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Autore: La Chiave di Do    30/01/2012    5 recensioni
Il titolo si riferisce alla violenta Two hearts in two weeks, riuscita collaborazione fra l'Arctic Monkey Turner e il Rascal Kane: ma é puramente musicale la loro intesa? Poco piu' di due ore nella mente di Miles per scoprirlo.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Turner, Miles Kane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una dedica a panoptikon
 
DISCLAIMER
Alex Turner e Miles Kane non mi appartengono (sigh) e i fatti
narrati sono di pura fantasia dell'autrice; l’utilizzo di soluzioni
che coinvolgono la sessualità dei personaggi non ha scopi lu-
-crativi nè offensivi essendo unicamente scelte stilistiche.
I lettori sono informati del fatto che la storia implica relazio-
-ni sessuali/emotive fra persone dello stesso sesso, seppure
trattate in modo lieve; per questo a chi fosse sgradito non è
consigliata la lettura.
 
La Chiave di Do
Questa è la mia prima slash. Lo ammetto, non sono mai stata una
grande amante del genere, di rado ho letto e mai ho scritto delle
slash, forse perché comportava lo stravolgimento dell’orientamen-
-to sessuale dei protagonisti oppure perché i pairing non erano di
mio gradimento… fino a che ho trovato quello perfetto. Mai nella
mia vita mi era successo di cedere al fascino dello slash, ma osser-
-vando il gioco di fanservice fra i due Last Shadow Puppet la mia
mi sono tanto imbananata da fare diventare un’ossessione l’idea
di scrivere su di loro: doveva essere una bromance, ecco cos’è
diventata.
 

Giaceva supino ed immobile su quel letto che sembrava vorticare da quasi due ore, ancora vestito. Era stanco da morire ma sapeva perfettamente che il sonno, se mai si fosse deciso ad arrivare, avrebbe ancora tardato: la testa gli esplodeva di fitte dolorose e ricordi freschi, lo stomaco di nausea alcolica e farfalle tenendolo sveglio. Inspirava a lunghe e lente boccate per non assecondare il malore, cercava di pensare a qualunque cosa che non fosse la serata appena trascorsa, ma i pensieri, confusi, lo riportavano immancabilmente a ripercorrere la sua memoria recente alla ricerca di una spiegazione logica alle sue emozioni indecifrabili…

“Signor Kane? Signor Turner?”una donna tinta di un rosso improponibile gli sventolava davanti alla faccia un’enorme reflex, chiedendo uno scatto. Una mano gli si poso’ delicatamente sulla spalla: Alex era apparso chissà da dove al suo fianco, con ancora il mozzicone di Lucky Strike in mano. Si senti’ il cuore mancare un battito senza che gliene fosse ben chiara la causa.
La luce accecante del flash gli tolse la possibilità di qualunque ipotesi.
“Ci vediamo dopo, ok?”sillabo’ con quel suo tono timido Alex fissandolo con occhi ancor piu’ enormi e scuri di quanto fossero di solito prima di allontanarsi. Miles senti’ il braccio bruciare dove il palmo di Alex lo aveva toccato, come se, trapassato il giubbotto, ne avesse corrosa la pelle.
Ne segui’ con lo sguardo i passi e lo vide svolazzare con un sorriso dolce a stringere un paio di mani fra le sue, diverse da tutte quelle strette fino a quel momento; erano piccole e bianche e quelle di lui vi si intrecciarono come attratte da un muto richiamo. Alex e Alexa, si sedettero insieme sotto lo sguardo inquisitore e distante di Miles e le loro figure erano tanto vicine da toccarsi, entrambe sottili ed eleganti; le loro fronti si sfiorarono in una strana carezza e quasi senza sensualità le bocche adoranti dei due collisero in un bacio leggero.
Miles gelo’: il flusso sanguigno gli si era interrotto nelle vene, o era del tutto svanito. Inaspettata una scossa di angoscia gli percorse la spina dorsale come una scarica elettrica; senti’ una sorta di ondata d’odio bucargli le orecchie e radicarglisi nel cranio invadendogli ogni sinapsi, ogni singola fibra del suo essere sembrava bruciare di un’inquietudine nuova. I suoni che lo circondavano persero improvvisamente la loro intensità facendosi ovattati e distanti; ma avrebbe anche voluto diventare totalmente cieco, che un velo nero gli nascondesse quella vista penosa e lo sprofondasse nell’ignoranza.
Quelle labbra che collidevano in un bacio quasi infantile gli fecero precipitare la mente in un baratro di sconforto che era incapace di identificare con un nome specifico, un malessere che nulla aveva a che fare con la troppa tequila.
Perso in quella dolorosa contemplazione senti’ la propria mano, distante dalla sua mente come quella di qualcun altro, improvvisamente vuota; solo quando venne a distrarlo un lieve pizzicore caldo, proprio al centro del palmo, abbasso’ gli occhi per capirne l’origine: i resti del tequila sunrise esploso per la stretta troppo forte si spandevano ai suoi piedi insieme a qualche goccia di sangue. Il suo.

Miles usci’ dal locale quasi correndo, sbandando per il troppo alcol. Non sapeva perché avesse quasi voglia di piangere, ma imputo’ la colpa agli innumerevoli tequila sunrise.
Normalmente avrebbe preso un taxi, ma quella sera la sua mente si era convinta che casa fosse piu’ vicina del solito; le vie erano troppo larghe, i marciapiedi troppo stretti e l’intera città si muoveva come se trasformata in gelatina, le gambe sprofondavano nel cemento. La testa e lo stomaco erano una sola entità passeggera di una nave in tempesta.
Raggiunse casa prima del previsto, scivolando contro muri sconosciuti e quasi strisciando lungo le scale; la chiave non volle entrare nella toppa ma la maniglia si abbasso’ comunque: aveva dimenticato di chiudere la porta prima uscire. Un’ultima briciola di dignità lo condusse dritto fino alla camera da letto.
Alex. O meglio, quel poco che di Alex si poteva scorgere sotto il corpo di Alexa. I loro sguardi sconvolti dalla passione e dall’incredulità mentre Miles, senza una parola, puntava contro di loro la rivoltella, pronto a sparare.
Gli occhi e labbra di Alex si spalancarono in un ultimo grido:

“Miles!”
BANG! BANG! BANG!
Miles si sveglio’, richiamato da quel bussare. Il sogno era stato orribile, ma il mal di testa sembrava avergli dato tregua.
“Miles?”ripetè la voce di Alex mentre la porta si apriva. Si era spesso ritrovato a pensare di quanto quel viso dolce e quella voce bollente e baritonale fossero un binomio del tutto stridente; e infatti tardo’ a rispondere, immerso nell’analisi comparata di quel fisico smilzo, quel musetto pallido, quegli occhi enormi e delle note profonde e virili riecheggianti nella sua testa. Un fanciullo dalla voce di uomo.
“Ciao”disse esitante continuando a contemplarne la figura battuta dai raggi di luna mentre si puntellava sui gomiti per alzarsi a sedere “Che ci fai qui?”
“La porta era aperta”rispose Alex stringendosi nelle spalle e piegando la testa per scrutare la stanza con aria persa da dietro il ciuffo disordinato; Miles lo trovava adorabile quando aggrottava vagamente la fronte e schiudeva la bocca in quell’ispezione timorosa.
“ALEXANDER!”si ritrovo’ a gridare indicando il filo di fumo chiaro che si alzava dalla sua mano “NON-IN-CASA-MIA!”
Alex sbuffo’ fuori la boccata alzando gli occhi al cielo ed usci’ a testa bassa sul balcone. Miles lo vide appoggiarsi coi gomiti alla ringhiera mentre il vento e le stelle gli accarezzavano i capelli scuri e aspirare lungamente la Lucky Strike; dalla porta finestra socchiusa lo senti’ canticchiare a mezza voce nella notte e ridere da solo e sorridere al cielo.
E’ pazzo, pensava osservandolo. E adorabile.
Aveva gettato lontano il mozzicone, stringendolo fra indice e pollice, poi tenendosi alla ringhiera aveva gettato indietro la testa, socchiudendo gli occhi e le labbra in un’espressione di muto piacere mentre lasciava che la nube di fumo argenteo gli abbandonasse spontaneamente i polmoni e Miles se ne senti’ turbato.
Alex rientro’ esibendo un sorriso soddisfatto e fanciullesco; sfilo’ il giubbotto lasciandolo cadere e si tuffo’ sul letto accanto all’altro, atterrando sui gomiti. Soffio’ con convinzione un ultima mezza tirata a pochi centimetri dalla sua bocca, chiudendo gli occhi mentre scoppiava a ridere.
“Me ne era rimasto un po’…”si giustifico’ rotolandosi sulla schiena.
“Sei un cretino Turner”tossi’ Miles scrutandone il viso giocondo “e sei ubriaco…”
“Un po’”ammise quello portandosi le mani dietro la testa in un lungo sospiro. Miles si senti’ turbato anche da quel sospiro vagamente voluttuoso mentre si scopriva ad ammirare quegli occhi chiusi, quel profilo da ragazzino, quei riccioli bruni e scomposti ricadutigli sulla bocca rosea e socchiusa; si rese conto che non solo i suoi capelli erano cresciuti dal loro primo incontro: Alex, come lui stesso, si era fatto giovane uomo. Si stese ascoltando il proprio ritmo cardiaco per regolarizzarlo cercando di non pensare a quella stessa bocca, poco prima a meno di una spanna dalla sua.
“Dormi qui?”chiese con un tono che voleva suonare scocciato.
“Ti piacerebbe Kane”fu la risposta.
Miles sbuffo’ per soffocare il gemito che il suo corpo gli suggeriva mettendosi a sedere:
“Sei troppo bevuto, Alex”disse “ti faresti tirare sotto o collasseresti per strada, credimi” quasi d’istinto allungo’ una mano a spostargli una ciocca di capelli dalla fronte.
“Va bene mamma!”sbotto’ Alex scostandogli la mano.
Miles lo guardo’ di nuovo, immobile e sorridente, ma col respiro pesante. Puzzava di alcol e fumo in modo esagerato ed era ancora vestito. Sospiro’ mentre gli si inginocchiava accanto e allungava le mani a sbottonargli la camicia candida; incredibilmente Alex non oppose resistenza, e lo lascio’ fare. Miles, ancora non del tutto lucido, era intensamente occupato in quell’operazione e fissava attentamente l’ultimo bottone quando entrambe le mani del brunetto lo fermarono posandosi sulle sue; alzo’ lo sguardo sul suo volto pallido e fu catturato da quei due occhi nerissimi, languidamente socchiusi in un mezzo sorriso.
“Non devi esserne geloso”disse continuando poi a lasciarsi spogliare.
“Geloso?”ripetè Miles slacciandogli i polsini“E di chi?”
“Di Alexa…”
Miles non rispose, gli apri’ la camicia scoprendogli il petto nudo e rimanendo inebetito per un istante, sebbene non avesse un fisico statuario; era troppo magro e bianco, forse anche per via della luce bluastra della luna, ma mentre lo sollevava fra le braccia per sfilargli l’indumento gli sembro’ di stringere qualcosa di estremamente prezioso. Gelosia… non credeva che quel sentimento si potesse definire cosi’. Esito’ prima di avvicinarglisi all’orlo dei pantaloni quando vide esplodere un’ondata di rossore su quel viso nascosto dal ciuffo scuro:
“Lascia stare”gli disse a mezza voce tornando il timido Alex di sempre. Fini’ di spogliarsi da solo, a fatica, mentre Miles faceva lo stesso lottando contro il suo stesso istinto. Si stese supino, immobile, e chiuse gli occhi cercando di non pensare a niente. Poi senti’ il peso della testa ricciuta di Alex nell’incavo fra la spalla e la clavicola, e la sua mano sul petto; d’intinto, quasi sollevato, gli cinse le spalle col braccio e gli scarmiglio’ i capelli, facendolo sbuffare contro il suo collo mentre sorrideva. Si senti’ sussultare in un brivido.
“Io ti voglio bene comunque”biascico’ piu’ di quanto facesse nel suo accento naturalmente muovendo le labbra contro la sua pelle e allungandogli la mano dietro la nuca per sollevarsi “anche se c’è lei…” disse guardandolo dritto negli occhi.
“Taci”sibilo’ Miles in risposta riportandogli il capo sul proprio petto “sei ubriaco” gli ricordo’.
“Vedi di non approfittarne…”mugolo’ Alex abbracciandolo spostandogli la mano al fianco.
“Da quando tutta questa paura che ione approfitti?” sibilo’ l’altro mordendosi il labbro.
La guancia e le onde scure dei capelli di Alex gli si strusciarono addosso come un gattino; in quel momento Miles realizzo’ quanto fossero vicine le loro gambe nude.
“Da quando guardi me come se volessi mangiarmi e Alexa come se volessi squartarla”rispose cercando un tono che suonasse provocatorio; ma il suo imbarazzo era evidente anche al buio.
“Non sono io quello che si è infilato nel tuo letto, Turner.”
“Non sono io quello che ti ha invitato a restare e spogliato, Kane.”
“Touchè…”
Tacquero. In una situazione normale nessuno dei due si sarebbe mai sognato di dormire abbracciato all’altro, quasi nudo, respirandogli addosso, ma ora che l’alcol e quello strano bisogno di dimostrarsi in qualche modo un affetto a lungo taciuto ce li avevano spinti non sembravano avere né la forza né il desiderio di staccarsi. Ad ogni respiro di Miles il corpo esile di Alex si piegava un poco e ad ognuno di quelli di Alex la pelle di Miles tremava impercettibilmente.
“Miles?”gemette in un sussurro Alex storcendo i lineamenti delicati in una smorfia assonnata.
“Uh?”avvertiva nel piu’ profondo di sé un vago senso di colpa in quello strano benessere provato nello stringere fra le braccia il suo Alex; ma stava bene.
“Sei un finocchio”si senti’ dire da quelle labbra che quasi gli sfioravano il collo in un tono esageratamente dolce per esserne contrariato.
Miles non seppe in che reazione esibirsi; rise:
“Non piu’ di quanto non sia tu!”
“Non dire stronzate”rispose lui spingendosi via dalla stretta per mettersi a sedere. Si stropiccio’ gli occhi e li sbattè piu’ volte prima di spalancarli; sospiro’ mentre a gambe incrociate si spettinava da solo grattandosi la testa e scuotendola in un gesto di disappunto. Cresciuto, pensava Miles esaminandone i gesti, ma pur sempre un ragazzino. Si perse a lungo in quelle espressioni estatiche che il sonno e l’ubriachezza gli regalavano mentre si torturava i boccoli.
“Se lo fossi” continuo’ dondolandosi con gli occhi socchiusi “farei cose da finocchio”.
“Tipo?”
“Tipo…” confuso Alex si porto’ le mani alle tempie nascondendovi dietro i pensieri “tipo cosi’…”
Miles non capi’ perché Alex gli fosse finito esattamente addosso, con entrambe le mani sul suo petto e le gambe magre strette ai suoi fianchi, il volto inquieto tanto vicino che i suoi capelli gli accarezzavano la fronte; non capi’ neppure perché, dopo un lampo nero dei suoi occhi nei propri, senti’ sulle labbra la lieve pressione di quelle di Alex, appena schiuse e umide; un bacio leggero, giusto un’impronta della sua bocca dipinta, la fotocopia di quel bacio ad Alexa ormai tanto distante e opaco nella memoria.
Dopo un solo secondo che a Miles parve un’intera vita Alex si spinse via, gli occhi ancora chiusi e le labbra schiuse in un sussurro:
“Ma io non le faccio.”decreto’ con voce roca e tono di bambino.
Miles lo strinse a sé un istante dopo appena in tempo per sentirne il respiro regolarizzarsi e le palpebre rilassarsi nel sonno.
In effetti il suo ragionamento non faceva una piega.

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RINGRAZIAMENTI
DazedAndConfused
ausel dawn
morning moon

   
 
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