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Autore: Meramadia94    01/02/2012    1 recensioni
Violet Callister è una poliziotta con alle spalle un difficile passato, che sarà costretta a riaffrontare per salvare un collega. La aiuta la sua migliore amica.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ora del tramonto, ponte di Brooklyn di New York.

Una donna di circa ventisette anni dai lunghi e fluenti capelli marroni agitati dal vento di ottobre, di media statura e magra come un fuscello, vestita con un paio di jeans chiari e strappati, un sottogiacca bianco e una giacca nera si trovava proprio sul punto più alto di quel ponte.

Al collo portava un ciondolo d'oro.

''Ora che ho compiuto il mio dovere, non ha più senso che rimanga qui...''- disse in un sussurro guradando di sotto mentre le lacrime rigavano la sua pella chiara: tra lei e l'acqua grigia c'erano come minimo ottantaquattro metri.

Si ritraè terrorizzata a quella vista, ma poi si rammentò che non era importante quanto fosse alto il punto dove si trovava o quanto fosse fredda l'acqua dell'East River.

Si riportò molto vicino al bordo, si tolse l'orologio, orecchini e ciondolo e li depositò ai suoi piedi.

Dopodichè portò un piede nel vuoto, e il sandalo male allacciato cadde in acqua.

Era pronta a seguire il suo sandalo e dire addio alla sua vita.

Si lanciò per niente preoccupata dall'acqua dura come il cemento.

DIstretto di polizia, ore nove del mattino, 13 Ottobre 2011.

Faceva freddo e tirava un gran vento.

Gli agenti Callister e Thompson erano appena tornati da un'ispezione delle strade della città.

La bella Violet Callister stava trascinando davanti a se un ceffo che era il doppio di lei ammanettato.

''Greys...''- disse la giovane poliziotta a una sua collega più bassa di una spanna rispetto a lei, nera di colore e con gli occhi castani-:'' Questo tizio ha dato leggermente di matto e ha distrutto i mobili e l'appartamento della fidanzata.''

''Non preoccuparti, Callister...''- le sorrise quest'ultima-'' è in buone mani.''- disse la collega di colore prendendo sotto custodia il ceffo allontanandosi.

''Ottimo lavoro collega!''- si complimentò l'agente Jhonatan Thompson, un bel poliziotto sulla trentina con i capelli marroni corti e l'aria molto sveglia e furbetta, mettendole un braccio attorno al collo.

L'agente Callister sorrise e in modo scherzoso si allontanò da lui dicendo:'' Non pensarci neanche, cascamorto.''

Jhonatan sospirò mentre guardava la ragazza dei suoi sogni sedersi alla sua scrivania a dirigere alcune denunce per furto.

Erano due anni che era entrata nella polizia e aveva iniziato a lavorare nel suo stesso distretto.

E da due anni non faceva altro che pensare a lei.

Ma non aveva la minima intenzione di farsi avanti con lei: aveva notato fin dal primo giorno che la ragazza portava un anello d'argento e turchese all'anulare sinistro.

Lei diceva sempre che era l'anello di fidanzamento donatole dal suo ragazzo al liceo, e del quale era perdutamente innamorata, prima che lasciasse Washington, sua città natale.

Callister era sempre buona e cortese verso tutti, ma non osava dire a nessuno di un oscuro segreto che si portava dentro da anni e che la faceva soffrire atrocemente.

Alla fine anche quella dura giornata di lavoro finì e verso le sette, la ragazza stava rimettendo in ordine la propria scrivania prima di tornare a casa e godersi una serata di assoluto relax.

Amava il mestiere del poliziotto, il suo lavoro e i suoi colleghi, ma a volte era sfiancante.

Una voce femminile la chiamò da dietro.

''Mi scusi, vorrei sporgere denuncia.''

La ragazza sospirò:'' Mi scusi, ma sono fuori servizio...''- ma non riuscì a concludere la frase perchè il suono della voce della sua interlocutrice le risultava stranamente familiare.

Si voltò e si ritrovò davanti a una donna di circa ventotto anni, con dei cortissimi capelli biondi e degli occhiali da vista che proteggevano i suoi occhi viola.

Aveva la pelle bianca come il latte e indossava un bellissimo tailleur viola.

Nella mano destra portava una ventiquattrore rossa sgargiante.

''Wendy!!!''- gridò Violet buttando le braccia al collo della donna.

''Violet!!! Che bello rivederti, come te la passi?''- chiese la bionda.

''Io bene, e tu?''

Ad interrompere l'amichevole conversazione arrivò Jhonatan:'' Ti serve un passaggio in macchina, collega?''- e poi chiese -'' ma chi è quest'incantevole fanciulla?''

Violet sorrise e rispose:''Si chiama Wendy Besons, avvocato difensore... e mia amica d'infanzia. Avvocato, l'agente Thompson.''

I due fecero conoscienza e si strinsero la mano in segno di saluto.

Tornarono a casa tutti e tre insieme.

Violet e Wendy avevano deciso di cenare assieme a casa della prima, un piccolo appartamento che stava proprio di fronte a quello di Jhonathan.

Quando si dice ''La Ragazza Della Porta Accanto''..., pensò il poliziotto.

''Jhon, vuoi unirti a noi?''- chiese Violet per non essere scortese nei confronti dell'amico.

Il ragazzo si affrettò a rifiutare:'' Non, ti ringrazio... sono a dir poco esausto: una bella doccia, mangio qualcosa a domicilio e a nanna.''- disse entrando nel suo appartamento.

''E brava Violet...''- la prese in giro Wendy dando una gomitata nelle costole dell'amica-:'' Ti sei dimenticata in fretta di Leonardo e l'hai gia rimpiazzato con un altro... e devo dire che non hai perso il tuo buon gusto.''

La poliziotta diventò rossa come un peperone e smentì subito:''Ma cone ti viene in mente, è un amico, un collega... ma niente di più.

Leonardo è sempre il mio adorato boyfriend.''

''Non te ne separi proprio mai, eh?''- disse l'avvocatessa accennando all'anello che l'amica del cuore portava al dito da dieci anni.

''E come potrei?''- fu la pronta risposta-'' non è solo un anello di fidanzamento, è il suo primo regalo... ed è anche il mio portafortuna.''

''Leo...''- chiese ancora la donna-avvocato'' ti manca molto vero?''

Violet sospirò e rispose-:'' Non immagini quanto.''- disse aprendo la porta.

L'appartamento di Violet consisteva in un piccolo stanzino per il bagno, cucina, salotto e sala da pranzo erano riunite in un'unica stanza.

La camera da letto era proprio accanto ai servizi: tutti gli appartamenti del palazzo erano strutturati in quel modo.

Passarono allegramente la serata tra amiche conversando del più e del meno, richiamando anche i ricordi lontani di quando erano al liceo felici e spensierate, di quando Wendy sognava di diventaro un ottimo avvocato, mentre Violet un'acclamata stella del cinema.

''Beh, almeno il tuo sogno è divenuto realtà.''- disse tristemente Violet. ripensando dolorasamente al brutto incidente che aveva avuto in quarta liceo.

Alle tre e mezzo erano ancora a conversare sulla porta quando l'avvocato guardò il suo orologio da polso e disse:'' Oh, santo cielo è tardissimo!!! Devo proprio andare: la settimana prossima ho un'udienza in tribunale e ho un sacco di scartoffie.''

''Chissà come sarai emozionata... sono certa che la vincerai ad occhi bendati.''- le augurò Violet.

Wendy sorrise:'' Ti ringrazio, ma in caso contrario... guarda che conto su di te per consolarmi.''

Detto questo si salutarono, e Violet filò a dormire, ignara che l'indomani sarebbe stata coinvolta in un altro caso da risolvere, ma che l'avrebbe dolorosamente coinvolta e costretta ad affrontare i suoi ricordi.

La ragazza arrivò molto presto l'indomani, verso le otto, e si diresse verso la sala delle riunioni dove si riuniva con i suoi colleghi per prendere il caffè la mattina o nel pomeriggio.

O anche solo per fare quattro chiacchere lontano dall'occhio indiscreto del ''Grande Capo''.

Tutti gli agenti avevano dato quel soprannome al commissario Martinez a causa del suo brutto carattere sparpagnino.

''E per il fatto di essere un grandissimo pallone gonfiato, con un gran talento nel prendersi i meriti del lavoro altrui.''- aveva aggiunto Thompson.

La ragazza entrò nella sala appendendo la borsetta all'attaccapanni e dette un gioioso buongiorno a tutti-:'' Thompson, oggi tocca a te offrire.''

Ma subito dopo notò che tra i suoi colleghi regnava una gran malinconia e tristezza.

''Janet, perchè avete la faccia di chi sta andando al patibolo?''- chiese la poliziotta a una collega dai folti capelli ricci castani.

''C'è stato un furto alla gioielleria Doblony, non hai saputo?''- rispose la ragazza.

Alla poliziotta caddero le braccia:''Ah, non mi direte che siete a terra perchè i ladri sono fuggiti. Li riprenderemo.''

''Guarda che veramente...il responsabile sarebbe gia al fresco. Martinez lo sta mettendo sotto torchio da una buona mezz'ora.''- disse Janet.

''Scusate, ma non ho capito dov'è il problema allora.''- disse Violet.

''Il problema...''- le disse un agente con gli occhiali a tartaruga porgendole dei fogli-:'' è nel rapporto della scientifica. Leggi e disperati.''

La ragazza scrutò i fogli con molta attenzione, poi impallidì.

''No...''- borbottò flebilemente lasciando cadere il fascicolo.

Poi corse via dalla sala e sal' le scale di corsa per arrivare all' ufficio del commissario al piano superiore.

''Avanti, confessa!!!''- fece un uomo di mezza età con i capelli e i baffi bianchi sbattendo violentemente le mani sulla sua scrivania con un'espressione furiosa in viso.

In quel momento preciso irruppe Violet come una furia e ansimando per la corsa.

''Callister, tua madre non ti ha mai detto che si bussa prima di entrare?''- la rimproverò il suo superiore.

''Non è il momento dei formalismi...''- rispose lei. Poi si rivolse al collega Thompson seduto di fronte al commissario con un espressione mista tra confuso e disperato.

''Si può sapere che diavolo è successo?''

''C'è poco da dire...''- rispose il commissario-:'' il tuo adorato collega di pattuglia, stanotte, invece di dormire come tutti, ha avuto la bella idea di andare a compiere una rapina.''

La ragazza difese subito l'amico-:''Eh, no Signore, sta sbagliando in pieno. Le posso assicurare che Jhon non è un criminale.''

''Gia, peccato che sul luogo del reato c'erano solo le sue impronte digitali. Tra l'altro una soffiata anonima ci ha chiamato dicendo che il ladro è fuggito subito dopo aver commesso il furto. Ha parlato di una figura di media altezza e magra, la descrizione corrisponde a Thompson. Motivo in più per sospettare di lui.''

''Non è che la scientifica ha confuso le impronte ritrovate sul luogo del reato con delle altre?''- chiese la poliziotta.

''No.''- fu la secca risposta-:'' hanno ripetuto il test cinque volte nella speranza di essersi sbagliati, ma purtroppo non ci sono dubbi: le impronte coincidono.''

''Thompson, ti prego dimmi che succede!!!''- disse la poliziotta prendendo il collega scuotendolo per le spalle-:'' che succede? Dammi un dettaglio, un 'indizio, qualsiasi cosa... altrimenti non posso fare nulla per te.''

''Non lo so...''- borbottò il poliziotto-:'' ti giuro, che non ci capisco niente.''

''La soffiata è arrivata alle 3.30 del mattino da una cabina.''- aggiunse il commissario leggendo il verbale.

''Io e l'avvocato Besons eravamo proprio davanti alla porta di Jhon a quell'ora...''- s'illuminò Violet-:'' e dalla porta non è entrato ne uscito nessuno. Io e l'avvocato possiamo fornirgli un alibi inattaccabile.''

''E chi ti dice che non è uscito dalla finestra?''- insistè il commissario convinto della colpevolezza del suo subalterno.

''La prego di considerare tutti i fatti e di sottoporlo ad un indagine regolamentare.''- disse la giovane poliziotta prendendo eroicamente le difese del giovane.

''I fatti m'impongono di sospenderlo dal servizio e di trattenerlo in stato di arresto.''

I due giovani sentirono si sentirono come una molla tirata troppo e che si spezza.

Il poliziotto posizionò sulla scrivania del capo la pistola, il distintivo e le manette: non poteva fare altro.

''Digli i suoi diritti.''- disse il commissario chiamando una guardia per far scortare il poliziotto in una cella del commissariato.

Violet era addolorata: mai e poi mai avrebbe creduto di dover fare una cosa simile ad un collega e soprattutto ad un caro amico.

''Fa il tuo dovere.''- gli ordinò Thompson con gli occhi lucidi per le lacrime che scalpitavano per uscire.

La voce di Violet tremava-:'' Hai il diritto di non parlare. Hai il diritto ad un avvocato e a una telefonata: se non puoi permetterti l'avvocato te ne sarà assegnato uno d'ufficio...''

La ragazza rimase in quell'ufficio il tempo necessario per vedere mentre ammanettavano il suo amico e lo trascinavano via come se fosse un qualsiasi delinquente.

Avrebbe avuto voglia di piangere ma si ripeteva sempre-:''No, Violet. Non piangere: non pensarci nemmeno.''- e poi disse-:'' Ti tirerò fuori di qui. Lo giuro.''

Poi scappò via dal distretto e corse fuori ad abbracciare un palo della luce.

Scivolò lentamente contro l'impianto e pianse tutte le sue lacrime.

''Non, ti supplico... non voglio rivivere di nuovo quell'incubo. 

  
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