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Autore: Val__    08/02/2012    1 recensioni
Quando uscì dall’edificio sospirò profondamente, tirò fuori dallo zaino l’mp3, si infilò le grandi cuffie argento e blu e ascoltando i suoi adorati Three Days Grace e, proprio quando si stava per incamminare verso casa lo vide ancora, solo che questa volta insieme a lui ce n’erano altri due. Sgranò gli occhi, non riusciva a muoversi, era paralizzato dal terrore. Lo stavano fissando, non c’era nessuno per quella via, quindi era ovvio che stessero fissando lui, pertanto non poteva chiedere aiuto a nessuno. Aveva ormai imparato che anche se scappava gli sarebbero corsi dietro, agire d’istinto era l’unica cosa che non doveva mai fare quando aveva paura, ed il suo istinto diceva “corri bello e porta a casa la pelle!” pensandoci bene.. è sensato, ma lui invece decise di improvvisarsi stupido e gli camminò incontro.
[...]
Hearth continuava a guardare negli occhi uno dei lupi, quello bianco, sembrava essere quello più imponente, stava davanti agli altri due che non osavano passargli avanti neanche per sbaglio. Si seguivano con gli occhi il Bianco ed Hearth, ogni passo che egli faceva, il lupo non lo perdeva d’occhio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Simple Wolfs’ Story

Capitolo 6: Casa


(l'immagine non è mia, l'ho presa da Deviantart, se dovesse causare problemi contattatemi e la tolgo subito <3)



Sentiva il vento carezzargli la pelle del viso, freddo, pungente. Sentiva di avere qualcosa di caldo sulle spalle, e le narici piene di un profumo dolce. Un dolore lancinante in tutto il corpo gli impediva di muovere anche solo un muscolo.
Aprì gli occhi con faticosa lentezza, la prima cosa che notò subito, vista l’ovvietà della cosa, era che assolutamente non si trovava mezzo morto sul pavimento di casa sua infondo alle scale, ma in un posto pieno di alberi, cespugli e tutto quel che c’è di verde e naturale a questo mondo, attorno a lui tanti di quei fiori da poterci perdere una giornata e anche di più per coglierli, da essi proveniva il dolce profumo già sentito in precedenza. La seconda cosa di cui si accorse, era che si stava muovendo, il che lo disorientò per quel poco tempo che ci mise per collegare il cervello ed accorgersi che non si stava muovendo per una qualche variazione della forza di gravità, perché era sonnambulo o perché era diventato uno zombie e le sue gambe stavano andando da sole, ma perché qualcuno lo stava portando sulle spalle.
< Ehi.. cosa…? > farfugliò Hearth ancora non molto conscio di ciò che stava accadendo, in più stordito (ma felice) dal fatto di non essersi svegliato nello stesso posto in cui aveva perso coscienza. Quel suo breve sussurro bastò però ad attirare l’attenzione del suo principe azzurro che lo stava portando in spalla, anziché in braccio stile principessa (e di questo gli fu abbastanza grato), < Hearth? Sei sveglio? > chiese piano Royce < insomma… > rispose lui < penso sia un po’ rintronato! > precisò una voce alle sue spalle, Hearth lo riconobbe subito < Laaance… mi sono dimenticato di urlare… > piagnucolò Hearth, con gli occhi socchiusi per la stanchezza, Lance sospirò, < già… in realtà e colpa mia dovevo accompagnarti dentro, scusa, nonostante li conosca da abbastanza tempo, non sono persone di cui bisognerebbe essere fieri di conoscere e se già prima non mi piacevano a pelle figuriamoci ora… > il dottore si avvicino al più piccolo per poi posargli un delicata carezza sul capo < beh, poi chi l’avrebbe detto nessuno di noi è pazzo! > aggiunse con un sorriso. Sulle prime Hearth non capì, poi, quando l’occhio gli cadde in basso sobbalzò quasi involontariamente, tre lupi, che Hearth aveva già avuto la possibilità di conoscere stavano zompettando al loro fianco, quasi come li stessero scortando. Il lupo grigio lo guardava con aria contenta, quello bianco sembrava fregarsene di lui, tradito da quei suoi sguardi preoccupati lanciati quasi per caso e dissimulati subito dopo con uno sguardo di sufficienza, ed infine quello nero non gli staccava gli occhi di dosso, coda e orecchie basse, continuava a fissarlo così più o meno da quando si era svegliato, sperando di attirare la sua attenzione e, una volta raggiunto l’obbiettivo, sia coda che orecchie si raddrizzarono di colpo e lui preso da una strana felicità, si avvicinò a Royce agitato e apparentemente felice. C’erano tutti. I lupi che continuava a vedere ogni giorno c’erano tutti tranne il lupo più nero grande e non era solo lui a vederli, dopo qualche minuto si riscosse dai suoi pensieri e la prima cosa che gli venne in mente fu < Lance e adesso me lo dici! Ti strozzerei se non fossi evidentemente incapace di muovermi! È dall’inizio che continuo a dire che non sono fuori di testa ma non mi ascolta nessuno! > < io lo sapevo e ti ascoltavo! > si intromise Royce < cuccia Royce! Sto sgridando il dottore! > il dottore abbastanza mortificato sospirò < quindi cosa? Vuoi una lettera di scuse? Mi dispiace ma devi ammettere che è un po’ difficile da credere, insomma quasi nessuno ha una mentalità così aperta da credere che dei lupi possano senza un motivo apparente inseguire un ragazzino! > si spiegò.
Royce si fermò improvvisamente < cosa…? > domandò titubante Lance il quale era visibilmente intimorito da Royce, il che per Hearth non aveva alcun senso, in tutta risposta Royce fece un cenno verso un punto preciso: in mezzo agli alberi folti si trovava una piccola casetta di legno, mezza scassata, con qualche asse fuori posto ed il tetto appena un po’ screpolato.
< Royce cos’è? A proposito dov’è che stiamo andando? E perché ci sono anche loro? > domando indicando i lupi, il più grande sorrise < ogni cosa ha il suo tempo Scricciolo, resta qui con Lance, noi arriviamo subito! E non ti arrabbiare con lui,… sappi che si è spaventato quanto me quando ti ha visto in fondo alle scale > spiegò, Hearth annuì con un lieve sorriso ed un po’ dispiaciuto, una volta che Royce lo ebbe fatto sedere sulla folta erbetta accanto a Lance che obbediva docile a quello che diceva, lo guardò allontanarsi insieme ai tre lupi.
< Certo che hai degli strani amici ragazzino! > osservò Lance, Hearth sorrise < ma no… Royce è gentile con me e poi che male c’è se non è proprio mister serietà… per quello ci sei tu! > ridacchiò < ah-ah, scusa tanto se sono serio! > replicò fintamente offeso < Lance, è una domanda strana, ma Royce ti fa paura? Perché sai sembri guardarlo un tantino timoroso, lo conoscevi già prima? >, il dottore non rimase affatto sorpreso dalla domanda così gli rispose accompagnato da un lungo sospiro che più che scocciato pareva di rassegnazione < certo che sei parecchio sveglio… va bene, allora mi tocca dirtelo, ma non dirlo troppo in giro o vengo a strozzarti! Non è che ho paura di lui ma diciamo che vedevo e vedo tutt’ora anche io cose come quelle che vedi tu, i lupi venivano anche da me e beh, io avevo una gran paura e Royce era uno di loro, scappavo tutte le volte e tutte le volte mi rincorrevano, cercavo di convincere te che era tutto nella tua testa, ma in realtà era più un autoconvincimento… non volevo che ti tormentassero come hanno fatto con me, io sì che rischiavo il manicomio! Ma… a quanto pare non è nulla che dipenda dalla nostra testa e non sono loro che scelgono di perseguitarci, è un dono il nostro sai? Le persone che non sono speciali come te non possono vedere quei lupi… il resto te lo spiegherà Royce dopo… > spiegò Lance con un lieve sorriso. “Un dono” “persone speciali”, le parole usate da Lance erano così… gentili e con il preciso compito di far sentire bene Hearth con se stesso, e così fu, ora si sentiva quasi speciale e unico, ed era come se ora Lance gli apparisse come un altro dei suoi principi azzurri, pronto a salvarlo e a tirarlo su in momenti difficili come quello < grazie… scusa se ti ho sgridato, eri solo preoccupato e io pensavo che tu e i miei genitori adottivi foste uguali e che mi volessi solo far perdere dei pomeriggi, invece sei gentile anche tu a modo tuo, non come Royce, gentile in modo… diverso, Speciale! > affermò convinto Hearth convinto, poi una grande paura si impadronì del suo tenero volto < Lance come faccio ora? Non voglio tornare a casa, loro mi faranno male… > il dottore posò la mano sul suo capo in una dolce carezza < tranquillo ragazzino, Royce mi ha assicurato che ti terrà con lui, ti proteggerà così non dovrai tornare indietro > gli sorrise in un tentativo di rassicurazione, anche Hearth sorrise titubante, ma già più tranquillo.

Dopo una ventina di minuti abbondanti, Royce uscì dalla casetta malridotta portando con se una coperta, un berretto di lana e dei guanti, li porse ad Hearth aspettando che si coprisse e lanciò qualche occhiata un po’ incerta a Lance, il quale evitava prontamente di voltarsi nella sua direzione.
“Questo ha capito tutto dalla vita! …Ha la guardia alta”
commentò nei suoi pensieri Royce, persino Hearth aveva intuito che c’era qualcosa che ancora gli sfuggiva, qualcosa che entrambi sapevano e che ancora non gli avevano detto, poi si rese conto di un dettaglio al quale poco prima non aveva prestato attenzione, < ehi… e i lupi? > chiese un poco nervoso, la loro compagnia, sorprendentemente, lo rassicurava, si sentiva le spalle coperte, < qui! > gridò una voce proveniente dalla malandata cascina, Hearth sobbalzò sorpreso e un tantino spaventato… no cioè uno dei lupi gli aveva risposto o cosa!? Il ragazzino si sporse in avanti per guardare meglio < Lance… ho bisogno di un’altra seduta… > disse preoccupato, Royce e il dottore ridacchiarono per un momento, Lance, sempre seguito dallo sguardo attento di Royce che ancora lo stava inquadrando, si avvicinò chinandosi verso il più piccolo, lasciando che alcuni ciuffi ricadessero sul viso, adagiando, sempre con delicatezza una mano sulla sua spalla per rassicurarlo < credo che non ce ne sia la necessità, vedrai che ti spiegheranno tutto > affermò con il volto illuminato da un leggero sorriso, poi spostandosi le ciocche ricadute sul suo viso, rivolse finalmente lo sguardo a Royce cercando conferma, quest’ultimo annuì, anche lui l’ombra di un sorriso appena accennato sul volto.
Hearth sempre più confuso, afferrò deciso la manica della giacca di Lance e si avvicinò piano alla vecchia casetta di legno, lanciandogli in contemporanea uno sguardo come a voler dire:
“sappi che ti userò come scudo appena se ne presenterà la necessità!”
Lance sospirò, avendo già intuito le intenzioni del più piccolo e lo seguì ubbidiente, conscio che davanti a loro non si sarebbe presentato alcun pericolo.
< Ehiiii! Chi c’è là? > chiese con un po’ di timore, continuando ad avvicinarsi con fatica ed un po’ barcollante, con cautela sotto lo sguardo divertito di Royce, il quale osservava la scena ilare.
La porta si aprì con lentezza e un ragazzo ne saltò fuori gridando < IOOO! >, ad Hearth sfuggì un gridolino < mangia lui! > disse chiudendo automaticamente gli occhi e rifugiandosi dietro Lance, il quale cominciò a ridere senza riuscire a fermarsi, si girò verso il ragazzino e, afferrandolo per le spalle cercò di rassicurarlo < oh cielo! > sorrise < tranquillo Hearth non mangerà nessuno! > quest’ultimo poco convinto aprì piano gli occhi, appena umidi, lasciandosi trascinare più avanti da Lance che ancora si premurava di supportarlo tenendo le mani appoggiate alla sue spalle, davanti a lui un ragazzo alto, occhi grigi, capelli scompigliati di un nero sbiadito, quasi grigio, con qualche riflesso pallido che partiva dall’attaccatura, lo stava guardando con un accenno di curiosità che gli illuminava gli occhi, i suoi vestiti erano semplici: indossava dei jeans abbastanza larghi e una maglietta bianca a maniche corte che avrebbe fatto belare di freddo chiunque altro, ma non lui.
< N-non mi mangi, vero? > balbetto Hearth, la fronte corrugata < naah! ...Sono a dieta! > rispose quest’ultimo con un gran sorriso < Xes smettila di giocare, sbrigatevi dobbiamo arrivare a casa prima che faccia buio o sarà pericoloso… per gli ospiti > puntualizzò Royce, Hearth sembrò riscuotersi per un momento, l’aveva chiamato Xes, come l’amico che aveva telefonato proprio a Royce la sera prima, osservò, < aspetta! Sei l’amico di Royce che voleva farlo tornare a casa! > e così dicendo sul visino di Hearth si fece largo un sorriso di dimensioni ginormiche. Anche l’altro ragazzo sorrise, fece un lieve inchino e iniziò a presentarsi < piacere dolce Hearth, io sono Xerxes, l’amico spacca balle di Royce, nonché suo migliore amico! Royce ci ha parlato spesso, anzi di più, di te, e non solo lui > concluse insinuando ad altri misteri, ma il piccolo ragazzo non stette molto a pensarci, poiché aveva altre domande da porre, per le quali voleva, se possibile, ricevere un’immediata risposta. < Ma sei un lupo? Un lupo mannaro? Ma non c’è la luna! Come funziona! > chiese stranito ed un tantino intontito dagli eventi, Xerxes rise di gusto < oh dolcezza, la luna a noi non serve, non siamo Mannari, loro vivono molto più lontani dalle città proprio perché non sono coscienti una volta trasformati e potrebbero ferire le persone, è brutto da dire ma loro sono costretti a trasformarsi, noi siamo chiamati Mutaforma, possiamo cambiare il nostro aspetto volontariamente e indipendentemente dagli eventi, è per questo che non vi abbiamo fatto male quando vi pedinavamo > sorrise con dolcezza, Hearth era incantato, ascoltava tutto, senza mettere in dubbio una parola di quelle pronunciate, poi però un dubbio lo travolse < avete fatto la stessa cosa anche con Lance? > chiese e il diretto interessato non aspettandosi di essere tirato in ballo sobbalzò per la sorpresa, Xerxes annuì con il solito sorriso questa volta diretto al dottore che sempre più a disagio e fuori posto, sentiva ancora il peso dello sguardo di Royce su di se, Lance ovviamente faceva di tutto per non incontrare quegli occhi, i quali però non trasmettevano astio o nessun sentimento negativo nei suoi confronti, ma erano pur sempre problematici da sopportare, Hearth riprese ad indagare < e perché l’avete fatto, scusate se metto in discussione i vostri metodi ma non è proprio il modo giusto per agganciare le persone, anche perché la maggior parte sarebbe scappata urlando e poi, perché gli altri non vedono nulla? Che, tra parentesi, è proprio il motivo per cui mi hanno mandato dallo psicologo che coincidenza delle coincidenze aveva il mio stesso problema e facendosi odiare, da me, cercava di convincerCI, si perché il suo era pure un autoconvincimento, che eravamo fuori di melone, piuttosto che ammettere la verità che diciamocelo era assurda detta così come la sapevamo noi: “aiuto dei lupi invisibili, che posso vedere solo io, mi stanno inseguendo”, insomma chi è che non ci avrebbe detto “amico tu sei fuori di testa!” > spiegò tutto d’un fiato Hearth, mentre Lance si raccomandava che respirasse, ormai lui era abituati a questi suoi lunghi periodi che non finivano mai, tutte quelle frasi accartocciate insieme, per non parlare dei suoi soliloqui, i quali, prontamente commentati da Lance finivano il solito “ma stavo parlando ad alta voce?”.
< Cielo, cielo! Quante domande Scricciolo! > esclamò un’altra voce con una punta di scherno < non vorrei proprio essere io a rispondere a tutte questi discorsi contorti! > concluse spiegandosi, in quel momento un ragazzo dai capelli biondo platino, così chiari da lasciar intravedere riflessi biancastri sulle punte, uscì dalla vecchia casa, puntando i suoi occhi verdi chiari, prima su Hearth poi su Lance, con un ridacchiando divertito, non era troppo alto, ma aveva come gli altri un fisico slanciato, indossava anche lui dei vestiti semplici quali un paio di jeans sbiaditi e una maglietta sgualcita < Eve dov’è… l’altro? > chiese con un po’ di rassegnazione Royce, < l’altro è qui! > rispose raggiante un moretto che era appena saltato fuori dalla cascina, era abbastanza alto, quasi quanto Xerxes, e magro quanto bastava, ma con la solita dose di muscoli, anch’essa caratteristica comune con gli altri < bene direi di darci una mossa! > esclamò Royce < ehi! Ehi! Rispondetemi prima, insomma mi sono fatto venire una carenza di ossigeno per fare tutte quelle puntualizzazioni e domande almeno degnatemi di una rispostina… anche piccola va bene! >, Xerxes tornò a sorridere rivolgendosi ad Hearth < certo, certo! Ehm… Royce… a te l’onore! >, quest’ultimo scosse la testa < bene! Ormai dovrei essere abituato ai tuoi deliri, quindi, sarà un grandissimo onore! > scherzò lui < in breve, pediniamo le persone che ci interessano sotto forma di lupi per farci notare meglio, insomma è vero che è spaventevole, ma se ti ritrovi la stessa persona che ti perseguita ovunque tu penseresti subito “oddio un maniaco mi ha preso di mira!”, mentre se è un lupo che ti segue, primo non ci scatta la denuncia > ad Hearth scappò una risatina mal contenuta < secondo siamo più veloci, sentiamo il vostro odore e sappiamo se qualcuno si sta avvicinando prima che sia troppo talmente vicino da vedere, beh… voi che parlate da soli, perché come hai giustamente puntualizzato, gli altri non potevano vederci > < e perché? > lo interruppe il più piccolo < beh perché le persone come noi sono… sono… > tentennò Royce, usare il termine “diversi” non sarebbe proprio stato lusinghiero < Speciali? Lance ha detto che siamo speciali >, Royce sorrise sollevato, < sì, speciale! > posò lo sguardo su Lance, che ancora una volta aveva sobbalzato sorpreso, in più si era ritrovato gli occhi di Royce puntati nei suoi e per una volta sorridenti e si lasciò sfuggire un sospiro.
“Cos’avrò mai fatto nella vita per meritarmi stranezze simili… perché deve per forza essere il karma!” pensò convinto.
Hearth, teneva ancora Lance stretto per la giacca, per lui era come se la sua presenza fosse necessaria per accertarsi che tutta quella meraviglia non fosse un sogno, infatti si accorse presto di tutto il disagio che si teneva stretto nel suo mutismo il dottore, al quale non era abituato, soprattutto perché durante le sedute non gli mancava mai la parola, anzi si ricordava bene tutte le volte che se n’era andato via indignato per quello che gli aveva detto, ora era fuori dal suo territorio, fuori dal suo studio, quindi aveva la guardia al massimo e l’arroganza al minimo. Cercando di tranquillizzarlo, lo prese per mano e se lo scarrozzò avanti < andiamo? Che poi dov’è che stiamo andando? > il biondo rise piano < cielo Royce non gli hai proprio detto nulla! > ghignò < andiamo a casa! ... Vieni anche tu Lance? > intervenne gentile il moro, Lance annuì piano < ti ci voleva una spalla per lasciarti portare qui? > riprese il biondo < ah già! Carotina, io sono Evander, ma puoi chiamarmi Eve se ti piace di più > si presentò gentilmente < quello là , troppo alto per essere vero, si chiama Rain > disse indicando con malavoglia il moro che sfoggiava un raggiante sorriso, < e Xes lo conosci già a quanto pare > osservò, poi il suo sguardo si posò sul dottore, come anche quello del moro < Finalmente starai anche tu con noi Lance, ti va di restare a casa insieme a Hearth, così lo proteggerai, come volevi fare prima > si avvicinò quest’ultimo sorridendogli gentilmente, < non mettetegli fretta > irruppe Royce circondando con un braccio le spalle del dottore, < non voglio che si senta obbligato a fare quello che gli diciamo, abbiamo deciso di fare diversamente ricordate? > concluse, < ora andiamo! > disse prendendo Hearth nuovamente sulle spalle < e muoviamoci a casa c’è una personcina che non vede l’ora di vederti! > concluse iniziando ad incamminarsi, Hearth non aveva idea di cosa o di chi lo stesse aspettando, sapeva solo che doveva fidarsi, nonostante sognasse spesso di andarsene da quella casa, questa volta era tutto vero però, non era un sogno.





Territorio di Val_chan:
Hola Lupetti!
Non uccidetemi, già è stato un suicidio finirlo, perché sì:
Interrogazioni di massa+verifiche di massa+Neve+Black Out= Val_chan morta, risorta e distrutta
Spero possiate perdonarmi anche perchè la mia beta non ha potuto correggermi il capitolo quindi è fatto un po' con i piedi (anche lei è bloccata nell'immensa neve e quindi è impossibile raggiungerla ç.ç) appena posso lo faccio correggere, nel mentre potete anche farmi notare se ho scritto qualche cavolata. Se vi va lasciate un impronta (cioè un commento, per chi non si ricorda visto tutto il tempo che c'ho messo) <3
Grazie per aver letto e per non avermi abbandonato!
Baci Val_chan <3
  
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