. No, la verità è che non mi sto impegnando affatto. Quelle due sagome che si muovono all'unisono non vogliono lasciarmi in pace, continuano a torturare la mia mente e la mia testa fino a farla scoppiare. 
Prendo un altro libro; devo trovare qualcosa che mi distragga.
"Senpai!".
Una voce timida e gentile mi richiama alla realtà; chiudo il libro che ho appena preso e rimetto al suo posto anche quello. 
Una graziosa ragazza con lunghi capelli verdi raccolti in due code laterali  si avvicina con passo lento e infermo. Sembra quasi intimorita ma continua ad avanzare verso di me. 
E' Hatsune del primo anno ed è una dei membri del mio club di letteratura. 
"Senpai... ho bisogno di parlarti di una cosa di persona".
Eccola, questa è la proposta che stavo aspettando ed è anche la mia rivincita verso di te. Hatsune è ingenua e ci cascherà immediatamente. 
Sfilo gli occhiali da lettura che indosso e li ripiego dentro al taschino interno della giacca scolastica.
"Di cosa devi parlarmi? Se è per le attività del club..."
"No, io in realtà è di  un'altra cosa che ho bisogno di parlarti..." 
"Dimmi, ti ascolto".
Mi avvicino a lei e noto il rossore delle sue guancie. Hatsune è decisamente una ragazza ingenua, sarà davvero facile con lei.
"Senpai, mi stavo chiedendo, ecco... vorresti uscire insieme a me?" 
Hatsune inizia a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli. E' così ingenua che non ha nemmeno alzato gli occhi verso di me nemmeno una sola volta. 
In un'altra parola, è adorabile.
"Oh, però, solo se vuoi... voglio dire, solo se sei d'accordo".
"Non c'è bisogno, la mia risposta è si".
"Eh?" 
"Sei davvero adorabile Hatsune. Non te l'ho mai detto ma ti ho messo gli occhi addosso da quando sei entrata  a far parte del club".
"Oh!"
Mi chino verso di lei per afferrare una delle sue ciocche di capelli, la sollevo e la attorciglio attorno alle mie dita per poi portarmela alle labbra. I suoi capelli sono davvero morbidi.
"Senpai..." 
Spingo Hatsune verso lo scaffale della libreria guardandomi attorno. La biblioteca appare vuota e la cosa non mi stupisce; di solito a quest'ora non c'è mai nessuno e il punto in cui ci troviamo è nascosto agli occhi di coloro che sono chinati sulle scrivanie a studiare, non c'è pericolo di essere scoperti.
Mi inginocchio davanti ad Hatsune e la guardo. La mia kohai si porta le mani davanti alla bocca, mi guarda terrorizzata. Le sussurro di non essere spaventata, non c'è n'è motivo se non per il terrore del piacere che fra poco le farò provare. Infilo le mie mani sotto la sua gonna e sfilo le sue mutandine che ricadono a terra fino alle scarpe. Velocemente, inizio a lambire la sua parte più segreta. 
Hatsune è già calda e bagnata, è evidente come questa sia la prima volta che qualcuno le fa qualcosa di simile. 
Dopo un'iniziale tensione, la sento aprire di più le gambe in un timido incitamento ad andare ancora più a fondo. 
"Ah! Senpai, io... io... ero venuta qui per dirti che sono innamorata di te... Io ti amo!" 
Che significato hanno queste due parole?  Il gioco dell'amore è una tattica che non  prevede cedimenti. E tu piccola, l'hai appena perso.

L'amaro e dolce sciroppo
è concesso adesso soltanto a me.
Ricoprendo il corpo con il tuo sapore,
soddisfami.

Sono di nuovo nel corridoio dell'istituto e ancora una volta mi ritrovo a pensare a te. Appoggio la mia fronte al vetro gelato della finestra, la sua visuale dà sul retro della scuola e si affaccia sul giardino.
Noto qualcuno, sei tu.
Ma non sei sola c'è qualcun altro con te.
Ha indosso il camice bianco: è Kaito Shion il nuovo infermiere scolastico che ha sostituito il precedente dopo che questi si è ritirato per andare in pensione. Shion si avvicina a te e tu sembri davvero felice, gli sorridi e inizi a scherzare innocentemente con lui. Lo stai facendo apposta, vero? 
Rimango ad osservare, non riesco a cogliere l'espressione dell'uomo davanti a te perché, nella visuale in cui mi trovo, lui mi dà le spalle. Ma riesco a vedere le tue espressioni e sono sempre più felici. 
Ad un certo punto, i vostri visi si fanno talmente vicini che arrivate a baciarvi. 
Non mi ero sbagliato prima quando ero passato davanti all'infermeria. 
Sbatto violentemente il pugno sul vetro e corro via, per oggi ho già visto abbastanza.

Non capisco la parola amare,
a me questo sta bene.
Non bisogna fare dell'amore una così grande necessità.
Il vecchio sentimento di conforto, eh?" 

Oggi ho marinato le lezioni, non mi andava davvero di seguirle. Controllo il cellulare giusto per vedere che ore sono e noto un paio di chiamate perse. Sono da parte di Megurine assieme ad un suo messaggio. Mi chiede come sto e se accetto il suo invito per domani sera. Più tardi le risponderò, adesso voglio solo rilassarmi e per farlo mi sdraio sul pavimento della terrazza dell'istituto. 
Chiudo gli occhi e mi torna in mente che due settimane fa mi trovavo proprio dove sono adesso e assieme a me c'eri anche tu. E'iniziato tutto da qui. 

"Ehi fratellino, stavo pensando ad una cosa..."
"Mmm?" 
"In realtà, stavo pensando ad un gioco, una sfida." 
"Che tipo di sfida?"
"Abbiamo la fama di essere popolari in questa scuola, sai? Allora perché non proviamo a sedurre chiunque ci piaccia?  Compagni, professori oppure anche estranei"
"Non capisco..." 
"Hai presente quando sei in un negozio e la commessa che ti aiuta a scegliere l'oggetto che stai cercando è attraente talmente tanto da pensare quanto debba essere bello vederla disinibita ai tuoi piedi? Allora, inizi a sedurla finché finalmente non cede..." 
"Ok, credo di avere capito ciò che intendi"
"Allora, ci stai?" 
"Quale è il termine della sfida?" 
"Non avrà un termine, lo decideremo noi; il primo che si stanca ha perso" .
"Che cosa vinco se sarai tu a ritirarti?" 
"In quel caso, ti darò ciò che vuoi" .
"E se sarai tu a vincere?" 
"Te lo chiederò quando sarò io a perdere" 
"Si! Si può fare... ma quali sono le regole di questa sfida?"
"Oh, ce n'è soltanto una... non innamorarsi" 

Quella sera stessa, dopo averti visto flirtare con Kaito Shion e prima di tornare a casa, mi sono fermato in un negozio di libri. La commessa di quel negozio si è subito avvicinata chiedendomi se avevo bisogno di aiuto. Ho subito notato come era poco più anziana di me. Mi sono fermato a chiacchierare con lei chiedendole se fosse una studentessa universitaria. Avevo fatto centro, il suo nome era Neru e studiava presso una prestigiosa università in centro. Parlandole, ho scoperto che avevamo talmente tanti interessi in comune che Neru mi chiese di aspettare che finisse il suo turno; avrebbe voluto scambiare ancora qualche parola con me. 
Mi disse che amava talmente tanto i libri che il suo appartamento ne era pieno e che avrei dovuto vedere la sua libreria a tutti i costi. 
Quella notte non tornai a casa. 

Ehi, il mio aroma
è concesso adesso soltanto a te.
Sei affascinata dal mio sapore?
Saggialo col corpo!

Non tornai a casa quella notte perché l'immagine di te che ti baciavi con Kaito era troppo straziante. Ma quello che mi aveva fatto ancora più male era l'espressione che avevi sul volto mentre parlavi con lui nel giardino della scuola: eri felice, entusiasta e così puramente innocente. 
Non hai mai rivolto un'espressione del genere a me. 
"Len?" 
Una voce mi riporta alla realtà; quella voce è la tua ma cosa ci fai qui nel pieno svolgimento delle lezioni?
"Pensavo fossi addormentato. Le lezioni sono iniziate da un pezzo, sai?" 
"E tu perché sei qua?"  
"Haku mi da detto di non averti visto in classe oggi. Sono venuta a cercarti".
"Non avevo voglia di seguire le lezioni, tutto qua".
"Ah, pensavo che fosse perché eri troppo stanco per concentrarti sulle lezioni!" 
"Cosa intendi dire?" 
"Dai! Non sei tornato a casa stanotte, lo so" 
"E con questo?" 
"Chi era stavolta? La conosco?" 
"Non la conosci... tu invece, sembri divertirti molto con il nuovo infermiere, eh?" 
"Devo dire che Kaito è molto carino. Pensa che subito dopo essersi laureato ha immediatamente cercato un lavoro per non pesare sui suoi. Che amore, vero?" 
"Già." 
Lei sorride tranquillamente mentre parla, io invece mantengo un tono cupo. Mi irrita come parla di Kaito, mi irrita anche la risposta secca che mi ha dato. E' così felice e i suoi occhi sembrano brillare. Ma che cosa ha quel Kaito che la attira così tanto a sé? 
"Finiamola qui".
"Mh?" 
"Ho detto finiamola con questo gioco del sesso assurdo"
"Ma... avevo l'impressione che ti divertisse!" 
Sono arrivato al limite; non posso andare avanti ancora, mi sto autodistruggendo da solo. Ammetto che all'inizio questo gioco mi aveva intrigato ma adesso basta. Rischio di perderti Rin, rischio di perderti per un gioco che non ha senso. 
Afferro entrambi i tuoi polsi e cerco di attirarti verso di me, tu che non capisci il perché della mia reazione così violenta opponi resistenza talmente tanto che alla fine cadiamo entrambi a terra. Mi appoggio sui gomiti per sollevarmi quel tanto che basta per guardarti dritta negli occhi. 
Adesso che i nostri occhi sono tanto vicini non riesco più a trattenere le mie emozioni. Non ho bisogno di altre parole, i miei occhi parlano da soli. Riesci a capirlo ciò che sto cercando di dirti Rin? 
"Va bene Len, ho capito, finiamola qui".
La sua espressione, da confusa che era, si addolcisce così tanto da arrivare a sorridermi. Finalmente la mia Rin mi sta sorridendo esattamente nello stesso modo in cui ha sorriso a Kaito. Alza una mano e mi  accarezza una guancia con un gesto davvero innocente mentre con l'altra spinge il mio capo sulla sua spalla. La abbraccio così stretta che riesco a sentire le forme del suo corpo adattarsi al mio. 
Finalmente la mia Rin ha capito.



Quando Haku mi ha chiesto di andare a cercare Len perché da stamattina ancora non si era visto non pensavo di trovarlo sulla terrazza.
Solitamente, lui non ci sale mai se non è in mia compagnia.
Ancora di più mi ha lasciato sbigottita quando mi ha chiesto di finirla con il nostro gioco.
L'ho osservato attentamente in queste settimane, sia quando era a scuola che quando tornava a casa la sera tardi o quando non rientrava affatto. 
Notavo come gli piaceva, perciò è stato davvero un colpo per me. 
Ancora di più mi ha stupita la sua reazione.
Non era mai stato così brusco nei miei confronti e, inizialmente quando mi sono ritrovata a terra con lui sopra, sono rimasta davvero confusa.
Poi l'ho guardato bene negli occhi. 
E anche senza parole ho capito ciò che voleva dirmi. 
"Va bene Len, ho capito, finiamola qui"
Lo tranquilizzo con un sorriso, quello che a lui piace tanto e lo porto vicino a me per abbracciarlo stretto.
Sento le sue lacrime bagnarmi il colletto della divisa.
Adesso che i nostri occhi non si incrociano più mi lascio sfuggire un sorriso beffardo.
Cerco anche di soffocare la risata che mi sta nascendo in gola e che minaccia di uscire dalle mie labbra da un momento all'altro.
Mi dispiace Len, c'era una sola regola in questo gioco...
E anche tu l'hai perso. 




   
 
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