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Autore: Rejoice96S    29/01/2012    1 recensioni
Dopo l'annuncio al Mount Temple School, le cose sono cambiate, nella vita di Paul. Da allora sono passati solo pochi mesi, ma la band è già una realtà, partecipe della quotidianetà.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La solita routine.
 
Un altro giorno era iniziato. Il sole brillava, c’era solo qualche nuvola bianca che riempiva il cielo azzurro. I raggi si riflettevano sui verdi prati irlandesi e sulle case della città. Un’atmosfera silenziosa avvolgeva le strade. Solo cinguettii, il campanello di qualche bicicletta che passava al massimo. Quanta tranquillità.
Improvvisamente una porta sbatté.
Un ragazzo dall’aria furiosa era appena uscito di casa e, con passo deciso, si stava incamminando verso la scuola.
 
“Al diavolo papà, io alle prove ci vado lo stesso!” Urlò nella sua mente.
“Fa’ come vuoi, Paul! Ma guai a te se torni a casa con un altro voto basso!” Grido suo padre prima che uscisse.
Era un ragazzo moro, un po’ basso per la sua età, di certo non un genio. Ma nella sua testa frullavano un sacco di idee interessanti. Mentre si incamminava verso la scuola, continuava a pensare ai ragazzi della band e cosa avrebbero suonato quel pomeriggio.
 
Ormai erano passati due mesi abbondanti dal giorno in cui rispose all’appello affisso sulla bacheca del Mount Temple School da quel biondino. Certo, le prime settimane di prove non erano state eccellenti. Anzi, a dirla tutta facevano acqua da tutte le parti. Ora però non se la cavavano male. Il prossimo traguardo da raggiungere era comporre una loro canzone. Dovevano diventare un vero e proprio gruppo, non una semplice cover band.
 
“Ehi tu!! Paul..! Ehi Bono ci sei?” Gridò all’improvviso un ragazzo mentre correva, facendo sobbalzare il ribelle.
“Dave! La vuoi smettere di spaventarmi o vuoi farmi venire un infarto con tutte queste tue entrate a sorpresa?! E poi, scusa, perché corri?”
“Cos’è.. Non mi chiami più ‘The Edge’? Comunque non c’è tempo: mancano solo dieci minuti al suono della campanella e non voglio accumulare un altro ritardo!” Esclamò Dave con il fiatone.
“Ah.. Giusto.. Va beh, tu avviati, ci vediamo a lezione.! Lo rassicurò Paul.
In un attimo vide l’amico semi-riccioluto correre via come una saetta.
“Ah, il mio Edge. E’ il mio genietto della lampada.. E’ grazie a lui se il compito di matematica è andato bene!” Disse Bono tra sé e sé
Dave era l’opposto di Paul; il primo era molto riflessivo, il secondo molto estroverso. The Edge era l’amico perfetto, un gentiluomo; Bono forse non sapeva nemmeno cosa significasse la parola ‘tatto’. Insomma: l’angelo e il diavolo. Solo una cosa sembrava accomunarli. La passione per la musica.
Paul arrivò finalmente dinanzi all’edificio scolastico. Le lezioni erano cominciate da un pezzo.
“Hewson, di nuovo in ritardo. La prossima volta non ti ammetto in classe!” Tuonò il professore di gaelico.
“Magari..” Bisbigliò il ragazzo, mentre apriva il libro.
“Hai detto qualcosa, Hewson?”
“No, no.. Mi scusi per il ritardo..”
“Scuse accettate.. Ora aprite tutti a pagina 274 e iniziate a leggere. Forza Hewson, comincia proprio tu!” Sogghignò l’insegnante sotto i baffi.
 
La giornata era iniziata davvero male, ci mancava solamente un altro brutto voto in gaelico. Mai Paul aveva visto il suo professore così vendicativo e spietato nei suoi confronti.
 
*DRIIIIIN* La campanella dell’intervallo suonò.
 
“Fi-finalmente la campana! Quello lì mi ha spolpato fino all’osso!” Pensò infine stremato, dirigendosi verso il ‘solito posto’.
Cos’era il ‘solito posto’? Semplicemente un angolo di cortile dove vi era una quercia secolare. Paul e Dave amavano arrampicarsi su quell’albero. Infatti, quando arrivò, trovò già l’amico che penzolava da un ramo.
“Come mai sei arrivato così tardi?” Chiese l’acrobata.
“Bah, il professore di gaelico mi ha interrogato ed è andata male.” Rispose, con un’aria noncurante.
“Di nuovo!?! Amico mio, devi migliorare se non vuoi essere bocciato!”
“Si si, certo.. Come dici tu..” Concluse Bono fissando con aria sognante una ragazza bruna. “Come si chiama quella leggiadra fanciulla?”
“Alison Stewart, mi pare.. Perché?”
“E’ bellissima..”
“Ecco, anche tu sei cotto! Lasciala perdere e torniamo a noi.. Hai visto per caso Adam e Larry?” Chiese The Edge schiaffeggiando l’amico per farlo ritornare se stesso.
“Eh.. Oh.. No, è dalle prove di ieri che non li vedo.. Ah, ecco Larry. Ehi biondo!” Urlò Paul.
“Ssssh, vuoi che mi riconosca tutta la scuola?” Disse Larry frenando la lingua chiacchierona dell’amico.
“Tzè, come se le ragazze non conoscessero il tuo nome... ‘Larry Mullen Jr., il ragazzo più figo dell’istituto!” Esclamò Dave imitando con le mani un grosso titolo di giornale.
“Ah, per piacere! Preferirei essere famoso come batterista, invece!”
“E lo diventerai! Sarai il batterista più bravo e sexy del mondo del rock!” Prevedè Paul a mò di veggente.
 
Larry era il ragazzo più bello della scuola, ma non ne andava fiero. Anzi, credeva che fosse un vero e proprio handicap. Era un ragazzo schivo ed introverso, ma con un animo gentile come pochi. Poco più alto di Paul, lui era il genio che aveva affisso alla bacheca della scuola la proposta di creare una band musicale.
 
“Ahahaha.. Dai, passiamo alle cose serie. Larry, sai dov’è Adam?”
“Sì, è dal preside. Dicono che abbia fatto lezione di educazione fisica in kilt. Non aggiungo altro...”
“Se continuerà così, un giorno o l’altro verrà espulso!” Disse Bono sempre cercando di apparire come un veggente.
“Toh, eccolo..”
Scusate tanto il ritardo, ma alcuni impegni mi hanno trattenuto.” Sentenziò pacatamente Adam.
 
Egli era, insieme a Bono, l’anima del gruppo. Al posto dei capelli possedeva un folto cespuglio biondo. Gli occhi erano protetti da uno spesso paio di occhiali anni ’60 e indossava spesso e volentieri abiti un po’ stravaganti, un po’ hippie.
 
“Era ora! Ma.. Che fine ha fatto il tuo kilt? Volevo ammirarti in tutto il tuo splendore!” Dichiarò Paul divertito.
“Il preside me lo ha fatto togliere e mi ha fatto indossare questi jeans per niente di mio gusto! Perché solo le donne possono indossare le gonne? Anche gli uomini hanno il diritto di essere liberi!” Obiettò il riccioluto con fare risoluto, pronto a fare una rivoluzione.
“Ehm.. Forse esistono altri modi per sentirsi liberi..” Cercò di spiegare Larry.
“Già, ad esempio suonando!” Gridò Dave. Non c’era cosa che lo faceva sentire più libero se non suonare la sua chitarra fatta da sé.
 
Quattro ragazzi diversi ma uguali nell’animo. Quattro ragazzi che sono stati uniti dalla musica. Quattro ragazzi che quando suonano insieme creano un’atmosfera magica, quasi celestiale.
“Vai che oggi ci divertiremo un mondo! La campana sta per suonare.. Ci vediamo oggi alle quattro a casa di Larry allora.” Propose Bono.
“No, facciamo alle cinque, che mia madre vuole che studi più matematica..” Rispose il biondino.
“Bah, non so proprio a cosa servirà la matematica nel mio futuro! Ok, ci sentiamo dopo.. Vado a lezione!” Salutò Adam dirigendosi verso l’aula.
Le ore seguenti furono molto migliori per Paul rispetto alle prime due. Fu risparmiato per volontà divina dall’interrogazione di letteratura e riuscì a prendere una nota positiva rispondendo correttamente all’unica domanda di storia che conosceva. Finalmente passò anche l’ultima ora di tortura scolastica, ora lo attendeva un lungo pomeriggio emozionante. Il cielo era ancora limpidissimo, i prati erano verdi come smeraldi e i raggi del sole baciavano i volti degli irlandesi. Il tempo dell’Irlanda non tradiva mai, rapisce il cuore di chi lo vive. Non c’era più quell’atmosfera silenziosa che vi era in mattinata. Ora suoni cittadini riempivano gli spazi: rombi di automobili, biciclette, casalinghe indaffarate, uomini arrabbiati e bambini urlanti.
 
Paul ritornò a casa distrutto e, non badando alle urla del padre che gli ordinavano si riordinare la casa, si fiondò in camera sua. Era il suo rifugio segreto. Nessuno poteva entrarci, eccetto sua madre, prima della sua scomparsa. Di solito, prima di riaprire i libri, dedicava una buona mezz’ora alla preghiera. Non sapeva ancora esattamente in chi credere, però pregava. Aveva bisogno di confidarsi con sua madre e con quella persona che la aveva strappata via dalle mani del figlio.
Ma oggi era diverso. Paul si lanciò sul suo soffice letto con un foglio e una penna in mano. Voleva lasciare impressi con note e parole le sue emozioni. Emozioni che parlavano di gioia, di delusioni, di ricordi. Emozioni adolescenziali.
“Se tu vai via, vai via.. Io ti seguirò.” La sua penna scrisse in un istante queste parole. Inizialmente pensò a sua madre; erano le parole che più scalciavano dal fondo del suo animo. Poi ci ripensò. “Forse è una frase senza senso” si disse, così ripose il foglio con cura in un vecchio cassetto. Non immaginava che qualche anno dopo quella frase sarebbe stata lo specchio del suo essere.
Prese il lettore musicale, ci infilò una cassetta di musica rock, prese le cuffie e ,sdraiatosi sul letto, iniziò a fissare il soffitto. Fitti e mobili suoni viaggiavano nel tempo e nello spazio. La musica poco a poco si trasformò in un dolce dondolare, che muoveva avanti e indietro Bono, proprio come un bambino in una culla. Tutto si fece sempre più sfocato, fino ad oscurarsi del tutto. Si addormentò. Quando si svegliò, si rese conto di essere in notevole ritardo.
“Che ore sono? Le cinque e mezza?!? Merda, merda, merda! Devo correre da Larry!”
Si infilò le scarpe, aggiustò la chioma arruffata, prese la chitarra e fuggì via. Sbatté così forte la porta da scatenare nuovamente l’ira del padre.
 
“Alla buon’ora! Fossi stato in te non mi sarei proprio presentato! Ah, carine le mutande, comunque..” Sottolineò Adam all’arrivo di Paul, il quale notò troppo tardi di non aver messo la cintura. I pantaloni erano enormemente grandi, tanto che quando si presentò a casa Mullen gli arrivavano praticamente  alle ginocchia.
“Davvero, scusatemi.. Mi sono addormentato e non ho visto l’ora! Si Adamuccio, piacciono molto anche a me!” Rispose ansimante Bono.
“Bando alle ciance, cominciamo?” Aggiunse sempre più impaziente Larry.
“Prima del tuo arrivo stavamo provando qualcosa dei Ramones... Tu che vorresti fare?” Chiese Dave,
“Mmmmh... Io oggi direi di provare un po’ per ciascuno. Tipo Larry crea qualcosa alla batteria, poi parte Adam, poi tu ed infine io. Che ve ne pare?”
“Ottimo! Inizio io!” Esultò Larry.

La prima ora fu un disastro. In fondo, cosa potevano sviluppare quattro sedicenni così, su due piedi? Decisero di prendersi una pausa. Dopodiché, le cose migliorarono notevolmente. Larry e Adam stavano riuscendo a costruire un ritmo interessante; il giovane The Edge stava sperimentando dei bei riff alla chitarra e Paul stava cantando, riuscendo a non stonare, tutto quello che gli ronzava nella testa.
“Cavolo sono già le otto meno un quarto? Devo tornare assolutamente a casa!” Gridò Dave sconcertato.
“Mh, okkei... Allora vado pure io..” Disse Adam infilandosi il cappotto.
“Va bene, a domani. Ciao ragazzi!” Salutò Bono, aspettando che i due se ne andassero.
 
“Come mai tu non vai via? Vuoi rimanere a cena da me?” Chiese sorridente Larry.
“Ti dirò, mio padre non è un cuoco provetto. Però resterò da te un altro giorno.”
“Allora che..”
“Volevo solo parlarti.. Perché inizialmente eri sempre così scontroso con me?” Chiese sconsolato Paul.
“Beh, in realtà è che sin dal primo giorno sei riuscito ad importi. Hai acquistato l’affetto e la fiducia di tutti. Io non ne sono capace.. Ti invidio.”
“No, io sono solo una testa dura che non riesce mai a concludere niente da solo. Non ho nessun talento, mentre tu ne hai tantissimo. Sono io quello invidioso qui.”
Larry era senza parole.
“Tu, Adam e Dave siete diventati i miei migliori amici. Ti voglio bene, biondo!” Concluse Bono abbracciando il batterista.
“Anche io, nanetto.. Però ora staccati, altrimenti mia sorella pensa che io sia gay.” Rispose Larry ricambiando l’abbraccio.
“Perché, non ti piaccio?”
“Ahahaha... Sei uno schianto! A domani Paul!”
“A domani... E mi raccomando, tu sei il migliore!” Disse infine, incamminandosi verso il vialetto di uscita della casa.
 
Tornò così a casa distrutto, stanco, ma soddisfatto. Nonostante il catastrofico inizio di giornata, era riuscito a fare tutto quello che il suo cuore gli aveva suggerito: ammirare la ragazza dei suoi sogni, essere invasi dalla musica, rivedere i suoi migliori amici, fare pace con Larry. Cenò, e ritornò in camera a disegnare quella bellissima ragazza di nome Alison.
 
Una giornata era finita, e ne stava per iniziare un’altra. Forse più noiosa, forse più emozionante.
Insomma, la solita routine.
 
  
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