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Autore: yolima90    07/02/2012    1 recensioni
Una famiglia ebrea è dentro in una stanza, stanno arrivando i tedeschi, stanno salendo le scale, ultimi pensieri di una ragazzina prima che loro arrivino.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I tedeschi arrivarono di colpo. E io, io non ero pronta a tutto questo.
Non ero l’unica a non essere  pronta a tutto questo. Neanche mio nonno che per giorni e giorni aveva parlato di questa maledetto giorno.
MI guardai intorno, eravamo tutti fermi,immobili, pure il respiro era sparito, la paura era nei nostri occhi..e che paura! Una paura folle che non avevo mai visto prima d’ora.
Forse quella paura esce solo quando sai che non c’è più nulla da fare,pensai tra di me mentre abbassavo un attimo lo sguardo.
Le voci. Quelle maledette voci le sentimmo. Mio padre rabbrividì per un attimo, lo guardai, lui non aveva mai rabbividito fino ad ora. Non era un uomo d’avere paura come potevo avere io o la mamma.
Per darli coraggio gli strinsi forte la mano come faceva lui quando mi svegliavo da un brutto incubo e correvo in camera sua tutta sudata. 
I passi, anche quelli li sentimmo, era pesanti ma allo stesso tempo veloci. Sprofondavano con violenza lungo le scale come se dovessero lasciare le loro orrende impronte. Il signor Hunz si sedette per terra, era tutto sudato, eppure in quella stanza non c’era caldo..anzi si moriva di freddo. Era la stanza più fredda di tutta la casa. Sua moglie versò qualche lacrima mordendosi il labbro, bastava solo emettere un solo verso per farsi scoprire e poi era davvero la fine.
Ma forse eravamo davvero alla fine, e allora non m’importava più di tenere la voce bassa, di stare attenti a non fare troppo rumore o di non sbattere troppo forte le porte delle camere prima di andare a dormire dopo aver mangiato un ottima minestra calda della padrona di casa.  Niente più regole, anche le regole erano sparite in quel momento di terrore pazzesco che regnava felicemente in quella stanza per quattro persone.
Allora , niente? Finito? Tutto qui? Mi chiedi tra me mentre il gelo ci avvolgeva le ossa?
Caput?
Presi fiato , i passi si facevano sempre più vicini.
Per un attimo chiusi gli occhi e provai a pregare. No. Non avevo mai pregato in vita mia, vero che avevo solo tredici anni quindi ero ancora giovane e di vita passata ne avevo davvero poca alle spalle, forse perché ero pigra nell’inginocchiarmi e di chinare la testa a un uomo muto crocifisso su una croce nuda o forse perché la mia fede non era abbastanza forte .
I passi si facevano sempre più vicini, FERMI!Avrei voluto gridare, FERMI! Qua non c’è nessuno!!!! Andatevene! Andatevene con i vostri fucili, andatevene con le vostre idee folli e sbagliate, andatevene con le vostre divise troppo belle, andatevene con i vostri sorrisi ingannevoli, andatevene per sempre, via da qui! Lasciatevi vivi! Che vi abbiamo fatto?Siamo umani come voi!!!! Andatevene vi prego, vi prego! Siamo umani come voi!
Ma i passi non si fermavano, continuavano a salire , allora visto che nessuno lo faceva, così credevo io, mi misi a pregare mentalmente fissando per minuti interi un pezzo di pavimento rovinato.
Dio, urlai dentro di me. Dio ti prego, ti scongiuro salvaci! Fai qualcosa! Un fulmine, un terremoto, una tempesta per farli andare via, fai qualunque cosa, anche ucciderci qui , preferisco mille volte morire qui , uccisa da te che da loro. Almeno il mio onore..il nostro onore non andrebbe perso, moriremmo con onore..Dio.
 
Lo so, non ti ho mai pregato, odio chinare la testa…anche a te. Ma fallo per la mia famiglia, fallo per la gente che ci ha dato un tetto.
Dio!Dio! Non ci lasciare che ci portino là. Non voglio andare lì in quei posti orrendi dove l’unico modo per uscirci è attraverso a dei grossi cammini.
Dio! Dio! Dio! Salvaci. Se ci ami salvaci.
Urlai così tanto che mi venne un grosso mal di testa , volevo che le mie grida arrivassero fino in cielo e oltre. Dovevano arrivare!
Per un attimo pensai che le aveva ascoltate e ci avesse salvato ma poi tutto mi crollò adosso quando la porta si spalancò.
La fine.
Basta.
Morti eravamo.
Nessuno ci avrebbe dato una mano.
Allora mi misi a piangere come mai avevo fatto prima d’ora e non fui l’unica, piangevamo tutti anche papà.
Mi strinsi a lui mentre ci facevano scendere le scale lentamente , papà mi teneva stretta a lui , poco dopo ci avrebbero separati . Lo sapevo, avevo già visto . Avevo già sentito .
Addio! Urlai,  così la mia breve vita finisce qui. Siamo morti.
Addio! Mamma..Papà addio!
Nonno! Nonna! Perdonatemi! Io ,io ci ho provato a urlare a Dio ma lui non mi ha ascoltato.
Non voglio morire ! Non voglio morire!  
Uccidetemi ora ! Ora! Sparatemi ora qui in questo lurida strada !
Erano tutti i miei innocenti pensieri che mi passavano per la testa in quei piccoli momenti che ci separavano dalla vita alla morte.
Fuori c’era altra gente in riga pronta a salire e seguire i tedeschi , quanti bambini mi dissi tra me, quante donne, quanti esseri umani.
Quante lacrime, quanto silenzio.
Di solito il silenzio è bello ,ma questo silenzio era terribilmente spaventoso.
Sospirai. Dovevo fare riuscire la parola. Così sapendo cosa stavo andando incontro scivolai dalla mano di mio padre , mi voltai e corsi via, ed ecco le grida , sorrisi, ora non c’era più silenzio, ora c’era caos.
Per un attimo mi sembrò di essere ritornata a un anno fa quando tutto andava bene e noi non dovevamo nasconderci o portare una stella al petto o altre robe simili, eravamo liberi , io come al solito facevo incavolare mia madre perché non le davo mai retta e stavo ore e ore fuori a giocare con gli altri bambini, aumentai la corsa e mia madre urlò di più, che bello il sole, allargai il sorriso e anche le braccia , non mi accorsi di nulla quando il proiettile mi prese , sentii solo tanto tanto calore e tanta pace. La paura non c’era più,era andata via. C’era solo la pace..finalmente.
   
 
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