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Autore: egovincitomnia    28/01/2012    1 recensioni
Apre lentamente gli occhi, e la sensazione di rigidità agli arti inizia a scomparire. Non era morta.
Peccato.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sintassi dell'allucinazione
La sintassi dell'allucinazione


Apre lentamente gli occhi, e la sensazione di rigidità agli arti inizia a scomparire. Non era morta.

Peccato.

Esce di casa. Il freddo le punge il viso. La prima sensazione fisica dopo una settimana di totale anestetizzazione.
Prova a sorridere. Non è male, la strada deserta, con il buio della mattina. Cammina piano, osservando le sagome scure degli alberi lontani.
Un lontano senso di agorafobia le si stringe intorno al cuore.
Ci sta già ripensando.

Ma il suo gioco è una piccola tortura.
Cammina rapidamente verso un punto che non sa nemmeno quale sia, assicurandosi solo che sia dalla parte opposta di casa sua. Lontano dalla sicura fortezza delle lenzuola, dal rifugio antiatomico che ormai è diventato aggomitolarsi sotto la scrivania, aspettando invano una crisi di panico, o ancora meglio un attacco di cuore.

Crepano solo i migliori.
Ecco perché io sono ancora qui.

I pugni stretti, gli occhi diventano laconicamente lucidi mentre pensa a quello che sta diventando.
C'è soltanto una grande confusione di pensieri - caos, e nessun sollievo.
Sta riaprendo ferite mai completamente curate. Non ci sarà alcuna via di fuga.

Nessuna esitazione, inizia a correre.
Qualcosa la insegue, l'ombra di qualche errore, di qualche rimpianto. Poco importa quel che è, corre. L'importante è togliersi ogni scintilla di vita dal corpo.
Si fa strada fra una foresta di dubbi e incertezze, ignorandoli e lasciando che le fredde spine le si conficchino nel corpo, negli occhi; le dilanino i vestiti, la lascino correre sanguinante trascinandola in una debolezza che non può fare altro che ignorare, se vuole continuare a correre - a scappare.
Le gambe cedono sul terreno, si accascia, e sembra sprofondare. Allunga la mano.
In cerca di aiuto.

Il buio la inghiotte.
Cade.

Un tonfo sordo, non rimane che quello del suo corpo.
Non può svenire, la sua mente potrebbe ucciderla. Singhiozza per un attimo e cerca di alzarsi.
Non riesce a sfuggire alla gravità, e si abbandona di nuovo a terra. Strisciando si guarda intorno.

Non c'è nulla.
Si sente morire, anche se sa esattamente che il destino non sarà mai così generoso.

Non vuole più quelle mani, quell'aspetto, quella prova: quel corpo.
Non vuole nemmeno il suo domani.

Rimarrà nel limbo.
Nessuna speranza.
   
 
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