Anime & Manga > Pandora Hearts
Ricorda la storia  |      
Autore: SilentWings    07/02/2012    1 recensioni
Dopo essere riuscito a scappare dall'Abisso, Kevin Regnard non è più lo stesso. Triste, arrabbiato, confuso. Eppure... c'è ancora qualche possibilità di vederlo sorridere? Leggero BreakxSharon
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Reim Lunettes, Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buio.
Un orribile gusto di ferro e sale gli riempiva la bocca e gli scorreva sulla lingua.
Tossì, e alcune gocce di sangue gli macchiarono il tessuto pregiato dei suoi vestiti.
Spostò il palmo della mano, incontrando una superficie dura e fredda. Si trovava disteso.
Con enorme sforzo aprì gli occhi, quel tanto che bastava a far filtrare un po'di luce attraverso le palpebre semichiuse. Perchè dal lato sinistro la sua visuale era completamente nera?
-Aiuto! Qualcuno mi aiuti! C'è un uomo qui per terra, sembra ferito.-
Presto sentì vicino al suo orecchio un respiro agitato, e qualcuno che gli spostava i capelli.
Poi, la stessa voce di prima, una voce limpida di bambina, gridò spaventata. - Guardate! A questo straniero manca un occhio!-
Improvvisamente, una luce bianca lo avvolse e perse i sensi.

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

Si risvegliò in una piccola stanza poco illuminata. Delle persone stavano parlando sottovoce al suo fianco, ma non riusciva a cogliere i loro discorsi. Sentì qualcosa di morbido sfiorargli una guancia.
-Oh guarda, Sharon! E' sveglio.-
L'uomo si sedette, confuso. Una donna e una bambina, molto somiglianti tra loro, lo stavano fissando con uno sguardo tra il preoccupato e il sollevato. Si portò una mano ai capelli argentati.
-Io...-
Fu interrotto dalla consapevolezza di un dolore pulsante all'occhio sinistro, che lo indusse a sfiorarlo con la punta delle dita.
Al primo contatto, un mugolio di sorpresa fuggì dalle sue labbra: i suoi polpastrelli percepivano solo un buco vuoto, al disotto della striscia di benda che qualcuno aveva provveduto ad applicargli.
Rivolse uno sguardo sperduto alle donne presenti.
-Dove... dove sono?-
L'adulta gli sorrise. -Ti trovi alla casa dei Rainsworth. Io sono la duchessa Shelly Rainsworth, e questa è mia figlia Sharon. E' stata lei a trovarti svenuto e sanguinante nell'atrio, tre giorni fa. Da allora hai sempre dormito, stavamo cominciando a preoccuparci.-
La dama gli rivolse un altro, radioso sorriso.
-Qual è il tuo nome?-
L'uomo chiuse le palpebre sulla sua iride rossa.
-Kevin Regnard... penso. E' un nome che mi suggerisce qualcosa, ma non sono molto sicuro che sia mio.-
-Bene Kevin, benvenuto tra noi. Potrai rimanere con noi quanto vorrai. E ora... - Shelly si inchinò, alzandosi. -Chiedo venia, ma abbiamo delle faccende da sbrigare. Vieni, amore.- disse prendendo la mano della figlioletta.
Con passo leggero, le due uscirono dalla stanza. Chiudendo la porta, la bambina sorrise, guardandolo con i suoi penetranti occhi color pesca.
Una volta solo, finalmente, Kevin cominciò a dare sfogo alla sua frustrazione. Grosse lacrime di rabbia presero a rigargli le guance, mentre cercava di ignorare il dolore nella zona dell'occhio sinistro. Presto, una grossa macchia scarlatta cominciò ad allargarsi sul candore della benda, mentre diverse gocce di sangue iniziavano a scendergli lungo la pelle bianca del collo.
Spaventato, e anche un po' disgustato da quella visione, si affrettò a ripulirsi alla meglio con la mano, provocando solo ulteriori chiazze rosse sulle lenzuola.
Cercò di darsi un contegno.
Kevin Regnard era morto. Morto nel momento stesso in cui aveva sacrificato il suo occhio alla Volontà dell'Abisso.
Il vecchio sé stesso era andato distrutto, frantumato, rotto... rotto?
L'albino ci pensò un attimo. Quell' identità non gli apparteneva più, doveva seppellirla, slegarsi completamente da quello che era stato prima del suo ingresso nell'Abisso, o i fantasmi del suo passato avrebbero continuato a perseguitarlo, crudeli , ogni volta che qualcuno avesse chiamato il suo nome.
Rifletté. Una nuova identità.
Un nome gli affiorò automatico alle labbra. -Break. Xerxes Break.-
Xerxes, da quanto ricordava, significava "principe degli eroi". L'eroe che era in lui si era completamente annullato, nei meandri bui dell'Abisso. Un eroe estremamente manchevole. Mutilato. Rotto.
Sì, decise, poteva andare. Xerxes Break sarebbe stato il nuovo Kevin Regnard.

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

Non appena poté reggersi in piedi, Break si concesse una passeggiata lungo i corridoi della villa. Le persone che incrociava, servi ed altri nobili, gli dedicavano occhiate fugaci e un po’ sospettose, chiedendosi silenziosamente le stesse domande.
Chi era quell’uomo? Da dove veniva? Potevano fidarsi di lui?
Xerxes si rifugiò in una stanza che sembrava essere vuota, e si sedette vicino alla finestra. Gettò lo sguardo all’esterno: il cielo era grigio e una leggerissima brezza primaverile faceva oscillare leggermente i petali delle margherite che crescevano nel giardino della villa. All’improvviso, alcune minute gocce di pioggia presero ad inumidire il vetro.
Innervosito, Break prese a tormentare la cavità oculare vuota, ripensando alla quantità di sguardi indagatori che la sua presenza aveva raccolto pochi minuti prima, sentendo montare dentro di sé un’enorme rabbia, che lo spingeva a sfregare ancora di più, facendo sanguinare la cicatrice ancora fresca.
Ma perchè non lo lasciavano in pace, dannazione? Cosa ne sapeva quella gente di lui? Assolutamente niente! Come si permettevano quindi di giudicarlo e parlargli alle spalle?
-Ehi, fermo! Ti prego, finirai per peggiorare le situazione!-
Un giovane uomo, che indossava un paio di occhiali e dei vistosi orecchini, gli stava venendo incontro, con l’intento di bloccare lo strusciare ritmico della sua mano.
Il nuovo venuto cercò di prendergli il polso ma venne duramente respinto, ricevendo un colpo così forte da stenderlo.
-Vai via, vattene! Non... Non guardarmi!- gli gridò contro Break, ansimando e trattenendo le lacrime.
Chi era questo sconosciuto? Voleva infastidirlo anche lui?
Sconcertato e impaurito, il ragazzo a terra si stava sistemando gli occhiali.
Una voce flautata interruppe quel momento di tensione.
-Cosa sta succedendo qui?-
Una mano delicata di tese verso l’uomo occhialuto.
- Reim?- chiese gentilmente la voce - Cos’è successo?-
Il giovane si alzò, tremante.
- Si stava facendo del male, io ho provato a fermarlo, ma lui mi ha colpito.-
-Oh, vediamo...-
Xerxes sentì un fruscio e un delicato profumo di fiori. Riconobbe il bel volto di lady Shelly, e la sua mano vellutata che gli accarezzava una guancia.
- Oh, santo cielo, guarda quanto sangue...-
Gentilmente, con un fazzoletto imbevuto d’acqua, la duchessa ripulì velocemente la sua pelle, così pallida da risultare quasi translucida.
-Ecco fatto...- sorrise lei, con l’espressione serena e rilassata che la contraddistingueva.
L’albino rimase immobile, come se nulla fosse accaduto.
In silenzio, i tre se ne andarono, lasciandolo di nuovo da solo.
Solo Reim stavolta si girò a guardarlo, con lo sguardo addolorato di chi avrebbe voluto fare qualsiasi cosa pur di non vedere quell’unico occhio amaranto così colmo di tristezza.

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

Il giorno dopo, il sole aveva ripreso il suo posto nel cielo, inondando l’aria azzurra di un piacevole tepore.
Disteso sul prato del giardino della villa, Break si era assopito, cullato dal fruscio del vento tra le foglie.
Se ne stava a occhi chiusi, appoggiato al tronco di una quercia, il petto che si alzava e abbassava lentamente.
D’un tratto, la brezza primaverile gli portò il suono di una risata lontana. Aprì pigramente l’occhio destro, leggermente infastidito dall’interruzione di quel momento di pace. Si sedette dritto, stiracchiandosi.
Tre figure stavano passeggiando, ignare della sua presenza: Reim, Shelly e la piccola Sharon.
Cercò di passare inosservato, appiattendosi nell’erba. Non voleva seccature, gli piaceva quel silenzio che era riuscito a creare, e non voleva che quei tre lo guastassero.
E invece, una vocina di bambina, sottile sottile come il pigolio di un pulcino, cinguettò -Non nasconderti! Ti ho visto, Xerx nii-san. Vieni con noi, vieni con noi!-
Xerx nii-san? Come sarebbe a dire?
Quasi non si conoscevano e quella piccoletta lo chiamava fratello. Assurdo, decisamente assurdo.
Ormai che l’avevano scoperto, tanto valeva alzarsi, almeno per rispetto delle sue benefattrici.
Sharon gli corse incontro, felice, prendendogli la mano. -Coraggio, Xerx-nii, stai un po’ in nostra compagnia!-
Abbassando lo sguardo, l’uomo la seguì, raggiungendo gli altri presenti. Al suo arrivo, Reim rabbrividì, ma Break gli rivolse uno sguardo che addolorato, e l’altro percepì le sue scuse, accettandole silenziosamente.
I quattro si sedettero sull’erba. Xerxes si stupì del legame profondo tra gli altri tre membri del gruppo: giocavano a riconoscere forme bizzarre nelle nuvole, ridevano, si prendevano in giro, e in qualche modo questa complicità lo ipnotizzò. Guardandoli, cominciò a pensare che forse c’era ancora qualcosa per cui valeva la pena di vivere.
Una mano gli si poggiò sulla spalla, rompendo il flusso dei suoi pensieri.
-Xerxes, mi sembri teso, caro. Rilassati, appoggiati pure alle mie ginocchia.-
Troppo stanco e stordito per controbattere, l’albino si stese, accettando l’invito della duchessa. Sentì un movimento leggero al suo fianco: la piccola Sharon si era accoccolata accanto a lui, mettendo la mano minuta nella sua.
- Io riposo vicino a Xerx-nii.- disse tutta seria.
Quella bambina... cosa gli stava facendo? Tutt’un tratto provava un senso di tenerezza, e sentiva il desiderio di stringerla a sé ed accarezzarle affettuosamente i capelli, proprio come avrebbe fatto un fratello maggiore con la sorellina.
Proprio in quel momento, la bimba riaprì gli occhi. -Ah, Xerx-nii, avevo portato questo per te. Tieni!-
Le labbra di Sharon si aprirono in un grande sorriso luminoso, mentre estraeva dalla tasca del grembiule un enorme lecca-lecca dai colori sgargianti e glielo porgeva.
Break spalancò gli occhi. -Come fai... a sapere che amo i dolci?-
La piccola rise, battendo le mani tra di loro. -Semplicemente ho pensato che quel che ti manca è un po’ di zucchero. Sono molto contenta che ti piaccia!-
Con dita tremanti, l’albino tolse la pellicola al dolce e se lo mise in bocca tutto intero, quasi piangendo di gioia.
-Grazie... Sharon chan.- mormorò abbracciando la bimba.
E così, felice, finalmente cominciò ad aprire il cuore e il suo sorriso a quella nuova famiglia.
Dopo giorni e giorni di cupa tristezza, il peso che sentiva sullo stomaco si dissolse, e per amplificare quel nuovo senso di benessere attrasse ancora più forte a sé la sua nuova “nee-chan”.
“Che meraviglia” pensò. “Non avrei mai immaginato che la felicità avesse l’aspetto di una bambina dagli occhi rosa.”
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pandora Hearts / Vai alla pagina dell'autore: SilentWings