Fanfic su artisti musicali > Adam Lambert
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Autore: Anor    01/02/2012    2 recensioni
Buio.
Il pesante manto che opprimeva Tommy, togliendogli la capacità di respirare, oltre a quella di vedere, era scalfito solamente da una tenue luce che come una lama riusciva a penetrare attraverso la fitta oscurità che avvolgeva quel luogo freddo e desolato.
Silenzio.
Il biondo non percepiva alcun suono all'infuori del battito del proprio cuore, che man mano andava accelerando, minacciando di fargli scoppiare il petto. Avrebbe voluto tanto parlare, gridare, piangere per il terrore, ma non ci riusciva.
Deglutì.
[pairing Adommy]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E dopo più di un mese di elaborazione, ecco a voi, signore e signori, la seconda fic che sono riuscita a scrivere.

Ok, dire seconda è improprio, perché in realtà è la quinta che scrivo. E' la seconda leggibile. I tre aborti che ho partorito prima di questa erano semplicemente insensati, anche se sono riuscita a salvare qualche idea "buona" e l'ho riutilizzata per scrivere questa neonata.

Se a qualcuno potesse risultare piacevole l'ascolto di qualche canzone durante la lettura, consiglio "Fear Of The Dark" degli Iron Maiden, che mi ha ispirata durante la stesura. Ma non sentitevi obbligati ad ascoltarla se non vi piace il genere! 
In alternativa c'è "Enter Sandman" dei Metallica, che potete trovare, se preferite, anche cantata da Adam per il compleanno di un certo Kitty... :3
Sennò può essere interessante anche ascoltare una canzone che citerò nel testo: "Power of Soul" del fantastico Jimi Hendrix.

Un ringraziamento speciale va alla mia Beta 2.0, che ha ancora la pazienza di aspettare fic che le prometto sempre troppo presto, e che non arrivano mai XD

Sperando che la storia non sia eccessivamente prolissa e confusa, e che la lettura risulti gradevole, auguro a tutti voi che avete aperto questa pagina buona lettura :3

 

 

Eärendil, Gil-estel


Buio.

Il pesante manto che opprimeva Tommy, togliendogli la capacità di respirare, oltre a quella di vedere, era scalfito solamente da una tenue luce che come una lama riusciva a penetrare attraverso la fitta oscurità che avvolgeva quel luogo freddo e desolato.

Silenzio.

Il biondo non percepiva alcun suono all'infuori del battito del proprio cuore, che man mano andava accelerando, minacciando di fargli scoppiare il petto. Avrebbe voluto tanto parlare, gridare, piangere per il terrore, ma non ci riusciva.

Deglutì.

Lo avrebbero sentito.

Passi.

Regolari e cadenzati, rimbombavano tra le pareti immerse nelle tenebre.

Lo avrebbero preso.

Iniziò a scappare, correndo a perdifiato verso la flebile luce, unica speranza di salvezza e unica possibile via d'uscita di quel luogo.

Fiamme bruciavano la gola e i polmoni, lava scorreva lungo le sue membra, ghiaccio scivolava sulla pelle della schiena, ma la luce non si avvicinava e i passi erano sempre più vicini.

Lacrime bollenti scendevano lungo il viso di Tommy che, non riuscendo più a sopportare il bruciore dei muscoli, era caduto a terra scorticandosi gomiti e ginocchia sul liscio pavimento di linoleum.

Strisciò carponi ancora per qualche metro, fino a che non si rese conto di essere spacciato perché i passi risuonavano a pochi metri da lui.

Ormai rassegnato al suo destino si rannicchiò come un bimbo, aspettando l'imminente fine.

Suoni cavernosi, quasi gutturali, provenivano da quell'essere senz'apparenza, che sentiva sovrastare il suo piccolo corpo.

Angoscia, paura, terrore s'impossessarono di lui, impedendogli ogni movimento diverso dal fremito che lo scuoteva violentemente dalla testa ai piedi.

Una lama fredda calò sul suo collo.

Dolore. 

Vivido, reale. 

Sobbalzando, spalancò gli occhi.

Il lieve chiarore diffuso attraverso le tende e lo spiacevole senso di solitudine dovuto a quel letto troppo grande lo richiamarono alla realtà.

Ancora quell'incubo.

Era da quando era ragazzino che sognava quel posto, quel mostro e quell'oscurità, e nonostante tutti i metodi di rilassamento consigliati dai dottori non riusciva a liberarsene.

Ormai era una costante nella sua vita: addormentarsi dopo ore e ore di tentativi e risvegliarsi poco dopo, più stanco di prima, a causa degli incubi.

Abbracciò il cuscino libero, per sentirsi meno solo, sprofondando il viso nel fresco tessuto nero e mordendolo per evitare di torturarsi il labbro inferiore.
 

Da quanto tempo non dormiva una notte intera?

Tommy non ricordava di aver mai trascorso una notte in pace: nemmeno quando si addormentava dopo aver fatto sesso riusciva a scacciare quel tormento e spesso si destava così spaventato che la compagna si svegliava per il fastidio causato dall'agitazione del biondo.

Per questo le sue relazioni duravano sempre così poco, le ragazze lo desideravano per il suo aspetto e per il suo carattere meravigliosi, ma rimanevano sempre interdette dai suoi problemi notturni, e spesso lo lasciavano perché sospettavano che avesse dei problemi mentali. 

Maledicendo il mondo intero, si alzò. 

Guardando la sveglia vide che erano le sei: aveva dormito un'ora e mezza, era meglio di nulla.

Dopo aver buttato giù qualcosa per colazione, andò a lavarsi.

Un bagno caldo era sempre d'aiuto in quei momenti, lo aiutava a rilassarsi.

Si spogliò velocemente, spargendo vestiti per il corridoio, e entrò in doccia.

Dopo aver regolato la temperatura, lasciò per qualche minuto che l'acqua scorresse lungo il suo corpo, cancellando gli invisibili segni che gli incubi gli lasciavano addosso ogni notte.

Sentiva i muscoli distendersi sotto quel caldo massaggio e la pelle tergersi dall'umido sudore che l'aveva bagnata durante la notte.

Dopo essersi lavato accuratamente tutto il corpo, uscì dalla doccia come rinato e indossò l'accappatoio.

Rimase ancora qualche minuto a godersi il tepore del vapore che lo avvolgeva, prima di aprire la porta per vedere i vetri che piano piano tornavano a riflettere e la stanza liberarsi da quella calda nebbiolina.

Frizionò i capelli con l'asciugamano, li pettinò e li asciugò.

Una volta terminato, si infilò al volo un paio di jeans neri molto attillati e una maglia dei Metallica e corse a prendere la sua chitarra preferita.

Suonava seduto sul divano, con aria concentrata, una complicata serie di accordi presa da "Power of Soul" di Jimi Hendrix.

Si sentiva in pace con l'Universo, quando suonava. Riversava tutti i sentimenti che provava in quelle dita che guizzavano abilmente sulle sei corde, senza mai sbagliare. Suonare (qualsiasi strumento andava bene) era l'unico modo per lasciarsi trasportare dall'emotività senza che la corazza di razionalità che si era formato potesse interferire.

Erano quasi le dieci e trenta quando il telefono di casa squillò.

Quando il biondo rispose, dall'altra parte della cornetta una voce allegra lo salutò. 

Adam. Lo avrebbe riconosciuto tra mille.

-Buongiorno, Adam! Dormito bene?- chiese.

-Benissimo, grazie. Penso che tu non possa dire lo stesso, però…- rispose Adam, con una punta di amarezza. Conosceva il problema di Tommy, anche se il chitarrista non lo aveva mai informato direttamente. 

-Purtroppo no, però posso rallegrarmi per aver imparato un pezzo difficile stamattina! Comunque, bando alle ciance, cosa volevi dirmi?-

-Complimenti per gli accordi Tommy, ma sappi che non ho mai dubitato delle tue capacità!- replicò Adam ridendo. Tommy era sicuro che se fosse stato lì con lui gli avrebbe fatto l'occhiolino: una di quelle espressioni che lo facevano rimanere imbambolato per dieci minuti.

-Volevo chiederti se stasera ti andasse di venire a cena fuori con me!- continuò il moro.

-Certo che mi va! Passi te? Quando? Dove andiamo?- rispose Tommy entusiasta.

-Passo io verso le sette. Dove andiamo è una sorpresa, non vorrai mica rovinartela?- disse Adam, suscitando la curiosità del biondo.

-Ah, Adam, mi farai impazzire! Dimmi almeno come mi devo vestire!- 

-Salgo e te li scelgo io, i vestiti. Poi ti trucco!-

-Mmmh…va bene, mi fido di te. Allora ci vediamo dopo!-

-Ciao, ciao tesoro!- rispose il moro, prima di riattaccare.

 

Tommy passò il pomeriggio tra un film e una suonata, lambiccandosi il cervello per tentare di capire dove lo avrebbe portato Adam.

Non vedeva l'ora che arrivassero le sette per scoprirlo. E per vedere Adam.

Soprattutto per vedere Adam.

Il suono del campanello arrivò inaspettato, tre quarti d'ora prima dell'appuntamento. Con Adam non si era mai troppo sicuri dell'orario: alcune volte arrivava con un anticipo disarmante, altre con un ritardo vergognoso. Dipendeva esclusivamente dalla velocità con cui riusciva a decidere abiti e trucco: mille volte Tommy aveva assistito alla "preparazione" di trucco, parrucco e vestiario di Adam, e mille volte era rimasto stupito dalla quantità di look che riusciva a cambiare, ritornando poi sempre al primo che aveva scelto.

Corse verso il citofono, e senza nemmeno chiedere chi fosse, disse: -Sali, Adam, sei in anticipo!-

Dopo pochi secondi un Adam perfettamente truccato superò la soglia dell'appartamento di Tommy.

-Ehi, come facevi a sapere che ero io e non una fan particolarmente invadente?- chiese Adam -Potevo essere anche un ladro! O un assassino-

-Un criminale particolarmente stupido, che suona il campanello e magari chiede il permesso di entrare alla sua vittima! Ma dai, Adam, ormai ti conosco bene!- disse ridendo Tommy, tirando un buffetto sulla spalla dell'amico. 

-Spogliati pure, l'attaccapanni è lì. Quel cappotto ha l'aria di essere molto pesante!- continuò lui, indicando una montagna sospesa di abiti attaccati alla parete.

-E io, secondo te, dovrei mettere il mio bellissimo cappotto Gareth Pugh su un vile attaccapanni tutto pieno di vestiti sudici? Lo appoggerò su una sedia.- disse ridendo Adam, sfilandosi il cappotto.

-Parla quello ordinato…comunque, non dovevi essere il mio Consulente d'Immagine, stasera?- replicò Tommy con un sorrisino stampato in volto. Adam gli faceva sempre quell'effetto: con lui era difficile non sorridere.

-Oh sì, è per questo che sono venuto prima! I vestiti buoni sono nell'armadio di camera?- Chiese Adam, avviandosi verso la stanza di Tommy.

-E dove vuoi che siano? Mica ho la stanza degli armadi come te, mio caro!- rispose Tommy, seguendolo nella stanza.

L'armadio si aprì con un cigolio, e due o tre magliette caddero in testa a Adam, che scuotendo la testa bofonchiò: -Oh, Tommy, ti ci vorrebbe un partner, forse con qualcuno che vive con te riusciresti a tenere le cose al loro posto!-

-Sì, ma se avessi un partner non potrei fare questo…- Tommy afferrò Adam per la maglietta, gli appoggiò una mano sulle natiche e lo baciò sulle labbra. Un bacio dolce, amichevole, che lasciò il moro piacevolmente sorpreso. 

-Ok, forse è meglio che tu non abbia un partner- disse lui, scoprendo i denti in una smorfia felina per poi tornare a accarezzare quelle morbide labbra con le sue. -Ma non è questo il momento. Dovrò faticare per trovare qualcosa che non sia completamente sgualcito, in quest'inferno!- fece notare il moro, allontanandosi dal biondo per iniziare a scavare nel mucchio informe formatosi nel suo armadio.

Tommy si sedette sul letto, osservando Adam che, piegato in due, cercava il completo adatto per la serata.

-TROVATO! Tommy, non guardare. Anzi…ho avuto un'idea migliore.-

Il cantante si tolse la sciarpa e si avvicinò a Tommy, che ancora non aveva capito le intenzioni del moro e lo guardava storto. -Ora ti bendo, e poi ti vesto!- disse raggiante, come se avesse avuto l'idea più brillante del secolo.

-C-c-cosa? Mi vuoi bendare? Ma sei serio? Non posso chiudere gli occhi?- disse Tommy, con gli occhi sgranati dallo stupore e le guance imporporate dall'imbarazzo.

-No no, ora ti fai bendare, sennò sbirci.- rispose irremovibile il moro.

Tommy vide il viso concentrato di Adam scomparire dietro il lembo di stoffa scura che gli aveva legato intorno alla testa, sentendosi subito dopo avvolgere dal caldo e maschile profumo che contraddistingueva il ragazzo.

Lo sentì trafficare ancora un po' tra i vestiti, che mano a mano venivano lanciati sul letto vicino a lui, e poi lo sentì avvicinarsi.

Il moro gli chiese di alzare le braccia, così da riuscire a togliergli la maglietta. Tommy non fece in tempo a sentire l'aria fresca sulla pelle che il cantante gli aveva già infilato un indumento evidentemente agganciato davanti. Una camicia? Era probabile, il tessuto fresco lo lasciava presumere, ma non poteva esserne sicuro.

Il moro iniziò ad agganciare i numerosi bottoncini a partire dall'alto, scivolando piano piano verso il basso ventre. Una volta chiuso anche l'ultimo bottone gli annodò un lembo di stoffa al collo e lo invitò ad alzarsi, sorreggendolo per una mano.

Il biondo si tirò su, un po' incerto, sorreggendosi alla mano dell'altro. Si sentì perso quando lo lasciò, in quel buio irreale che ricordava tanto i suoi sogni.

Ben presto però sentì le grandi mani del cantante tornare a posarsi sul suo corpo, all'altezza dei fianchi, per sganciargli i pantaloni.

Tolse velocemente la cintura e iniziò a trafficare con il bottone e la lampo dei jeans, che non volevano collaborare. Un brivido percorse la schiena di Tommy, che s'inarcò impercettibilmente all'indietro quando le dita di Adam per caso sfiorarono il suo inguine.

Per non rischiare di spogliare completamente il biondo, Adam, infilò le mani dentro ai pantaloni, facendoli scorrere più facilmente lungo i fianchi e lungo le cosce. Quella carezza non cercata risultò piacevole per entrambi.

-Appoggiati a me e togli le gambe dai pantaloni- disse Adam, dopo aver abbassato i jeans all'amico fino alle caviglie.

-Guarda che bisogna fare per uscire una sera con Adam Lambert!- sbottò divertito Tommy, mentre si toglieva sgraziatamente la gamba destra dei pantaloni rimasta incastrata alla caviglia.

-Ah, non dirmi che non ti fa piacere! Lo vedo che stai ridendo!- replicò l'altro ridendo con lui.

Quando Tommy riuscì a districarsi dal denim, il cantante lo aiutò a infilarsi i nuovi pantaloni. Al tatto erano freschi e lisci, molto aderenti alle magre gambe del biondo.

Dopo un breve litigio con l'asola del bottone e con la cerniera che chiudeva i pantaloni -che probabilmente Tommy non indossava dall'epoca del liceo- Adam si alzò in piedi e ammirò il risultato. Soddisfatto, gli pizzicò il sedere e gli disse: -ora sei perfetto. Mancano gli stivali, il trucco e la pettinatura. Stai fermo lì che vado a prendere il necessario. E non osare toglierti la benda!-

Tommy obbedì. Non si sarebbe rovinato la sorpresa per niente al mondo.

Sentì Adam tornare e appoggiare un'immensa quantità di roba sulla scrivania, prima di guidarlo a sedersi.

Per precauzione gli coprì i vestiti con un telo che aveva trovato chissà dove, prima di togliergli la sciarpa che gli copriva gli occhi.

Strizzando un po' le palpebre per riabituarsi alla luce, il biondo immerse i suoi occhi nel ghiaccio di quelli di Adam, che si sciolsero nel caldo sguardo nocciola che li aveva catturati.

Assicurandosi con una forcina che il ciuffo biondo non andasse a coprire il viso, iniziò a distendere un velo di fondotinta sulla pelle d'avorio di Tommy.

Continuò con la matita nera e l'ombretto blu.

Sulle labbra mise solo un leggero strato di lucidalabbra, tanto per dare quel tocco di luce artistico che viene sempre bene nelle foto.

Successivamente pettinò e sistemò i capelli, e velocemente infilò gli stivali.

Lo bendò nuovamente -non stretto perché si sarebbe rovinato il trucco- e lo condusse verso lo specchio a figura intera posizionato nell'anta dell'armadio.

-Ammirati, splendore- disse facendogli scivolare via la benda dagli occhi.

Tommy rimase un attimo a bocca aperta, senza parole.

Un paio di pantaloni aderentissimi di pelle gli fasciavano le gambe, senza lasciare nulla all'immaginazione. Riuscivano addirittura a marcare la linea del sedere, di per sé piuttosto piatta.

Sopra, una camicia leggera bianca cadeva morbida, e una sottile cravatta nera completava il tutto.

Ma ciò che più lo aveva sorpreso era il trucco: asimmetrico, pesante ma non soffocante.

Adam era riuscito a riprodurre intorno all'occhio sinistro del chitarrista il tatuaggio che lui aveva impresso sulla pelle del polso destro.

Ci era riuscito in ogni minimo dettaglio, senza tralasciare l'alone blu intorno ai tratti nere né le ombreggiature.

L'altro occhio era truccato in maniera similare, senza però le sinuose linee sotto la palpebra.

Un lavoro impeccabile e meraviglioso.

-Ma…ma…come ci sei riuscito in così poco tempo? E' fantastico! Stupendo!-

-Esperienza, tesoro…trent'anni di pratica non sono pochi! Ho iniziato presto, sai, rubavo i trucchi a mia mamma quando ero piccolo…- cominciò Adam.

-…e li spandevi per tutta casa, cantando e ballando!- completò Tommy, sorridendo. Ormai riuscivano quasi a leggersi nel pensiero.

-Dove vorresti portarmi, vestito così?- chiese Tommy, improvvisamente sospettoso.

-è una sorpresa! Ma lo scoprirai presto, partiamo subito!- rispose il moro, mentre lo trascinava verso l'ingresso, tentando di fargli perdere il contatto visivo con quell'opera che era il suo make-up.

Salirono nella Mustang nera di Adam, e trascorsero un piacevole viaggio tra chiacchiere allegre e musica rigorosamente scelta da Tommy, che aveva il controllo sull'impianto stereo. 

Si fermarono vicino a un locale dall'aria molto costosa e parcheggiarono l'auto sul retro.

Non appena varcarono la soglia, una ragazza fece strada a entrambi verso una porta che divideva il locale frequentato dalla parte dell'edificio riservata ai privé. 

La stanza era semplice: un divanetto per due, un grande stereo, un tavolino apparecchiato come in un ristorante di classe e non mancava ovviamente lo Champagne, tenuto al fresco nel ghiaccio.

-Wow…ma…hai prenotato un privé solo per passare una serata insieme a me? Non importava! E' troppo!- disse emozionato Tommy.

-E questo è per te…- disse Adam, porgendogli un pacco enorme che era appoggiato nell'angolo buio della stanza.

-Ma…perché?- continuò Tommy, più imbarazzato e confuso di prima.

-Per festeggiare l'anniversario del giorno in cui ci siamo conosciuti! Mi è sembrato giusto farti un regalino.- Adam era contento di aver stupito Tommy, perché era difficile che questo accadesse, tanta era la loro sintonia.

Il biondo si lanciò addosso al più grande, che lo accolse tra le sue braccia.

-Vedi di non piangere, sciupi il trucco!- gli disse, accarezzando la chioma dorata.

Un timido sorriso spuntò sul volto di Tommy, il quale si sporse per dare un tenero bacino sulla guancia dell'altro.

Adam sorridente lo spronò a scartare il pacco.

La carta scoprì la più bella custodia per chitarra che avesse mai visto.

Nera, con arabeschi di fiamme blu che partivano dal basso. Sul retro, poi, era disegnata una T rossa in stile gotico intrecciata ad una A nello stesso stile, decorate con dei brillantini che le facevano risaltare dallo sfondo.

-E' bellissima! Grazie mille, ma non dovevi! Io non ti ho comprato niente, non mi ero nemmeno ricordato dell'anniversario!-

-Ma aprila, la custodia! E non ti preoccupare se non mi hai fatto un regalo o se non ti sei ricordato una data, l'importante per me è che tu sia qui con me, adesso.- lo tranquillizzò il moro, più dolcemente possibile.

Tommy aprì curioso la custodia, rimanendo sotto shock.

Era una Fender Stratocaster modificata, con una decorazione identica a quella della custodia.

Saltò al collo di Adam con un urletto, riempiendogli di baci il viso senza smettere di balbettare ringraziamenti.

Il cantante sorresse l'amico, che per l'eccitazione sbandava e incespicava.

Anche se aveva già una collezione più che ampia di chitarre, alcune anche di quel modello, riceverne una di quella bellezza in regalo era sempre un'emozione grandissima. Se poi il regalo era da parte di Adam, l'emozione valeva al quadrato, se non al cubo.
 

Trascorsero una serata piacevole, scherzando sui due tour che avevano portato a termine con successo e sul nuovo album in progetto, gustando i cibi prelibati che aveva ordinato Adam.

Per rallegrare l'atmosfera avevano acceso lo stereo, e Tommy aveva insistito perché ascoltassero Trespassing.

Il tempo passò veloce, e alle una e mezza i due convennero di tornare a casa.

-Beh, allora ci vediamo, Tommy- disse Adam sporgendosi dal finestrino dell'auto per salutare il biondo che si avvicinava al portone di casa.

-Non sali nemmeno dieci minuti?- chiese Tommy di rimando -è tardi, sei sicuro di farcela a guidare? Non è meglio che tu salga a prendere un caffè?-

-Non ti preoccupare, sono sveglio! Ce la posso fare.- rispose Adam, soffocando uno sbadiglio.

-Mh, non sei convincente caro mio! Parcheggia e vieni su, stanotte stai a dormire da me!- affermò Tommy con un sorriso.

Adam, preoccupato, chiese: -Sei sicuro che non darò noia?-

-Noia? Stai scherzando, spero! Smettila di farneticare e sbrigati a chiudere la macchina, che sta iniziando a fare fresco qua fuori.- 

Arrivati in casa si prepararono per andare a letto, e dopo essersi struccati si spogliarono degli scomodi indumenti che avevano indossato quella sera.

Tommy indossò un paio di pantaloni di tuta azzurri con dei teschi e una maglietta nera, e porse a Adam una maglietta che gli aveva prestato tempo addietro (e che si era sempre dimenticato di rendergli).

-Non penso di avere pantaloni della tua taglia…però possiamo provvedere in qualche modo…fammi pensare...- asserì il biondo, pensieroso.

-Ma non mi servono mica i pantaloni! Non sono freddoloso, e poi ci sono sempre le coperte.- iniziò il moro -E ci sei tu.-

A quell'affermazione, gli sguardi maliziosi dei due s'incontrarono e un ghigno divertito sorse sulle labbra di entrambi.

-Io sto dalla parte della finestra!- dichiarò Adam, passando dietro al biondo e mollandogli una pacca sulle natiche, prima di buttarsi a peso morto sul letto.

-Eh no, caro mio, dalla parte della finestra ci sto io!- replicò Tommy, lanciandosi sul moro nel tentativo di spostarlo.

-Ti sembra il modo di trattare gli ospiti?- disse ridendo -Comunque fai pure, dubito che riuscirai a farmi spostare di qui!- 

Tommy si sistemò meglio a cavalcioni sulle gambe del moro e sorrise.

Un sorriso enigmatico e sensuale, che combinato con quello sguardo penetrante lasciò Adam un attimo senza fiato.

Sentì la lingua di Tommy lambire il suo collo in una leccata lasciva, dal basso verso l'alto, e si lasciò sfuggire un gemito roco.

-Non mi resisterai per molto, credimi- soffiò il biondo al suo orecchio, iniziando a mordicchiare il lembo di pelle subito sotto il lobo.

Il cantante sentiva su di sé la presenza calda e lussuriosa dell'amico, che pretendeva di essere considerata, ammirata, viziata.

Il biondo continuava a indugiare con le mani sul petto e sul ventre di Adam, mentre in questi proseguiva il lento e inesorabile percorso verso l'abbandono di ogni ragionamento coerente, accompagnato dal sensuale gioco che la bocca del chitarrista stava conducendo sulla pelle del suo viso.

Bramava la sua bocca più di ogni altra cosa, voleva sentire il sapore del biondo mischiarsi con il suo. Agognava di accarezzare il suo palato e mordere le sue morbide labbra, ma quello fuggiva il contatto, e aggirava con perizia la sua bocca ormai umida e socchiusa dal desiderio.

Quando le dita del biondo arrivarono a stuzzicare prima i capezzoli e poi il rigonfiamento stretto sotto la stoffa degli slip, il cantante non resistette e rinchiuse Tommy in un abbraccio potente, ribaltando le loro posizioni e andando a catturare le sue labbra.

Quando sentì che il biondo rispondeva con la stessa passione ai suoi tocchi, liberò il suo piccolo corpo dalla stretta possessiva con cui lo aveva imprigionato sotto di sé, iniziando ad accarezzare quella pelle serica.

Mentre continuava ad assaporare il forte sapore di Adam, Tommy distese le labbra in un sorriso diabolico e, approfittando della libertà di movimento appena ritrovata e della distrazione di Adam (che era perso nel sapore della sua bocca e nell'odore della sua pelle), svicolò di lato e si prese il posto vicino alla finestra.

Adam rimase per un attimo interdetto da quel suo repentino allontanamento, ma poi, quando lo vide sorridere trionfale mentre affondava la testa nel cuscino e si sistemava meglio sotto le coperte, capì tutto, gli si avvicinò e lo abbracciò.

-Non capirò mai i piani malefici che frullano in questa testolina bionda- disse, spettinandolo -ma se è questo il prezzo da pagare, ben vengano!- continuò ridendo.

-I miei piani funzionano sempre, Lambert, al contrario dei tuoi!- disse divertito il chitarrista, avvicinandosi ulteriormente al moro e intrecciando le gambe con le sue.

Adam accarezzò dal basso il profilo del corpo del biondo, e quando arrivò al mento lo tirò su con due dita per poter sprofondare nei pozzi infiniti che erano gli occhi dell'amico.

-Buonanotte, cucciolo- disse Adam. Come risposta Tommy posò sulle labbra del moro un bacio dolce, che nessuno dei due esitò ad approfondire.

Erano belli, abbracciati nel letto e legati in quel tenero intrico, belli come non lo erano mai stati.

Tommy si addormentò dopo le coccole nell'abbraccio protettivo in cui Adam lo stringeva, con la mano destra intrecciata alla sua.

Adam respirava piano sul collo del compagno, come se avesse paura di poter turbare il suo sonno semplicemente respirando troppo rumorosamente.

Lo guardò dormire, cercando ogni minimo movimento che potesse tradire un sonno inquieto, finché anche lui scivolò nel caldo abbraccio di Morfeo.

 

Buio.

Tommy aveva già il fiato grosso, sapeva quello che lo aspettava, sapeva che non ce l'avrebbe fatta, nonostante la tremula speranza rappresentata dalla piccola fiammella di luce in lontananza

Silenzio.

Inquietante, opprimeva il corpo e la mente del ragazzo, che non riusciva a sfogare il suo terrore nelle grida e nelle imprecazioni che avrebbe voluto lanciare.

Passi, in lontananza.

Paura.

Iniziò a correre, ma le gambe non lo sostenevano.

Cadde.

Gli occhi bruciavano. Non voleva morire. Non adesso.

I rumori si facevano sempre più vicini, lenti quanto bastava per ucciderlo di paura.

Tentò di alzarsi.

Era riuscito a tirarsi su a quattro zampe, e poi, con un enorme sforzo, in ginocchio, ma le sue gambe non volevano saperne di funzionare.

Non sarebbe mai riuscito a reggersi in piedi, figuriamoci a scappare.

Ogni barlume di speranza lasciò Tommy, quando, nel tentativo estremo di alzarsi in piedi, si sentì cadere in avanti.

Sarebbe caduto sul liscio linoleum nero, e sarebbe morto lì, in pochi secondi.
 

Ma così non fu.
 

Sentì un corpo caldo e forte che lo sorreggeva e lo rassicurava.
 

Chi era?
 

Lo sconosciuto lo tirò su, afferrandolo per una mano.

Vedendo che non si reggeva in piedi, si fece passare un braccio intorno al collo e con agilità lo prese in collo, come si prende un bimbo.
 

Nell'oscurità, Tommy vide un bagliore.
 

Gli occhi blu del suo salvatore per un attimo splendettero di luce.

E in quel momento, lo riconobbe.
 

Adam.
 

Non c'era più quel buio opprimente e quel silenzio innaturale. 

Non c'era più nessun mostro che avrebbe osato inseguirlo.
 

Perché adesso era insieme a lui.
 

Adam.
 

La sua stella più preziosa.
 

Adam.
 

La sua luce, quando ogni altra si è spenta.

 

Epilogo

Quella mattina Tommy si svegliò tranquillo a causa della luce del sole che passava attraverso le tende semichiuse. Ancora appoggiava la schiena al petto di Adam che stringeva dolcemente la sua mano.

Un sorriso si aprì sul suo volto.


Non avrebbe mai più avuto paura.

Non avrebbe mai più passato notti in preda agli incubi.
 

Mai, finché avrebbe avuto la sicurezza di potersi svegliare consapevole di avere a fianco a sé la rassicurante presenza di Adam.

Mai, perché Adam era la sua stella, la sua luce, la sua speranza.



Note dell'autrice:

 

Innanzitutto ringrazio tutti voi che avete letto questa storiella e tutti coloro che avranno la forza di recensire.

Penso di dovere delle spiegazioni per il titolo, perché così scritto probabilmente non ha senso per la maggior parte di voi.

Eärendil è il termine elfico per 'amante del mare', e questo palesemente non c'entra assolutamente niente con il contenuto della storia, ma altri sono i motivi per i quali ho deciso di intitolarla così. 

Eärendil è il nome elfico del pianeta Venere: la stella più luminosa che possiamo vedere nel cielo durante il tramonto, e il pianeta che domina la sensualità e l'amore (caratteristiche che trovo particolarmente adatte a descrivere Adam :P).

Eärendil rappresenta inoltre la luce che Galadriel dona a Frodo ne "Il Signore Degli Anelli" recitando le parole da cui ho tratto ispirazione: "E a te, Frodo Baggins, io dono la luce di Eärendil: possa essere per te una luce in luoghi oscuri quando ogni altra si spegne".

Gil-Estel significa alla lettera 'stella della speranza', e fornisce, secondo me, completezza al nome.

L'espressione "Eärendil, Gil-Estel" può quindi essere tradotta con "Venere, stella della speranza".

Mi piaceva l'idea di utilizzare un'espressione elfica per descrivere cosa rappresentasse Adam per Tommy in questa piccola storia, e questa mi pareva particolarmente appropriata in ogni sfumatura, ma potrebbe non essere stata un'idea felice XD

Ogni critica è ben accetta, non vi preoccupate di "censurare" ciò che pensate, sono contenta che vi esprimiate sia in positivo che in negativo senza farvi troppi problemi.
Se pubblico una cosa su internet, ne accetto le conseguenze, buone o cattive che siano.

 

 

Grazie mille nuovamente,

Anor

   
 
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