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Autore: hello_tw    05/02/2012    0 recensioni
"Quella era la porta al mondo dei sogni, dove tutta la limitatezza del reale perde consistenza; la perfezione dell’insostanziale era racchiusa lì dentro. Ed era ad un passo da tutto quello.
Bastava volerlo."
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The dream comes true

 

 
La ragazzina dallo sguardo magnetico che stava davanti all’entrata del tendone invitava i pochi passanti che avevano scelto di uscire quella notte ad addentrarsi in quel mondo di meraviglie che doveva nascondersi alle sue spalle.

Marilou aveva visto uno spettacolo circense solamente una volta, da bambina. Ne era rimasta affascinata, e si lasciò tentare dal rivivere quell’esperienza. Perciò, incuriosita, decise di dar retta all’invito della ragazzina ed oltrepassò, senza essere seguita da nessuno, l’entrata al tendone.

Niente di tutto quello che immaginava vi era all’interno. Non c’erano animali, non c’erano acrobati sospesi a mezz’aria su traballanti funicelle. Non c’era gente che si affannava a trovare il posto migliore. Niente di tutto ciò.

Solo un albero, che se ne stava solitario e protagonista al centro dello spiazzo di terra.

Marilou si avvicinò cauta a quell’albero al centro del grande tendone.

Le mani le tremavano, come se non sapesse in che direzione puntasse il suo desiderio. Tutto la attirava di quell’albero posto lì in mezzo. Le forme graziose e le piccole callosità del tronco, il suo slanciarsi verso l’alto, protendente al piccolo foro aggettante verso l’oscurità della notte.

I guanti che le proteggevano le mani vennero presto sfilati e la sua pelle entrò in contatto con la corteccia. Seta su velluto. Mentre i suoi occhi verdi e grandi riflettevano la luce scintillante delle foglie, ecco trovata la chiave. Lo sfavillio della neve che cadeva dall’apertura dalla sommità del tendone e l’impercettibile rumore dei fiocchi che si posavano sulle foglie verdi creavano un tripudio di splendore che mai era stato visto al mondo.

Quella era la porta al mondo dei sogni, dove tutta la limitatezza del reale perde consistenza; la perfezione dell’insostanziale era racchiusa lì dentro. Ed era ad un passo da tutto quello.

Bastava volerlo.

Estate e inverno unite in un tripudio di magia, per l’eternità. Da quel momento sarebbe stato possibile.

Bastava volerlo.

Marilou aprì la mente e il cuore, lasciandosi avvolgere in un abbraccio da quei rami frondosi.

 

 

Vent’anni non erano poi tanti. Alla sua età le altre ragazze erano già sposate, avevano un marito e dei figli da allevare. Una tipologia di vita troppo banale per lei. Le sue doti non le permettevano di essere una ragazza normale, come tante altre.

Lei sapeva osservare. La sua mente era in grado di dirottare la realtà che il suo sguardo riusciva a catturare. Un’analisi nei minimi dettagli di ciò che accadeva e ogni cosa, in un istante, poteva cambiare. Non aveva mai capito da dove derivasse quella sua strana capacità. “Probabilmente da qualcuno nato prima di me” era solita ripetere a se stessa. Una spiegazione plausibile dunque; poteva trattarsi di una cosa genetica; sua madre, magari, le aveva inconsapevolmente fatto dono di ciò. Oppure la nonna Josephine, che tanto amava perdersi nelle sue fantasie, da adattarvi persino la vita reale.

Mentre pensava a quello, Marilou camminava sola in un giardino ghiacciato. Lei, che aveva sempre vissuto in un posto caldo e assolato, dove la gran parte della gente non smetteva mai di avere il sorriso. Marilou, però, era alla ricerca di qualcosa che solo la neve e il ghiaccio potevano donarle. Voleva trovare il bene più prezioso, o per lo meno capire se ciò che stava capitando nella sua vita lo fosse davvero.

Hedley era piombato nella sua vita qualche mese addietro, forse da quasi un anno.. quel ragazzo, poco più grande di lei, l’aveva impressionata: aveva rifiutato la sua famiglia per seguire le proprie aspirazioni. Voleva diventare un musicista, voleva liberarsi dell’opprimente silenzio che permeava la vita di suo fratello, che non avrebbe mai potuto sentire la musica. E in quel negozio di flauti e altri strumenti, Marilou l’aveva visto entrare. Lei costruiva quegli strumenti; dalle sue mani nasceva ciò che Hedley tramutava poi in suono. Ed era così bravo, che la realtà non aveva bisogno di essere cambiata secondo Marilou. Amava osservarlo mentre riempiva quella piccola bottega di quei suoni che solleticavano la sua fantasia; ma soprattutto amava osservare lui. Lui che, mentre provava la validità degli strumenti con quelle sue dita affusolate, le rivolgeva di tanto in tanto uno sguardo accompagnato da un dolce sorriso. Lui, che ormai era diventato il suo assistente nel lavoro, e che era accanto a lei da mattina a sera. Lui che, nonostante la differenza d’età non fosse che di un paio d’anni, la guardava con occhi diversi da quelli che Marilou desiderava.

Ma in quel momento si trovava nel giardino ghiacciato. La sua vita era trascorsa senza amore, senza una vera famiglia in grado di sostenerla. La sua vita se l’era costruita da sola, ma sentiva il bisogno di condividerla con qualcuno che le stesse accanto.

L’affetto e la stima che provava nei confronti di Hedley si era tramutata in qualcosa di più forte, ma lui sembrava non capire. Certo, lei poteva fare in modo di ribaltare le emozioni del ragazzo, poteva far sì che anche lui provasse gli stessi sentimenti che lei sentiva nascere dentro di sé. Ma sapeva che non sarebbe stato giusto, prima che per Hedley, per lei stessa.

Gli voleva bene, e per questo non voleva privarlo della sua libertà. Doveva essere lui a decidere che cosa fare, che cosa provare. E se fosse stata lei ad indurlo, Marilou stessa ne sarebbe rimasta delusa. Sarebbe stato come se ad amarla fosse uno specchio, nel quale non vi era riflesso altro se non l’immagine di se stessa.

Ma il fatto che non volesse forzare i sentimenti di quel ragazzo atipico e dai grandi e gentili occhi blu, non le impediva di immaginare come sarebbe potuta andare.

Tuttavia l’immaginazione centrava ben poco in quello che le stava accadendo.

I suoi piedi producevano impronte reali e tangibili sul soffice manto di neve che ricopriva l’erba del giardino.

Il cappotto marrone scuro contrastava con il candore della neve che la circondava.

Il freddo pungente di quel giardino la costrinse a chiudere maggiormente le sommità del giaccone, seppure non vi fosse vento. Il ghiaccio filtrava la luce riflettendola in mille arcobaleni microscopici dall’effetto scintillante.

Continuò a camminare tra l’erba bianca e gli alberi attorniati da cespugli. Uno stretto sentiero conduceva in un luogo sconosciuto, ma Marilou riusciva ad intravedere un bagliore. A mano a mano che procedeva la luce da fioca che era si faceva sempre più intensa.

Ma il sentiero diveniva sempre più stretto; i rami si intrecciavano in un fitto e basso groviglio, rendendo sempre più difficile alla ragazza continuare il cammino.

Marilou non si scoraggiò, e con le mani cominciò a spostare quelle fredde ramaglie che ostacolavano il suo cammino.

La luce entrò prepotente nel suo sguardo, e Marilou non sapeva trovare la forza per opporsi a quel dolce richiamo. Sentiva provenire del calore verso di lei, una fiamma sempre più ardente. Era come se l’energia che sentiva bruciasse dentro di lei.

Le mani non le facevano più male, stava ormai combattendo contro un muro impenetrabile di rami, che non lasciava spazio al passaggio.

Non si lasciò scoraggiare. Continuò ancora, e ancora, e ancora a togliere di mezzo i rami secchi e ghiacciati. Alla fine il sentiero si era ridotto ad una piccola striscia di terra battuta coperta di neve e il groviglio si limitava ad estendersi a metà dell’altezza di un comune essere umano.

Ma il passaggio c’era. Marilou si piegò e, fattasi piccola, passò attraverso l’apertura, e tutto prese colore.

La neve del suo passato, la mestizia della sua vita era sparita, si era completamente sciolta, e il giardino aveva ripreso in quel punto le sue naturali sembianze rigogliose.

Una nuova primavera era cominciata.

Dopo la morte dei suoi genitori, avvenuta quando lei era solo una bambina, Marilou si era sentita più sola che mai. La cattiveria degli altri bambini nell’isolarla e nel farla sentire diversa per quel suo dono aveva raggiunto livelli quasi esasperanti. Poi, crescendo, aveva imparato a convivere con quel senso di solitudine che impregnava le sue giornate, nonostante la compagnia del bottegaio che l’aveva accolta come una figlia e dal quale aveva imparato tutto quello che sapeva.

Il calore del sole si infrangeva sulla sua candida pelle, e i raggi le penetrarono fino dentro alle ossa, costringendola a togliere il cappotto. Il verde e mille altri colori davano vita a quel posto meraviglioso, ma il sentiero sul quale ancora di trovava non era terminato. Proseguiva tra gli alberi.

Si mise in cammino. Dopo pochi passi, abbandonò anche le scarpe e tolse le pesanti calze invernali, beandosi della morbidezza del manto erboso, così soffice sotto i suoi piedi. Era un luogo davvero paradisiaco, un vero locus amoenus. Chiuse gli occhi e si appoggiò ad un tronco, inspirando il dolce profumo dei fiori che la circondavano.

Ma, stranamente, non vi erano cinguettii di uccelli né altro tipo di verso animale; le cicale e gli insetti sembravano essere stati inghiottiti dal nulla.

Aguzzò l’orecchio, e l’unica cose che riuscì a sentire fu una melodia. La sua melodia, quella che lui le aveva dedicato, quella che le suonava sempre prima di tornare a casa alla sera. 

“ Marilou…”. Una voce proveniva da dietro di lei, e di scatto riaprì gli occhi.

Si girò, ma il tronco massiccio al quale si era appoggiata ostacolava la sua vista.

La musica riprese più intensa e forte alle sue spalle. Con un balzo si alzò, e girò attorno al grande tronco.

Quando lo vide, il suo cuore rise di gioia.

Hedley era sdraiato ai piedi dello stesso albero, con le braccia incrociate dietro il capo, rilassato.

“ Ce ne hai messo di tempo per trovarmi ”

“ Ma io..io non ti ho trovato ” ammise la ragazza.

Hedley si alzò e le si fece vicino. “Hai ragione, ero solo io ad aspettarti”

“ Sembra di essere a casa, senti il calore del sole sulla pelle? ” disse Marilou levandosi il giacchino di lana.

Hedley abbassò lo sguardo su di lei, le guance rosate incorniciavano di luce il suo volto.

È davvero bellissima… pensò il ragazzo. Marilou alzò verso di lui i grandi occhioni verdi come l’acqua di una lago di montagna. Lui si specchiò con il suo oceano azzurro in quello sguardo.

C’era intesa, c’era affetto, c’era amore in quello scambio di anime. Un amore sincero, puro. E soprattutto, spontaneo, deciso da nessuno, ma nato così.

“ Io sono a casa. Se tu sei con me ” le disse il ragazzo. Quel sole che li illuminava era alimentato dal loro sentimento, che entrambi ebbero il coraggio di esprimere solo con un sincero sorriso.

Il ghiaccio di una vita passata era stato sciolto, se n’era andato in tante goccioline d’acqua disperse chissà dove.

Le loro mani si strinsero in una presa sicura, suggellando l’unione.

 

 

“ Ehi, tu, ti devi svegliare. Il circo sta chiudendo. Devi andartene, subito! ”

La ragazzina che l’aveva fatta entrare le scuoteva le spalle, mentre Marilou muoveva i muscoli intorpiditi dalla dormita. Il tronco del grazioso albero era ancora alle sue spalle,a sorreggerle la schiena.

“ Perché dovrei andarmene? ” chiese con voce rotta dal sonno.

“ Non hai letto il cartello quando sei entrata? Apre al crepuscolo. Chiude all’alba ” le ricordò quella strana bimbetta.

Marilou si costrinse perciò ad alzarsi e si avviò verso l’uscita della grande tenda. Ma non poté fare a meno di sbirciare alle proprie spalle, e la ragazzina che l’aveva svegliata poco prima era impegnata a fissare intensamente l’albero che si riduceva sempre più, fino a quando scomparve dietro alla sua minuta persona.

Marilou finalmente uscì da quello strano tendone. Il sole si stava alzando nel cielo. La brezza faceva agitare debolmente le bandierine sulla sommità della tenda, e queste tendevano tutte verso la scritta sovrastante l’entrata, che la sera prima Marilou non aveva notato.

Le Cirque des Rêves.

“ Mari! Marilou! ” si sentì chiamare dalla piazza antistante.

Non appena incrociò il suo sguardo, ebbe la certezza che qualcosa stava per cambiare. E non l’aveva deciso solo lei.

Hedley le sorrideva, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.

La tenda alle sue spalle era misteriosamente sparita, e con essa la ragazzina e l’albero dei sogni.

Ma, di certo, il suo sogno non se n’era andato con essi.

  
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