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Autore: Phoenixstein    06/02/2012    3 recensioni
Fece scattare la fiamma dell’accendino con un rumore secco, e i suoi occhi la fissarono come ipnotizzati dalla bellezza del fuoco, di quella scaglia di luce tremula e calda, l’opposto del mondo in cui lui stesso era intrappolato.
–Ma sei stanco di dover fingere. Chi non lo sarebbe?
[DARK!ADAM/LIGHT!ADAM]
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hm, okay, questa fic è totalmente folle O_o
Diciamo che l'ispirazione me l'ha data chiaramente il sorprendente video di "Better Than I Know Myself".
Non necessita spiegazioni anche se c'è un briciolo di non-sense.
Abbiate rispetto della mia mente perversa, grazie! LOL













-Tu mi vuoi,


raggio di sole.




Faceva rumore, dark!Adam. Un baccano infernale perfino di notte, quando i fantasmi che gli davano il tormento in quel suo cervello deviato lo coglievano mentre era sotto le coperte.

Light!Adam lo guardava spesso con infinita compassione, ma soprattutto quel suo comportamento gli metteva paura, perché non solo sentiva tutto, era anche costretto a vedere quello che succedeva al di là della vetrina. Non ci provava più a nascondere l’universo parallelo con un telo, perché l’ultima volta che l’aveva fatto, dark!Adam si era talmente infuriato che le sue urla lo aveva frustato con potenza e ferocia disumane. No, light!Adam non aveva alcun diritto di voltare le spalle al suo infimo alter ego, avrebbe dovuto saperlo. Continuava a temerlo perché era senz’altro un tipo imprevedibile e bastavano le bestemmie, gli attacchi d’ira e i cocci di bottiglie sul pavimento all’ordine del giorno per dimostrarlo… Era viscido, senza regole, sboccato, irritabile, capriccioso, con il brutto vizio di giocare con il fuoco -nel vero senso della parola-.


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Eppure light!Adam ne era affascinato.

Quella era la persona più mostruosa che avesse mai conosciuto ma era comunque innegabilmente e strettamente legato a lui. Stesso corpo, stesso nome, uguali e diversi al tempo stesso. Era quel profondo divario che intercorreva fra loro ad attirarlo a lui, anche se light!Adam capiva che non era una buona cosa e che non avrebbe mai dovuto ammetterlo neppure a se stesso. Continuava con la sua vita tranquilla cercando di ignorare il richiamo ancestrale che lo spingeva contro quella vetrina. Componeva qualcosa, teneva pulita la casa, ballava accanto al divano, usciva con gli amici… ma quando tornava, dark!Adam era sempre lì a fissarlo oltre il vetro come se lo stesse aspettando con preoccupazione, con gli occhi di fiamma capaci di spogliarlo completamente, fino in fondo all’anima.

–Hai paura di me?

–No.

–Non ci credo. Avvicinati. È da molto che non lo fai…

Dark!Adam aveva le sembianze di un demone a riposo, tranquillo ma pur sempre pericoloso, suadente. Light!Adam non poteva lasciarsi andare, non voleva che l’altro si accorgesse che il suo sangue era rimescolato alla pura e gelida paura, e ad una incontenibile e sbagliatissima attrazione. Il suo cuore faceva brutti scherzi, batteva troppo forte, troppo. Forse si sentiva anche dall’esterno? Light!Adam rimase immobile, guardando l’altro da lontano senza batter ciglio.

–Codardo. Come puoi aver paura di te stesso?

–Tu non sei me, io non sono te.

Light!Adam era cosciente di mentire. Ma lui non mentiva mai, lui non era dark!Adam abituato a usare la lingua come un serpente letale, lui diceva la verità, sempre. Evidentemente qualcosa in lui stava cambiando, o appassendo, o fiorendo. Chi poteva dirlo?

–Sento come trema la tua voce… Non sei capace di mentire, raggio di sole. Avvicinati.

Fu un comando di miele al veleno, suonava sublime e mortale insieme. E lui non doveva obbedire.

–Tu mi vuoi, raggio di sole.

Light!Adam si sentì colto in flagrante e cominciò a sudare freddo balbettando qualcosa a caso.

–Stai zitto, sei fastidioso!

–Non stai dicendo che non è vero, o sbaglio?

Mi vuoi? Possiamo farlo, possiamo rompere il vetro che ci separa.

Lo so cosa ti piace, conosco i modi per farti assaporare l’estasi.

Siamo una cosa sola, non devi rinnegarmi.

–Stai fermo lì. Io sono diverso da te…

–Questo lo so. –sibilò dark!Adam.

Fece scattare la fiamma dell’accendino con un rumore secco, e i suoi occhi la fissarono come ipnotizzati dalla bellezza del fuoco, di quella scaglia di luce tremula e calda, l’opposto del mondo in cui lui stesso era intrappolato.

–Ma sei stanco di dover fingere. Chi non lo sarebbe?

–Non sto fingendo nulla. Chiudi la bocca.

–Perché pensi che sia sbagliato? Avvicinati, ti prego.

Light!Adam non riusciva a credere alle proprie orecchie. Un accenno di gentilezza in quell’essere nauseabondo? Che novità era quella? Forse… avvicinarsi non era poi una cattiva idea. Ma nell’istante in cui mosse un passo verso l’altro che l’attendeva con le mani premute contro la vetrina, light!Adam si irrigidì di nuovo.

–Che cosa vuoi?

–Quello che vuoi tu. Con la semplice differenza che io lo ammetto.

Light!Adam avvertì un improvviso brivido di freddo che lo costrinse a stringersi nelle spalle.

–Qualsiasi cosa tu creda… bè, sei in errore!

–Non prendermi in giro. Non ne sei proprio capace.

Non pensi che sarebbe la sensazione più bella della tua vita?

Ricongiungerti a me? Infuocarti al mio tocco?

–Ma perché? Scopati uno dei tuoi amichetti là dentro!

Io ho la mia vita e non ho bisogno di te!

Light!Adam si rese conto di quanto false e insicure suonassero le proprie parole solo quando ormai avevano oltrepassato il vetro. Dark!Adam piegò le labbra in un sorriso seducente, sbilenco e dannato sotto una maschera di innocenza. Era convinto, sfacciato, quel faccino spaurito e innocente lo arrapava come nessuno di quegli scarti di bordello che s’era sempre portato a letto aveva mai fatto. Sì, dark!Adam aveva l’intenzione di colpire il suo “gemello” come un pugnale che trapassa il cuore senza pietà alcuna, ed era sicuro che con quel ghigno ci sarebbe riuscito. Non appena alzò gli occhi dorati e gelidi per incagliarli in quelli azzurri dell’altro, gli lesse in volto la debolezza che si stava impossessando di lui.

Light!Adam, spinto da una forza fuori dalla sua volontà, tornò a muovere qualche passo, completamente soggiogato dalla bellezza di quel demone tentatore. Eppure la paura lo stava letteralmente sviscerando e lo obbligava a fermarsi di tanto in tanto con la voglia impellente di scappare via, via da quella casa e per sempre.

Dark!Adam si leccò le labbra, gli fece un cenno con le dita, invitandolo a continuare, ma non bastava. Light!Adam era rimasto pietrificato oltre il divano. Hm. Seccante.

–Stupida frigida! Vieni qui!

Il ringhio di dark!Adam era incattivito, crudele, senza traccia di affetto, eppure fu quello a far soccombere definitivamente l’altro. Light!Adam scattò in avanti per frenarsi solo quando fu del tutto attaccato alla vetrina, strusciandovisi lascivamente contro, lasciate affogare tutte le ritrosie in un mare di desiderio represso. Si morse le labbra a sangue mentre scivolava in ginocchio, umiliato, in lacrime, con lo sguardo trionfante dell’altro a rodergli la coscienza.

Dark!Adam girò in tondo due volte con una risata malvagia e soddisfatta, prima di scagliare un calcio alla vetrina, nell’angolo. Ci fu un rumore spaventoso, quasi un urlo stridulo e addolorato che assordò entrambi, come se non fosse stato un semplice vetro a frantumarsi, ma una vita cosciente. E poi la polvere. Il vetro divenne polvere inconsistente, un passaggio squarciato fra due mondi.

Se c’era una cosa che dark!Adam adorava, quella era infierire e, sprezzante, si tastò il pacco già gonfio sotto il naso dell’altro.

–Occorreva che t’insultassi per farti ammettere che vuoi QUESTO?

Light!Adam alzò la testa verso di lui, sperando di trovare qualcosa di simile a un sentimento, un sentimento umano, intimo, dolce. Ma era stato solo un illuso. In quelle scintille d’oro e fiamma c’erano solamente brezze di violenza, cupidigia, egoismo.

Si alzò in piedi e, nonostante avessero davvero la stessa altezza, light!Adam si sentì piccolo, inerme, indifeso, nei guai fino al collo ed… eccitato.

Dark!Adam non fece complimenti. Lo afferrò per la maglietta, trascinandolo dalla sua parte maledetta di universo per poi gettarlo senza riguardi contro la parete.

–Ovviamente si sta alle MIE regole.

Ridacchiò con tranquilla cattiveria, stringendo con forza fra le mani il viso angelico dell’altro per tenerlo fermo mentre gli leccava via le lacrime. Non che ce ne fosse stato bisogno: light!Adam sarebbe rimasto al suo posto comunque, in religioso silenzio, perché era una bestia da macello la cui carne fremeva per essere percossa.

Le gambe si agitavano senza ritegno, muovendosi quasi a scatti, i talloni urtavano contro il battiscopa, il bacino che si spingeva contro quello dell’altro, pronto ad accoglierlo, a farsi massacrare di piacere. Non sapeva cosa sarebbe accaduto quando tutto sarebbe finito, una volta raggiunto l’orgasmo di mille orgasmi, il punto più alto di crudo e nudo paradiso nemmeno pensabile dalla mente umana.

Quello che non sapevano era che la loro fusione, il sìnolo inscindibile di buio e luce, avrebbe spazzato via entrambi. Avrebbero fatto meglio a godersi quel primo e ultimo atto di estrema passione.

Brutalità, light!Adam non chiedeva altro, e non capiva, non arrivava davvero a comprendere come fosse possibile per lui desiderare tutto quello. Fra ondate bollenti di ansimi e suppliche, non frenò le lacrime un solo istante. Non mentre dark!Adam lo sferzava con le dure nocche e gli anelli ghiacciati… non mentre nelle scie del suo sangue lo lasciava ridere sguaiatamente… Light!Adam non frenò le lacrime neppure quando l’altro lo costrinse carponi a dargli ciò che gli era sempre stato dovuto… In fondo lo voleva anche lui. Oh, quanto lo voleva.

 

 

 


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