Fanfic su artisti musicali > Adam Lambert
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Autore: Phoenixstein    31/01/2012    4 recensioni
–Ci siamo! – Isaac batté un colpo sulla spalla di Tommy come per riportarlo alla realtà e si avviò oltre la tendina viola che conduceva al palco. Kevin lo seguì in fretta, mentre Adam e Tommy, scambiandosi un ultimo sguardo lucente nella penombra, si asciugarono alla bell’e meglio le labbra con la manica. Le bocche s’incontrano un ultima volta, un solo fugace istante, poi sparirono anche loro dietro la tendina.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~Ventinove.uno.duemiladodici~








–Adam, fa un freddo boia! – borbottò Isaac accanto a lui, strofinandosi le mani guantate.

Il cantante gettò un’occhiata dietro di sé, a Kevin e Tommy che parlavano fittamente, il chitarrista col naso coperto da una sciarpona scura… Il biondo si accorse di essere osservato e gli sorrise da sotto la sciarpa, sicuro che Adam glielo sapeva leggere negli occhi.

Kevin gli disse qualcos’altro, e Adam tornò a guardare davanti a sé, rivolgendosi al batterista.

–Qualcosa mi dice che a te e Tommy non piace la montagna…

–Fa semplicemente troppo freddo per i nostri gusti, boss! – sentenziò divertito Isaac.

–D’accordo, torniamo in hotel, ho speso abbastanza. – ridacchiò Adam, sfregando il collo nel pellicciotto del giaccone e stringendo la presa intorno alla sua busta.

Il batterista trotterellò all’indietro per comunicare la destinazione al resto della band.

–Si torna alla baita, ciurmaglia!

Tommy fulmineo lo tirò per le codine del cappello, facendo scoppiare a ridere Kevin. –Ho giusto bisogno di un bel boccale di birra, fratello.

Mentre la new entry del gruppo fantasticava ad alta voce sulle prelibatezze austriache che il suo stomaco richiedeva con sonori brontolii e Isaac si risistemava il cappello, Tommy raggiunse Adam aggrappandosi al suo braccio.

–Ma è possibile che pensi sempre a bere, KittyCat? – lo prese in giro il moro.

* * *

Il loro hotel era semplicemente la quintessenza dell’ospitalità. Una pulitissima baita a tre piani profumata di cedro, con circa una trentina di stanze, robusti architravi di legno massello, luce soffusa e rilassante, silenzio pacifico nell’aria.
Adam non masticava una sola parola di tedesco e, a parte Tommy che conosceva qualche forma di saluto, neanche gli altri erano molto utili in tal senso. L’equipe del management era probabilmente ancora in giro. Il cantante scandì le parole quanto più lentamente possibile per non mettere in difficoltà Jana, la giovane receptionist dalla fulva chioma.

–Ci servono le nostre chiavi, per favore.

La ragazza, disponibilissima, annuendo allargò un enorme sorriso porgendo loro le chiavi. –Prego! Fra mezz’ora verrà servito il pranzo… – disse gentilmente, grattando le consonanti sul palato.

–Era quello che speravo! –bisbigliò Isaac a Kevin, prendendo le chiavi della loro stanza.

Con il proposito di tornare giù il prima possibile per spiluccare qualcosa, si avviarono insieme alla stanza 27, ultimo piano, seguendo a ruota Adam e Tommy.

–Credo di essere diventato un ghiacciolo! Non sono abituato a camminare in mezzo alla neve. – disse il chitarrista una volta entrato nella sua camera, sedendosi sul letto in maniera scomposta.

–Quand’ero piccolo andavamo a sciare qualche volta, con mamma e papà… Ricordo tutti gli scivoloni assurdi di Neil. Ahahah! – rise Adam – A me la montagna piace un sacco. Hm, se ci pensi ora è come se stessimo facendo la nostra prima settimana bianca insieme, divertente!

Posò gli occhiali da sole specchiati sul comodino e si sedette accanto a Tommy. il chitarrista cercò la sua mano, certamente meno fredda della propria. Adam non ebbe nemmeno il tempo di stringere quelle piccole dita gelide nel palmo, che si accorse immediatamente che Tommy si mordicchiava il labbro con fare estremamente sensuale, come faceva sempre quando voleva comunicargli un certo desiderio senza nemmeno parlare.

–E così hai freddo, uh? Mi sta venendo in mente un modo per scaldarci in fretta. – lo stuzzicò il bruno, sapendo di andare incontro al suo totale consenso.

Senza aggiungere altre parole, Tommy salì cavalcioni sulle sue gambe e gli prese il viso fra le mani per baciarlo intensamente. Con placida lentezza accarezzò il morbido pellicciotto prima di aprirgli il giaccione un bottone per volta, poi la zip. In quella baita il tempo sembrava improvvisamente dilatarsi solo per loro. Fuori faceva freddo, la gente andava e veniva dalle piste sciistiche innevate, i raggi di sole facevano risplendere ancor di più il magico candore di quella città da cartolina…

Adam sciolse dal collo di Tommy l’ingombrante sciarpa, avendo cura di accarezzargli col proprio fiato caldo il pomo d’Adamo… Il biondo mugolò qualcosa e l’altro gli concesse lo spazio affinché si levasse a sua volta il giaccone d’impaccio. Che cosa buffa. Dov’era finito il gelo? Niente a che vedere con i termosifoni accesi, la temperatura si stava decisamente alzando dentro e fuori i loro corpi, incoraggiata da baci sempre più impuri e rabbiosi e porzioni di pelle nuda svelata da mani curiose ed esperte… Tommy si lasciò scappare una inquietante risatina maliziosa avvertendo che la patta dei pantaloni di Adam era sul punto di esplodere. Il bruno afferrò con poca cortesia i suoi glutei minuti che si muovevano su di lui facendolo impazzire di sconsiderata bramosia. –Continua…

Tommy continuò a strusciarsi sul suo turgore come gli veniva richiesto, brontolando: –Sono io quello che doveva scaldarsi, o sbaglio?

Con una spinta decisa e inaspettata, Adam capovolse la situazione in un lampo, gettando la schiena di Tommy sul letto in un tonfo morbido.

–Hai ragione, baby. Adesso provvediamo… – sussurrò il bruno, con il suo migliore sguardo al testosterone.
Fece scivolare un paio di volte le mani sul torace pallido e ben fatto di Tommy con l’intento di procurargli brividi elettrici fino all’attaccatura dei capelli. Passò a baciargli le braccia tatuate con una calma estenuante, fermandosi addirittura a chiacchierare come un idiota con la faccia di John Wayne… Quando la sua bocca raggiunse l’incavo del braccio sinistro, vezzeggiò con la punta rigida della lingua quella linea di pelle così sensibile, strappando a Tommy degli ansimi decisamente virili. Il chitarrista era pronto, ormai talmente caldo e accecato dal desiderio che gli pareva quasi di avere addosso una specie di febbre bagnata, assai conturbante e dilettevole.

La mano di Adam stava scendendo. Eccola. Eccola sul suo pacco gonfio, impaziente, un prigioniero che scalpita per la libertà. Il contatto appena accennato era una tortura indicibilmente piacevole. –AHH. È la cosa più bella del mondo, Ad…

Ciurmaaaaa!!! Andiamo a mangiare? Io e Kev stiamo praticamente divorando le saponette della doccia!

–Ma che cazzo..? – sbottò Tommy, riconoscendo la voce di Isaac al di là della porta. Adam iniziò a ridere come un bambino e urlò “Arriviamo fra cinque minuti!” mentre il biondino decisamente seccato cercava di far tornare al suo posto una certa bestiola che non aveva intenzione di andare a cuccia…

Effettivamente cinque minuti dopo, o forse poco più, entrambi si erano riassettati non senza qualche discreta difficoltà, ed erano pronti a scendere nella sala ristorante. Mentre percorrevano le scale, Tommy sbuffava tenendosi al corrimano.

–Odio essere interrotto quando mi sto divertendo! Dovrò dire due paroline ad Isaac.

Adam lo superò con un saltello tirandolo a sé per un ultimo velocissimo bacio. –Bocca cucita, brontolone. Sto morendo di fame…

Fecero il loro ingresso fra i tavoli poco affollati e raggiunsero il resto della band. Kevin smozzicava del pane fresco mentre Isaac giocherellava con i grissini come se stesse suonando la batteria. Tommy si piazzò alle sue spalle e, alla sprovvista, gli pizzicò la guancia estorcendogli un piccolo lamento di dolore.

–Ahia! Fratello, che ti prende?

–Oh nulla, caro. Sappi solo che a volte sai essere davvero inopportuno. – disse Tommy, con un sorriso sornione stampato in faccia.

–Ahhh, ora ho capito. – annuì con vigore l’altro – Ho interrotto qualcosa. Pfffff, e non fare l’isterico, siete voi che non potete essere lasciati un attimo da soli che già vi mettete a copulare come coniglietti! Presto mi ritroverò fra i piedi un esercito urlante di baby Adam e baby Tommy, ne sono sicuro!!!

Adam quasi sputò l’acqua in faccia ad Isaac affogandosi in una fragorosa risata. Tommy gli batté qualche colpo sulla schiena, ridacchiando come un idiota per la battuta del batterista. –Sta’ zitto, buffone!
Kevin era nuovo nel gruppo, ma aveva già capito come funzionavano le cose fra di loro. Con un leggero imbarazzo nascose una risata in un accesso di tosse.

–Non c’è nessun problema, Kev. – gli disse il biondo con tono confidenziale– Puoi anche riderci in faccia, siamo abituati! Isaac ne spara una ogni tre minuti!

In quel momento si accostarono finalmente al tavolo due camerieri con dei piatti fumanti in mano.

Gulash! Cazzo, Ashley l’avrebbe adorato! Peccato che non sia con noi! – esclamò Tommy, intingendo il pane nella zuppa e dandoci un morso vorace.

–Quanta roba, mi si piazza tutta sui fianchi! – sentenziò Adam, pur avendo un’irresistibile acquolina in bocca a causa dell’invitante profumino che emanava la pietanza.

–Eccolo che fa la checca. La MIA checca. – lo sbeffeggiò Tommy, strapazzandogli la guanciotta come si fa con un bambino piccolo.

Risero, risero tutti. Era uno di quei momenti da godersi appieno: risate, compagnia, gulash e calici di vino rosso in un delizioso villaggio turistico imbiancato dalla neve…

* * *

Il locale per lo showcase di QMusic non era grandissimo, anzi, il palco era piccolo, intimo, poco illuminato. Erano le nove di sera, il momento in cui suonavano i Racoon. Adam, Tommy, Isaac e Kevin stazionavano sul retro, in attesa del proprio turno. Il batterista, rilassato, ascoltava in totale venerazione il repertorio di quel gruppo sconosciuto che si stava rivelando improvvisamente degno della sua stima musicale…

Kevin twittava qualcosa, annuendo di tanto in tanto alle osservazioni ammirate di Isaac. Sì, quei Racoon erano forti! Poteva far loro i complimenti non appena si fosse conclusa la serata!

Tommy insisteva per poter fare il giro del palco e andare a chiedere qualcosa da bere, ma Adam continuava a frenarlo, imponendogli la massima concentrazione. Il biondo si sentiva come redarguito da un papà più discolo del figlio!

–È il nostro primo set acustico, è importante, lo so, ci guardano in streaming, faremo Trespassing come volevi tu... Sarai perfetto, azzeccherai tutte le note, sarò perfetto anch’io a non sgarrare neanche un accordo, ma fammi bere un bicchierino di Bayles, ti prego! Non mi farà certo sbarellare!

–Non muoverti di qui. – disse risoluto Adam, tappandogli con la mano la bocca che blaterava come una macchinetta – C’è gente che non mi piace, non si sa mai qualcuno ti toccasse il culo, anzi, mi correggo, il tuo non-culo!

–Ma chi vuoi che mi tocchi?

–Non lo so. C’è un tizio strano che balla in modo strano, sembra abbia pippato qualcosa!

–Hmmm… magari è affascinante questo tipo strano?

Adam stette allo scherzo, senza nascondere però fra una battuta e l’altra una calcata mano di gelosia. –Se anche fosse un adone, tu in ogni caso da qui non ti muoveresti. Ma tu che ne sai? Gli Austriaci ci provano con tutti! Non voglio che qualcuno ti salti addosso, in fondo sei solo un gattino pelle e ossa col pelo arruffato!

Tommy finse un’espressione di stizza spingendolo via. –Pelle e ossa io? Tu pensa al tuo culone!

Non smisero un attimo di prendersi affettuosamente in giro fino a quando i Racoon non dovettero abbandonare la postazione a performance conclusa.

–Finalmente! Tocca a noi? – si esaltò Tommy, mentre Isaac stringeva la mano a Bart van der Weide cercando di rendere comprensibili i suoi vivissimi complimenti al cantante.

La risposta alla sua domanda fu l’inizio di un dj set. –Oh, evidentemente no. – si disse, andando a sedersi su una sorta di pouf rettangolare. Sfortunatamente, aveva già in circolo una buona dose di adrenalina che lo costringeva a saltar su ogni due secondi, imbracciare la chitarra, mollarla, imbracciarla di nuovo, tornare a sedersi… VOLEVA SUONARE.
Se non poteva bere, voleva almeno suonare subito. Kevin dov’era finito? Isaac parlava al telefono con Sophie a debita distanza e Adam improvvisava dei balletti pseudo-discotecari davanti a lui raccogliendo la sua abnorme disapprovazione… Gli lanciò uno sguardo di disappunto come a dire “ma - che - cazzo - stai - facendo - ora - sudi - poi - non - ti - lamentare”, ma il bruno lo tirò su dal pouf muovendosi intorno a lui.

–Ti farai venire il fiatone. Poi dici a me di non bere. – gli disse con premura Tommy all’orecchio, aggrappandosi alla sua spalla e allungandosi tutto sulle punte.

Adam fermò i suoi passi disimpegnati e si sedette sul pouf accanto a Tommy. Kevin era tornato dal bagno, Isaac aveva chiuso la chiamata e faceva roteare le bacchette. C’era una tensione insolita nell’aria. Ciascuno di loro si era esibito davanti a un mare di gente in passato, ma quella serata era… diversa. Il contatto con il pubblico era più diretto, profondo. Fuori nevicava, faceva davvero freddo, con un vento di montagna arrivato con la notte nera e… lì dentro invece la semi-oscurità era avvolta da una cappa di calore. Adam ringraziò di essersi fermato prima di iniziare a colare poco elegantemente acqua da tutti i pori.

Fottuta troia! Ho la gola secca. Dovevo bere! Adam, ti odio. – sbuffò Tommy, cominciando a diventare nervoso. L’attesa infinita e quel dj set da diciottesimo lo rendevano irritabile.

–Dai, amore, stai calmo... non ti agitare. Ah, sei carino però quando bestemmi. – Adam tentò di coccolarlo, ma Tommy gli lanciò un’occhiataccia annoiata – Fra poco tocca a noi, shhh… Vieni qui... – aggiunse, cingendolo con le braccia per regalargli un lungo bacio tranquillizzante.

In sala adesso stavano passando della robaccia hip-hop remixata. Okay, quello era troppo per le sue orecchie.

–Adam, porco dio. – sbottò Tommy, con un sorriso sbilenco a metà fra il divertito e l’esasperato – Odio questa fottuta merda. BACIAMI ANCORA. – ordinò, spingendo la nuca del moro verso di sé.

Adam mosse di nuovo la lingua con sapiente dolcezza, irretendo i sensi di Tommy fino a fargli distendere i nervi con un piacere corporeo. Respirarono l’uno l’aria dell’altro a lungo, in un abbraccio bagnato di lingue lente e bollenti. Probabilmente non si sarebbero fermati se non fosse stato per l’improvviso silenzio calato in sala al di là del muro di cartongesso.

–Ci siamo! – Isaac batté un colpo sulla spalla di Tommy come per riportarlo alla realtà e si avviò oltre la tendina viola che conduceva al palco. Kevin lo seguì in fretta, mentre Adam e Tommy, scambiandosi un ultimo sguardo lucente nella penombra, si asciugarono alla bell’e meglio le labbra con la manica. Le bocche s’incontrano un ultima volta, un solo fugace istante, poi sparirono anche loro dietro la tendina.

Avrebbero aperto con Fever. Proprio una canzone a caso…

* * *

EPILOGO

–Cosa succede, Adam? – domandò Tommy, apprensivo. L’aveva visto tornare dal retro dove aveva avuto una conversazione con Pauly, il nuovo direttore del suo management, con una faccia non proprio rosea.

Adam arricciò le labbra in un grugnito e lo prese per mano con l’intenzione di allontanarsi il più possibile. –Hanno oscurato Trespassing. Fanculo! Secondo loro non avrei dovuto concederla così… con tutta la gente nel mondo che ci seguiva in streaming!

Tommy era sconvolto. Aprì la bocca ma la richiuse immediatamente. Non aveva idea di cosa dire, l’unica parola che gli fluttuava in mente la sussurrò a denti stretti. –Stronzi!

–I Glamberts hanno aspettato tutto questo tempo! Io… ci tenevo a far loro questa specie… di… regalo… e invece… Cazzo, Tommy, cominciano a fare gli sciacalli questi tipi, non sono tranquillo! Dovevo ascoltare quello che mi dicevano papà e Neil!

–Ehy… – disse il biondo, allungando le dita affusolate verso il suo viso per accarezzarlo con amore – Ora sono io che devo tranquillizzare te?

Adam sorrise appena, quel poco che bastò a scoprire i denti bianchissimi nel crepuscolo del locale.

–Te ne sei accorto? – sospirò dolcemente, prendendo fra le sue la mano con cui Tommy lo stava accarezzando.

–Di cosa, Adam?

–Durante Better

Sorrise anche Tommy, capendo subito a cosa si stesse riferendo l’altro. Certo che se n’era accorto, voleva dirgli come in quel momento gli fosse semplicemente scoppiato il cuore per l’emozione.

But I WILL never leave your side… – canticchiò Adam, ripetendo ciò che dalle sue labbra era uscito mentre era sul palco, con l’amore della sua vita a pochi centimetri da lui che lo guardava intensamente. L’aveva sentito, quello sguardo colmo di fiducia, di sentimento, di aspettative. E non era pesato un solo istante sulle sue spalle, l’aveva anzi avvolto come un mantello prezioso che l’aveva fatto sentire al posto giusto con la persona dannatamente giusta. Il suo TTTTommy. ♥




 

 

Eccomi con una fic liberamente ispirata ai magici avvenimenti del 29.01.2012, compleanno di Adam nonché ospitata in Austria per uno showcase con QMusic.

Sì, Adam invece di cantare “I COULD never leave your side”, ha davvero cantato “I WILL never leave your side”. Come capirete il mio cuore è andato in fibrillazione per la gioia urlando “ADOMMY FOR THE WIN”.

Ah, e quando l’ha “presentato” ha pronunciato il suo nome con tante T. TTTTommy! …tanto amore.

Scusate se do poco spazio a Kev ma ancora non so che tipo è, descriverlo ampiamente mi sembrerebbe una presa in giro.

Un grosso bacione a tutti quelli che hanno letto e… vi prego, se la storia vi è piaciuta (ma anche se l’avete trovata senza senso!) fatemelo sapere. Considero una questione di rispetto recensire chi leggo, spero che voi abbiate la gentilezza di fare lo stesso. Non pretendo molto. Se proprio vi sentite in soggezione (?) lasciate almeno un “mi piace”, così so che avete apprezzato xD

Frrrrrrankie :3



P.S. la frase
"Adam, porco dio. Odio questa fottuta merda. BACIAMI ANCORA."
è della mia adorata SexyJames. THANK YA ;D
   
 
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