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Autore: Dils    06/02/2012    1 recensioni
Non aveva mai creduto alle favole. Non davvero, per lo meno.
Era un qualcosa a cui si credeva a sei anni e che col tempo si iniziava a vedere come vano, inafferrabile, non reale.
Non che non sognasse di viverla, una favola. Semplicemente il mondo intorno a lei le aveva insegnato a non crederci troppo.
Quando si svegliò quindi, quella mattina, pensò di aver sognato tutto. Come ogni altra persona avrebbe fatto.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My love’s like a star, you can’t always see me but you know that I’m always there

My love’s like a star, you can’t always see me but you know that I’m always there.

 

Alla Franci, che rimarrà per sempre

la migliore amica che una ragazza possa desiderare

(nonostante abbia lasciato da tempo la testa all’Isola che non c’è!).

 

 

 

Non aveva mai creduto alle favole. Non davvero, per lo meno.

Era un qualcosa a cui si credeva a sei anni e che col tempo si iniziava a vedere come vano, inafferrabile, non reale.

Non che non sognasse di viverla, una favola. Semplicemente il mondo intorno a lei le aveva insegnato a non crederci troppo.

Quando si svegliò quindi, quella mattina, pensò di aver sognato tutto. Come ogni altra persona avrebbe fatto.

Eppure, quella mattina, c’era un qualcosa, in quel sogno, che lo rendeva così reale.

Era stupido, lo sapeva bene, eppure, per un secondo, proprio in quel momento giusto prima di aprire gli occhi, le parve di sentire l’odore di quel ragazzino – quell’odore inconfondibile di bosco, di selvaggio, di natura.

Quando aveva aperto gli occhi, dunque, e aveva messo a fuoco la sua stanza, era rimasta un po’ delusa, con l’amaro in bocca.

Talmente delusa che si sarebbe volentieri messa a piangere battendo i piedi… e proprio in quel momento ebbe la sensazione di essere cresciuta tutta d’un botto e sentiva, improvvisamente, tutto il peso dei suoi diciassette anni, era decisamente ormai troppi per mettersi a piangere per un ragazzo che non esisteva affatto.

 

I giorni che susseguirono sembravano non passare mai. E lei si ritrovò a passare più tempo di quanto le fosse concesso sulle nuvole, in un mondo diverso da quello in cui era costretta a vivere.

Peter Pan, nei suoi sogni, era molto diverso da come se lo era sempre immaginata: era estremamente più complesso, complicato e  interessante di quanto avrebbe mai detto.

Non era semplice da decifrare e sicuramente provava emozioni molto più forti e travolgenti di quelle di un bambino, anche se spesso non sapeva come decifrarle e finiva per confondere euforia per felicità e un semplice battibecco poteva farlo scattare come le più grandi tra le battaglie.

Nei suoi sogni, poi, si era ritrovata davanti un Peter inaspettatamente dolce, capace di arrossire, di farla sentire bene anche solo con uno sguardo e di sfiorarla in un modo che mai si sarebbe sognata.

Peter Pan era, a tutti gli effetti, un uomo con le sembianze di un ragazzino.

Sapeva, però, che se gliel’avesse detto, probabilmente, nei suoi sogni, sarebbe scoppiato a ridere di gusto.

 

Ma Peter Pan non era reale e lei non poteva dirgli un bel niente.

Non è vero?

 

Fu in una fredda notte di Gennaio che quel sogno di fece più reale che mai.

Nel sogno Peter aveva bussato alla sua finestra, come aveva fatto mille altre volte, e lei come l’aveva aperta, come se niente fosse, come se fosse normale far entrare all’una di notte nella propria camera un ragazzino volante.

Era splendente, anche più del solito.

Aveva un sorriso luminoso stampato in viso, le mani sorprendentemente pulite e i vestiti in ordine – be’, rispetto al solito.

Si era avvicinato a lei, prendendole una mano con spontaneità.

«Voglio provare a fare una cosa…», aveva detto con quel suo tono vagamente infantile e sicuro di sé.

 

Lei aveva annuito, come a dire “puoi fare tutto ciò che vuoi”.

Si era avvicinato ancora un po’ e poi, con gentilezza, e anche un po’ di timore, la baciò.

Fu un bacio casto, con poca esigenza.

Eppure uno dei migliore che avesse mai ricevuto – non che aveva tutta questa grande esperienza, ma comunque…

 

«Vieni via con me».

 

Non c’era di specificare il dove o il perché: non le importava.

Annuì, ipnotizzata da quei suoi occhi in cui si specchiavano le stelle.

 

Il sogno finì, e lei non si svegliò mai più.

 

 

 

 

Ok, ehm… Non ho idea da dove sia uscita questa cosa.

Non ha senso, ne sono pianamente consapevole. E’ che la mia migliore amica si è letta il libro e se n’è follemente innamorata così mi ha praticamente pregata di scrivere qualcosa su di lei e Peter. E ne è uscito questo.

Non sapevo che fare, visto che ovviamente lei è più grande di Peter e non può essere scambiata con una sottospecie di Wendy (?), quindi ho optato per un qualcosa sospeso tra il sogno e la realtà.

Niente, spero solo che abbia un qualche tipo di senso, per voi, visto che per qualche astruso motivo a lei è piaciuta tanto.

Baci, Dils.

  
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